Simbolismo del fuoco e colo re esadecimale
 
 
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  IL fuoco

  1. La maggior parte degli aspetti del simbolismo del fuoco sono sintetzzati nella dottrina indù , che gli riconosce un'importanza fondamentale . Agni , Indra e Surya sono i fuochi dei mondi terreno ,intermedio e celeste , cioè il fuoco comune , il fulmine e il sole ; esistono inoltre altri due fuochi : quello di penetrazione o di assorbimento ( Vaishvanara ) e quello di distruzione ( altro aspetto di Agni ) . Vi sono parallelemente cinque aspetti del fuoco rituale , che è sempre Agni : "Il Dio Agni ha salito le cime del cielo , e liberandosi dai peccato , ci ha liberato dalla maledizione " (Athava Veda , 12 , 2; VEDV , 234 ) . Secondo L' Yi ching il fuoco corrisponde al sud , al rosso , all' estate , al cuore , e quest'ultimo riferimento è costante , sia che il fuoco rappresenti le passioni ( specialmente l'amore e la collera ) , sia che rappresenti lo spirito ( il fuoco dello spirito ), che è anche il soffio e il trigramma li o la conoscenza intuitiva di cui parla la Baghavad Gîtâ(4, 10 o 4, 27 ). Il significato naturale del fuoco va dalle anime erranti (fuochi fatui, lanterne dell'Estremo Oriente) fino allo spirito divino. "Brahama è identico al fuoco", dice la Gîtâ(4,25).
  2. Il fuoco è il simbolo divino essenziale del mazdeismo e, inoltre, la custodia del fuoco sacro si estende dall' antica Roma ad Angkor. Il simbolo del fuoco purificatore e rigeneratore si sviluppa dall'Occidente al Giappone; la liturgia cattolica del "fuoco nuovo" è celebrata nella notte di Pasqua, mentre quella dello Shintô coincide con il rinnovarsi dell'anno. Secondo alcune leggende, il Cristo e alcuni santi ridanno la vita ai corpi passandoli nel fuoco della forgia; vi sono anche le lingue di fuoco della Pentecoste. Il ruolo del fabbro introduce quello del suo parente, l'alchimista, che crea l'immortalità sul fuoco del fornello, oppure, in Cina, sul fuoco del crogiolo interiore che corrisponde all'incirca al plesso solare e al manipura-chakra,posto dallo Yoga sotto il segno del Fuoco.I taoisti, del resto, entrano nel fuoco per liberarsi dal condizionamento umano, apoteosi a proposito della quale non si può non richiamare quella di Elia sul carro di fuoco. Essi penetrano nel fuoco senza bruciarsi, il che -si assicura- consente di chiamare la pioggia(benedizione celeste),ma evoca anche il fuoco che non brucia dell'ermetismo occidentale, abluzione, purificazione alchemica, di cui la salamandra è simbolo. L'uomo è fuoco, dice Saint Martino;"la sua legge, come quella di tutti i fuochi, è di dissolvere(il suo involucro) e di unirsi alla fonte da cui si è separato". Ai fuochi purificatori bisogna aggiungere sia quello dell'antica Cina, che, nelle intronizzazioni rituali, accompagnava il bagno e la fumigazione, sia- naturalmente- quello delle ordalie, che si svolgevano un pò dovunque.
  3. Al fuoco artificiale dell'induismo, il Buddha sostituisce il fuoco interiore, che è nello stesso tempo conoscenza penetrante, illuminazione edistruzione dell'involucro:"Attizzo in me una fiamma... Il mio cuore è l'astro, la fiamma è il sè domato" (Samyuttanikâya,1,169).Le Upanishad assicurano parallelemente che bruciare esteriormente non è bruciare; da qui derivano i simboli della Kundalini che brucia nello Yoga indù e del "fuoco interiore" nel tantrismo tibetano. Quest'ultima concezione, che considera solo cinque centri sottili, fa corrispondere il fuoco al cuore;sempre in India, Taijasa, la condizione dell'essere che corrisponde al sogno e allo stato sottile, deriva da tejas, il fuoco. E' almeno curioso notare che Abû Ya' qû Sajastânî considera il fuoco nella funzione di "portare le cose allo stato sottile", mediante la combustione dell'involucro grezzo. L'apparentemente puerile formula alchemica cinese, secondo cui l'unione di acqua e fuoco produce il vapore, esprime un simbolismo analogo. Secondo una tradizione iniziatica peul,"il fuoco è del cielo perchè sale, l'acqua è della terra perchè scende sotto forma di pioggia"(HAMK):è di origine celeste e di destino terreno, mentre il fuoco è di origine terrena e di destino celeste.L'aspetto distruttore del fuoco comporta ovviamente anche un aspetto negativo e il dominio di questo fuoco implica una funzione diabolica. A proposito della forgia si noterà che il suo fuoco è contemporaneamente celeste e sotterraneo, strumento del demiurgo e del demone; la caduta di livello è quella di Lucifero, portatore della luce celeste, precipitato nelle fiamme dell'inferno: un fuoco che brilla senza consumare, ma che esclude per sempre dalla rigenerazione(AVAS, BHAB, COOH, GOVM, HERS, SAIR).
     
    P.G.
  4. Nelle tradizioni celtiche, sul fuoco quale elemento rituale simbolico si hanno solo informazioni indirette o agiografiche; i testi fanno solamente menzione, in Irlanda, della festa di Beltaine, "fuoco di Bel" del primo maggio, inizio dell'estate: i druidi accendevano grandi fuochi, fra cui si faceva passare il bestiame per preservarlo dalle epidemie. Al fuoco dei druidi, a Uisnech, al centro del paese, san Patrizio sostituì il suo, segno che il cristianesimo doveva prevalere in modo definitivo.Cesare parla anche, nel De Bello Gallico, dei grandi manichini di vimini in cui i Galli rinchiudevano uomini e animali e ai quali davano fuoco. I dati relativi a questa usanza gallica sono vaghi e ancora male analizzati, ma in Irlanda il simbolismo è chiaramente di tipo solare: è la pasqua dei pagani (CELT, 173, OGCA, 14, 181-183).
  5. Gli innumerevoli riti di purificazione per mezzo del fuoco,generalmente riti di passaggio, sono caratteristici delle culture agrarie: rappresentano infatti gli incendi dei campi che si adornano poi del verde manto della natura viva(GUES). Nel Popol Vuh gli Eroi Gemelli, dei del mais, periscono senza difendersi nel rogo acceso dai nemici, per rinascere quindi incarnati nei germogli verdi del mais. Il rito del Fuoco Nuovo, celebrato ancora ai nostri giorni dai Chorti al momento dell'equinozio bruciando i campi prima della semina, perpetua questo mito.I Chorti "accendono allora un gran rogo e vi bruciano cuori di uccelli e di altri animali" (ibidem): poichè il cuore dell'uccello è il simbolo dello spirito divino, gli indiani ripetono così simbolicamente l'incenerimento dei Gemelli-Signori del Mais.
  6. Nei riti iniziatici di morte e rinascita il Fuoco si associa al suo principio antagonista, l'Acqua. Così i Gemelli del Popol Vuh, dopo il loro incenerimento, rinascono dal fiume in cui sono state gettate le loro ceneri. Più tardi i due eroi diventeranno il nuovo Sole e la nuova Luna dei Maya Quiché, realizzando una nuova differenziazione dei principi antagonisti, fuoco e acqua, che hanno presieduto alla loro morte e rinascita. La purificazione con il fuoco risulta così complementare alla purificazione con l'acqua, sul piano microcosmico(riti iniziatici) e sul piano macrocosmico(miti alternati di diluvi e di grandi siccità o incendi). Il "Vecchio DIO" azteco del fuoco, Huehueteotl, ha per emblemi, nei codici, un pennacchio sormontato da un uccello azzurro, un pettorale a forma di farfalla e un cane; sulla fascia della fronte si incrociano due triangoli isoscele, uno diritto e l'altro rovesciato(SEJF). Sahagùn dice che egli risiede"nel serbatoio delle acque, fra i fiori che escono dai muri crettati, avviluppati da nubi d'acqua".Così il fuoco terreno, ctonio, rappresenta per gli Aztechi la forza profonda che permette l'unione dei contrari l'ascensione- la sublimazione, dice L. Séjourné- dell'acqua in nubi, cioè la trasformazione dell'acqua terrena, acqua impura, in acqua celeste, acqua pura e divina. Il fuoco è quindi prima di tutto il motore della rigenerazione periodica. Il triangolo ascendente, emblema di regalità, è il glifo della forza evolutiva; il triangolo discendente, secondo L. Séjourné, rappresenta Tlaloc, la grande divinità uranica del yuono, del fulmine (fuoco uranico) e delle piogge. Il glifo acqua bruciata, che gli è associato, rappresenta l'unione dei contrari che si realizza nel seno della terra (v. ARA e GIAGUARO).
     
     
     
     
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