PUBBLICATA LA PRIMA EDIZIONE CRITICA DELLE

COSTITUZIONI PER IL CLERO (1542)

DI GIAN MATTEO GIBERTI

 A CURA DI ROBERTO PASQUALI

 

Gian Matteo Giberti (1495-1543) viene ancor oggi celebrato come uno dei maggiori esponenti italiani della riforma cattolica nel periodo che intercorre tra l’inizio ufficiale del movimento protestante e l’apertura del concilio di Trento: c’è stato chi lo ha definito addirittura “il primo grande pastore di anime dei tempi moderni” (H. Jedin).

Nei diciannove anni in cui svolse il ministero di pastore della diocesi di Verona (1524-1543), si impegnò con tutte le sue forze in una organica, travagliatissima e radicale opera di riforma morale e disciplinare del clero e del popolo cristiano affidato alle sue cure.

Uomo dalla condotta irreprensibile ed esemplare, fu guidato da una profonda ispirazione evangelica e da una preoccupazione pastorale costruttiva, alquanto singolare per i suoi tempi.

Tra i diversi e prestigiosi incarichi ricevuti da ben tre papi successivi, ci fu anche quello di preparare il concilio di Trento ma, colpito da una grave malattia, dovette fare ritorno a Verona, dove morì il 30 dicembre del 1543.

L’anno prima di morire, il Giberti diede alle stampe il testo che lo rese giustamente e universalmente famoso, ovvero le “Costituzioni per il clero”, un’opera giuridico-pastorale che abbraccia 252 prescrizioni suddivise in dieci sezioni: queste rappresentano la sigla finale della sua vita esemplare e della sua poderosa opera di riforma, che incise notevolmente sia sulla Chiesa che sulla società del sedicesimo secolo, anche oltre i confini italiani.

Il contenuto di tale opera, alquanto abbondante ed eterogeneo, verte sui seguenti aspetti legati al ministero presbiterale: l’abbigliamento del clero, il dovere di una condotta morale irreprensibile, il rapporto coi laici, le disposizioni nella celebrazione dei sacramenti, la predicazione, i compiti pastorali dei preti in cura d’anime, le norme legate al sacramento della confessione e alle scomuniche, quelle relative al matrimonio, le direttive sui beni di proprietà ecclesiastica, le varie pene da infliggere ai trasgressori e, infine, i criteri interpretativi delle costituzioni stesse.

 

Il codice gibertino, dal secolo sedicesimo in poi, continuò a rappresentare un cardine insostituibile della Chiesa veronese, tanto è vero che vide ben cinque edizioni a stampa nell’arco di due secoli, rimanendo in vigore fino a tutto il secolo XIX nella diocesi scaligera: un best-seller e un long-seller nello stesso tempo, insomma! Un’opera che ha esercito un rilevante influsso sull’intera Chiesa italiana (non dimentichiamo che tra i più illustri epigoni e ammiratori del vescovo veronese ci fu anche Carlo Borromeo), ma anche sulla Chiesa universale.

“E’ noto e provatissimo  l’uso grande delle Costituzioni gibertine che ne fecero i Padri nel Concilio di Trento nella materia di riforma”, afferma uno storico di chiara fama. Sulla stessa falsariga si collocano i giudizi sia di von Pastor che di Hubert Jedin.

L’unico manoscritto dell’opera è il Vaticano latino n° 6338 (un codice composito) e si trova, quindi, custodito presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Per la prima volta, a 458 anni dalla sua prima versione tipografica, di tale testo è uscita l’edizione critica, frutto di una faticosa ricerca quasi ventennale, che ha raccolto il plauso degli specialisti in tale materia (vedi sotto).

L’edizione consente di ricostruire le genesi e l’evoluzione dell’opera nei suoi tre stadi costitutivi. Primo: il manoscritto redatto a Verona e spedito a Roma per ottenere la necessaria e prestigiosa approvazione papale. Secondo: l’intervento censorio del teologo della corte pontificia. Terzo: la prima edizione a stampa, curata dallo stesso vescovo di Verona.

In appendice vengono pubblicati per la prima volta 35 capitoli soppressi in sede di revisione romana, nonché gli indici del manoscritto originale.

A fronte del testo latino si trova una scorrevole traduzione in italiano: entrambe le parti sono corredate da una consistente messe di note critiche ed erudite e dall’indicazione delle fonti delle citazioni e allegazioni. L’ampia presentazione curata dall’editore, è preceduta da due saggi introduttivi, di cui uno di Gabriele De Rosa e l’altro di Adriano Prosperi.

 

        VALUTAZIONI E APPREZZAMENTI DELL’OPERA

  • “Testo eccellente per l’erudizione e la qualità della presentazione” (Jacques Le Goff).

  • “Un servizio notevole per gli storici, che ci restituisce il Giberti  autentico” (Jean Delumeau).

  • “Un’edizione perfetta, approntata con puntigliosa diligenza” ( M. Fois, “Civiltà Cattolica”, n° 3621, 5 Maggio 2001, p. 311).

  • “ Un lavoro da certosino, realizzato con diligenza critica e penetrativa” (G. Concetti, “Osservatore Romano”,14/06/00, p. 10).

  • “Notevoli le difficoltà incontrate per realizzare questa edizione, tutte sapientemente superate dal curatore” (Gabriele De Rosa).

  • “Un lavoro paziente e accurato, un’edizione moderna, controllata criticamente,  annotata e anche tradotta” (Adriano Prosperi).

  • “Sono davvero ammirato per questo bel lavoro” (Franco Cardini).

  • “Un magnifico volume che colma una lacuna indiscutibile per la conoscenza del Cinquecento religioso e della riforma cattolica” (Giuseppe Alberigo).

  • “Si tratta di un perfetto lavoro filologo, che riscuote la mia ammirazione” (Paolo Prodi).

  • “Un ottimo lavoro, portato avanti con tanta pazienza e competenza. Mi auguro possa trovare presso gli studiosi la meritata accoglienza” (card. Edmund Szoka).

 

“LE COSTITUZIONI PER IL CLERO (1542) DI GIAN MATTEO GIBERTI, VESCOVO DI VERONA” – prima edizione critica a cura di Roberto Pasquali – Fonti e studi di storia veneta, 25- Vicenza, Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa, 2000 – 24x17- pp. CX-766

Ogni copia del volume: 52 € / 60 $, più spese di spedizione

Per richieste di copie, rivolgersi direttamente all’autore (Roberto Pasquali – via Stra’,106 – 37030 Colognola ai Colli- Verona- Italy; tel.: 045-7650070; fax: 045-6170835; e-mail: ro.pas@tiscali.it)