Un'eterna mortale

di Antonietta Del Vecchio

 

C’era una volta una principessa dolce, buona e bella che faceva impazzire tutti per il suo sguardo e il suo sorriso sempre sinceri e pieni d’amore. Il re era molto orgoglioso di questa figlia che era riuscito a creare insieme alla sua adorata moglie, ma il bene che le voleva, era così grande che temeva per il suo destino.

Era sempre amabile con tutti, accoglieva sia il ricco che il povero con la stessa dolcezza, pronta ad aiutare un uccellino in difficoltà come anche un dobermann addestrato all’attacco. E la gente del reame l’amava tanto e benediceva il giorno in cui la luce della vita l’aveva illuminata facendola nascere.

Intorno a lei qualcuno aveva anche creato una storia un po’ strana ma tanto tenera. Si diceva infatti che proprio mentre nasceva, il 22 maggio, una bellissima giornata di sole, un angelo fosse stato visto volare in tutta fretta dal castello verso il cielo. C’era anche chi giurava di aver riconosciuto nel suo volto quello della piccola Clorinda; ma queste sono solo storie a cui non si può sempre credere, tuttavia è bello raccontarle.

La piccola, accompagnata dalla sua mamma e dal suo papà, amava passeggiare nei boschi che circondavano il castello e soprattutto arrivare alla fattoria dove incontrava animali di ogni tipo. Anche loro le volevano bene e non appena la vedevano da lontano, incominciavano a correre verso di lei, abbandonando il cibo o i giochi, per accoglierla con grande gioia. Passava le ore con loro: la gallina Cocò cercava in tutta fretta di fare l’uovo più grande che lei subito bucherellava da sopra e da sotto e in un colpo solo lo beveva ringraziando con gli occhi la simpatica gallina, la mucca aspettava con impazienza che la bimba si avvicinasse a lei per mungerla e bere un bel po’ di latte caldo, i gattini le facevano le fusa, il pavone apriva la sua grande ruota piena di colori soltanto per lei, e così tutti gli altri. Clorinda tornava a casa felice e le sue giornate trascorrevano tranquille. Nel castello si facevano spesso feste a cui erano invitati piccoli e grandi e lei si divertiva un mondo a curiosare negli sguardi della gente per scoprire le emozioni, i pensieri, forse i loro problemi.

Gli anni passavano, diventava sempre più bella e incominciò a trovare in quegli sguardi anche interesse verso di lei, talvolta amore. Certo, tanti l’avrebbero voluta in moglie per le sue grazie e la sua personalità forte e dolce al tempo stesso, pochi per la sua ricchezza. Ma lei non pensava all’amore, voleva dedicarsi a quello che era il suo hobby preferito: il nuoto. All’interno della bellissima casa in cui abitava c’era infatti una piscina molto lunga e molto larga dove lei, fin da piccola, si tuffava e nuotava sopra, sotto l’acqua, avanti, indietro, per ore e ore. Sembrava volare e faceva rimanere i suoi genitori col cuore in gola quando all’improvviso scompariva davanti ai loro occhi per poi ricomparire in un altro punto, molto più lontano. E le piaceva anche il mare perché era vivo, aveva i pesci e tanti altri animaletti, aveva le onde con cui impazziva giocare, aveva le barche e i pescatori. Spesso arrivava nuotando fino alla loro imbarcazione e di lì si tuffava con grande stile e bravura. Altre volte invece si intratteneva con loro sulla barca e qualche pescatore le insegnava proverbi o detti calabresi che lei poi ripeteva all’improvviso durante i pasti o nel bel mezzo di una festa davanti a tutti gli ospiti, come "Aiutate sta povera tartana, che quando pigghia pisci ven’dà d’un" oppure: "Buongiorno a vossignoria, pagat a maestra e regalat a mia". Tutti ridevano e lei si rendeva ancora più simpatica.

Clorinda era fatta così: felice per le piccole e grandi cose che la vita le offriva.

Un giorno si sposò. Non scelse il più bello fra tutti coloro che la volevano, né il più ricco, ma solo quello che lei amava. Era ancora una bambina, aveva solo diciannove anni. Splendida e luminosa come un angelo nel suo abito da sposa, sorrideva a tutti e si muoveva con tanta grazia che quasi sembrava non toccare terra. "Com’è bella!" tutti sussurravano a voce bassa per non interrompere quell’atmosfera di sogno che si era creata intorno a lei.

Gli anni passarono e la principessa divenne regina con ben cinque figlioletti, belli e buoni anch’essi, un solo maschietto e quattro femminucce. Insegnò loro ad amare la vita, ad avere entusiasmo per le piccole cose quotidiane, a rispettare e amare gli altri. Arrivarono per lei e la sua famiglia però anche tempi difficili ma riusciva ad andare avanti senza troppi sacrifici: imparò a cucire e a preparare buoni pranzetti. Nonostante i momenti brutti e qualche incomprensione, lei continuava per la sua strada, bella e forte come la ragazzina che nuotava nelle acque del mare. Era circondata dai figli e da suo marito, dai nipoti e da tutte le persone care a cui aveva saputo dare amore, un amore vero e gratuito, e da loro anche lei riceveva tanto ma tanto amore. Tutti le volevano bene per la sua semplicità, la sua dolcezza, il suo sorriso, il suo modo di accogliere, il suo sguardo. In lei tutto sembrava immortale, ma un giorno… invece Clorinda piano piano, senza far rumore, lasciò tutti e morì. Il vuoto era enorme, la sua personalità così discreta aveva invece lasciato segni da ogni parte, tangibili e non tangibili, ognuno pensava che da un momento all’altro sarebbe tornata, facendo una gran risata e divertendosi un mondo per lo scherzo forse di cattivo gusto ma molto ben riuscito. Clorinda però non tornò, anzi per salutarla bisognava andare al cimitero, proprio là dov’erano tutti i morti normali; anche lei lì, lei che era stata straordinaria. I figli le parlavano, le dicevano tutto e la loro mamma sorrideva, sorrideva sempre. Erano disperati perché ancora increduli, allora la bella regina volle fare un ultimo atto d’amore per consolarli. Durante la stessa notte apparve contemporaneamente a tutti e cinque in un sogno quasi vero.…. Tranquilla, serena, senza un’ombra di tristezza. Spiegò che era vicina a ognuno di loro, in ogni momento, che era soltanto passata in un’altra dimensione di vita. Stava bene e la loro disperazione non sarebbe servita a farla tornare tra i vivi, i vivi terreni; perciò chiedeva di continuare ad amarla come avevano sempre fatto prima. Li abbracciava dolcemente e se ne andava piano piano.

Clorinda non sarebbe morta mai più. Le persone buone come lei sono eterne.

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