È possibile?

Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Caro Presidente,

mi scusi se La disturbo per questioni oziose; ma a questo punto non so a chi altro rivolgermi.

Quand'ero piccolino, durante le mie prime vacanze senza i genitori, viaggiavo in treno per raggiungere con gli accompagnatori i luoghi di villeggiatura: mi affascinava scoprire che lungo la ferrovia si affacciavano case le cui finestre erano illuminate anche di notte: c'era un mondo che non dormiva e lavorava di cui avevo sempre ignorato l'esistenza.

Nel 1992 (appena raggiunta la maggiore età) firmai una petizione per impedire ai pescatori l'uso di un particolare tipo di rete che strangolava i delfini: per tre anni ricevetti una lettera dell'associazione ambientalista promotrice dell'iniziativa il cui senso era: "grazie per la firma; ora fai qualcosa di concreto iscrivendoti all'associazione: costa solo..." Per loro erano più concrete diecimila lire che una firma!

Nel 1995 interruppi una bellissima serata in spiaggia con gli amici per telefonare ai carabinieri e denunciare alcuni teppisti che stavano bruciando gli ombrelloni e le sedie di un vicino stabilimento balneare. Complici un'automobile in meno che all'andata e l'attesa della pattuglia, mi lasciarono da solo a 12 km da casa alle 2:00 di notte. Mi accusarono di eccessivo protagonismo nel manifestare il mio senso dello Stato.

Poi venne il periodo dell'attivismo ecologista: "ragazzi siete in gamba, vorrei partecipare anch'io: cosa posso fare?" Anche loro mi chiesero null'altro che diecimilia lire.

Nel 1998, a cinque giorni dalla data di partenza, seppi che il terzo dei tre ricorsi per provare l'errore burocratico per cui dovevo interrompere gli studi e partire per il servizio militare era stato perso. Fu la prima volta che scrissi al Presidente della Repubblica, allora Oscar Luigi Scalfaro, perché era il momento peggiore della mia vita di cittadino italiano. Non so se fu la carica o la persona a spingermi a quel gesto. In ogni caso ne ricevetti conforto (ed oggi a posteriori posso dire che la leva sia stata un'esperienza stupenda).

Quindi ho realizzato un sito internet (come tanti ragazzi fanno) confidando tra l'altro il mio sogno che la gente viva la sessualità in maniera serena: è la pagina più visitata soltanto perché contiene contemporaneamente le parole stupro e bambini, molto richieste nei motori di ricerca...

Infine da un mese ho cominciato una nuova avventura: sto provando a raccogliere le firme per candidarmi nel collegio uninominale di Pisa per le prossime elezioni politiche: una testimonianza per riavvicinare i cittadini alle istituzioni per la quale ho ricevuto tantissime attestazioni di stima e tanti guai. Per la prima categoria posso dire che molte persone hanno accolto con entusiasmo questo progetto, inviandomi la loro solidarietà; ma pochissimi, nonostante le promesse, sono andati a firmare (per un partito bastano 500 firme, per me, che sono solo, ce ne vogliono 4000). In merito alla seconda categoria ho collezionato tentativi di intrusione nel sito internet che racconta la mia candidatura, sabotaggi vari e minacce di denuncia: o i partiti hanno sopravvalutato le mie capacità o hanno sottovalutato la pigrizia (e la rassegnazione) delle persone.

Le dico subito che non ravvisando la necessità di terzi, quarti e quinti poli, pur essendo indipendente, ho ritenuto corretto nei confronti degli elettori indicare in caso di vittoria quale dei due schieramenti appoggiare in maniera esterna sulle questioni di fiducia. Dopo aver provato a contattare la presidenza nazionale dei comitati del "mio" candidato e non aver ricevuto risposta (volevo semplicemente avvertirli della mia iniziativa, visto che in qualche modo li riguardava), ho cominciato a lavorare per riuscire a partire con le firme il giorno di S. Valentino: non ho fatto pubblicità al motivo di questa scelta; ma era una mia personale dichiarazione d'amore all'Italia. E così, mentre tutti i giornali pubblicavano le frasi d'amore per i vari concorsi, i quotidiani locali davano anche la notizia di questo Don Quixote (anche se non è proprio il mio ritratto).

Per inciso: se avessi partecipato anch'io a quei concorsi avrei scelto la frase: "Sei l'unica persona per cui lascerei la politica". Non l'ho fatto perché la destinataria non avrebbe avuto la possibilità di leggerla.

Infine ieri, dopo aver incontrato per caso uno dei dirigenti del maggior partito della coalizione che appoggerei in maniera esterna ed aver avuto con lui una illuminante e raffinata conversazione, ho provato a concludere il suo discorso sull'opportunità che la politica inverta la tendenza e diventi un servizio al Paese (Kennedy docet) con tre domande:

  1. Ci sono le persone giuste per cambiare la politica?
  2. I cittadini ci crederanno mai (o i candidati dovranno fare tutti come me che prometto come garanzia la restituzione dell'indennità di base percepita come parlamentare in caso di elezione questa volta e non rielezione alla prossima)?
  3. Mi dice che i giovani hanno una forza che non può restare isolata perché non andrebbe lontano e che devono dialogare con gli adulti: la diversità è una ricchezza; ma quando cominceremo a dialogare?

Solo alla terza domanda non ha risposto: era la prova del nove!

È possibile che per l'Italia io possa solo fare fotocopie e volantinaggio?

Non voglio imitare un mio amico che dopo tre anni di manovalanza in un partito ha saputo giocare bene le proprie carte e ha ottenuto una candidatura alle prossime comunali in un paesino di montagna.

È possibile che l'unico modo per entrare in politica, se non si fa parte di un partito, è possedere tre televisioni?

Io continuo da solo: non voglio, non posso e non devo fermarmi ora. Non ho speranza di portare a termine la raccolta firme e per questo mi sono permesso di parlarne. Ma ho speranza di portare avanti una testimonianza, che la politica deve cambiare: ogni firma in più sarà una persona in più che fa sentire il suo richiamo morale. È per questo che oltre a scrivere a Lei il mio sfogo nel nuovo momento peggiore della mia vita di cittadino italiano, ne ho mandato una copia ad uno dei maggiori quotidiani italiani. Sono disposto a subire nuove critiche di protagonismo.

La mattina alle 3:30, alle 4:00 o alle 5:00, quando mi sveglio con il pensiero delle cose da fare e prima di cominciare un'altra giornata di duro lavoro, mi concedo un po' di rock (la corrente culturale più duratura e seguita del Novecento). Lo ascolto con la luce spenta perché mi rilassa di più e perché sotto casa mia non passa il treno; ma come mi piacerebbe che un bambino mi guardasse da quella finestra!