Le premesse all'edificazione di una nuova città

Nel 1936, dove oggi sorge Carbonia vi era solo un territorio incolto e praticamente privo di insediamenti. Quasi trmila persone vivevano sparse in piccoli agglomerati di case come Bacu Abis, Barbusi, Piolanas, Acquascallentis, Serbariu.

A nord del rio Cixerri si estende il bacino metallifero dell'Iglesiente, a sud dello stesso fiume era gia stata identificata dal 1851 un'imponente bacino carbonifero, e sarà proprio questo il volano che porterà alla nascita di Carbonia.

L'attività estrattiva del carbone nel Sulcis risale quindi a molto tempo prima che il fascismo decidesse di sfruttarne i giacimenti, tuttavia la storia di questo carbone è sempre stata tormentata da crisi legate soprattutto alla scarsa qualità del minerale, ricco di zolfo, corrosivo per le caldaie e con un basso potere calorifico. Si giunge così, dopo una serie di crisi, al 12 aprile 1933, giorno della dichiarazione di fallimento della "Società di Bacu Abis", l'unica e l'ultima rimasta ormai in attività. Subentra ad essa l'"Unione Fascista Lavoratori dell'Industria" che gestisce le miniere sino al 1935, l'unico centro attivo è quindi Bacu Abis, che nel 1935 produce 77.000 tonnellate, proprio a Bacu Abis si reca il 9 giugno dello stesso anno, Benito Mussolini, capo del governo, accompaganto da Galeazzo Ciano. Il duce dichiara di voler imprimere una svolta autarchica alla produzione di carbone, annuncia la costruzione di una nuova città e la creazione di un'"Azienda Carboni Italiani", sul modello della già esistente "Azienda Petroli Italiani".

All'interno dello stesso partito fascista vi erano due correnti, una che voleva la nascita della "città nuova", l'altra che preferiva il potenziamento dell'altro centro minerario più grande, cioè Iglesias, che proprio in quegli anni vedeva rilanciare la produzione delle sue miniere. Lo stesso Mussolini si schierò con la frangia della "città nuova", vista come un simbolo della potenza e dell'autonomia fascista.

La nuova città si chiamerà Carbonia, la sua edificazione dovrà avvenire in brevissimo tempo (ci vollero 13 mesi), sarà figlia della politica autarchica e imperialista fascista, dovrà essere creata a bocca di miniera, cioè subito in prossimità della miniera in modo da minimizzare i costi.

Le "città nuove" del fascismo sono un esperimento già avviato, in Sardegna, Mussolinia (Arborea, sorta nel 1928) e Fertilia, erano sorte a seguito del piano di bonifica delle terre, ma nessuna poteva vantare l'imponenza del progetto di Carbonia, sia in termini di dimensioni che di valenza economica.

Il Comune di Carbonia viene così istituito con RDL n°2189, il 5 novembre 1937, la fondazione avviene il 9 giugno dello stesso anno. L'inaugurazione, alla presenza di Mussolini a luogo il 18 dicembre 1938.

Il giorno dell'inaugurazione il duce parla dalla Torre Littoria in piazza Roma, un discorso stranamente breve, una quindicina di righe, ricche di demagogia, un richiamo alla «vecchia, fedelissima e putroppo dimenticata terra di Sardegna, che sotto lo stimolo dell'autarchia rivela i suoi tesori». La città aveva allora 12.000 abitanti, ma il duce ne prevede il raddoppio in pochissimo tempo, tuttavia la città è si inaugurata ma non completa.

Oltre alla costruzione di Carbonia presso la nuova miniera di Serbariu, il progetto prevedeva il potenziamento altri centri in prossimità di miniere di carbone, come Bacu Abis, Cortoghiana, Portoscuso (vicino alle miniere in progetto Littorio III e IV), e altre ve ne sarebbero stati se le vicende belliche non fossero precipitate.

Il Comune di Serbariu viene integralmente incorporato nel Comune di Carbonia, assieme ai suoi 3131 abitanti, con l'aggiunta di parte dei territori comunali di Gonnesa e Iglesias, è la nascita del nuovo comune.


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