(Viana - Santo Domingo 
de la Calzada)

Dopo una colazione in compagnia dei ritrovati Carlos e Josè, siamo partiti in direzione Logrono. Alla compagnia intanto si è unito Mario, un ragazzo di Saragozza come Carlos e Josè, simpatico ma che ha deciso di vivere il pellegrinaggio a Santiago come esperienza personale, quindi a volte si estranea dal gruppo. Prima di Logrono, sulla discesa che porta alla città abbiamo incontrato Donna Felicia, una simpatica signora di 91 anni che ancora molto arzilla protestava contro il governo per le mancate sovvenzioni al suo ostello. Qui sia Carlos che Josè acquistano una Concha (conchiglia) che è uno dei simboli del Cammino di Santiago, più di una volta l'abbiamo notata di fianco alle frecce gialle che indicano il percorso. Sorpassata Logrono, abbiamo continuato la nostra fatica pedalando verso Najera, dove pensavamo di mangiare. A Najera (siamo giunti fin lì pedalando su  di un terribile sterrato ma con dei panorami stupendi) abbiamo incontrato un pellegrino di Firenze, che a piedi stava cercando di finire il Cammino in due settimane (un pò pazzo, ma il primo italiano trovato sul cammino). A volte sentendo anche le storie degli altri pellegrini mi viene da pensare che forse programmare tutto, definendo le varie tappe e gli ostelli in cui dormire non sia la vera strada da seguire per compiere il pellegrinaggio. Certo una persona sarebbe incosciente se non preparasse adeguatamente il Cammino e non tenesse conto dei suoi impegni a casa, ma quella componente di imprevisto e di vivere le esperienze così come si presentano giorno dopo giorno viene un pò a mancare. Giunti all'albergo del pellegrino il gestore ci consigliava di proseguire per altri 6 km e di pranzare ad Azofra, qui si trova un ristorante economico ma dove si mangia bene. Naturalmente ci siamo fidati e con 1000 pesetas ci siamo gustati un pranzo completo e la tappa a cronometro del Tour de France. Abbiamo deciso di non metterci in sella fino alle 17.00 perché il sole picchiava forte ed io mi sono immedesimato in un perfetto spagnolo appisolandomi nella tipica "siesta" su una panchina della piazza del paese. Risvegliatomi e dopo una comunella con altri ciclisti dall'Andalusia e un vecchietto paesano che ci ha mostrato il tipico modo di bere del posto (da un'ampolla si faceva cadere il vino sul naso per poi farlo scivolare fino alla bocca) siamo ripartiti di corsa verso S.Domingo della Calzada e questa è diventata la mia giornata nera. Prima sono caduto su una discesa, senza aver gravi danni se non un ematoma sulla coscia e una piega al portapacchi. Poi quando mi sentivo bene e stavo tirando il gruppo ho forato la ruota anteriore e solo grazie all'aiuto dei generosi Carlos e Mario siamo potuti ripartire in pochi minuti. Alla fine delle mie peripezie alle 19.00 siamo giunti all'ostello comunale di S.Domingo dove abbiamo ritrovato l'allegra famigliola di Toledo (che abbiamo notato si sposta con l'auto a seguito riposandosi un pò a turno) i ragazzi andalusi (tra cui abbiamo notato una bionda niente male che viaggia con una simpatica mucca sul manubrio) e naturalmente Mario, che come al solito dopo aver abbandonato il gruppo verso Najera si era riunito a noi negli ultimi chilometri. E' proprio questo uno degli aspetti più belli del pellegrinaggio a Santiago, il condividere la propria esperienza con quella di altri e vedere come queste esperienze si intreccino più volte lungo lo stesso cammino.