Proiettili all'uranio e altri disastri

MA.FO. -

Sui Balcani in questi giorni volano anche i jet A-10 "Warthog", già usati dagli Stati uniti durante la guerra del Golfo nel 1991. Questi aerei sono equipaggiati con cannoni Gau8/A Avenger 30 millimetri a sette canne, capaci di sparare 4.200 proiettili al minuto. Durante la guerra del Golfo spararono milioni di proiettili rinforzati da una capsula di uranio impoverito, un prodotto di scarto del processo di "arricchimento" (necessario a rendere l'uranio atto ad alimentare un reattore nucleare o costruire bombe).

La decisione americana di usare i "Warthog" per colpire il Kosovo rappresenta "un pericolo per la popolazione e l'ambiente di tutti i Balcani".

L'uso di uranio impoverito nei proiettili ha una sua perversa logica. L'uranio è estremamente denso (1,7 volte più denso del piombo). Usato per rivestire i proiettili li rende molto più penetranti: quando il proiettile tocca l'obiettivo il rivestimento di uranio lo penetra, bruciando - e la combustione rilascia nell'aria ossidi di uranio. L'uranio radioattivo è più pericoloso quando inalato da un essere vivente, perché continuerà a rilasciare radiazioni all'interno dell'organismo che lo ha inalato.

Nella regione del Golfo sono rimasti oltre 300 mila chili di scorie di uranio radioattivo, dopo la guerra. Queste scorie sono responsabili di un enorme aumento di nascite di bambini malformati, nati morti, di leucemia infantile e di altri tumori nell'Iraq meridionale, intorno a Bassora.

Gli stessi proiettili all'uranio impoverito sono stati usati in Bosnia nel '95. Ora, "l'uso dei Warthog con i proiettili ricoperti di uranio impoverito minaccia di fare del Kosovo un deserto nucleare.

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