Caratteri invisibili

di Vittorino Carollo

 

 

Il vecchio alto e magro era distinto a suo modo, anche se portava lo stesso vestito da dieci anni. I capelli sembravano zucchero filato e pochi sapevano che una volta erano rossi come le fiamme dell’inferno. Cosa ci faceva davanti al liceo classico mezz’ora prima delle otto? Aveva parlato con uno studente, con un altro, inutilmente. Il liceo lo frequentavano milleduecento studenti, più femmine che maschi. Sbagliava sesso, si rivolse ad una studentessa e riuscì ad avere l’informazione che cercava: chi era il capo nel redigere, tra i soliti quattro o cinque, il giornale della scuola.

Era una ragazza al terzo anno e il vecchio si fece presentare dalla stessa che gli aveva passato l’informazione. Attorno all’anziano e alle due ragazze si era formato un gruppo di curiosi e raramente in una scuola sono i più zucconi. Senza tergiversare, il vecchio leva fuori alcuni fogli e li mette in mano alla giornalista in erba, sette in tutto. Tutti vedono che nel primo è scritto in grande, quasi come il loro stupore: ENTE PREVIDENZIALE...

La ragazza non ci sta e vuole che il vecchio si riprenda i suoi fogli. Tenta un: "Scusi, cosa c’entriamo…?". Nessun risultato, l’anziano già si allontana e dopo dieci passi si gira verso il gruppo imbambolato: "Vi passo il mio problema e domattina, quando ritorno, dovrete spiegarmi cosa sta scritto in quei fogli!". Poi sparisce, mentre la redattrice brontola un "Forse è analfabeta".

Il mattino seguente sono tutti in anticipo, il vecchio dai capelli bianchi e il gruppo del giorno precedente, ancora più numeroso. La "giornalista" ha letto due volte i fogli previdenziali e sa che l’anziano ha ottant’anni. Secondo lei, l’ENTE vuole sapere i redditi dell’ottantenne. Costui si mette a ridere e ripresi i suoi fogli li getta in un cestino. Un giovane di seconda che li aveva letti si fa avanti coraggiosamente: "Ma lei non sa leggere?".

La risata del vecchio è rumorosa, poi spiega: ha fatto il tipografo per cinquantacinque anni per un importante giornale; non per vantarsi, ma pensa di avere letto più libri lui che tutto il gruppo di ragazzi messi assieme, contando anche gli anni a venire. Cambia espressione, s’arrabbia: "Malgrado tutti gli anni che ho lavorato, nessuno mi ha insegnato a leggere parole stampate con caratteri invisibili, vi saluto!".

Una ragazza curiosa, con occhiali a lenti spesse, è andata a raccattare dal cestino i fogli dell’ENTE. Poi li ributta via e dice: "Il vecchio ha ragione, si riesce a leggerli a stento. Anche mia madre si arrabbia con le spiegazioni che trova all’interno delle scatole di medicine, sono scritte troppo in piccolo". Uno dei ragazzi ha il fratello che va all’università, dove per risparmiare usano le "dispense", deve leggerle con la lente d’ingrandimento, alle volte piange per il dolore agli occhi e i pacchi di fogli hanno caratteri sempre più piccoli. Un altro ragazzo ripete che il vecchio ha ragione, bisognerebbe fare qualcosa e afferma che su cento che vanno a scuola, sessanta usano occhiali o lenti a contatto. Prevede, tra vari video, televisori e parole scritte quasi invisibili, un futuro pieno di ciechi. Prima di mezzogiorno una parola passa da un’aula all’altra: sciopero.

Il giorno seguente, nessuno si aspetta di rivedere il vecchio allampanato, ma non c’è due senza tre. Arriva con un libro avvolto in un foglio di giornale e il gruppo che si fa attorno è sempre più numeroso. L’uomo dai capelli bianchi scartoccia il libro e lo fa vedere in giro: "Questo romanzo di cinquecento pagine - prende a dire -mi è stato regalato inutilmente. Guardate come sono piccole le parole, leggerlo per me è impossibile. Tutti dicono che gl’italiani leggono poco, ma chissà che il problema delle parole quasi invisibili non sia trascurato. Ho fatto il tipografo per più di mezzo secolo e vi spiego perché funziona in questo modo. La carta costa e questo libro, con caratteri normali e leggibili da tutti, sarebbe venuto di novecentoventidue pagine, avete capito?".

La ragazza capo redattrice ha visto del movimento alle finestre dei piani alti del liceo, si avvicina e mormora qualcosa all’orecchio del vecchio, che taglia l’angolo prima ancora di lasciarla finire. Il giorno precedente si mormorava un’altra parola: sovversione.

 

Torna all'indice