L'A.Ca.I.
In vista della politica autarchica, lo Stato aveva affidato lo sfruttamento e la
valorizzazione dei bacini nazionali all'Azienda Carboni Italiani (A.Ca.I.),
costituita "ad hoc" il 28 luglio 1935 con sede a Roma. All'azienda, ente di
diritto pubblico con personalità giuridica a gestione autonoma, fecero
immediatamente capo le due società operanti nel settore:
l'Arsa Anonima Carbonifera (società istriana) e la Società Mineraria Carbonifera
Sarda (società sarda).
Nei primi anni la produzione di carbone delle due società è scarsissima, e quasi
interamente di provenienza istriana, mentre l'azione dell'A.Ca.I. in Sardegna è
volta soprattutto a intensificare lo sfruttamento delle miniere di Bacu Abis.
Alla fine del 1936 un fatto
nuovo interviene a mutare gli orientamenti dell'azienda: l'A.Ca.I., infatti,
con il metodo sondaggi (fino ad allora scarsamente usato in Sardegna), individua
il bacino di Sirai-Serbariu, che si rivela di eccezionale vastità. A questo
punto il programma di insediamenti abitativi attuato a Bacu Abis appare
insufficiente: la previsione di una intensa attività nei nuovi pozzi e del
conseguente afflusso di manodopera suggeriscono all'azienda il progetto di una
nuova città operaia. Scartata presto l'ipotesi alternativa dell'ampliamento di
una città esistente (Iglesias), si sceglie di costruire una nuova città presso
le miniere, e vicina, però, anche al porto di Portovesme, costruito
appositamente.
Alla nuova città industriale, che doveva diventare la capitale nazionale del
carbone, viene assegnalo un territorio ottenuto distaccando 604 ettari dal
comune di Gonnesa, 4.174 ettari dal comune di Iglesias e inoltre attribuendole
9.850 ettari che costituivano l'intero comune di Serbariu. Le operazioni
necessarie alla realizzazione del progetto e l'edificazione concreta della città
si realizzano con tanta rapidità che Mussolini potrà annunciare, il giorno
dell'inaugurazione, che la città è stata costruita in soli 300 giorni. Il ruolo
dell'A.Ca.I. è fondamentale nella nascita di Carbonia e nell'indirizzo dato ai
suoi primi anni di vita: l'azienda commissiona il piano regolatore della città
al proprio ufficio tecnico; crea un autonomo istituto per le case popolari (RDL
17 febbraio 1938); affida senza concorso il compito di progettare la città all'ingegner C. Valle e
all'architetto I. Guidi; risolve il problema energetico e idrico
costruendo una centrale elettrica, alimentata con carbone Sulcis, e creando un
nuovo acquedotto.
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