Diaframma 64, Corso di Fotografia

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GALLERIE FOTOGRAFICHE

ALCUNI TIPI DI MACCHINE FOTOGRAFICHE
Testi: David Donnini

1 - Chimica ed elettronica a confronto.

La prima suddivisione che possiamo effettuare per classificare le macchine fotografiche è quella fra quelle tradizionali a pellicola (registrano l'immagine su un supporto fotochimico) e quelle digitali (registrano l'immagine su una memoria elettronica). Le prime sono ancora di gran lunga le più usate anche se, con rapidità eccezionale, le seconde si stanno diffondendo fra i professionisti e i dilettanti per le comodità e le prestazioni che offrono. E' possibile che nei primi anni del nuovo millennio le due tecnologie si pareggino o che il supporto elettronico sconfigga la pellicola tradizionale. Basti pensare al fatto che le immagini digitali possono essere riprodotte in casa con una stampante, ritoccate, inviate via Internet, archiviate a centinaia in un semplice CD.

2 - A seconda del formato.

Lasciamo stare per un po' la tecnologia digitale e torniamo alle fotocamere tradizionali. Un'altra suddivisione la possiamo fare a seconda del formato della pellicola; abbiamo così le macchine di piccolo formato (o 135), che utilizzano la pellicola da 35 mm, le macchine di medio formato, che utilizzano la pellicola 120, e le macchine di grande formato (o banchi ottici), che utilizzano le pellicole piane.

3 - Il piccolo formato (135).

La stragrande maggioranza delle macchine fotografiche in giro per il mondo, praticamente il 100% di quelle in mano ai dilettanti, utilizzano la ben nota pellicola da 35 mm. Hanno innumerevoli vantaggi: il costo, la dimensione, il peso... ma un limite intrinseco dovuto alla piccolezza del fotogramma, che rende impossibile l'ottenimento di alte definizioni dei particolari nell'immagine. Con queste macchine non si possono soddisfare certe esigenze di elevata professionalità, né ingrandire troppo in fase di stampa.

Anche qui si può effettuare una suddivisione fra le macchine compatte e il modello cosiddetto SLR (single lens reflex).


Visione frontale e spaccato laterale di macchina compatta

La macchina compatta è la più diffusa in assoluto fra i turisti, i giovani, le famiglie in cui non c'è una particolare passione per la fotografia, se non per ritrarre momenti di vita che devono essere ricordati (compleanni, feste...). La macchina compatta, generalmente, ma non necessariamente, ha un piccolo obiettivo fisso, senza possibilità di messa a fuoco (fuoco fisso); ha fissi anche il diaframma e il tempo di esposizione; in pratica il fotografo dovrà solo inquadrare e scattare, senza preoccuparsi di nient'altro, ma le foto saranno soddisfacenti solo se prese a distanze medie e in condizioni di luce buone (all'aperto, con luce diurna). Talvolta queste macchine montano un flash incorporato. Una delle caratteristiche principali delle macchine compatte è la presenza del mirino a visione diretta. In questo modo, come si può notare nel disegno a pagina precedente, ciò che il fotografo vede attraverso il mirino è spostato di qualche cm rispetto a ciò che vede l'obiettivo (errore di parallasse); ciò costituisce un problema se si fotografano dei soggetti vicini, mentre tale errore diventa trascurabile se il soggetto da fotografare è lontano. E' decisamente sconsigliato l'uso delle compattine per scopi artistici e professionali.

Per quanto riguarda le macchine di tipo SLR, dette anche più semplicemente reflex, ecco degli schemi che le rappresentano.

1 - obiettivo
2 - specchietto nella posizione a riposo
3 - specchietto durante lo scatto
4 - pentaprisma
5 - mirino
6 - otturatore
7 - pellicola
8 - diaframma
9 - percorso del raggio luminoso (linea tratteggiata)

Come abbiamo già spiegato, il modello SLR ha il vantaggio di mostrare al fotografo, attraverso il mirino, proprio l'immagine che passa dall'obiettivo e che sarà impressa sulla pellicola, non c'è errore di parallasse. Le SLR hanno anche il vantaggio di poter cambiare gli obiettivi, montando così grandangolari, normali, tele o macro, a seconda delle esigenze del momento. Le SLR hanno tutte le regolazioni del diaframma, del tempo di esposizione e della messa a fuoco, permettendo al fotografo di scattare in tutte le condizioni di luce e a qualsiasi distanza (che non sia minore della cosiddetta distanza minima di messa a fuoco, cioè 40-50 cm per gli obiettivi normali). In genere queste macchine montano anche un sistema esposimetrico per misurare la luce.

La SLR di piccolo formato è la tipica macchina del fotoreporter, o del fotografo viaggiatore, insomma, è la macchina professionale per colui che si muove molto in cerca dei suoi soggetti, anche in luoghi disagevoli. Per quanto riguarda la fotografia in studio (ritratto, modelle, still-life...) la SLR 35 mm sarà sostituita dai formati più grandi.

4 - Il medio formato.

Si definiscono come macchine di medio formato tutte quelle che montano pellicole 120 (6 cm di altezza). Alcune di queste sono SLR a tutti gli effetti (SLR di medio formato), perché, come le loro sorelle minori di piccolo formato, adottano la tecnologia reflex, hanno tutte le funzioni, l'esposimetro, il pentaprisma, prevedono il cambio degli obiettivi, ecc...
Le più famose nel mondo sono le svedesi Hasselblad e le giapponesi Zenza Bronica.
Una delle caratteristiche fondamentali di queste macchine, non posseduta dal piccolo formato, è la possibilità di cambiare non solo l'obiettivo, ma anche il magazzino. Pertanto su uno stesso corpo macchina è possibile montare magazzini diversi (potendo così effettuare fotografie 6x4,5 o 6x6 o 6x7 con la stessa macchina).

Un'altra caratteristica di molte macchine di medio formato è quella di avere il mirino a pozzetto, in cui il fotografo guarda generalmente dall'alto verso il basso, tenendo l'occhio ad una distanza di trenta centimetri circa.

Esiste una celebre macchina di medio formato che è stata usata da molti fotografi professionisti per tanti anni. Si tratta della Rolleiflex.

La sua caratteristica principale è quella di essere una reflex binoculare, ovverosia di avere due obiettivi di cui uno, quello superiore, serve per portare l'immagine al mirino a pozzetto ed è utilizzato dal fotografo per inquadrare e mettere a fuoco, l'altro, quello inferiore porta l'immagine alla pellicola. Ovviamente si ripresenta il problema dell'errore di parallasse, ma questo non ha impedito alla Rolleiflex di essere una macchina di alta qualità.

Il medio formato trova la sua principale utilizzazione quando le esigenze di maneggevolezza, di costo e di peso cominciano a competere con quelle della qualità dell'immagine, in termini di definizione dei particolari. E' sempre possibile portare in giro una macchina di medio formato, anche se è più scomodo e faticoso che col piccolo formato. Anche in studio, spesso viene utilizzato il medio formato, specialmente nella ritrattistica e nelle riprese fotografiche di moda o glamour con modelle e modelli.

Il grande formato (banco ottico).

Ancora oggi, il design delle vecchie fotocamere dei pionieri della fotografia è utilizzato nel cosiddetto banco ottico, più moderno e sofisticato, ma sempre montato su un ingombrante cavalletto e caratterizzato da un simpatico soffietto nero a fisarmonica.

Questo grosso e ingombrante apparecchio, che pochi si cimentano a portare in giro, è il principe della fotografia in studio e, specialmente, del cosiddetto still-life (natura morta), ovverosia della ripresa di oggetti inanimati. Qualche volta è usato anche per la fotografia architettonica perché il banco ottico consente di correggere le deformazioni prospettiche.

I negativi sono costituiti dalle cosiddette pellicole piane, con formati da 10x12 a 20x25 . Ogni fotografia richiede un tempo abbastanza notevole: infatti prima si mette a fuoco l'immagine, poi si inserisce la pellicola piana, poi si scatta, e infine si toglie la pellicola. Tutto questo deve essere ripetuto per ogni fotografia.

La definizione dei particolari che si ottiene è tale da consentire ingrandimenti notevoli, anche poster giganti, senza perdere minimamente la qualità dell'immagine. Negli anni '30, '40, '50 il fotografo Ansel Adams, utilizzando il banco ottico, ha ripreso i parchi naturali americani producendo alcune delle più belle immagini di paesaggio, mentre Robert Mapplethorpe, sempre col banco ottico, negli anni '70, '80 ha prodotto alcune fra le più belle fotografie del corpo umano e dei fiori.