RICERCA STORICA SU CALCATA

Il nome di Calcata, di cui è arduo stabilire l'etimologia, appare per la prima volta in un documento della fine dell'VIII secolo, sotto il pontificato di AdrianoI (772-795).
Le tracce di presenza umana nel territorio di Calcata, risalgono a tempi preistorici. Le testimonianze più importanti sono del periodo protostorico: nella vicina altura di Narce infatti, sono state rinvenute numerose strutture e reperti relativi alle fasi più antiche della civiltà etrusco-falisca; nell'Orientalizzante (fine VIII - VII secolo a.C.) appaiono più nette le caratteristiche peculiari della cultura falisca, sino ad allora permeata quasi esclusivamente di elementi etruschi.
Questo popolo, secondo la tradizione, ebbe origine da Haleso figlio di Agamennone, colui che formò il primo insediamento falisco.
I Falisci si insediarono su buona parte del territorio che si estendeva, all'origine, dai piedi del versante meridionale dei monti Cimini verso la campagna romana fino al confine dei Capenati, delimitato a sud-ovest dalla conca del lago di Bracciano e ad est dal fiume tevere. in una superficie che prese il nome di Agro Falisco. Nei secoli si assoggettarono più volte alla potenza degli Etruschi, subendone non solo il dominio, ma anche l'influenza artistica.
Gli insediamenti più importanti dell'Agro Falisco possono essere identificati in Narce (nei pressi di Calcata) e Falerii Veteres (nei pressi di Civita Castellana), i quali, come consuetudine per difesa naturale, sorgevano su pianori tufacei lambiti da profonde forre solcate da corsi d'acqua.
I Falisci, benché influenzati dalla cultura e dall'arte etrusca, mantennero per buona parte della loro esistenza dei caratteri indipendenti, diversi dal popolo etrusco.
Erano un popolo attivo e laborioso, dedito all'agricoltura, al pascolo e all'arte, come testimoniano i resti delle antiche necropoli, le cui linee architettoniche risentirono dell'influenza etrusca. Grazie alla posizione strategica, geograficamente imperniata nella valle del Tevere che, ovviamente era navigabile, riuscirono a instaurare, già nell'VIII sec. a.C., importanti rapporti di scambio commerciale dapprima con il popolo italico e successivamente con i popoli del Mediterraneo con importazione di materiali e prodotti greco-orientali.



Parco regionale della valle del Treja

Sopra a quella roccia di tufo che sporge entro il burrone del Treja e del fosso della Mola di Maglianetto è situato il paesello di Calcata, occupando l'area di un fortilizio, che ai tempi di Narce dovette servire come punto di difesa della via antica di Narce - Faleri. Conserva ancora impressi nel suolo, pozzi, cunicoli ed altri ipogei corrispondenti all'epoca etrusco - romana.
Anche le tombe, quindi, sono più ricche di oggetti preziosi e nel corso del V sec. a.C. Falerii raggiunge il suo massimo splendore sviluppando una grande produzione di ceramica e coroplastica che alimentano una grande esportazione in altri paesi, mentre "Narce" si avvia ad una lento e inesorabile declino culturale, politico e militare.
Durante l'invasione dei Romani i Falisci strinsero un'alleanza con gli Etruschi e soprattutto con Vejo che rappresentò per secoli il limite settentrionale dell'espansione romana.
I Romani, costretti a contenere il potere militare che quest'alleanza poteva consolidare, fecero accordi, promesse, alleanze con questi popoli, ma già nel IV sec. a.C., iniziarono a saccheggiare e demolire i villaggi falisci, fino alla distruzione di Vejo che cadde nel 396 a.C. aprendo un varco non più controllabile verso l'Etruria.
L'intervento più potente e crudele dei Romani arrivò nel 241 a.C. quando Falerii Veteres venne completamente distrutta e i suoi abitanti vennero trasferiti nelle campagne pianeggianti più a ovest dove venne costruita una nuova città che prese il nome di Falerii Novi.
"Narce, ha forma quasi triangolare, ed una volta era divisa, mediante tre recinti in tre ripiani. Il più alto di questi avrebbe avuto lo spazio per pochissime abitazioni soltanto o per costruzioni che avrebbero potuto servire di vedetta, piuttosto che di ultimo rifugio. Conferma tale supposizione il considerare che dal penultimo ripiano si penetrava sulla cima per mezzo di cammino sotterraneo, scavato nella roccia. Da questa cima, che deve considerarsi come luogo prescelto per la più antica dimora della città, che a man mano si venne accrescendo nei colli circostanti, sono visibili in mezzo ai burroni, due luoghi solamente, l'altura di monte Sant'Angelo o monte del Treja e il sito dell'antica Falerii a valle….Un terzo gruppo di abitazioni dovette stabilirsi sul colle a monte Li Santi al di là del fossetto della Mola di Magliano a sud-est di Narce…..Un quarto centro abitato dovette essere nel colle ove ora sorge il paesetto di Calcata. Accessibile da un sol lato, e per uno stretto sentiero tra due rupi, era posto in comunicazione con la cittadella di Narce mediante occulto e protetto cammino. Il paese era così alto e ripido, da non aver bisogno di ulteriori sussidi per la difesa, se si eccettua il tratto rivolto all'entrata, dove fu necessario aggiungere le munizioni artificiali. Pare nondimeno che in antico non vi fosse un entrata soltanto e che il piccolo paese, avesse avuto due altre porte, un a nord, ed una a sud, e che originariamente vi si accedesse per mezzo di tagli fatti nella rupe.
La stessa mancanza di vie di comunicazione fin quasi agli anni '60, ha fatto si che Calcata fosse rimasta intatta nei suoi caratteri medioevali di antico borgo.. Elemento caratterizzante non è tanto la ricchezza dei monumenti quanto il tessuto urbano rurale rimasto intatto, con le abitazioni in blocchi di tufo a vista e le strade tortuose che conducono a spettacolari punti panoramici sulle gole del Treja. Si accede all'abitato da una doppia porta medioevale, aperta tra alte quinte di roccia. Il castello e la cinta muraria furono eretti nel 1291 dagli Anguillara. Il castello reca inciso sulla lapide il nome dei marchesi Sinibaldi, a cui è appartenuta Calcata in due diversi momenti storici: nei sec, XII- XIII e nella seconda metà del '700, epoca nella quale risale il rifacimento dell'edificio, realizzato quando il feudo ritornò a questa famiglia dopo un lungo intermezzo sotto i conti Anguillara. Sulla piccola piazza Vittorio Emanuele II, cuore di Calcata, sorge la chiesa parrocchiale dei santi Cornelio e Cipriano che conserva un pregevole reliquiario cinquecentesco formato da 2 angeli che reggono con le braccia la teca. La reliquia della Circoncisione che vi è contenuta è stata identificata come il prepuzio di Gesù (circonciso come tutti i piccoli israeliti). Storie e leggende estremamente curiose accompagnano le vicende di questo reperto poco comune: consegnato, si dice, a Carlo Magno da un angelo, fu affidato dall'imperatore al Sancta Sanctorum del Laterano, residenza medioevale dei papi. Nel 1527, durante il sacco di Roma,fu trafugato da un lanzichenecco, capitato poi a Calcata durante la marcia di ritorno dell'esercito imperiale lungo la via Flaminia. Costretto a fermarsi il soldato nascose la reliquia in una stalla del paese. Solo dopo 30 anni di ricerche la reliquia fu ritrovata e venne esposta nel prezioso reliquiario, voluto da Maddalena Strozzi, moglie di Flaminio Anguillara, allora signore di Calcata Per questo motivo nel 1585 Sisto V concesse a Calcata indulgenza plenaria decennale. Oggi dopo oltre 400 anni quello che è stato per secoli venerato come prepuzio del Santo Bambino è stato coinvolto nella drastica opera di revisione che ha in molti casi ridotto il numero delle reliquie storicamente accertate.



Planimetrie del Catasto Gregoriano (1819-1820)


La città non è stata mai del tutto abbandonata. Il suo fascino non ha lasciato indifferenti i tanti artisti che ora la abitano, le cui botteghe si susseguono tra i vicoli. Molti di questi artisti sono stranieri: belgi, olandesi, americani ai quali si sono aggiunti gli hippies che abitano ancora le grotte scavate nel tufo della rocca su cui si erge il paese.
Hanno acquistato, spesso a prezzi stracciati, le case della città vecchia che i calcatesi erano stati costretti ad abbandonare dal podestà di epoca fascista. Negli anni '30 infatti, venne emanata una legge che obbligava allo sgombero un certo numero di abitati pericolanti, impegnando lo Stato a contribuire alla realizzazione di un insediamento sostitutivo, due km più a valle. Solo negli anni Novanta un decreto ha salvato il paese dall'abbattimento coatto.
Non si tratta solo di pittori e scultori, ma anche di virtuosi delle tecnologie digitali, tanto che qui ha sede un centro di arte telematica. Calcata è anche all'avanguardia nell'utilizzo della rete a fini turistici, con un portale curato e ricco di immagini e curiosità sul microcosmo decisamente "alternativo" che è il paese. I motivi per cui Calcata rappresenta una sorta di "mito collettivo" sono da ricercarsi essenzialmente in tre ragioni: una di natura sociologica, una di carattere archeologico e infine una di carattere naturalistico. Le ragioni sociologiche derivano dalla ricerca di luoghi lontani dalle inquietudini della società odierna, caduta nella trappola del consumismo. Anche dal punto di vista archeologico, Calcata offre interessanti spunti. Volendo cercare delle analogie tra due realtà tanto diverse (Calcata e Roma), la valle del Treja sembra riprodurre in piccolo il paesaggio fluviale del Tevere al tempo in cui Roma sorgeva soltanto sui sette colli. Infine le ragioni naturalistiche risalgono all'istituzione del parco regionale del Treja , avvenuta nel 1979. In esso si trovano le belle cascate del Monte Gelato, luoghi che hanno ispirato molti registi, come Rossellini in "Francesco giullare di Dio" o anche De Laurentis in "Odissea".
La vita culturale a Calcata è fervente, promossa dalle tante associazioni che hanno sede in città tra le quali promotrice di molte iniziative è il Circolo Vegetariano di piazza Roma .
Da non perdere è la visita al "Granarone", vecchio granaio medievale restaurato dove si organizzano concerti, dibattiti, conferenze e anche corsi di pittura e scultura. Tra le tante storie che fanno di questo piccolo centro un luogo fuori dal comune c'è quella dell'archeologo inglese Timothy Potter.
Studioso delle civiltà italiche, egli arrivò a Calcata all'inizio degli anni Sessanta per scavare un sito falisco ,vicino Narce e decise di assoldare per gli scavi gli abitanti del posto, profondi conoscitori della zona, che poi si sono appassionati all'attività che viene tuttora continuata.


BIBLIOGRAFIA
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- Regione Lazio Assessorato alla cultura, M. A. De Lucia , "L'agro Falisco", Quasar, Roma, 1991

- F. Mancinelli Scotti, "Relazione degli scavi eseguiti a Narce- Faleri- Corchiano", Tipografia della Camera dei Deputati, Roma, 1897

- F. Barnabei, "Degli scavi di antichità nel territorio falisco", Monumenti antichi pubblicati per cura della Reale Accademia dei Lincei, vol. IV, Milano, 1894

- P. Portoghesi,"Gerusalemme celeste", in Alisei, n° 21/ Anno 3

- M. A. Lozzi Bonaventura, "Un paese di roccia sulla roccia", Abbazie Boschi Castelli, Itinerari nel Lazio, vol. 1

- S. Ardito, "Il futuro è un borgo antico", in Airone, n° 134, giugno 1992

- Quaderni della Tuscia, "I centri storici di Calcata, Castel Sant'Elia, Monteromano, gli abitanti e le case nel catasto gregoriano (1819-1820)", ed. Davide Ghaleb


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