Peperoni

di Vittorino Carollo

                                                                               

    Era piccolo e grasso, lo chiamavano re Botticella, di nascosto, nel reame lo temevano. Era buono e cattivo, secondo la luna. Buono con la moglie e tenero con la figlia diciottenne. La regina era bella e la principessa bellissima, i maligni, tra i sudditi, sospettavano che la principessa non fosse figlia di re Botticella, piccolo e goffo. 

    - Chi sono i maligni nonno?, - chiede la nipote di cinque anni e mezzo.

    - Bimba mia, maligno è chi parla male della gente di nascosto, certo che nessuno diceva certe cose davanti al reuccio.

    - Perché? 

    - Botticella era cattivo, promulgava leggi sballate e puniva ingiustamente, figuriamoci cosa sarebbe successo a chi parlava male di lui. Fatto sta, che una notte il re si sveglia col mal di pancia e tutto il palazzo reale entra in agitazione."

    - Era grande il palazzo reale?

    - Grandissimo. Tra cortigiani, servitù e tutti gli altri, superavano le mille persone. Il re aveva dodici medici a sua disposizione." 

    - Così tanti dottori per lui solo?

    - Aveva tanti dottori perché comandava, era ricco ed egoista.

    - Nonno, cosa vuole dire egoista?

    - Egoista è uno che pensa solo a se stesso. La notte che il re si era svegliato con dei grandi dolori alla pancia, subito dopo i suoi dodici dottori stavano attorno al suo letto. Il re gridava e li minacciava, ma nessuno sapeva curare il suo mal di pancia e passarono tre giorni. Botticella pensava di far tagliare la testa ai dodici medici, che avevano preso una decisione: "Maestà", aveva detto il più anziano, "non conosciamo la causa del suo mal di pancia, non rimane che chiamare il vecchio Sattutto".

    - Chi era questo Sattutto, nonno?

    - Un vecchio che tutto sapeva e abitava ad un giorno di viaggio dalla capitale. Era partita immediatamente una carrozza trainata da otto cavalli, i più veloci delle scuderie reali, e trenta ore dopo il vecchio Sattutto si trovava alla reggia. Aveva fatto uscire tutti dalla camera reale e dopo avere visitato il re, sputò la sua sentenza. "Lei maestà ha dei tremendi dolori al ventre da più di quattro giorni e il motivo è ridicolo: quattro giorni fa ha mangiato troppi peperoni a cena, questo ha causato i suoi dolori. Beva questa tisana e guarirà subito". Così era stato, bevuta la tisana, al re erano cessati i dolori e il vecchio Sattutto era tornato a casa sua.

    - Quei peperoni dovevano essere proprio cattivi.

    - Direi indigesti, tanto è vero che il re ne proibì la produzione in tutto il reame. Guai al contadino che avesse coltivato una pianta di peperoni, avrebbe avuto la testa mozzata. Il reuccio era ignorante e arrogante, i peperoni non fanno male, specialmente se sono a strisce gialle rosse e verdi. Questo conta bimba, da quel momento nel reame, nessuno ha più seminato una pianta di peperoni.

    - Com'è andata a finire?

    - Eh, la storia è lunga. Passano tre anni e succedono fatti strani, la gente non canta più, non è allegra come prima. Soprattutto, la figlia del re si sta ammalando, la bella principessa non fa che piangere. Il reuccio adorava la figlia e aveva riunito i filosofi e gli scienziati più famosi, insomma, voleva che qualcuno di loro trovasse il modo di far ridere la principessa.

    - Perché non voleva ridere?

    - Non lo sapeva nessuno, neppure le persone importanti che il re aveva riunito. Finalmente a qualcuno venne l'idea giusta: "Maestà, non resta che chiamare il vecchio Sattutto, lui troverà il modo di fare ridere la principessa". Detto e fatto, come tre anni prima, parte una carrozza con i cavalli più veloci e il giorno seguente Sattutto è alla reggia.

    - Nonno, ma cosa aveva la principessa?

    - Sattutto visitò la principessa Dolcina alla presenza dei genitori, la sottopose a quelli che ai giorni nostri si chiamano test. Sattutto diceva una parola, cosa faceva venire in mente a Dolcina questa parola? Alla decima, il vecchio saggio aveva capito e volle rimanere solo con re Botticella.

    - Allora nonno, perché la principessa piangeva sempre? 

    - Dolcina aveva ventuno anni, ma non era malata d'amore e Sattutto disse al re: "La principessa piange perché da tre anni non mangia peperoni!". Lampante, tutti ne furono sbigottiti e pensarono malissimo del re, che aveva fatto del male non solo alla figlia, ma a tutta la nazione. I peperoni, tutti i peperoni, fanno bene alla salute, questo aveva fatto sapere Sattutto prima di ripartire.

    - Allora la principessa è guarita facilmente, commenta la bambina.

    - L'avevano pensato pure il re e la regina, ma bisogna osservare i fatti. Da tre anni la coltivazione di peperoni era proibita, ogni tanto veniva scoperto qualche contadino che disobbediva alla legge, veniva frustato e messo in prigione, se recidivo non ne usciva più. Dall'estero i peperoni non arrivavano, il re era malvisto e aveva cattivi rapporti con tutte le nazioni confinanti. Botticella non sapeva come fare, fu la regina ad avere l'idea. Per tutto il reame il giorno dopo venne appeso un manifesto: "Se un nostro suddito si presenterà alla reggia con un sacco di peperoni, avrà in moglie mia figlia e sarà il mio erede" firmato: il re.

    - Non poteva presentarsi nessuno.

    - Invece sì, la principessa è stata fortunata. A mezza giornata, viveva un giovane di venticinque anni, di bella presenza, sano e robusto. Non aveva paura di nessuno e aveva sempre coltivato peperoni, nei suoi campi, tra il granoturco, non li vedeva nessuno. Verso sera, il giovanotto lesse l'avviso e non perse tempo, aveva visto una volta Dolcina e ne era innamorato. Tornato a casa, riempì un sacco con i peperoni più belli e via in groppa al suo cavallo. Sempre al galoppo fino alla capitale, arriva nel cortile della reggia verso le dieci del mattino. Vede subito la bella principessa che passeggia malinconica nel giardino e per il giovane è facile, prende il sacco di peperoni in spalla e avvicinata Dolcina glieli fa vedere. La principessa non è più abituata, ma sorride ugualmente, poi inizia a ridere e con lei il giovane contadino. Ridono e saltano sempre più allegri, il re e la regina si affacciano al balcone per vedere cosa succede e rimangono sorpresi, nel vedere la figlia abbracciata ad un giovanotto.

    - Si sposarono?

    - Sì! Ci furono due settimane di grandi festeggiamenti, con abbondanti mangiate e libagioni e a me che stavo sotto il tavolo, non hanno dato neppure l'osso di una braciola.

    - Dai nonno! Finisci tutte le storie sotto il tavolo e non ti fanno mai mangiare...

    - Questo è vero. Com'è vero che le storie che mi raccontavano da bambino erano come questa: chi le raccontava finiva sempre sotto il tavolo e se andava bene, riusciva a rosicchiare qualche osso.

     

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