AUTRICE: Federica "Baffa"

(fedebaffa@roswellit.zzn.com)

 

 

 

il peso dei ricordi

 

 

Buffy diede un ultimo calcio alla porta d'acciaio che la teneva imprigionata in quella stanza dalle pareti bianche e asettiche: "perché?", da ore la domanda era sempre la stessa: chi poteva essere tanto crudele da rinchiuderla in quella stanza dove le pareti erano illuminate dai suoi ricordi? Pensare, doveva pensare in fretta ad un modo per fuggire, non sarebbe riuscita a tenerli a bada ancora per molto. I ricordi, quelli sì che erano pericolosi; un turbinio di pensieri le affollava la mente e si stringeva sempre di più al suo cuore senza lasciarle la possibilità di respirare; la vista le si oscurò, mentre un dolore acuto si diffondeva nel suo corpo; le sembrava di cadere in un vortice buio e senza fondo; cadere, cadere sempre più giù; poi, come in una sorta di dormiveglia, cominciò a pensare. Lei non poteva aspettarsi che la sua vita fosse serena. Buffy lo capiva. Poteva combattere le forze dell'oscurità tutte le notti della sua vita, e poteva vincere battaglia dopo battaglia, ma presto o tardi avrebbe perso, sarebbe scesa nella più profonda oscurità, fino a raggiungere tutti coloro da cui aveva protetto gli innocenti sotto la sua responsabilità. E intanto avrebbe condotto un'esistenza solitaria e breve. Una volta pensava che per lei poteva andare in un altro modo. Una volta, tra le sue mani c'era stata la splendente, fragile speranza che un amore infinito l'avrebbe potuta mantenere al sicuro. Non sembrava troppo chiedere al fato di permetterle di amare Angel. Aveva capito che sbagliava. Aveva imparato, alla fine e senza scelta, che il bene non sempre vince e che la marea del male poteva essere arginata, ma non completamente cancellata. E che l'amore, non importa quanto profondo o quanto sincero, non poteva proteggerla da tutto questo. Così, aveva imparato ad accettarlo a metà, accettare, no non è esatto, a sopportare: " No devo agire, non posso rimanere ferma a guardare mentre la mia vita va in pezzi, sì sono la cacciatrice, ma non sono sola, non lo sarò mai! Chiunque mi abbia giocato questo scherzetto non è riuscito nel suo intento, io sono responsabile di me stessa, non potrei mai appoggiarmi a qualcun' altro per essere protetta; sì, il mio unico amore ma la distanza che c'è tra noi non potrà mai tagliare quel nostro splendente, fragile filo che ci tiene ancora uniti dopo tutte le nostre battaglie." All'improvviso una luce accecante l'abbagliò, e in quel preciso istante seppe cosa doveva fare: aprì gli occhi di scatto, e si rimise in piedi: "Ma certo, ora ho capito, è successo tutto dopo che ho ucciso quel demone, Stryx, sì, deve essere stato dopo che l'ho ucciso, ma l'ho ucciso? Forse è stata solo la mia immaginazione, non ricordo, ora ho compreso il significato, ma come faccio a uscire?!?" 

 

INTANTO IN UNO STUDIO DI LOS ANGELES:

Da ore era seduto alla sua scrivania con in mano un libro di demonologia, ma non riusciva a concentrarsi, aveva la netta sensazione che qualcosa gli sfuggisse... 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

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