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Pagina 6

In 20 uccisi dall'amianto
indagine ai Cantieri navali

Per i vertici dell'azienda accusa di omicidio
L'inchiesta della Procura è stata avviata dopo una segnalazione dell'Inail. Presi in esame i casi dal dopoguerra a oggi

MASSIMO LORELLO

Omicidio plurimo colposo e lesioni gravissime. Sono queste le accuse che la Procura di Palermo rivolge a tutti i legali rappresentanti della Fincantieri che si sono succeduti dal dopoguerra a oggi. In primo piano sono le inadempienze delle quali i massimi dirigenti dell'azienda si sarebbero resi responsabili non affrontando, o facendolo solo in parte, il problema dello smaltimento dell'amianto. Un dramma vero e proprio, segnato dai casi di asbestosi e di altre malattie polmonari legate appunto al rischio amianto, e che hanno colpito una cinquantina di operai dello stabilimento di Palermo.
L'inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Emanuele Ravaglioli ed è scattata grazie a una segnalazione trasmessa dall'Inail. L'Istituto nazionale che vigila sugli infortuni sul lavoro ha registrato infatti numerosi casi di malattie polmonari che avevano colpito gli operai dei Cantieri navali di Palermo, patologie legate tutte all'inalazione di fibre di amianto.
E proprio all'inalazione delle polveri d'amianto - è questo l'elemento più inquietante - viene fatta risalire la morte di una ventina di dipendenti: operai che, nell'esercizio delle loro funzioni, sarebbero venuti inevitabilmente in contatto con la sostanza nociva. Da dieci anni l'utilizzo dell'amianto è disciplinato da una legge rigida e precisa che impone, tra l'altro, la bonifica dei luoghi di lavoro dove la sostanza viene utilizzata. Ma già dal 1956 c'era una legge che prevedeva l'adozione di una serie di precauzioni a tutela dei lavoratori impegnati nell'utilizzo di sostanze pericolose per la salute. Proprio in ragione di questa legge di quarantacinque anni fa, il pubblico ministero Ravaglioli ha deciso di estendere l'indagine a tutti i vertici della società: cominciando proprio da quel periodo del dopoguerra.
Micidiali le malattie provocate dal contatto e soprattutto dall'esalazione delle polveri del minerale incriminato. Fra queste l'asbestosi e il mesoterioma pleurico, quest'ultimo una patologia incurabile. Ma si tratta di mali che hanno un'incubazione che può raggiungere anche i trent'anni. Ed è per questo che numerosi dipendenti della Fincantieri, colpiti dalle malattie legate all'amianto, sono morti quando già erano andati in pensione da tempo. Oltre agli operai, fra le vittime dell'amianto presente ai Cantieri navali di Palermo ci sarebbe pure la moglie di un dipendente. Fatale, per la donna, sarebbe stato il fatto che per molti anni aveva lavato - come tutto il bucato di famiglia - anche la tuta del marito, intrisa delle polveri residuali della lavorazione dell'amianto.
Adesso l'indagine si sposta nell'ambito delle perizie mediche che dovranno definire la connessione fra quelle morti sul lavoro e l'amianto presente alla sede palermitana di Fincantieri. Nei prossimi giorni si procederà con l'«incidente probatorio», al quale presenzieranno due consulenti nominati della Procura, un epidemiologo e un docente universitario di Medicina del lavoro, e della difesa.
«Finalmente la Procura ha chiuso il cerchio»: Gioacchino Basile, l'ex dipendente e sindacalista della Fincantieri che tra gli anni Ottanta e i Novanta denunciò le infiltrazioni mafiose nell'azienda subendo una serie di minacce e finendo licenziato, plaude all'inchiesta aperta contro le morti sospette. «Tra il 1987 e il 1992 - racconta Basile - ho denunciato alla Procura della Repubblica il rischio amianto ai Cantieri navali, partendo dal controllo dello smaltimento dei rifiuti pericolosi all'interno dell'azienda. Ma non mi sono fermato alle dicerie o a una denuncia superficiale: ho raccolto una serie di prove, anche fotografiche, poi ho presentato una denuncia in Procura. È stata aperta un'inchiesta che poi, però, è finita in prescrizione».
Basile va anche oltre, mettendo insieme il suo licenziamento con la vicenda dell'amianto ai Cantieri. «Su questa storia dei rifiuti pericolosi non smaltiti dall'azienda - sottolinea l'ex sindacalista - ho anche fatto presentare un'interrogazione parlamentare. Lo stesso giorno in cui questo documento è stato diffuso dalla stampa io ho ricevuto la lettera di licenziamento. Questa nuova inchiesta della Procura, finalmente, potrà fare luce su una tragedia che ha portato alla morte tanti miei compagni di lavoro».
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