PER IL SOLENNE INGRESSO IN CASTELNUOVO

DEL NOVELLO PARROCO REV. D. ANGELO MARTINELLI

22 GENNAIO 1893



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Don Angelo Carissimo
Le memorie riferentesi a Castelnuovo e alla sua stazione di Cura d'Anime, che questa rappresentanza Comunale oggi ti presenta, sono state piuttosto in fretta raccolte ed estratte da annotazioni e carte messe a mia disposizione da quell'appassionato cultore e ricercatore delle nostre patrie memorie, che è l'amico comune D. Gioachino Dal Castegné.
Permetti adunque, D. Angelo carissimo che anch'io mi unisca alla Rappresentanza Comunale di Castelnuovo, non tanto nel presentarti questa pubblicazione, che è ancora poca cosa, quanto nel darti il benvenuto nel nome del Signore quale parroco della Patria mia.
Io, che ti conosco da tanto tempo, posso con veritą congratularmi coi miei compatrioti di questo fausto avvenimento, e se faccia poi fervidi voti ed auguri per te in questo giorno; puoi congetturarlo da col quale ti ho avuto nel cuore, e col quale ho il piacere di segnarmi ora.



Tuo Parrocchiano reverente aff.mo
Prete D. Antonio Brusamolin





Nel dare la serie dei Sacerdoti, che si ricordano avere esercitata la cura d'anime in Castelnuovo, sarebbe opportuno un cenno storico di questa villa, che nei tempi remoti fu legata alle vicissitudini del castello e dei Signori d'egual nome, potenti per più secoli nella nostra Valsugana.
Ma purtroppo mancano i documenti a formarcene un'idea come il Castelnuovo colla gente di sua spettanza ebbe a traversare i secoli medioevali, e la storia costretta ad indovinare- benché avvezze - ne dice assai poco. E sarebbe pur si caro alla Patria che si ama ricordare le lontane anche tranquille vicende, e gli Antenati vissuti nei tempi dai nostri si diversi, testimoni di grandi colpe e di grandi virtù.
Sul piccolo dosso del Castellaro, che rimpetto alla villa di Castelnuovo s'innalza lą dove l'ultimo declivio dei monte Civerone si bagna nel Brenta, sorgeva almeno nove secoli addietro uno dei Castelli dei Signori di Caldonazzo fabbricato, come accenna il nome, in epoca più recente degli altri, forse per qualche ramo di questa potente famiglia, che si chiamò quindi anche "Di Castelnuovo".
Disperse sul pendio, per lo più ad Oriente del Castello né da queste molto discoste (1), dovettero sorgere le abitazioni del popolo dipendente, che dalla vicinanza al Castelnuovo ne ha poi preso e conservato il nome.


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La Chiesa di questo paesello era l'attuale di S. Margherita, che una tradizione dice fra le più antiche della Valle.
Certo è che possedeva diritti di decima nelle campagne di Villa, Agnedo, Scurelle, e altrove ancora, il che accenna ad un certo nesso con questa Chiesa di antichi donatori, fuori e lontano dall'ambito attuale del Comune. (2)

La grande congettura concorda con la tradizione che vuole si fossero in antico portati a S. Margherita i defunti di lontane ville, che ormai da secoli diversi hanno propria Chiesa e Sacerdote. Il cimitero circostante, che fino ad epoca recente si ebbe cura di tener cinto di mura; e chiuso a cancelli, non si usava più dal 1500 in poi, se non per gli eremiti, che per la custodia della chiesa abitavano lą presso, fino al decreto di soppressione emanato da Giuseppe II nel 1782. (3)

Questa Chiesa ebbe negli antichissimi tempi un Sacerdote, ma a differenza di quelli che poi furono alla Chiesa di S. Leonardo, indipendente da Borgo. A conferma di che, vale ricordare come nel 1339 il Prete Pellegrino Sartori, che veniva investito dal Vescovo Antonio de Nazareis "de parte ecclesiae plebis S. Marie de Burgo" riceveva in commenda la chiesa di S. Margherita incaricandolo della cura d'anime di quel luogo, coll'ordine a chi s'aspettava di render conto dei proventi di quelle chiese all'accennato Pievano. (4)
Tale distinzione in assegnargli i due benefici dimostra che non era gią la Chiesa di S. Margherita una cappella della Pieve, ma una stazione separata e che stava da se; privata forse del proprio Sacerdote, quando, quattro anni prima, fu distrutto il Castelnuovo d'oltre Brenta.
Nel 1589 fu dipinta la nicchia istoriata dov'è la statua di S. Margherita: da Lorenzo Mauricio, il quale forse ha dipinto le immagini degli Apostoli nell'antica abside, che fu demolita nei restauri del 1845. In questa occasione il Parroco Dorigatti ha posta in Chiesa una lapide, che per testimonio almeno della tradizione del popolo ne piace qui riportare


Hoc Templum
Santae Margaritae Virgini et Martiri Dicatum
Primum Insigne Monumentum Populi Inferioris Ausuganeae
Ad Christi Religionem Pen S. Prosdocimum
Episcopum Patavinum Ac Apostoli Petri Discipulum
Conversi
Iam Diu Fere Ruens Anno MDCCCXLV Elemosinis Fidelium
Castrinovi Restaurandum et Anno MDCCCLVI Ad Maiorem Dei Gloriam
Et Posteritatis Exemplum Perficiendum
Parochus Ioannes Baptista Dorigati Thesinensis
Curavit


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Verso la fine del secolo XIV, il castello e le case circostanti furono devastate. Questo anche si può dedurre dalla Cronaca di Conforto Da Costoza, da cui riporto un frammento pubblicato anni fa nel Berico di Vicenza, perché resti nei documenti nostri.
"Avendosi Xico da Castelnovo sulle montagne Vicentine appropriato alcune pecore e fatti altri danni, Antonio Dalla Scala mandogli ambasciatori perché restituisse il maltolto. Il quale non solo non ubbidì, ma rispose con ingiurie, per cui il governatore, raccolta una schiera parte a piedi, parte a cavallo, con bombarde e balestrieri occupò la contrada di Sugo ai 26 di Luglio (anno 1385 giusta l'Alberti, Annali pag. 262 ed il Muratori, R. I. S. XIII pag. 1262). Condottiere e maniscalco dell'esercito fu il Nob. Cortesia di Sarego Collaterale e cognato (?) del Signore che pose il campo presso Borgo di Sugo e cintolo d'assedio, di lą devastò Caldonazzo e li paesi del detto Xico tagliando senza misericordia alberi e viti, Vistosi preso in mezzo senza scampo rifugiossi con quei di Trento a Rocca Telvana.
La domenica 13 Agosto lasciati a Borgo la cavalleria e i salariati mandati in aiuto da Padova che venendo non potervisi sostenere, abbattuta la torre dalle bombarde, si erano arresi all'esercito Scaligero, salve quelle persone, i vincitori entrati nei ripari, visto che lor non giovavano se a non perder tempo, posero dapprima l'intera borgata a sacco, indi atterrarono tetti e case facendovi ricco bottino. E infatti detto paese bello, fertile e molto commerciante. Di lą passarono di terra in terra del detto Xico nulla risparmiando, tagliando e devastando, alberi, viti e messi. E corsa in simil guisa la Folgaria e le terre di Marca Bruno De Besene, che contro i patti avevano aiutato Sico, nel mercoledì 23 Agosto trionfanti si ritirarono."
Il Castel nuovo non fu quindi rifabbricato più, (5) e la famiglia dinastiale si tenne agli altri che possedeva, rimanendone però a quanto pare nella villa di Castelnuovo un ramo che si ricorda fino al secolo XVI. (6)


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Ma prima ancora della distruzione del castello, dalle antiche dimore vicine a questo cominciarono i Castelnovesi a trapiantarsi sulla sinistra del Brenta, che spinto verso mezzodì dai detriti dei torrenti, andava sempre più rodendo le campagne a piè del Civerone, e lasciava più largo e sicuro il campo verso il lento pendio che ascende a Telve. La maggior parte di questo declivio era gią occupato dai Telvesi, che senza contrasti poi tracciarono il confine comunale dove giungeva il complesso delle private loro proprietą.
Presso la strada principale, dove certo sorgevano fabbricati per l'esazione del dazio e dei pedaggi, si aggiunsero nuove case necessarie a chi teneva il suolo circostante a coltura, e un po' alla volta si disertarono le antiche a destra del fiume, Ai possedimenti dei nuovi arrivati era naturale confine verso Scurelle, il torrente Maso.
Ma questo senza argini stabili, mutando sovente d'alveo, divenne occasione fra le due parti vicine ai continue differenze e di vicendevoli offese (7). E ne dice un documento, che nel 1496 queste duravano da oltre duecento anni: indizio che gią nel secolo XIII parte almeno della gente di Castelnuovo abitava al di qua del Brenta.
E quivi, forse intorno a questo tempo, fu eretta la primitiva chiesa di S. Leonardo, rivolta con l'altare ad Oriente giusta la consuetudine antica (8). La chiesa curata fu quella di S. Margherita per lungo tempo ancora e fin dopo concesso il fonte battesimale a quella di S. Leonardo, è ricordata nel designare i pievani di Castelnuovo "S. Leonardi et Margaritae".
A mezzo il secolo XVI la Chiesa di S. Leonardo era gią in cattivo stato: Rotto il coperto che vi lasciava piovere in più luoghi, troppo ristretta per la popolazione (si calcolavano a quel tempo circa dugento gli ammessi alla Comunione) e mal provveduta di lume dinanzi al Santissimo.
Ciò non derivava dalla mancanza di rendita per le ordinarie spese: Colpa ne aveva piuttosto chi in primo luogo e più da vicino era chiamato a sorvegliare.
Non si ricorda che la Chiesa allora sia stata dotata di patrimonio in capitale, e dai pochi fondi dati in affitto ritraeva circa trenta staia di varie biade, e che solevansi vendere poi al migliore offerente all'asta, solita a tenersi presso le porte della Chiesa. A queste porte inoltre erano esposte delle "ave" (cassette delle elemosine) che annualmente davano dai sette ad otto fiorini.
Degno poi di notarsi e il dazio che riscuoteva sulle merci di transito, tassate un carantano per ogni carro, e rendeva circa diciassette fiorini all'anno. Un secolo dopo questa rendita si calcolava cento troni: un carantano perciò per ogni mille libbre, e per ogni carradore la tassa di troni uno (9).
Amministrava queste rendite un massaro eletto nella Regola, e obbligato a render conto annualmente in Canonica alla presenza dei "vicini" e del Curato che ne firmava il saldo.
Il decoro delle sacre funzioni e degli arredi non sarą stato per vero splendido; basterebbe a provarlo il fatto che tali scarse entrate si facevano bastare e nei conti del massaro trovasi anche l'avanzo di cento e più troni ( 1557).
Si nota però, che il Sacerdote non assumeva l'obbligo di celebrare la Messa che nei giorni festivi e non si badava al popolo, se il Curato in via ordinaria fosse stato anche a quel solo che aveva assunto per impegno.
Alla nomina dei suoi Preti il Comune era estraneo affatto. Quando fu costituita una prebenda per la cura d'anime pretesero i Conti del Tirolo (subentrati nella signoria dei Castelnuovo 1412) presentarne l'investiendo, e la Curia di Feltre dopo ripetute proteste accettò la pratica.
Ma tali investiti sovente non si mostravano manco in paese: Altri ecclesiastici di ventura subentravano in loro vece, stranieri per lo più ed intesi a ricavare dal sacro ministero quel che meglio potevano.


Verso il 1550 la rendita del beneficio si calcolava:
a)    dalle decime in media:	     frumento stara      12
                                  segala stara        40
                                  orzo scandella       7
                                  fava                 3
                                  pizzolli             2
                                  legumi               1
                                  miglio              24
                                  frumentone          16
                                  sorgo               12
b)    per affitti da diversi:     miglio stara        52
c)   da fondi d'economia propria: segala stara        18
                                  frumento             6
                                               _______________
Quindi in grani diversi staia circa  . . . . . . . . 193, oltre 6 fiorini 
in danari alla moneta di Marano (10); e due galline.

Il sacerdote, che diremo usufruttuario di tale beneficio ed esercitava la cura d'anime in luogo dell'investito dimorante lontano, pagava a questo un affitto da convenirsi, ma di solito variava di poco. Al canonico Balzani pagava Simone Fabbri (1533) ventidue fiorini e metą della steora regia.
La canonica a quel tempo era ormai deperita così che minacciava rovina, la riattò a sue spese il detto Fabri nel primo tempo che venne a Castelnuovo.
Della stessa fa una descrizione (da buon seicentista) miseranda il pievano Cibbini (11); ed è ricordato come ai 6 Maggio 1662 precipitò l'avvolto dov'era il forno, opprimendo sotto le rovine Bortolamia moglie di Nicolò Floriani. Tale fabbrica servì però con qualche riattazione fino al 1878 quando fu radicalmente riformata, decente e pulita.

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Ai rivolgimenti politici creati dall'interesse e dall'ambizione di pochi non si ricorda che abbia presa parte la nostra valle, ma fu invece turbata dai moti della guerra rustica prodotti da una causa quasi domestica e universalmente sentita.
A tale sollevazione in Valsugana non ultimamente si ebbero quelli di Castelnuovo; perché nelle speciali condizioni del luogo, stretti più che altrove dalle angustie economiche, più grave sentivano il peso di quelle prestazioni che i dinasti esigevano allora colla prepotenza di un dominio quasi illuminato sopra un povero popolo uso da lungo a servire e tacere.
Ed invero: ristretta quivi la pastorizia per mancanza di pascoli alpini, i terreni dissodati a coltura relativamente pochi, sterili quei sulle ghiaie di alluvione verso Telve, esposti molti altri alle incursioni dei torrenti male arginati., e non raro alle ruberie di truppe senza disciplina qui di passaggio: i gelsi e l'industria della seta a quel tempo sconosciuti ancora, e la vite coltivata solo pel bisogno interno.
E se fu causa delle più forti la povertą a disporre altrove gli animi alla ribellione, dovette pur qui produrre simile effetto, tanto più che in quel luogo di passaggio non difettavano i propalatori delle recenti dottrine sovversive, mentre l'influenza invece o la istruzione del Clero era troppo sproporzionata al bisogno per opporre un' argine alla invadente demoralizzazione, per togliere l'illusione di speranze male accarezzate.
Nell'estate 1525 i vassalli di Ivano ucciso l'odiato Giorgio Puchler ivi capitano (25 Agosto) avevano occupato e messo a ruba il castello: quei non assaltarono; per quel che è noto, il castello, ma furono a un punto di catturarne il dinasta Sigismondo, e mal per lui se fuggendo a cavallo non si fosse riparato al sicuro dentro le sue mura.
Infiammati così gli animi dalla iniziata ribellione mossero verso Trento, (28 Agosto) lusingati dai capi agitatori di finirla colle angherie del sistema feudale e divisero il bottino della cittą. Era tra i capi certo Giacomo Corradi del Borgo, e Bartolomeo Salvadori di Caldonazzo.
La gente di ogni Villa aveva il proprio capitano, e quello di Castelnuovo dovette essere Domenico Dal Corno, allora sindaco (V. documento I).
La spedizione ebbe l'esito disgraziato che si poteva attendere e gią prima della metą di Settembre, Gerardo conte d'Arco e Lodovico conte Lodron vennero in Valsugana con mille fanti italiani e molti tedeschi a punire gli infelici ribelli. 25 dei capi ne trassono legati prigionieri a Trento; diversi, specialmente di Ivano, avvisati a tempo fuggirono.
Il sindaco di Castelnuovo fu tra i catturati. Però non molto tempo dopo poté riavere la libertą, pagando una multa, Ce, se dobbiamo credere alla cronaca del Pincio (libro XI), portando in fronte il marchio dell'infamia, come tutti i carcerati in quell'occasione.
Il Corradi e il Salvadori sopraccennati ebbero tronca la testa, un certo Francesco pittore di Borgo, un suo nipote, e Gaudenzio del Canale tagliata la lingua (12). E non furono, purtroppo i soli a portare le pene esorbitanti e crudeli d'una giustizia ancora in uso a quei tempi.
Il dal Corno dovette restare in bando fuori della giurisdizione di Telvana, e solo nell'Agosto dell'anno seguente si trova ritornato in Patria, dove il Comune lo compensa delle spese sostenute cedendogli un tratto di suolo di "sei opere" ai Saleti.
Questa sollevazione dei nostri poveri antenati, conseguenza da lungo maturata del sistema di governo, e suscitata da speciali circostanze, ha passati purtroppo i limiti di un certo naturale diritto, ma il popolo, che volle in tal modo farsi una giustizia negata ma d'altronde, merita più che la nostra condanna una sincera compassione.

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Per le antiche memore delle nostre chiese è fonte abbastanza ricca l'archivio vescovile di Feltre (ai Vescovi di Feltre fu soggetta la Valsugana con Tesino e Primiero dai primi secoli cristiani fino al 1786; e di quella Chiesa, che fu si a lungo madre e tutrice della Fede nelle nostre valli, ogni animo ben nato deve ricordarsi con riconoscente affetto) dal quale in parte furono tolte le presenti notizie.
Ma nelle luttuose vicende belliche del 1510 quando la cittą fu incendiata e distrutta dalle bande tedesche del Lichtenstein, perì disgraziatamente anche l'archivio, dove adesso non sono che pochi i documenti anteriori al secolo XVI.
Tale mancanza non ci lascia erudire quando la chiesa di S. Leonardo avrą cominciato ad avere il proprio Sacerdote, dipendente dal Pievano di Borgo, alla quale i Castelnovesi dell'attuale Villa come uniti di beni, un tempo lo furono anche di Chiesa.

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S E R I E

D E I S A C E R D O T I I N C U R A D' A N I M E A

C A S T E L N U O V O

D E I Q U A L I E' M E M O R I A

1 MARCO DELLA BELLA di Telve Epoca:1465 - 1480 Risiedeva egli stesso a Castelnuovo. Fu investito del beneficio della Cappella di Castelnuovo ai 27 Luglio 1475, e vi rinunziò al principio del 1480.

2 RODOLFO BUTIN Ne è ignota la patria: forse anche dimorava altrove. Epoca:1480-1508 (?) NOTA: Non si trova quando abbia rinunziato e sia morto: forse è rimasto fino al Castellalto.

3 SIMONE DI CASTELLALTO di Telve, figlio del celebre capitano Francesco; quinto di tal nome nella casa dei Castellalto, fu investito, chierico ancora della. chiesa di "S. Leonardo e S. Margherita" il 28 Dicembre 1508 Frattanto supplicava forse il cappellano Dominico ordinato sacerdote nel 1512 morì 4 anni dopo. Epoca:1508 - 1516.
Attorno questo tempo appare Dominico da Primion nelle Giudicarie - cappellano nella villa di Castelnuovo - L'ultima memoria di lui è nel 1536.Con lui si è trapiantata in Castelnuovo una famiglia di attinenti, che presto ebbe parte negli uffici pubblici del luogo e portò il cognome Primion. Andò estinta nel secolo passato.
NOTA: Da ricordarsi come la cerimonia di questa investitura si fa non a S.. Margherita, ma nella chiesa di S. Leonardo, che si officiava fin d'allora come curata. Ripetuti passaggi di truppe nel Febbraio 1508 e nel Luglio 1509 con Massimiliano imperatore, e l'estate 1510 col Lichtenstein nella guerra con Venezia. Turbolenze per l'insurrezione dei contadini nel 1525. La famiglia Welsberg di Telvana quindi accresce gli aggravi dei sudditi.

4 ODORICO COSTEDE, cittadino e canonico di Trento Epoca: 1517 (?) - 1528
Nota: Le case dei Costede a Trento occupavano il sito dove ora sorge il seminario vecchio, ed era proprietą loro la torre che adesso ivi serve di campanile.

5 LODOVICO BALZANI canonico dl Trento. Epoca:1528 - 1554.
Aveva casa in Sardegna, che porta ancora le insegne e il suo nome. Ai 9 Aprile 1528 ricorre per Castelnuovo raccomandato dall'imperatore Ferdinando come conte del Tirolo.
Morì nel 1554
Nel 1540 si ricorda un certo prete Doną cappellano.
Nel 1541 è cappellano Giacomo Fancari da Mantova.
Nel 1542 è cappellano Vittorino Rambaldo di Feltre, della famiglia del celebre precettore Vittorino.
Nel 1553 è cappellano Simone Fabbri vicentino; fu qui sei mesi prima della morte del Balzani.
Nota: Alla morte del Balzani contendono per aver questa cura Lodovico Costede, e il Cavalieri.
Nota: 12 Settembre 1543 visita del Vescovo Tomaso Campeggio. Si riconosce il bisogno di ampliare la chiesa di S. Leonardo. 13 Luglio 1547 altra visita fatta dal canonico G. B. Romagna, vic. del Vesc. suddetto. Ordine per la santificazione delle feste. (Vedi documento II). Nel 1550 nuova visita pastorale: Castelnuovo protesta di non pagare le spese fatte per essa di Borgo.

6 GIOVANNI CAVALIERI, canonico di Trento e cappellano elemosiniere dell'imperatore Ferdinando, e da questo presentato per la cura di Castelnuovo come sopra. Feltre protesta non riconoscere questa ingerenza del conte del Tirolo, ma tuttavia consente a dargli l'investitura mediante il suo procuratore D. Nicolò Floriani Epoca: 1554 - 1567.
Nota: Nel 1559 è cappellano Jacopo de Fabris di Scurelle, si nota "curato". Nel 1563 c'è un Jacopo de Bellis Veronese. Partì nell'Ottobre 1566.
Nell'autunno del 1558 furono chiamati a Feltre tutti i curati d'anime della diocesi a riferire sullo stato delle cure, con riguardo particolare alla diffusione di errori luterani.
Nel Giugno 1564 memorabile inondazione.

7 NIC0LO' FLORIANI di Villa Lagarina - Fu il primo parroco residente di continuo a Castelnuovo. Epoca: 1567-1582
Nota: Non c'è cappellano. Giusta le recenti norme del Concilio Tridentino, a richiesta del Floriani fu concesso alla chiesa il fonte battesimale (24 Aprile 1577) Di lui è un primo libretto dei matrimoni che si conservava nell'archivio parrocchiale, fino al 1917, in data 1570.

8 DIETRICO MINATI di Grigno. Epoca:1582-1621.
Nel 1588 si reca a Feltre per il singolo diocesano convocato dal Vescovo Giacomo Rovelio. Sostenne per ragioni sopra un fondo "Salamonis in regula Telvi" una lite, vinta da Bartolomeo Brusamolin (1611-12). Della quale è ancora memoria nella tradizione.
Questo pievano era nell'ultimo tempo quasi totalmente cieco, ne poteva celebrare. Morì ai 4 Gennaio 1621.
Nota: Nelle infermitą dei suoi ultimi anni fu costretto ad assumersi un cappellano. Nel 1609 appare certo Todeschini, nel 1611 un Graziadei.
Nel 1618 Nicolò Ributti s'accorda per un triennio al prezzo di tre scudi mensili e camera e mensa quando avesse a funzionare invece del pievano.
Partito il Ributti prima del convenuto; egli dovette farsi assistere da vari Cappellani, che non si adattavano a rimanervi a lungo.
Durante il lungo suo ministero fu rifabbricata la chiesa parrocchiale odierna, ma senza l'attuale cappella della B. V. In questa occasione ebbe a sopportare gravi molestie. Nel 1594 fu fondato e dotato l'altare di S. Giovanni dal nob. Gaspare fu Bernardino de Ceschi.

9 FRANCESCO POPPI di Borgo, Protonotario apostolico. Epoca: 1621-1667.
Era di famiglia ragguardevole, che ebbe sovente soggetti negli uffici pubblici, e al castello Telvana. Presentato da Leopoldo d'Austria (9 Marzo 1621) ebbe dal Vescovo senza proteste il decreto di investitura (7 Marzo) e ai 21 accompagnato da illustre seguito, prese possesso della parrocchia. Questo pievano fondò il legato d'una Messa ogni domenica, incorporato più tardi alla primissaria. Morì ai 29 Novembre 1667 e fu sepolto sul presbiterio.
Coadiutore: Nel 1642 è costretto il pievano a recarsi e dimorare a Feltre per tre mesi continui al disbrigo di fastidiosi affari. Intanto costituisce Vicario don Michele Blasotti.
Nel 1667 durante la vacanza è deputato economico Sebastiano Tessari.

NOTE: La Dom. 25 Settembre 1633 fece la solenne consacrazione della chiesa parr. Mons. Gian. Paolo Savio, Vescovo e conte di Feltre. Nel 1651 fu indorato l'altare di S. Giovanni apostolo e S. G. Battista col ricavato di una vendita di bosco di Sella. In Settembre 1661 Castelnuovo fu grandemente danneggiato dalle acque: il Maso passò per la piazza rovinando diverse case. A mezzodì della canonica fu occupata nel 1667 parte del broilo beneficale a costruirvi una nuova dogana, essendo l'antica in piazza troppo esposta alle inondazioni.

10 GIACOMO ANTONIO CIBBINI di Telve. Epoca:1668 - 17O7
Commissario vescovile "a parte Imperii" Entrò al possesso della parrocchia il 31 Marzo 1668. Ecclesiastico distinto per dottrina e prudenza, fu sovente incaricato di affari dal Vescovo suo. Quarant'anni durò in ufficio, e ai funerali di lui accorse il Clero di tutta la valle e di Tesino. Fu sepolto sul presbiterio della parr. il 15 Novembre 1707.
Primissari:
Nel 1668 E' fondata la Primissaria che si dą al neo sacerdote D. Francesco Girardon di Castelnuovo (morto nel 1673 - a trent'anni)
Nel 1674 si trova Giovanni Casatta di Tesino Nel 1676 G. B. Lupo passò primissario a Telve.
Nel 1679 Antonio della Maria. Era stato cappellano di Samone.
Nel 1699 Francesco Ant. Fachinelli di Telve (morto nel 1691 a 40 anni).
Nel 1692 Pie-tro Antonio de Vettore; nel 1695 Lorenzo Lenzi di Torcegno, poi cappellano a Roncegno.
Nel 1699 Giuseppe Dalsasso.
Nel 1699 Giacomo Denicolò da Castelnuovo, il quale dal 13 Nov. 1707 fino alla venuta del nuovo parroco 2 Marzo 1708 fu economo parrocchiale. Morì ai 17 Aprile 1710 nell'etą di 38 anni.

NOTE: V'era a questo tempo canonico di Trento un Antonio Denicolò di Castelnuovo del quale si conservava fino al 1915 il ritratto.
Il primissario aveva casa propria e fondi donde ritraeva il sostentamento. A quest'epoca si trova gią istituita in C. N. la confraternita del SS. Sacram. alla quale Elisabetta m. di Ant. Venzo lega fiorini 50 del Reno coll'onere di due S. Messe annue; e una in canto. Sotto questo pievano si agitò una lite coi signori di Telvana per le decime dei novali. Il documento che ne da notizie è mancante, e da questo si può conoscere l'esito della causa.

11 CRISTOFORO BORTOLOTTI da Volano; dottore di filosofia teologia e cappellano aulico del conte del Tirolo. Epoca: 1708 - 1748
Ebbe fama di erudito, e onorato ricercato affidò frequente il paese ad altri sacerdoti per predicare altrove, o visitare la corte d'Innsbruch. Morì di tormentosa malattia a 74 anni il 24 Novembre 1748 e fu posto nel solito monumento dei pievani.

a) PRIMISSARI:
1710 Pietro Riccabona di Castelnuovo. Nella quasi continua assenza del parroco (1713~1722) è costituito Vic. Parr. morì nel 1725.
1724 Don Francesco Ant. Poppi fino verso il 1737
1727 Giacomo Ant. Denicolò. Nella quaresima 1733 è vicario per il parroco assente: poi si ritira e muore nel 1749 lasciando un legato perpetuo.
1733 G. Battista Paterno fu poi curato di Spera.
1740 Domenico Ghirardello
1743 Giovanni Battista Dorigato
1745 Zaccaria Lenzi. Alla morte del parroco 24 nov. 1748 fu economo parroco fino al Sett. seguente.

b) Nella primavera del 1731 si pose mano a fabbricare la cappella del S. Rosario nella parrocchiale. Giusta contratto, dovette finirsi nel Nov. 1732. Il prezzo pattuito fu di 115 fiorini alemanni, pari a troni 575, metą in denaro e metą in commestibili, dando il materiale di fabbrica. L'altare fu condotto fa Bassano solo nel 1741 con denaro legato per ciò da Matteo Coradello, morto nell'Agosto di quell'anno.
Questo pievano donò (2 Maggio 1725) alla chiesa la reliquia di S. Croce.

Questo Zaccaria Lenzi sostenne una viva questione per il diritto di stola nei funerali del parroco di Borgo, decisa poi dalla Curia, assegnandolo per turno ai parroci di Telve, Roncegno e Castelnuovo

12 ANTONIO BENEDETTO GELMO di Borgo. Epoca: 1749 - 1756
Il padre suo era cancelliere, del Telvana, e la famiglia tra le primarie del luogo. Ma più del casato lo fecero rispettabile e caro la dottrina e le non comuni virtù.
E' morto il dì 11 Maggio 1756.
a) PRIMISSARI:
1751 Benedetto Fachinelli.
1776 Michele Trentadue, Perginese. Supplisce dopo la morte dei parroco da Maggio a Dicembre. Muore nel 1761.
b) Quando appena dopo 7 anni di governo il parroco, giovane ancora sui 44. anni il suo popolo lo vide morto, pianse per lui il padre misericordioso dei poveri, e benedisse alla sua memoria.

13 BARTOLOMEO FEDELE di Borgo. Epoca: 1756 - 1770
Era stato il primo parroco a Torcegno per 24 anni, e benemerito per aver ampliata quella chiesa e fornita di argenterie e sacri arredi.
a) PRIMISSARI:
1762 Pietro Riccabona. Dopo 6 anni vive privato, e nel Febbraio 1786 si trova dimorante a Borgo.
1768 Antonio Vassellai di Agnedo. Dal Novembre 1770 all'Ottobre 1771 è vicario parrocchiale Don Carlo Francesco Valandro.
b) Nel 1765 il parroco provvede la chiesa di 6 candelieri d'argento di fino lavoro, sostenendo egli proprio un terzo della spesa. Costano 100 fiorini all'uno. Lasciò inoltre un legato di fiorini 200 al comune in vantaggio dei poveri di Castelnuovo.
Nell'arch. Parr. di Borgo si conserva un volume delle sue Omelie e esortazioni d'occasione al popolo. - Nel 1758 visita pastorale del Vescovo Andrea Minucci.

14 PIETRO MINATI di Grigno. Epoca:1771-1787
Primo dei parroci sepolto nel cimitero comune, (21 Novembre 1787) giusta il divieto di Giuseppe Il. di tenere sepolture in chiesa.
a) PRIMISSARI:
1773 Giacomo Tessari
1776 Tomaso Antonio Ciolli
1778 Giovanni Antonio Vasellai. Fu poi ucciso dai francesi in Agnedo, dove si era ritirato.
1779 Giacomo Minati di Grigno. Vicario nella vacanza.
b) Sotto questo parroco Castelnuovo con tutta la Valsugana, Primiero e Tesino passò alla diocesi di Trento (1734-1786). Chiusa al culto la chiesa di S. Margherita 1782.

15 STEFANO ANGELI di Cloz, Anaunia per quattro anni era stato parroco a Novaledo donde chiese di partire per la malattia delle paludi vicine (morto 21 Marzo 1802) Epoca:1788-1802
a) PRIMISSARI:
1788 Baldessare Fiorentino di Strigno. Morì l'anno stesso addì 3 Aprile a 36 anni.
1738 Francesco Valandro; fu primissario e maestro fino al 1822.
Frattanto si trovano coadiutori a Castelnuovo anche:
1799 Giacomo Luigi Giacomini e Andrea Bernardi.
b) Nelle tumultuarie vicissitudini delle invasioni dei francesi il paese non poco ebbe a soffrire. Con taluni di questi prepotenti però il popolo fece una delle giustizie a suo modo, nel luogo detto "alle forche" presso la foce del Maso.
Lasciò Don Angeli un legato di 100 fiorini per l'organo, che si fabbricava nel 1804 da Innocenzo Cavazzoni.

16 GIUSEPPE VETTORELLI di Strigno. Epoca: 1302-311
Primo cappellano locale a S. Brigida. Il comune di Castelnuovo saviamente s'era adoperato a tutta possa per avere parroco il distinto sacerdote Don Antonio Frigo di Borgo.
a) PRIMISSARI:
1810 Francesco Vettorelli. Alla morte del Parroco (14 Luglio) fu vicario Don Pietro Eccheli.
b) Nel 1803 per le istanze del popolo si ottenne che fosse riaperta al culto la chiesa di S. Margherita. - Comperato il reliquiario di S. Leonardo per 78 troni, (durante la guerra 1915 - 18 andò distrutto).
Si comperò l'apparato prezioso da un certo Dalnegro di Bieno. Nel 1805 dall'Agosto all'Ottobre fu rialzato il campanile, e dal Colbachini di Bassano fusa la campana maggiore (del peso di circa 700 libbre grosse al prezzo di 4 lire e soldi 15 la libbra) in questa occasione è stata rifusa una campana molto antica di forma differente dalla moderna.

17 MATTEO BONOMI di Pinzolo in Rendena Epoca: 1812-1834
Assai accurato negli uffici di cancelleria. Era stato 6 anni coop. a Casteltesino, e tre curato a Bieno. Premuroso nell'educazione della gioventù. Trasferito nel Sett.. 1834 decano a Cles, vi è morto il 12 Sett. 1840.
PRIMISSARI:
1812 Pietro Antonio Ferrazza: Nella primavera 1814 va primissario a Ospedaletto.
1823 G. Battista Alpruni, morì parr. a Novaledo nel 1844
1830 Giuseppe Faifofer. Morto benef. a Borgo nel 1865
1834 Francesco Longhi: Vicario parrocchiale e poi primissario.
1838 Luigi Gentilini. Nel Giugno 1843 va parr. a Lizzana e nel Nov. 1854 decano a Calavino. Cameriere secreto di SS. Leone XIII.

18 PIETRO CONFALONIERI di Riva Epoca: 1835~1840
Era stato curato prima a Gardolo poi morì a Vezzano. Trasferito in Ala come decano, vi morì ai 9 Sett.. 1862 di 60 anni.
a) PRIMISSARI:
1838 Luigi Gentilini. Nel Giugno 1843 va parroco a Lizzana e nel nov. 1854 decano a Calavino cameriere segreto di S. Leone XIII.
b) Per l'indole mutata dei tempi si volle nel 1842 che il primissario dovesse in avvenire abitare sempre col parroco, come ogni altro cooperatore. Il comune rinunziò al diritto di nomina del primissario.
Per l'impulso del zelante Don Gentilini fu istituita nel 1841 con l'approvazione vescovile l'associazione dei fratelli infermieri, e l'anno seguente una, analoga per le donne: istituzioni che animate da quello spirito che le fece sorgere, e sorrette da mezzi opportuni, avrebbero sopperito bene alla mancanza di uno ospitale.

19 GIOVANNI MARIA GRANELLO di Pieve Tesino. Epoca:1841-1847
Aveva studiato in parte la teologia a Bressanone e conosceva la lingua tedesca. Sostenne diversi anni da solo la cura d'anime disastrosa di Caoria, e si loda per lo zelo indefesso onde metteva a pro del suo gregge la scienza e le belle doti che l'adornavano.
Fu rapito a 39 anni il 18 Maggio 1847 (Vedi lapide sulla facciata della chiesa. sinistra).
a) PRIMISSARI COOPERATORI.:
1843 Giacomo Bettini di Mori. Trasferito nel 1852 curato a Pietra Murata come curato; rinunzia nel 1363, e pensionato dimora in Arco fino alla morte (1868) b) Una lapide accanto alla porta maggiore della chiesa ricorda quanto lutto e desiderio di se ha lasciato nel popolo questo Parroco.

20 GIOVANNI BATTISTA DORIGATO di Castel Tesino. Epoca:1847-1866
Era sostituto priorale a S. Martino di Castrozza. Questo parroco vide l'invasione in Valsugana delle truppe italiane comandate dal generale De Medici (Luglio 1866) Ritiratosi in patria vi morì il 14 Maggio 1870.
COOPERATORI:
1852 Bonaventura Carlettini di Scurelle, curato di Ivano Fracena
1857 Ferdinando Dalvai di Borgo.
1855 Antonio Brusanolin di Castelnuovo, poi docente per 22 anni al ginnasio vescovile
1865 Giuseppe Divina di Borgo, Parroco a S. Pietro in Trento.
Nota: La chiesa di S. Margherita fu restaurata con offerte e prestazioni del popolo e ampliata all'abside: posta una lapide commemorativa.
Ha fatto molte vittime nel 1855 il cholera come altrove. Fu questo forse l'impulso a condurre nella villa l'acqua potabile di S. Margherita, mentre prima si usava dai più quella della Brenta.

21 FRANCESCO CANDOTTI di Trento Epoca: 1866-1878
Era stato prima curato a Palù di Pergine, poi a Bosentino. Trasferito a Cles, durò sotto il peso di quella parrocchia oltre 12 anni. Morì il 19 Maggio 1891.
COOPERATORI:
1868 Antonio Boneccher di Torcegno. Zelante e pio. Morì in patria nel 1885
1871 Clemente Ferrai di Telve, Parroco a Terragnolo
1876 Gioacchino Dalcastagnè di Torcegno, archivista nella curia di P. V. in Trento.
Nota: Recinto di mura il cimitero; rifabbricata la canonica.

22 ERNESTO EGGER di Fiera Primiero. Epoca: 1879-1884
Prima curato a Mezzano. Morto arciprete di Cavalese 11 Sett.. 1392.
COOPERATORE:
1881 Eugenio Degasperi di Sardagna., rettore di Tezze, Nota: Memorabile inondazione nel 1832: il Maso ritorna a Castelnuovo.

23 Carlo Hellweger di Cavalese, gią rettore a Tezze. Morì a Castelnuovo ai 10 Marzo 1887
Epoca: 1885-1887
COOPERATORE:
1835 Giovanni Hellweger, fratello del Parroco.

24 DOMENICO MARTINELLI di Calceranica: prima curato a Tenna.
Rinunzia per infermitą Epoca: 1887-1889
COOPERATORE: Cesare Tiso di Strigno.

25 ANGELO MARTINELLI di Calceranica. Curato di Bolognano presso Arco. Ad multos annos! Epoca:1893
Introdotto al possesso della parrocchia dal R.mo Prelato d'Arco Mons. Giuseppe M. dott. Chini.



Aggiunte a mano, posteriori al documento:

26 Malfatti don Giov. Batt. da Lizzana 1911-1934 Ritiratosi per malattia. Epoca: 1911-1934

27 Bortolini don Tullio da Centa Ritiratosi a Telve per malattia, in pensione. Epoca: 1934-1956

28 Smaniotto don Giuseppe di Borgo 1956-1963 Trasferito come Arciprete a Predazzo Epoca: 1956 - 1963

29 Toniatti don Mario Epoca: 1963 - 197..

30 Don Luigi




D O C U M E N T I

Il comune di Castelnovo paga al Sindaco Domenico Dal Corno un debito di 20 Ragnesi, per ispese fatte in seguito alla sua prigionia e bando nei tumulti della guerra rustica. - Castelnovo Martedì 28 Agosto 1526.

In Nomine Domini nostri Jesu Christi Amen.
Anno a nativitate eiusdem D.ni Millesimo quingentesimo vigesimo sexto, Indict.e quarta decima, die martis vigesimo octavo mensia Angusti, in villa Castrinovi, Iurisdictionis C. Thelvane, et super plathea comunis dicte ville: presentibua venerabili d.no presbitero Dominico de Premiono vallis Judicariarnm capellano ad praesens dicte ville Castrinovi, et Jacobo q. Joannis de la mante de Burgo, et Joanne Cauponario de burgo, et Joanne Ant.o calzolario de Rizardis de valle anaunia et habitatore Burgi, omnibus testibus ad infrascripta adhibitis, vocatis et specialiter rogatis, et aliis. Ibique cum hoc expositum sit quod Dominicus filius quondam Pasqualini a Cornu de castelnovo, sicut assertum est per partes et contra habentes infrascriptos tempore hujus contractus coram testibus supra scriptis et me notario, habere deberet rhenenses viginti bonae ligae ab hominibus et comunitate Castelnovi pro suis damnis et dispendiis, seu de viaminibus et Interesse per eum passis et supportatis anno proxime decurso 1525 dum extitit detentus et carceratus uti sindicus prefate ville Castelnovi in Civitate Tridenti propter tumaltus preteritos tunc ezistentens inter Dominos et homines Comitatus Tirollis, et pro denariis quos eum solvere et exbursare oportuit causa libetationis et relaxationis sue, nec non pro dammis etiam per eum passis dum bannitus estitit a patria.post relaxationem suprascriptam, sicut inter eos omines et ipsum Dominicum conventumet concordatum esse dicitur. Et quod idem D.cus de dictis rhenensibus viginti ad presens velit et intendat sibi satisfieri prout promissum est ei per ipsos homines et Comunitatem Castelnovi; Eapropter e onstitutorum ut supra ser Leonardus dictus de Carzan q.dam Antonii de Simeone Siudicus vil1ae praedicte, faciens eo nomine, et Baldassar Brusamolinua regulanus iuratus dicte ville et ser Joannes Antonius Brusamolinus, et ser Jacobus et ser Antonius hospites et fratres, et ser Petrus Bartolomeatii, ser Bap.ta Ventii, et Bap.ta Michilini, Matheus Martinelli, Bernardinus de Guio, Antonius Fachinus, Baptistonus et Benevenutus q. Leonardi Benevenuti, et Leonardus Ugationis, et Leonardus Faber, Gasperinus Bevilaqua, Jacobus de monte, Bartholomeus gener Betini, et Bartholomeus q. Angeli de monte omnes Vicini et homines comunis dicte Ville, congregatis, facientes nominibus suis propriis ac vice et nomine omnium aliorum vicinorum suorum absentium, loco dicti sui Comunis tamen: Pro quibus absentibus de rato et rati habitione promiserunt in bonis suis propriis et dicti eorum Comunia et ab eis licentiam et libertatem amplam habuisse, et hinc dixerunt faciendi et tractandi infrascripta omnia et singula et maxime faciendi infrascriptam obligationem seu in solutum dationem prfeato Dominico a Cornu eorum creditori pro satisfactione debiti antedicti. -- Cum ad presens dictum Comune seu homines sint et reperiantur absque pecuniis, et nullum alium modum habiliorem habeant et minus dacnosum solvendi nisi medio praesentis dationis In solutum; ideo facientes ut sopra dicti sindicus et hommines, pro nominibus que uniquisque eorum principaliter et insolidum habent dederunt, vendiderunt et in solutum tradiderunt iure proprio et in perpetuum praedicto Dominico q. Pasqualini a Cornu ibi praesenti pro se, filiis suis ac haeredibus stipulanti accipienti et ementi ae in solutum acceptanti petiam unam terre partim grezive et boschive et partim prative operarum sex incolte tunc positam et iacentem in regua Casteinovi in ben dicto a li Saleti videlicet positam ab utroque latere roste seri Montis molendino castelnovi cui a mane, a meridie, a sero et a septentrione videlicet circumquaque coheret comune castelnovi, et forte apud alios veriores confines. Ad habendum, tenendum, possidendum, et quodquid sibi suisque heredibus deinceps placuerit perpetuo faciendum cum omuibus et singulis quae inter predictos continentur confines, aut alios si qui sunt veriores, incessibus et.egressibus suius usque in vias publicas, et cum omuibus et singulis que dieta res in solutum data habere super se, intra se et infra se in integrum, omnique iure et actione, usu servitutum, et requisicione sibi cum ea re vel pro ea re aut ipsi rei venditum aut in solutum datum modo aliquo spectantium et pertinentium, et hoc nominatim pro pretio finito atque rhato Rhenensium viginti statutorum bone lige et iusti ponderis ad libras quinque monete merani pro singulo rhenense, quos dicti homines et venditores suprascripti nomine quo sopra, dicti sui comunis facientes cuntenti et confessi fuerunt se se habuisse ac recepisse a suprascripto Dominico in detractionem et compensationem debiti desuper nominati et de eis sindici nomine solutnm esse, et eo nomine insuper satisfactum, modo et forma premissis. Renuntiantes rationi non habitorum et non solutorum sibi dictorum rhenensium viginti et non receptione et dectatione suprascripti debiti. -- Promittentes dicti venditores videlicet unusquisque in solidum per se et suos heredes quibus sopra hujus dieti sui Comunis eidem domino emptori ibi presenti pro se et suis heredibus ab omi defendere et quarentare manutenere -- sub obligatione omnium bonorum ipsorum venditorum et dicti sui Comunis mobilum et immobilium paesentium ne futurorum. --
Ego Baldassar filius seri Bernardini ab Oleo de Burgo Vallis Ausugii et habitator Burgi publica Imperiali auctoritate notarius premissis omnibus et singulis interfui et rogatus tanquam publice et fideliter scripsi et me subscripsi.

Il Vicario generale del Vescovo di Feltre Tomaso Campeggio emana un editto sulla santificazione delle feste. - Castelnuovo, Mercordì 13 Luglio 1547.

In Normine Domini Amen. - Anno ab ipsius nativitate Domini millesimo quingentesimo quadragesimo septimo Indictione quinta die vero mercurii tertia decima mensis Iulii, praesentibus lanesino Pellizario, et Jo. Maria filio mag.i Victoris de Grigno, commorantibus in Borgo Vallis Ausugii, Feltreasis Dioceseos testibus vocatis, et ad hoc specialiter rogatis, et aliis pluribus vicinis et Regulanis in magna copia ibidem congregatis, R.dus Dec. Doctor D.nus Joannes Bapt. Romagnus, Canonicus Eccles. Feltrensis, ac R.mi in Ch.to Patris et D.ni, D.ni, Thomae Campegii de Bononia, Dei gratia Eppi Feitr. atque Comitis dignissimi in spiritualibus vicarius et locum tenens generalis, sedens in Capella curata S.i Leonardi de Castro novo Vallis Ausugii Dioecesos Feltrensis dum ibidem in visitatione constitutus esset, quoniam (Sicut dixit) facta superinde a vicinis et a personis veridicis ei fidedignis inquisitione, quatenus opportunum fuit et neceasarium indicavit, et ad aures suas pervenit maxima tamen cum displicentia et cordis suis amaritudine quod quamplures infra limites Cappellae Curatae huius loci Castri novi degentes, divina praecepta parvi facientes, diebus dominicis et aliis festivitatum diebus de praecepto Ecclesae, opers manuales exercent laborando publice et palam in vineis in pratis et in campis, ne eorum propriis domibus in scandalum christifidelium et animarum suarumi totale periculum et detrimentum: Volens ex offitii sui debito quantum cum Deo potest superinde providere et hujusmodi pessimae corruptelae diabolico spiritu introductae et contra praecepta Ecclesie occurrere et obviare: -- Ita quod dies dominici et alii dies festi de Sanctae Matris Ecclesiae praecepto observentur, sanctificentur et debite solemnizentur nec hujusmodi pravus perniciosus et diabolicus abusus contra honorem Dei et in Cultus divini diminutionem ac praecepta Ecclesiae pessime introducatur, quoniam, sicut dixit, hisce temporibus poena temporalis magis quam spiritualis formidatur, dixit, voluit, et ordinavit ut infra; videlicet quod Regulanus dicti loci Castri novi pro tempere existens teneatur, et sub poena librarum quinque de marano obligatus siet diebus dominicis et allis singulis de praecepto Ecelesiae festivitatum diebus circuire et lustrare villam et campaneam loci Castri novi, custodiendo ne quis vicinorum operas exerceat manuales. Et si quis ipsorum vicinorum et commorantium in loco ipso Castri novi, vel alquis alius quisque ille sit, compertus fuerit diebus praedictis feativis laborare et operas manuales exercere in campaneis seu domibus suis quocumque et qualiltercumque condemnetur talis sic laborare et operas manuales exercere receptus, et illico condemntus esse intelligatur pro qualibet vice in libris tribus ad monetam de marano, quae applicetur pro tertia parte fabbrice Capellarum Sanctorum Margaritae et Leonardi de Castro novo, pro alla tertia parte castro Telvanae, et pro alia tertia parte ipai Regniano. Implotans . . . . . . . .
. . . . et e converso contra singulos hujusmodi violatores festivliatum pro poena praemissa a singulis eorum exigenda toties quoties opua fuerit auxilium brachii Mag.ei D.ni Capitanei Castri Telvanae pro tempere existentis. Contra quos, tanquam contra perversos et violatores mandatorum Dei et Ecclesiae sae sanctae pro premissis exequendis procedatur absque aliqua remissione, sed cum omni severitate.
Ei ita dixit et ordinavit ac fieri et observari mandavit, omni meliori modo, via jure, forma et ordine, quibus magis, mellus ac efficacius fieri potuit et potest. -- Laus Deo.
Ego Joannes filius q. spect. Bapt. de Zanetellis civis Feltri publicus ap.lica et Imperiali auctoritate notarius et curiae Episcopalis Feltrensis Canonicus praedctis omaibus et singulis interfui ci rogatus ac mandato officii publicavi, et in hanc formam sup. hmoi libro rogatus redegi, signo et nov. .meis solitis roborando.

    		(L.S.)



N O T E

(1): Ne disegna la tradizione il luogo alquanto sopra l'odierno Maso Romagna; In quei dintorni scavandosi scorie di metallo nei primi anni di questo secolo, si trovano qua e lą sotterra degli avanzi di fabbriche.

(2): nel 1695 il Parroco Cibbini cedeva l'investitura delle Decime e Livelli dovuti alla Chiesa di S. Margherita dai Consorti di Villa e Agnedo a D. Gian Domenico Sandri di Agnedo, verso equo compenso annuo, che era parte di congrua. Di tali Decime fu rinnovato l'urbario nel 1789 dal notaio G. B. Lenzi di Strigno, e tale documento si conserva nell'Archivio Parrocchiale (anche questo documento è andato distrutto).

(3): Nei registri parrocchiali sono ricordati diversi di questi eremiti come un Cristoforo Bezzele morto nel 1682 che "da buon Servo di Dio ridusse a perfezione l'eremitorio e la chiesetta di S. Margherita, adornandola di molti fornimenti e reliquiari" - un Andrea Casteller, originario del Castellalto la cui madre ottantenne venuta da Telve a trovar1o mori e fu ivi sepolta (1673): un Padre Paolo morto nel 1684 e Mattia Petris goriziano morto nel 1698, Giuseppe Bridi di Lisiera che per trentasette anni vi condusse vita pia ed esemplare morto nel 1746; Giuseppe Graifinger di Borgo morto nel 1765 e Giacomo Persuti che lasciò un legato nella Parrocchiale, e fu l'ultimo degli eremiti,

(4) vedi Archivio Vescovile di Feltre Lib. I, pag. 117 Vedasi anche Hergenroether kirchenlexikon, tit. Commenda.

(5) Al presente ne sono stati quasi cancellate le ultime vestigia. Il ripiano dove sorgeva il fabbricato, un quadrilungo irregolare, misura circa 70 metri da O, E, per 10 a 20 da N S.

(6) Nei documenti, che dalle pergamene di Castell'alto conservate nella nob. Casa dei baroni Buffa in Telve e da altre ha trascritti con bell'esempio d'amor patrio il Francescano P. Maurizio Morizzo di Borgo, e donati poi alla Biblioteca di Trento, dove si conservano in tre volumi in folio ai N. 2685 - 87.

(7) Il Torrente Maso potrebbe avere una storia triste, triste per vero, ma ricca di fatti che fino ad oggi non poco influiscono sulle condizioni economiche delle due ville.

(8) Vogt: De altaribus.

(9) Non sarebbe forse stato questo un avanzo dei diritti feudali del castello?
Castelnuovo era, come Riva, Torbole, Egna ed Ala, uno degli scali commerciali per l'estero. (cod. Cles. T. V. Statuta carratorum Tridenti).

(10) Corrispondenti agli Austriaci odierni: 5 libre di Marano formavano un fiorino.

(11) Archivio parrocchiale: Lib. matr. an. 1668 in principio. N.B.: Oggi perduto

(12) Stellimauro: della guerra rustica, XXII.