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Mandrone - Bocchetta di Corna Piana - Passo Branchino

La morfologia del Mandrone è tipicamente dolomitica e dalla base delle pareti rocciose prendono origine ripidi ghiaioni, ciascuno con un proprio panorama vegetazionale per cui l’aspetto foristico di questo tratto del “Sentiero dei Fiori” risulta quanto mai vario ed interessante.
Su questi instabili detriti è un continuo alternarsi di colori, dal giallo oro del Papaver rhaeticum al rosso intenso della Silene elisabethae, raro endemismo insubrico, dal pallido rosa del Thlaspi rotundtifolium al bianco del Cerastium latifoiium, dall’azzurro violaceo della Campanula cochleariifolia ai giallo intenso del Doronicum grandiflorum.
Queste sono le specie più appariscenti e più spettacolari ma guardando attentamente tra i detriti e gli anfratti rocciosi si scoprono l’Alchemilla alpina a foglioline palmate rivestite inferiormente da una peluria sericea, il Salix reticulata a foglie ovali fittamente innervate, l’azzurro Myosotis alpestris, la minuscola e violacea Veronica aphylla, la bianca Silene quadridentata, la piccolissima e giallastra Saxifraga sedoides, i disordinati cuscinetti di steli filiformi della rarissima Minuartia austriaca a fiorellini bianchi e, di tanto in tanto, ancora la preziosissima Linaria tonzigii.
Le fredde ed inospitali pareti di roccia, che sembrano respingere ogni forma di vita, ospitano nelle loro cavità e nelle loro fessure inattese meraviglie tra cui la bianca ed esile Valeriana saxatilis, la rosea Silene acaulis e due autentiche rarità della nostra flora alpina: la Saxiifraga vandellii a ciuffetti di fiori bianchi emergenti da ispidi cuscinetti di rigide foglioline tenacemente aggrappati alla roccia e la Saxifraga presolanensis raro ed esclusivo endemismo orobico.
Ai piedi delle rupi, dove il terreno riesce a mantenere meglio l’umidità, crescono la frastagliatissima e violacca Soldanella alpina, la bianca Saxifraga rotundifolia a foglie dentate e il candido Ranunculus alpestris.
Dopo aver attraversato i ghiaioni del Mandrone si percorre, senza perdere quota, un pascolo sassoso dove abbondano, secondo le stagioni, la Gentiana clusii, la rossa
Primula glaucescens, la nitida Anemone narcissiiflora, l’azzurro Linum alpinum, la rossa e profumata Daphne striata, la purpurea Silene elisabethae e, nella piena estate, i singolari capolini rosa violacei della rara Armeria alpina.
Il sentiero riprende quindi a salire seguendo la base dei contrafforti meridionali della Corna Piana inerpicandosi fino alla Bocchetta di Corna Piana (m. 2078) dalla quale lo sguardo spazia sulla verde conca del Branchino e dell’alta Vai Vedra.
Su questo breve ma ripidissimo tratto il panorama vegetazionale è del tutto simile a quello della Vai d’Arera con esclusione però di alcune specie tra cui la Linaria tonzigii. In compenso, tra le fioriture che ravvivano questo ambiente, non mancano certo specie di rara bellezza: la primaverile Pulsatilla alpina, il Bupleurum petraeum simile ad un ciuffo d’erba con fiorellini verde giallastro, incredibili cespi di Gypsophila repens formati da centinaia di fiori bianco-rosati, il Leontopodium alpinum, la stella alpina che frequentemente occhieggia dalle fessure delle rocce ed ancora l’Athamanta cretensis e l’allium insubricum.
Al culmine della salita si ritrova la Saxtfraga vandellii accanto a rosei cuscinetti di Petrocallis pyrenaica assai rara nelle Alpi Orientali. Tra le erbe sorgono gli steli argentati dei Senecio gaudinii, quelli del Trollius europaeus e quelli più bassi delle stelle alpine, dell’Hedysarum hedysaroides, del Trtfolium badium un giallo trifoglio alpino e della profumatissima Nigritella nigra.
Lungo la disagevole discesa sul ghiaione ovest della Corna Piana sono degne di nota le fioriture del Ranunculus alpestris, della Saxifraga sedoides, ancora quelle dell’impareggiabile Linaria tonzigii e, nelle cavità della roccia in ombra d’acqua, quelle della nostra Saxifraga presolanensis.
In prossimità del Lago Branchino tra macchie rosse di Hedysarum hedysaroides e gialle di Helianthemum oelandicum compare la Saxifraga paniculata, con le foglie coriacee strettamente raccolte in rosetta, accanto alla rosso vinosa Gentiana purpurea intercalata dai vigorosi fusti erbacei del velenosissimo Veratrum album con i fiori verdastri distribuiti lungo lo stelo. Camminando al margine di una vasta macchia di Alnus viridis, l’ontano verde tipico arbusto alpino, si perviene al Passo Branchino in vista del lago.

Tratto da: "Sentiero dei Fiori" di Claudio Brissoni

 

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Aggiornato il: 01 aprile 2002