Scintilla e la scatola di cristallo

di Licia A. Callari Gambino

 

Quel grande arcobaleno della felicità si poteva vedere anche dalla montagna di fuoco, poco lontana dalla vallata di luce.
 
“Che meraviglia quest’arco! – esclamò Scintilla – Sembra una strada colorata tra il cielo e la terra”.
 
Scintilla era una creatura di fuoco, una salamandra, e viveva tra le fiamme della montagna. Era però una salamandra particolare, era nata con un piccolo difetto: la sua fiamma non andava, come le altre, verso l’alto ma formava una curva, come una piccola gobba. Per questo motivo Scintilla preferiva star sola e spesso si recava sul ciglio del cratere per ammirare il cielo. Lì, si sentiva a suo agio e dimenticava la sua diversità.
 
Anche quel giorno era là, intenta a guardare l’arcobaleno, quando un boato la fece sussultare.
“Questo è il nonno che mi chiama – disse preoccupata – devo scendere giù a prepararmi per la festa. Che scocciatura!”. E malinconicamente si tuffò dentro la montagna per unirsi alle altre fiamme.
 
Che magia di rosso c’era lì dentro! Il rosso chiaro delle salamandre giovani si mescolava al rosso scuro di quelle anziane e il rosso fuoco delle salamandre più grandi al rosso arancio di quelle ancora piccine. Il crepitio e le scintille che producevano bruciando provocava una scoppiettante sinfonia di suoni e di colori.
 
“Non sei ancora pronta?” le chiesero ridacchiando le salamandre più giovani, non appena la videro scendere dall’alto.  Scintilla non rispose. E loro:
“Scintilla ha la testa in cielo e il corpo gobbo come il tronco del pero! Scintilla ha la testa in cielo…” ripetevano in coro prendendola in giro.
 
La povera Scintilla si rifugiò più presto che poté nella casa dei nonni, per sfuggire a quel coro crudele. Abitava con loro da quando mamma e papà salamandra, avventurandosi su per il cratere, erano state spente per sempre da uno scroscio di pioggia.
 
“Eccoti finalmente! – tuonò nonno salamandra – Non vedi che è tardi? Mettiti subito in ordine e prendi il dono”.
 
“Quale dono?” domandò stranita Scintilla.
 
“Non dirmi che lo hai dimenticato!” esclamò nonno salamandra, mentre la sua fiamma per la rabbia diventava sempre più alta e più rossa. E più la sua fiamma cresceva, più quella di Scintilla diminuiva.
 
Si fece avanti nonna salamandra per tentare di rabbonire il nonno.
“Non è poi così grave – disse – se Scintilla ha dimenticato di preparare il dono. E’ ancora così giovane!” e mentre parlava la guardava teneramente, cercando di infonderle un po’ di coraggio.
 
Scintilla sorrise ai nonni e disse:
“Perdonatemi, ma non ci ho proprio pensato. Spesso vado in cima alla montagna e guardando il cielo dimentico tutto. Credetemi, mi dispiace davvero!”.
 
Nonno salamandra si commosse e accarezzò Scintilla unendo a lei la sua fiamma.
“Non preoccuparti, piccola, il dono te lo daremo noi.” disse il nonno e si allontanò con la nonna per parlare in gran segreto.
 
Quel giorno, per le salamandre della montagna di fuoco, era un giorno davvero importante: era il primo giorno di Luna piena dell’anno e re Piros sarebbe venuto a consegnare la scintilla del Nuovo Fuoco. L’avrebbe affidata alla salamandra  giovane dal cuore più puro e generoso, perché soltanto lei avrebbe potuto alimentare la Fiamma per l’Anno nuovo. La salamandra prescelta avrebbe consegnato al re un dono, per testimoniare la propria gioia.
 
Per questo motivo per le salamandre giovani possedere un regalo da dare in cambio era indispensabile. Infatti se Scintilla fosse stata scelta e non lo avesse avuto, la Fiamma del Nuovo Fuoco non si sarebbe accesa e la Terra, per quell’anno, sarebbe rimasta senza fuoco.
 
Poco dopo nonna e nonno salamandra tornarono con una scatola di cristallo e porgendola a Scintilla il nonno disse:
“Prendi questa scatola, in essa c’è qualcosa di molto prezioso: la luce che guarisce i cuori. L’aprirai davanti a re Piros, soltanto se sarai tu la salamandra prescelta. Altrimenti non dovrai mai aprirla.”.
 
La fiamma di Scintilla, per la gioia, scoppiettava allegramente mentre stringeva forte la preziosa scatola.
 
“Ti raccomando Scintilla – le ricordò la nonna – apri la scatola soltanto davanti al re.”.
 
Scintilla tutta contenta cominciò a prepararsi per la festa, ma specchiandosi vide la sua gobba e intristendosi pensò: ‘Come sono brutta con questa gobba che rende storta la mia fiamma! Chissà se la luce che guarisce i cuori, nascosta nella scatola, mi potrà guarire’.
 
Così dicendo sollevò il coperchio della scatola di cristallo e mille e mille stelle colorate uscirono fuori e si sparsero dappertutto; non appena però giungevano a contatto con la fiamma, si trasformavano in tizzoni.
 
Vedendo la scatola di cristallo ormai vuota, Scintilla, disperata, scoppiò a piangere.
 
“Come farò adesso?”  si lamentava mentre le lacrime cominciavano a spegnere la sua fiamma.
 
“Anziché piangere e disperarti – disse un grosso tizzone ancora acceso – perché non fai qualcosa?”
 
“E’ vero – aggiunse un altro tizzone – se ti sbrighi forse potrai ancora farcela”.
 
“Non vedi che continuando a piangere stai scomparendo?” disse un terzo.
 
“Ma chi parla? Chi siete?” domandò Scintilla.
 
“Siamo le stelline di luce colorata” rispose il primo tizzone.
 
“Stavamo nella scatola di cristallo prima che tu l’aprissi” aggiunse il secondo.
 
“Ora, per colpa tua, siamo diventati tizzoni” concluse il terzo.
 
“Oh, come mi dispiace! – esclamò Scintilla – Cosa posso fare per aiutarvi?”
 
“Dovrai darci la luce che ci hai tolto” rispose il primo tizzone.
 
“Dovrai farlo prima che diventiamo cenere” aggiunse il secondo.
 
“Altrimenti moriremo tutti e non potremo più guarire i cuori.” concluse il terzo.
 
“Sono pronta, ma come posso fare?” domandò Scintilla.
 
“Dovrai cercare la risposta nel tuo cuore” risposero i tizzoni.
Scintilla cominciò a riflettere e mentre rifletteva la sua fiamma diventava sempre più alta e più brillante.
 
“Ecco, ci sono – esclamò - prenderò la luce dall’arcobaleno della felicità; sette luci di sette colori e la scatola sarà di nuovo piena, i tizzoni diventeranno stelle e potranno guarire ancora i cuori”.
 
Scintilla, senza perdere tempo, prese con sé la scatola e risalì la montagna di fuoco su fino al cratere. Una volta fuori, si diresse verso il punto in cui l’arcobaleno toccava la terra. Balzando di qua e di là, rotolando lungo la montagna, ruzzolando trai dirupi Scintilla raggiunse il luogo in cui l’arco cominciava a salire verso il cielo.
 
Sette scie colorate si univano formando un passaggio luminoso tra l’azzurro etere. Scintilla balzò sulla prima scia, quella rossa. Subito una figura splendente dalle ali rosse le si pose innanzi.
 
“Sono il guardiano di questo luogo. – disse – Chi sei e cosa vuoi?”.
 
“Sono una salamandra, mi chiamo Scintilla, e vorrei un po’ di questa luce” rispose Scintilla.
 
“Puoi prenderla, ma in cambio devi darmi un po’ della tua fiamma” replicò il guardiano.
Scintilla ci pensò un attimo e poi cortesemente rispose:
 
“Prendila pure!”. Il guardiano sbatté le ali e magicamente la scatola di cristallo si colorò di rosso; contemporaneamente Scintilla divenne un po’ più piccola.
 
La stessa cosa accadde sulle altre strade colorate: prima il guardiano dalle ali arancione, poi quello dalle ali gialle, poi quello dalle ali verdi, in seguito quello dalle ali azzurre e infine quello dalle ali di colore indaco; tutti, sbattendo le ali, lasciavano cadere un po’ della loro luce colorata nella scatola di Scintilla; contemporaneamente lei perdeva un po’ della sua fiamma.
Restava ancora l’ultima strada, quella viola, e Scintilla la raggiunse.
 
Anche lì, la figura luminosa dalle ali colorate di viola la fermò e  disse:
“So già chi sei e cosa vuoi. Io posso darti un po’ della mia luce, ma a te, della tua fiamma, resta soltanto un’ultima scintilla; se me la darai, ti spegnerai per sempre”.
 
Scintilla domandò:
“Se io mi spegnerò per sempre, i tizzoni torneranno ad essere stelle?”
 
“Sì – rispose il guardiano – la luce che guarisce i cuori tornerà nella scatola di cristallo e potrà aiutare chi ne avrà bisogno”.
 
“Allora spegnimi pure” rispose prontamente Scintilla.
 
La fiamma di Scintilla si spense e la scatola di cristallo si illuminò con i sette colori dell’arcobaleno. Improvvisamente una voce all’interno della scatola disse:
“Brava Scintilla, con il tuo sacrificio hai dimostrato di esse buona e generosa. Questa luce che guarisce i cuori, guarirà anche te”.
 
Come per incanto la cenere di Scintilla riprese a scoppiettare prima piano- piano, poi con maggior vigore. Alla fine Scintilla era diventata una salamandra come tutte le altre: la sua fiamma era diritta e luminosa.
 
Scintilla si trovava ancora dentro quell’atmosfera incantata e non si accorse  che  intorno a lei tutto era cambiato.
 
Una voce, quella di re Piros, la riportò alla realtà.
“Un po’ di silenzio per favore – ordinò il re – E’ giunto il momento più atteso. Consegnerò la scintilla del Nuovo Fuoco alla salamandra giovane dal cuore più puro e generoso”.
 
Così dicendo, re Piros porse a Scintilla una fiammella dicendole:
“Hai dimostrato di essere buona e generosa, hai sacrificato te stessa per gli altri. Tocca a te, quest’anno, accendere il Nuovo Fuoco”.
 
Scintilla, tremolante per l’emozione, accese il grande braciere al centro della montagna di fuoco.
 
La piccola fiammella si trasformò in Fuoco vivo e ardente che avrebbe continuato a bruciare per donare alla Terra la purezza e la generosità della sua Fiamma.
 

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