Compagnia dei Cangurotti

 

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Uluru - Kata Tjuta National Park 

 

Sveglia prestissimo per tutti, ma non per Cecco, che preferisce non scalare Uluru, per rispetto della cultura aborigena che la considera roccia sacra. Rimane in campeggio a dormire beatamente (sognando Megan Gale?), l’appuntamento con gli intrepidi compagni è per la fine della scalata.

Il sole non è ancora sorto dietro Uluru (non sono neanche le 6 del mattino) quando i 5 eroi iniziano la ripidissima salita: dopo pochi metri però, il cangurotto Mailpaga abbandona il gruppo, risentendo subito delle vertigini. Per lo stesso motivo, anche il Poby inizia a manifestare segni di (ulteriore) squilibrio e alla prima spianata sembra cedere il passo: Roby, Angela e Church saranno quindi gli unici ad arrivare d’in su la vetta…

In realtà il Poby fa una mega-finta e per un tratto li segue a distanza, ma alla fine i suoi sensi lo costringono a ritornare giù, nonostante l’insistenza degli amici. Durante l'ascesa sorge il sole e il caldo incomincia a farsi sentire...ci fermiamo diverse volte per tirare il fiato, goderci lo stupendo panorama e fare foto artistiche ;-)

Finalmente arriviamo in cima, facciamo la canonica foto col cippo (e relativo giapponese rompiballe che non si toglie) e ci godiamo il paesaggio.

Ayers Rock è forse poca cosa rispetto alle cime alpine ed il panorama, identico nello splendore dei 360°, sembra monotono, eppure il suo fascino continua a coglierci… la cima di Ayers Rock, non solo fisicamente, sarà sicuramente l’apogeo del viaggio in Australia.

Guardandoci intorno vediamo in lontananza le Olgas (che andremo a visitare in serata)

Roby non riesce a trattenersi dal telefonare a Chisappiamonoi per dare segnali della sua esistenza, e si mette a gironzolare sulla piatta superficie della montagna, mentre Angie e Church si intrattengono con due coppie di turisti toscani. E’ un peccato che il forte vento, e i giapponesi, non rendano molto agevole la permanenza sulla cima, ma comunque è già ora di riprendere il cammino.

I compagni si riuniscono quindi alla spicciolata: Cecco nel frattempo ha raggiunto Mailpaga e il Poby, e poco dopo arrivano, balzellon balzelloni giù dalla discesa assolata, gli altri.

Non ancora stanchi dell’esperienza, i nostri decidono di fare una simpatica passeggiata di una decina di chilometri (all’ombra per un buon 0,35%) attorno all’imperioso monolite. E' doveroso sottolineare come durante il tragitto il buon Cecco viene meno al suo proposito e mostrando una strana incoerenza CALPESTA il sacro monolite...(eheheheh chissà quando ti accorgerai di questa frase Cecco?)

Scherzi a parte, c’è l’occasione di ammirare alcune grotte con iscrizioni aborigene e altre con strane protuberanze nella roccia, le pareti a picco con i segni delle cascate di acqua e dell’erosione del vento, il tutto condito da alcuni luoghi sacri che non si possono fotografare. Nel pieno rispetto di questo magnifico luogo ci lasciamo avvolgere dalla sua interminabile magia: la passeggiata sembra non finire mai e le risorse idriche scarseggiano…

Nella seconda metà della circumcamminata di Uluru costeggiamo la fantomatica Big Lion ma da questo punto di vista non ci dice nulla...Al primo agglomerato di alberelli approfittiamo per fare una delle nostre multifoto (1, 2, 3, 4, 5)

Arriviamo stremati ai camper e torniamo a Yulara a rifocillarci per poi tornare solo nel tardo pomeriggio a visitare le Olgas, un gruppo di rocce simili ad Uluru, 50 km più a ovest.

Arriviamo alle Olgas (Kata Tjuta) in tempo per il tramonto e il momento è altrettanto magico; ci accorgiamo che, dopo averlo desiderato cosi tanto, e dopo averlo visto in tutte le angolazioni possibili, Uluru sembra cosi familiare che ci appartiene da sempre…

Tra canguri e deficienti, il ritorno in camper dalle Olgas è vissuto come momento di assoluta gioia, con Cecco che sulle note di Tropicana degli Wham improvvisa un ballo di fuoco con esibizione lap compresa (facendo uso del palo reggitavolo del camper...). Spettacolo! (Siamo venuti a conoscenza di copie pirata delle riprese… pare che le donne aborigene ormai considerino Cecco un semi-dio e ne rappresentino l’effige su ogni roccia libera…)

 

Che fare infine in questa serata che chiuderà questo 2001? Sembra ci siano due possibilità: una festa più elegante nell’albergo e una più giovane nell’altro campeggio… dove pensate che vogliano andare i nostri, ovviamente sempre in cerca di patata australiana?

E così, tutti fighettosi, ci rechiamo nel campeggio al centro di una grande festa, tra centinaia di ragazze e ragazzi che si vogliono (finalmente) divertire! Il cenone è in realtà un barbecue self service: si compra un piatto di carni miste (tra cui il coccodrillo!) e si cucina da soli… il risultato per il coccodrillo è tragico… si trasforma un grosso e insipido pezzo di gomma da masticare…

Cecco e Ale sono i più festaioli, quelli che si buttano di più nella mischia e nei balli scatenati; gli altri sono stanchi, evidentemente il tour de force e il caldo di questi giorni si stanno facendo sentire: il Poby, per di più, ha un fastidioso mal di testa che gli tarpa le alucce.

La sensazione è strana: ballare e divertirsi in mezzo a tanti ragazzi che potrebbero provenire da qualsiasi luogo del pianeta, così lontano da casa, così lontano dal mondo di tutti i giorni, sotto un magnifico cielo stellato in mezzo al nulla, ti fa sentire completamente libero e capace di qualsiasi cosa… WOW!

Il sonno però incalza e – diciamocelo - tiriamo mezzanotte solo perché è Capodanno… certo che comunque solo qualche settimana fa un countdown così non ce lo saremmo mai immaginati…

Buon anno a tutti, a quelli che ci sono, e a quelli che non ci sono e più ci mancano…!

Giusto il tempo di un brindisi e poi il sonno ci spinge verso i camper: il programma anche per domani non scherza… circa 1200 km… la tappa più lunga del viaggio…

Solo Cecco, palesemente in cerca di figame (o per lasciare Angela e il Poby da soli sul ciulodromo?), rimane immerso nella baraonda anche dopo che i soci ritornano ai camper, ma non c’è giunta notizia di sue particolari conquiste…