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IL SINODO 47° DELLA CHIESA AMBROSIANA - CARD. MARTINI

Capitolo 21: MATRIMONIO E FAMIGLIA

 [73] IV. LA VITA MATRIMONIALE E FAMILIARE

412. Attenzione al vissuto delle coppie e delle famiglie

 

                § 1. L'attuale contesto socioculturale presenta non poche difficoltà ai coniugi e alle famiglie

nel prendere coscienza della propria identità secondo il disegno di Dio; la stessa realtà parrocchiale

non sempre valorizza adeguatamente il particolare dono di grazia del matrimonio come carisma

specifico per la vita dell'intera comunità. Ciò rende necessario attuare un'organica pastorale

familiare attenta al vissuto concreto delle coppie e delle famiglie, che le accompagni nella

responsabilità di realizzare il disegno di Dio su di loro.

 

                § 2. Occorre, perciò, formulare proposte plausibili adeguate ai vari momenti della vita

coniugale e familiare, progettando forme diversificate di incontro con gli sposi e con le famiglie, che

tengano conto delle diverse condizioni di vita e del diverso grado di maturità di fede dei coniugi,

attuando itinerari personalizzati che li aiutino a fare memoria del dono e dei compiti ricevuti nel

sacramento del matrimonio e a portare con gioia la fatica dei doveri legati al loro stato.

 

                § 3. Per meglio coordinare questi itinerari di vita familiare, si individui all'interno del

presbiterio decanale un sacerdote incaricato per la pastorale familiare, che si renda disponibile al

servizio di accompagnamento e guida spirituale degli sposi e che, con la Commissione decanale di

pastorale familiare, o con altro organismo similare, sia punto di riferimento per iniziative di

aggregazione tra le famiglie del decanato.

 

413. Itinerari cristiani per le coppie e per le famiglie

 

                § 1. Una reale attenzione pastorale verso la famiglia si concretizzi in itinerari diversificati

capaci di promuovere un'autentica spiritualità coniugale e familiare che valorizzi soprattutto:

                a) la preghiera familiare quotidiana (orazioni del mattino e della sera, preghiera ai pasti,

possibilmente la lectio divina), scandita con una prudente valutazione dei momenti opportuni, anche

in relazione alla crescita dei figli;

                b) la centralità dell'Eucaristia domenicale come memoria fondante della Pasqua e sorgente

del vincolo coniugale, accompagnata dalla preparazione della liturgia;

                c) il reciproco aiuto a seguire il Signore, mediante una reale comunicazione tra i coniugi e

in un dialogo educativo tra genitori e figli che sia segno dell'amore di Dio per l'uomo;

                d) l'educazione a una corretta interpretazione e a un autentico esercizio della libertà come

dono sincero di sé, fino al sacrificio;

                e) la visione cristiana della sessualità e il significato della generazione, come cooperazione

al gesto creatore di Dio;

                f) la generosa disponibilità al servizio della vita, nell'accoglienza dei figli come dono di Dio,

secondo una matura e gioiosa pratica della paternità e maternità responsabili, rettamente intese;

                g) la pratica della carità come accoglienza e ospitalità familiare, in una solidarietà verso chi

più ha bisogno, sia in senso fisico che spirituale (situazioni di solitudine, emarginazione,

abbandono, povertà e così via).

 

                § 2. L'accompagnamento degli sposi e delle famiglie prenderà spunto da tutte le occasioni

propizie per rinnovare l'annuncio cristiano in modo continuativo e non episodico. In particolare, si

valorizzino:

                a) la catechesi ai genitori in occasione della nascita e del battesimo dei figli;

                b) la catechesi in occasione della celebrazione degli altri sacramenti dell'iniziazione

cristiana;

                c) l'insorgere delle esigenze educative legate alla crescita dei figli o alla loro vita scolastica

o lavorativa;

                d) le ricorrenze significative della vita familiare;

                e) la preparazione al matrimonio dei figli;

                f) la visita e benedizione natalizia alle famiglie (cf cost. 68, § 2);

                g) l'accadere di particolari eventi felici o dolorosi della vita familiare.

 

414. Attenzione alle giovani coppie

 

                § 1. Una particolare attenzione sia rivolta ai primi anni di matrimonio e al consolidarsi del

legame coniugale dei giovani sposi in una generosa apertura alla vita, al fine di aiutare la famiglia a

concretizzare il proprio progetto ideale, facendo memoria del dono ricevuto nel sacramento, in un

riferimento al tessuto complessivo della comunità parrocchiale.

 

                § 2. Bisognerà sostenere così le giovani coppie nel riconoscere e vivere la loro

insopprimibile vocazione all'unità, nell'esercizio della loro paternità e maternità responsabili, nel

cammino educativo dei figli. Si dovrà pure favorire in essi il costituirsi di un senso della storia e della

tradizione, facendo percepire il legame tra la storia della singola famiglia e il cammino dell'intero

popolo di Dio. Nel rispetto delle loro giuste esigenze di riservatezza, ma sollecitandole a vincere

ogni tentazione di chiusura, con discrezione e con coraggio, si proponga loro anche qualche forma

di partecipazione alla vita della Chiesa e della società, favorendo e sostenendo l'assunzione di

impegni possibilmente da parte della coppia come tale.

 

                § 3. Nel realizzare questa attenzione alle giovani coppie, ci si riferisca utilmente all'apposito

sussidio della Consulta regionale lombarda per la pastorale della famiglia(11) e al direttorio di

pastorale familiare(12).

 

415. La responsabilità della famiglia in ordine all'amore e alla vita

 

                § 1. Ogni progetto pastorale deve mirare a far assumere attivamente a ogni coppia e a

ciascuna famiglia, nel rispetto della loro libertà e creatività, i compiti e le responsabilità che il

Signore affida loro, per rispondere così alla propria vocazione di testimonianza dell'amore. Ogni

famiglia, quindi, si senta chiamata ad essere autentica comunità di persone, a servire

generosamente la vita, a partecipare allo sviluppo della società e alla missione della Chiesa.

 

                § 2. In particolare, la Chiesa ambrosiana avverte come urgente la necessità che le coppie di

sposi siano generose e responsabili nella procreazione, vedendo nei figli il segno della benedizione

di Dio e non un problema in più o una minaccia all'equilibrio tra i coniugi.

 

                § 3. Per parte loro, le comunità cristiane custodiscano la stima per l'accoglienza della vita,

sostenendo in ogni modo le famiglie che con generosità aprono a più figli la loro esistenza.

 

                § 4. In particolare, le comunità ecclesiali siano vicine alle coppie sterili: aiutino questi sposi

a superare la tentazione di "volere il figlio ad ogni costo"; li illuminino e li accompagnino nel

riconoscere che la loro vita coniugale non perde il suo valore anche se non possono procreare nel

rispetto della loro dignità personale e di quella del nascituro: essi, infatti, possono continuare a

generare amore nella loro coppia coniugale e a crescere nell'amore verso ogni altra persona; li

incoraggino a vivere altre forme di autentica fecondità spirituale e li invitino ad aprirsi ad altre

modalità di amore e di aiuto verso altre famiglie e altri bambini, eventualmente anche mediante

l'adozione o l'affido.

 

                § 5. Le stesse comunità cristiane accolgano con amore ogni creatura umana che nasce in

questo mondo: ogni essere umano, infatti, va accolto sempre come un dono e una benedizione di

Dio; in lui è iscritta l'immagine divina, da riconoscere e onorare. Nell'annunciare e testimoniare il

rispetto della dignità di ogni persona, continuino a insegnare che la generazione della persona

umana è oggettivamente privata della sua propria perfezione quando non è voluta e attuata come il

termine e il frutto di un atto coniugale, cioè del gesto specifico dell'unione degli sposi(13).

 

416. Il compito educativo

 

                § 1. In quanto frutto e segno del loro amore paterno e materno, il compito educativo dei figli

appartiene in modo nativo, originario e imprescindibile ai genitori; esso, inoltre, si configura come

vero e proprio "ministero", legato al sacramento del matrimonio(14): l'amore coniugale è sorgente,

anima e perciò norma di tutta la concreta azione educativa e costituisce la fonte dell'insostituibile

ed inalienabile diritto-dovere che i genitori hanno di educare i figli con uno stile di «dolcezza,

costanza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio»(15).

 

                § 2. I genitori crescano ogni giorno di più con la viva coscienza di questa loro responsabilità

e la comunità cristiana offra loro sostegno adeguato e collaborazione fattiva per lo svolgimento di

tale missione.

 

                § 3. Nell'adempimento del loro compito educativo, i genitori agiscano in stretto rapporto con

le altre realtà educative e sappiano accogliere le genuine proposte formative dell'oratorio, delle

associazioni, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali e delle altre agenzie educative, a cominciare

dalla scuola, che accompagnano la maturazione dei figli nelle varie fasi della crescita.

 

                § 4. Per parte loro, nel rispetto delle giuste consuetudini familiari e della tradizione che

costituisce un prezioso patrimonio educativo, le esperienze ecclesiali non interferiscano con la vita

familiare, ma anzi sostengano il cammino di crescita dei figli aiutandoli a stimare l'ambito della

famiglia come luogo primario di crescita e di gratuità nei rapporti. Nel contempo si aiutino i genitori

ad apprezzare le esperienze che i loro figli vivono nell'ambito dell'associazionismo cattolico,

valorizzando anche momenti di incontro tra giovani e adulti (ad esempio vacanze, particolari

celebrazioni, incontri di preghiera, momenti culturali), curando che tutto cooperi armonicamente per

una equilibrata formazione e crescita spirituale.

 

417. L'educazione all'amore e alla sessualità

 

                § 1. Una particolare attenzione deve essere riservata all'educazione all'amore e alla

sessualità. Essa è compito, innanzitutto, dei genitori e della famiglia. Mediante tale educazione, i

genitori avranno anche l'occasione di offrire una testimonianza riguardante la scelta dello stato di

vita coniugale, come adesione ad una vocazione specifica, complementare alla scelta della verginità

consacrata, e potranno attuare una vera catechesi familiare sul significato delle scelte vocazionali,

come risposta alla chiamata di Dio.

 

                § 2. A questa insostituibile opera della famiglia, si affianchi ogni comunità cristiana,

sostenendo i genitori stessi nel loro compito e inserendo nel progetto educativo della parrocchia non

solo una catechesi organica sui temi riguardanti la vita, l'amore, la sessualità e la castità (cf cost.

399), ma anche momenti specifici di educazione sessuale, badando che non sia data solo una

corretta informazione, ma che si insista sui valori proposti dall'antropologia cristiana e, in

particolare, sul significato della castità e sul valore dei metodi naturali di regolazione della fertilità.

 

418. La dimensione della carità in famiglia

 

                § 1. Le famiglie crescano nella dimensione dell'apertura al prossimo vivendo la carità al loro

interno e intorno a sé (cf cost. 122).

 

                § 2. La famiglia diventi sempre più il luogo di autentiche e ricche relazioni interpersonali tra

coniugi e tra genitori e figli e lo spazio per un adeguato scambio di esperienze tra generazioni

diverse, creando in particolare un clima di disponibile accoglienza verso gli anziani, facendo della

vita domestica un esempio di dialogo e di serena convivenza tra esigenze diverse. Una specifica

attenzione sia, inoltre, riservata a quei parenti che per scelta o per necessità vivono soli, così che

non venga a mancare loro il conforto e la gioia del rapporto familiare.

 

                § 3. La capacità della famiglia di creare fecondità intorno a sé si manifesti in una cordiale

ospitalità, nell'attenzione ai poveri e ai bisognosi, nell'assunzione di responsabilità educative e

sociali per rispondere al bisogno di umanità che si fa sempre più vivo nella nostra società. In questa

prospettiva le famiglie stesse, meglio se con il sostegno di specifiche realtà associative, si aprano

con prudente discernimento a esperienze di adozione, di affido temporaneo, di accoglienza

familiare.

 

                § 4. Pur senza voler indicare un modello univoco di vita familiare, il Sinodo chiede a ogni

famiglia di essere reale soggetto di comunione, non solo al suo interno, ma anche in relazione ai

vicini e negli ambienti in cui naturalmente vive (scuola, quartiere, parrocchia), per rendere più umano

anche il tessuto sociale.

 

419. Famiglia e mass media

 

                § 1. Grande è certamente l'influsso che i mass media esercitano anche nella vita familiare.

Esso può essere positivo e benefico, ma nello stesso tempo diventa talvolta reale invadenza nei

dinamismi della vita domestica e, in modo diretto o subdolo, questi strumenti tendono spesso a

sovvertire l'ordine dei valori umani e cristiani.

 

                § 2. E' necessario, perciò, che in famiglia si impari ad accostare, a conoscere e a giudicare

il linguaggio dei mass media e, soprattutto, del mezzo televisivo. Sia questa anche un'occasione

per riscoprire la comunicazione tra i vari membri della famiglia e la ricchezza dei messaggi

interpersonali, creando occasioni di dialogo familiare alternativo alla televisione, o comunque in

grado di far gustare i contenuti positivi offerti dai media.

 

                § 3. Le comunità parrocchiali, i centri culturali cattolici e i movimenti ecclesiali si impegnino

a approfondire queste tematiche con specifici incontri, secondo le indicazioni suggerite dai piani

pastorali dell'Arcivescovo sull'educare, comunicare, vigilare, collaborando con quelle associazioni

che già promuovono un giusto rapporto con i media (cf cost. 602).

 

420. Famiglia e lavoro

 

                § 1. Una specifica attenzione deve essere rivolta al legame tra il lavoro e la famiglia. Sulla

vita familiare, in particolare, incide profondamente l'impegno lavorativo extradomestico sia dell'uomo

che della donna.

 

                § 2. Si aiutino uomini e donne a trovare la giusta proporzione tra l'impegno lavorativo e le

loro responsabilità di sposi e di genitori, avendo particolare attenzione alla condizione della donna,

che finisce per portare di fatto l'onere sia dell'impiego professionale sia dell'attività domestica

.

                § 3. Nelle proposte pastorali si tenga conto di queste situazioni e si abbia di mira un

equilibrio nella distribuzione anche degli impegni nella comunità, per non appesantire i ritmi di vita

familiare spesso già troppo onerosi.

 

                § 4. Si promuova, a tutti i livelli, una più intensa e stabile collaborazione fra pastorale

sociale e pastorale familiare, affinché gli operatori pastorali abbiano più viva coscienza della

dimensione sociale della famiglia e delle tematiche sociali e pastorali che caratterizzano i rapporti

tra famiglia e lavoro.

 

421. La solidarietà familiare

 

                § 1. Nel coltivare la solidarietà familiare, che è chiamata ad esprimersi innanzitutto

all'interno della famiglia stessa, ci si preoccupi di promuovere anche forme di solidarietà tra le

famiglie, sia suggerendo e sostenendo atteggiamenti e gesti di attenzione e di prossimità vissuti

nelle relazioni quotidiane, sia favorendo lo sviluppo di modalità diverse di associazionismo familiare,

soprattutto in vista di un più diretto impegno delle famiglie in campo sociale, a difesa e tutela di una

politica per la famiglia che ne valorizzi la dignità e la soggettività sociale, promuovendone i diritti

fondamentali recentemente precisati dalla Santa Sede(16).

 

                § 2. In questo senso, la pastorale familiare farà crescere la spiritualità della singola coppia,

indicando la necessità di un impegno della famiglia per la famiglia, facendo crescere la

consapevolezza dei contenuti di una cultura della famiglia nella prospettiva indicata dalla dottrina

sociale della Chiesa.

 

422. Attenzione alle famiglie in difficoltà

 

                § 1. La Chiesa ambrosiana deve essere attenta alle situazioni di difficoltà in cui versano

molte famiglie della diocesi. Si tratta di tutte quelle forme di sofferenza e di travaglio morale di

famiglie nelle quali:

                a) si avvertono i segni del venir meno dell'amore coniugale nella vita quotidiana a causa

dell'abitudine o dell'indifferenza reciproca;

                b) si vive il dramma di un figlio malato, tossicodipendente, handicappato;

                c) si sperimenta l'incapacità di costruire un autentico rapporto educativo autorevole ed

armonioso;

                d) si conosce un rapporto difficile con le persone anziane;

                e) le coppie senza figli vivono la loro sterilità senza riuscire a trovare la gioia di una

fecondità spirituale e finiscono con l'avvertire un senso di inutilità nella loro convivenza matrimoniale;

                f) i genitori rimangono nella solitudine dopo il matrimonio dei figli;

                g) la separazione o il divorzio rendono più ardui l'esistenza e, in particolare, il rimanere

fedeli al valore dell'indissolubilità e l'educazione dei figli;

                h) i singoli sopportano la condizione di vedovanza;

                i) si vive il dramma della disoccupazione e l'incertezza per il futuro lavorativo.

 

                § 2. Una organica pastorale familiare deve farsi carico di tutte queste situazioni così

diversificate, accompagnando le famiglie in difficoltà con la testimonianza di adulti che vivano

intensamente la loro esperienza familiare e che sappiano concretamente farsi prossimi a queste

sofferenze con la forza della condivisione.

 

                § 3. Ogni parrocchia sappia perciò valutare le difficoltà e le sofferenze presenti al suo

interno, favorendo un'attenzione ricca di carità verso le situazioni più facilmente soggette a

emarginazione.

 

                § 4. Ogni pastore si renda disponibile per colloqui con le coppie in crisi e cerchi di

illuminarle sulle indicazioni della Chiesa, favorendo anche l'incontro con coppie disposte a offrire

aiuto e consulenza.

 

423. Situazioni matrimoniali irregolari

 

                § 1. Una specifica attenzione deve essere rivolta alle ormai sempre più frequenti situazioni

di divorziati risposati, conviventi e sposati solo civilmente. Queste persone, pur essendo in una

situazione oggettivamente irregolare, continuano ad appartenere alla Chiesa e non poche di esse

manifestano spesso un desiderio di recupero del cammino di fede.

 

                § 2. Nel rispetto delle indicazioni generali della Chiesa, occorre far loro sperimentare di

essere parte della Chiesa, mostrando innanzitutto il volto misericordioso di Cristo, che con la sua

grazia sostiene nelle circostanze più difficili e dolorose. Si eviti ogni forma di discriminazione verso

di esse e si invitino queste persone a partecipare alla vita della comunità cristiana, senza lasciare

spazio ad equivoci o mormorazioni(17).

 

                § 3. In ogni zona pastorale, in stretto collegamento con i consultori familiari di ispirazione

cristiana, sia attivato un permanente servizio di consulenza pastorale, morale e canonistica. Tale

servizio, svolto da operatori specificamente preparati, sia finalizzato a sostenere e risolvere

situazioni di crisi e a discernere e accompagnare, anche per tempi lunghi, situazioni irregolari.

 

                § 4. In particolare, in ogni zona pastorale si predisponga anche un qualificato servizio di

consulenza per verificare la possibilità di avvio di una eventuale causa di nullità matrimoniale.

L'Ufficio per la famiglia, d'intesa con il Tribunale ecclesiastico regionale, promuova la preparazione di

persone qualificate per svolgere tale importante e delicato servizio.