Ponferrada - Triacastela

Dopo aver subito una lesione della retina per l'accensione delle luci alle 06.30, riuscivamo lo stesso nell'impresa di partire alle 08.00. Il ritardo era dovuto come al solito al maricone de Josè, sempre l'ultimo nel prepararsi, nell'andare a letto, nell'alzarsi la mattina e in salita. Usciti da Ponferrada e oltrepassato lo splendido Castello dei Templari attorniato da stormi di rondini in volo, abbiamo trovato a fatica la strada per Villafranca del Bierzo causa delle segnalazioni stradali approssimative. E' la prima volta comunque nel cammino che abbiamo dei dubbi sulla strada da seguire, solitamente frecce gialle e conchiglie imperversano per tutti gli 800 km del pellegrinaggio. Giunti a Villafranca infatti perdavamo Josè e Nacho per motivi opposti: Nacho corre come un matto e non si volta ad aspettare gli altri, Josè si stacca dal gruppo e si concede il lusso di fermarsi a timbrare la sua credencial ad ogni località. Dopo aver atteso un pò, proseguivamo lasciando la città e dirigendoci verso Piedrafita, il pueblo ai piedi della salita a O' Cebreiro. Qui la strada iniziava a costeggiare un monte sulla destra e a salire regolarmente, fino a quando presa una strada più grande tempestata di camion (ci sono dei gran lavori in corso e non è per niente bello vedersi passare a fianco dei tir che alzano chili di polvere) abbiamo ritrovato Nacho, che si era fermato ad aspettarci. Con lui ci siamo avventurati per una pendenza sempre più massacrante, senza grandi picchi ma costante. Dopo pochi chilometri io ero già lontano dalla vista dei nostri amici saragozzani e ho continuato al mio ritmo fino a Piedrafita. Naturalmente ad attendermi ho trovato l'onnipresente Carlos, che si era fermato vicino ad una fontana e dopo qualche minuto è arrivato anche Josè che oramai davamo per disperso. Ora ci aspettava la parte di salita più dura, strappi che ci dicevano fino al 20% di pendenza. A questo punto il reparto fanteria (Josè ed io) ha deciso di lasciare andare in avanscoperta i tre caballeros (nell'ordine Nacho, Jaime e Carlos) e proseguire spingendo i propri destrieri cigolanti, tranne in qualche tratto più pedalabile. Dopo un'oretta di ascesa giungevamo finalmente al passo, dove oltre al monastero abbiamo visitato anche "Mason Carole", il ristorante dove abbiamo pranzato a fianco di una compagnia di pensionati tedeschi, giunti in pullman naturalmente. O' Cebreiro riserva però una brutta sorpresa ai suoi scalatori: ci sono altri tre passi dopo di lui e l'Alto de Pojo, l'ultimo e il più alto dei tre si raggiunge solo dopo aver sudato le classiche sette camicie. Da qui, dove si trova la statua di Santiago pellegrino ci si lancia per l'ennesima discesona di 10 km, sfidando la rigidità strutturale dei nostri mezzi meccanici. La meta delle nostre fatiche è Triacastela, un paesino tranquillo, dove per la prima volta andiamo a dormire in un ostello privato (quello pubblico è pieno) e ci accorgiamo della differenza economica (1500 pesetas non sono poche rispetto alle 500 che abbiamo mediamente pagato durante il cammino). E' però una piacevole serata, davanti ad un boccadillo e ad una cerveza ci siamo raccontati un pò di noi, delle nostre vite a casa e ci siamo scambiati qualche aneddoto "culturale" dei nostri paesi. Lo sapevate che in Spagna la serie televisiva Supercar si chiama "lo coche magnifico" o che fanno persino la traduzione letterale del mitico A-Team e lo chiamano "Equipo A" ?