(Miiii, la banda!)

      

Nel 1904 chi vi scrive non era ancora nato… ma questa è un’altra storia.

Narrano le cronache di un tempo,

"il giovane coadiutore don Luigi Testori appena giunto a Castellanza, si improvvisò maestro di musica per tenersi vicini i suoi ragazzi dell’oratorio di Castegnate ed impartì loro con l’aiuto dell’organista della parrocchia, i primi rudimenti della tecnica musicale. Si costituì così il Corpo Musicale Santa Cecilia."

Adesso sì che mi ricordo. A dire il vero una banda già esisteva, era quella cittadina, la Giuseppe Verdi, sicuramente più abile ed esperta, ma, recitano ancora i documenti passati [cfr. libretto del concerto di Natale - 1989], "don Luigi non era un tipo da smarrirsi, neanche quando tra le due bande nacque una certa rivalità". Forte dell’esclusiva per le manifestazioni religiose, ma soprattutto dell’entusiasmo di quei giovani, la banda è diventata così quella che tutti conosciamo (per alcuni l’unica e la sola).

Per oltre novant’anni ha accompagnato con le sue note tutti i momenti significativi delle nostre parrocchie e dell’intera città, ha salutato l’entrata dei nuovi parroci, ha accompagnato coloro che ci avevano lasciato, ci ha allietato con i suoi concerti, ha dato un tono solenne alle processioni, ha onorato i caduti delle guerre, ha riscaldato la notte di Natale con la tradizionale "piva"…

Molti sono i momenti da ricordare, ognuno ha i suoi personali. Tra i più famosi possiamo citare un aneddoto del 1937 secondo il quale "la banda stava suonando all’aperto l’ouverture del Fra’ Diavolo di Auber, quando venne a mancare la luce: la musica non fu interrotta neppure un secondo" (Anna Colombo Candiani nel suo libro su Castellanza); molti ricordano nel 1951 l’arrivo di don Giovanni Arrigoni mentre negli anni settanta invece si ha memoria di un concerto addirittura con i Pooh; più recente, del 1994, è la suonata in piazza san Pietro in onore del Papa.

C’è un appuntamento tra i tanti entrato ormai nella tradizione, così come il concerto di capodanno a Vienna (della filarmonica di Vienna, non della banda! – N.d.R.) che apre il nuovo anno: è il concerto di Natale, che riesce sempre a riempire il teatro di Via Dante (anche se il record d’incasso non è mai in discussione) richiamando persone persino dalla lontana via Pietro Micca, tanto da indurre gli organizzatori a mettere in calendario per quest’anno delle repliche ed un servizio di metropolitana per il trasporto (n.b. una delle due indiscrezioni è uno scoop, l’altra è una "bufala").

Il bello del concerto, oltre a qualche giovane suonatore, è vedere nella stessa sala persone di ogni età, lingua, popolo e nazione che, spinte dall’atmosfera del Natale o dal successivo rinfresco, dalla passione per la musica o da legami di parentela con i suonatori, si accalcano per ascoltare, gratis lo ricordiamo, le marce, i brani classici, i pezzi moderni… fino all’ormai immancabile marcia di Radetzky, tra un assolo di batteria e una stecca di clarinetto, le sorprese (a volte sembra di stare al circo) del maestro Balleello (credo l’unico con quattro elle), le gaffe del presentatore e persino gli interventi del sindaco.

Tutto questo è il concerto, degna conclusione di una preparazione durata mesi, passati a provare, scrivere commenti, consumare pranzi sociali, pensare alle scenografie, ai manifesti… e ripagata dall’affetto della gente, sempre festosa ma anche attenta e competente ascoltatrice, che si lascia trasportare dalla magia della musica che tante emozioni suscita sempre nel cuore di ciascuno (il momento mellifluo è offerto da… scuola di musica, per la banda del duemila).

Gigio Pirrazzio