La Carbonia rossa

Il 2 giugno 1942 ha luogo in Italia il referendum che sancisce la scelta del popolo italiano per la forma repubblicana, a Carbonia la Repubblica ottiene il 67% dei suffragi. Lo stesso hanno si svolgono le amministrative che vedono l'affermazione del fronte PCI-PSI, Renato Mistroni, comunista è il nuovo sindaco della Città. Gli attriti con il governo nazionale non tardano ad arrivare, da una parte gli operai, i sindacati e l'amministrazione comunale, dall'altra il governo nazionale e l'ACaI, le lotte sfociano in scioperi, manifestazioni, arresti. Le vicende si susseguono e la produzione di carbone è garantita dal periodo di ricostruzione del paese e di protezione del prodotto, è un periodo di grande abbondanza di risorse economiche ma purtroppo destinato ad esaurirsi nel 1948 quando l'Azienda Carboni denuncia un deficit di oltre un miliardo di lire e il governo annuncia la liberalizzazione del mercato ai carboni stranieri su pressione delle grandi industrie quali FIAT, Montecatini, Edison.

Le elezioni nazionali dell'aprile, sanciscono la sconfitta della sinistra, quella stessa che governa a Carbonia, questo non può che portare a nuovi contrasti. Il 14 luglio avviene l'attentato a Togliatti, e nella città si vivono momenti di panico e violenza, una manifestazione non autorizzata dalla polizia sfocia nella distruzione delle sedi del Movimento Sociale, dell'Acli, dell'Azione Cattolica e del Partito Socialista, altri scontri si hanno a Bacu Abis; il sindaco Mistroni e Antonio Selliti, segretario della Camera del Lavoro di Carbonia, accusati con altri di istigazione a delinquere, espatriano in Cecoslovacchia. Alla fine si contano 105 imputati, per un totale di 218 anni di carcere. Oltre alle condanne penali Carbonia subisce un duro attacco dall'Azienda Carboni, che comincia a licenziare, incrementa il fitto delle case, dell'energia elettrica e del carbone per uso familiare. Ne nasce uno sciopero bianco che dura 72 giorni, la produzione cala del 50% e l'Azienda risponde con licenziamenti, tagli di salario, denunce, intimidazioni. Tutta la comunità si stringe solidalmente con gli scioperanti, vengono ammassati generi alimentari presso la Camera del Lavoro di Carbonia, il 15 novembre i minatori di tutta Italia scioperano per 24 ore in segno di solidarietà con i carboniensi, è una delle pagine più dure della storia del Sulcis ma forse anche una delle più belle perchè dimostra che la popolazione fa parte di una comunità solidale che si sente unita contro le previsioni di molti che erano scettici sulla fine della "città inventata".

Queste lotte e le scelte politiche coerenti hanno portato a Carbonia l'appellativo di "Stalingrado sarda", proprio perchè il mondo operaio e l'amministrazione comunale hanno tentato di creare un autogoverno cittadino che favorisse lo sviluppo dell'estrazione carbonifera e un miglioramento delle condizioni di vita.

Nel 1952 vi sono le nuove amministrative, alla sinistra vanno 26 seggi su 40, il nuovo sindaco è Pietro Cocco, sostituito poi da Umberto Giganti, entrambi protagonisti delle lotte operaie. Nel 1956 i seggi sono 23 e il sindaco è ancora Pietro Cocco, nel 1960, sempre 23 seggi e sindaci rispettivamente Pietro Doneddu e Antonio Saba. Nel 1964 vince il centro-sinistra e sindaco è Antonio Lai, ma la fuoriuscita di tre consiglieri sardisti costringe a nuove elezione nel 1968, vince nuovamente la sinistra e sindaco è ancora Pietro Cocco, confermato nelle successive elezioni.

 


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