Il trionfo dell'amore

 

Alexandra (buffysea88@yahoo.it)


 

 

N.B.: le virgolette “…” indicano un pensiero, i trattini -…- indicano un discorso.

         Quando Buffy pensa o parla, la scrittura è in corsivo (Buffy); quando è in grassetto è Spike che parla o pensa (Spike);

         quando Angel parla o pensa la scrittura è sottolineata (Angel); per Cordelia è in corsivo e in grassetto (Cordelia); per

         Giles, Xander e Archansis la scrittura è normale (Giles; Xander; Archansis). A proposito, W Spike!!!!                                  

Note: Dawn non è la chiave, quindi Glory non è mai esistita. La fan-fiction è ambientata nella 5° serie di “Buffy”, dopo

           che la madre di Buffy è morta. Buffy, insieme a Giles, intraprende ugualmente il viaggio nel deserto, e riesce a parlare

           con lo spirito della prima cacciatrice (“…l’amore ti farà un dono: la morte…”).

Disclaimer: Tutti i personaggi di “Buffy” e “Angel” sono di proprietà di Joss Whedon. Il demone Archansis è una mia

                      idea. Perdonate dei miei eventuali errori riguardanti la storia. Grazie in anticipo!

 


 

 

Era stanco, solo e confuso.

Stanco come lo era ormai tutte le notti, dopo la caccia.

Solo.

La sua cripta era silenziosa.

L’unico rumore era il suo sorseggiare lento di un bicchiere di Bourbon.

Solo…

Confuso.

Si sentiva molto confuso da quando era ritornato a Sunnydayle

Drusilla l’aveva lasciato, sì, e ne aveva sofferto molto.

Ma in quel momento non era per Drusilla che stava male.

Ancora non poteva crederci.

Lui, il grande William il Sanguinario, colui che ne aveva ucciso due, innamorarsi di una cacciatrice…

Queste nuove sensazioni che lo sommergevano, e lo riempivano, nelle vuote mattine che passava oziosamente, lo sconvolgevano in maniera ossessiva.

Un’ossessione.

Ecco cosa pensava Buffy dei suoi sentimenti per lei.

Ma lui sapeva che non era un’ossessione.

Per quanto cercasse di non pensarci, lui sapeva che ciò che provava era amore…

Innamorato della cacciatrice… di Buffy… colei con cui per tanto tempo aveva combattuto, e con la quale avrebbe continuato a combattere se quel maledetto chip non l’avesse fatto diventare uno scarto dei vampiri, meno che niente, in grado solamente di uccidere i suoi simili, e ormai più indifeso di una mosca.

Chissà, forse adesso non sarebbe riuscito in ogni caso ad uccidere nessuno.

Certamente Buffy non lo avrebbe apprezzato di più se lo avesse fatto.

Ormai entrambi erano inseparabili.

Dopo la morte di Joyce, avevano spesso discusso molto insieme, e anche se le loro conversazioni non erano sempre piacevoli, Spike almeno riusciva a sentire la sua voce squillante e piena di vita spiegargli animatamente che ormai non aveva più tempo per se stessa, troppo impegnata con Dawn e con il suo lavoro, o meglio, con la sua vocazione.

E poi alla fine concludeva tutto prendendolo a pugni, e meravigliandosi sul perché raccontasse proprio a lui tutte quelle cose.

Spike non reagiva.

La ascoltava in silenzio, dando a volte pochi consigli, o facendo battute sarcastiche, ma era sempre difficile stare in sua compagnia, col pensiero che prima o poi lei si sarebbe stufata e lo avrebbe mandato a quel paese, lasciandolo nuovamente solo.

Solo e confuso.

Un’altra giornata di duro lavoro concluso” pensò Buffy indossando la sua camicia da notte e infilandosi nelle calde coperte del suo letto, sotto le lenzuola.

Da quando sua madre era morta (quasi cinque mesi), i suoi obblighi e i suoi doveri si erano moltiplicati, si sentiva sempre più debole ed esasperata, e, come se non bastasse, anche i vampiri si erano moltiplicati.

Più vampiri, più lavoro, meno riposo.

Era questo che pensava ogni notte prima di addormentarsi.

E poi ripensava a sua madre, a quanto sarebbe stato bello correre ad abbracciarla, e aspettarsi che lei potesse risolvere ogni problema, ma non era più possibile.

E pensava a Dawn, la sua povera sorellina, che piangeva spesso per la perdita di sua madre, ed allora si andava a rifugiare dalla sorella maggiore, e in questo modo si consolavano a vicenda.

Neanche i suoi amici sembravano più capirla come un tempo, tutti impegnati nelle loro storie amorose.

Willow con Tara, due anime gemelle, entrambe streghe, come se fossero state un unico spirito.

Xander e Anya, una coppia un po’ bislacca, certo, ma i due si amavano, e forse c’era anche qualcos’altro nell’aria… un matrimonio, forse? Chissà!

Il signor Giles, impegnato nel suo negozio di magia, continuava ad allenarla, e si sforzava per starle accanto e aiutarla come un padre, ma a Buffy sembrò che anche lui fosse alquanto cambiato.

Forse per questo motivo aveva preso a confidarsi con Spike, raccontargli i suoi problemi, quello che sentiva, quello che avrebbe voluto ma che non avrebbe avuto mai…

Già, Spike!

Strano Spike!

Il mostro che quattro anni prima l’avrebbe uccisa senza problemi sembrava esser scomparso.

Non conosceva quella parte di Spike.

Era gentile, sensibile, e sembrava capire i suoi problemi.

Chiaramente, in più di un’occasione, le aveva fatto capire di essere cambiato.

Diceva di essere diventato buono, e diceva… diceva… di amarla.

Buffy, a quei pensieri, cinque mesi prima avrebbe chiuso gli occhi, per reprimere un moto di disgusto.

Ma non era più così.

Certamente pensava ancora che quella di Spike fosse un’ossessione, ma aveva trovato in lui un buon amico, per quanto si possa considerare amico un vampiro.

Purtroppo, alla fine dei suoi lunghi ragionamenti, il suo pensiero andava anche ad un’altra persona.

Per quanto avesse cercato di dimenticarlo, Angel continuava a popolare la sua mente.

Del resto, il bel vampiro era stato anche al funerale della madre, e le aveva fatto capire che non la aveva dimenticata, baciandola dolcemente sotto quell’albero, nel cimitero.

Ma ormai forse iniziava anche a rassegnarsi all’idea di averlo perso per sempre, che ormai le loro vite fossero completamente divise, che tra loro si fosse formato un vuoto incolmabile, e che per tutti i suoi sforzi non avrebbero trascorso il resto della loro vita insieme.

E, a proposito della sua vita, spesso, troppo spesso, le tornavano in mente le parole dello spirito guida invocato nel deserto.

E pensava… pensava alla morte.

Il dono promessogli dall’amore.

Chissà se ciò che aveva detto lo spirito si sarebbe avverato.

Esausta, chiuse gli occhi, e una lacrima le rigò il viso.

Entrò, sbattendo rumorosamente la porta alle sue spalle.

Cordelia sobbalzò visibilmente, ma non disse una parola.

Era abituata ai modi del suo capo, e quando si comportava così voleva dire o che qualcosa era andato storto, o che più semplicemente aveva la testa a Sunnydayle, da una certa ragazza che lavorava per lo più di notte.

In quelle occasioni, era meglio lasciarlo sbollire, preparargli una bella tazza di sangue fumante, e aspettare che fosse lui a parlare.

La ragazza pensò di fare così.

Cinque minuti dopo entrò nell’ufficio del suo superiore, e gli porse una tazza.

-Bevi-, gli disse, -penso che ti farà bene!-.

Angel prese la tazza, cominciando a rigirarsela nervosamente tra le mani, e poi la bevve in un sorso.

-Grazie!-, disse, con un tono di voce dolce, -E’ solo che….-

-No, aspetta non dirmelo: stavi pensando a Buffy, vero?-, lo interruppe Cordelia, un sorrisino in viso. Anche questa volta non aveva saputo star zitta!

-Brillanti come al solito, le tue intuizioni, Cordelia! Peccato che non ti abbia chiesto di parlare!-, disse adesso un po’ infastidito, sbattendo la tazza sulla scrivania.

-Suvvia, Angy, parlare ti farà bene! Dopotutto, non mi hai ancora raccontato cos’è successo dopo che sono andata via, al funerale!-, disse la ragazza, cercando di contenersi.

Aveva capito che per il suo capo erano argomenti difficili da affrontare, ma come al solito la curiosità ebbe la meglio!

-Ti prego, Cordy, lasciami solo! Oggi non è proprio giornata! In più mi è sfuggito proprio sotto al naso un demone mentre stavo combattendo con l’altro! Un vero disastro!-.

-Oh, beh, se come al solito vuoi rimanere qui in silenzio, e assumere la tua solita maschera “IoNonConoscoLaVeraPace” e poi “DatemiIVostriDispiaceri:LiSconteròIoPerVoi”, fai pure. Ho solo una domanda!-.

-Ok, falla in fretta e poi esci!-.

-Vi siete baciati?-.

Angel urlò qualcosa, ma Cordelia non riuscì a sentirlo, perché, non appena aveva visto l’espressione del suo capo, aveva capito che non era proprio aria, ed era uscita di corsa!

-Beh. Oggi mi sei sembrata un po’ sotto tono! Se non fossi intervenuto io…- esclamò Spike.

La cacciatrice lo guardò, poi lo stese e gli disse: -Dì, ti sembro sotto tono per caso?-.

-Beh, mi hai preso alla sprovvista!-.

Si rialzò e la fece cadere.

-Ora come la mettiamo?-.

-Ok, non c’è bisogno di infierire!-.

Buffy, da un po’ di tempo era sempre più debole, persino Spike se ne era accorto.

-Spike, ti sarei grata se non lo andassi a urlare ai quattro venti! Sai, penso che i vampiri di questa città inizierebbero a fare i salti di gioia!-.

-E perché dovrei farlo?-, disse il sanguinario, con tono di sfida.

-Perché ti piace vedermi in difficoltà!-, rispose la ragazza, con un sorriso di scherno in viso. –Comunque, sarà meglio che per stasera io ritorni a casa-, aggiunse poi.

-Come, te ne vai già? E io che ci sto a fare qui? Di solito, a quest’ora avevi già iniziato ad affliggermi con i tuoi problemi!-, disse lui, mettendo il muso.

-Oh, Spike, stasera sono troppo stanza anche per controbattere!-, e si stava avviando verso casa sua.

-Ehm, no, aspetta, posso accompagnarti, tanto non ho niente da fare!-, esclamò, alzando le spalle.

-Ok, ma a distanza!-, e i due si incamminarono.

Dovrebbe arrivare a momenti. Ormai è quasi l’alba!” pensò Angel, un po’ spazientito.

Aveva l’invito per entrare in casa, ma voleva aspettarla.

Stava controllando ancora una volta l’orologio, quando li vide…

Il vampiro e la cacciatrice.

Stavano parlando, piuttosto animatamente, a quanto pare, perché a tratti lei si girava e sembrava volesse prenderlo a schiaffi.

Angel pensò di aspettarla in camera sua.

Non voleva avere quell’impiastro di Spike tra i piedi!

-Spike! Sei ancora qui?-.

-Dove credi che vada da solo, bellezza? Mi annoierei! E poi dove lo trovi uno che rimane ad ascoltarti meglio di me?-, rise compiaciuto.

-Eh, già! Dove lo trovo? Me lo domando spesso anch’io!-, rispose la cacciatrice.

-A proposito, posso passare la mattina da te? Sta quasi per sorgere il sole e, beh, sai com’è, vorrei conservare intero il mio corpo! Altrimenti, chi ti protegge?-.

-Ok, puoi entrare, ma non farci l’abitudine!-, disse lei ridendo.

Spike entrò.

La casa era proprio come la ricordava, dall’ultima volta che l’aveva vista, quando il suo invito ad entrare era stato revocato.

-Beh, credo proprio che mi accomoderò in soggiorno. Non è che potresti portarmi una coperta? In questa dannata città di notte si gela!-, esclamò il sanguinario, battendo leggermente i denti.

-Un attimo, vado di sopra a prendertela!-.

-Dov’è briciola?-, chiese il vampiro.

-E’ da un’amica!-.

Oh, bene, così avremo la casa solo per noi! Se soltanto…” pensò Spike, e la guardò salire le scale.

Mentre saliva le scale, Buffy pensò più o meno la stessa cosa: “Oh diamine, Dawn non c’è! Sono sola in casa con Spike! Ci sarà da fidarsi?”.

Aprì le porte dell’armadio nel corridoio, prese la coperta e le richiuse.

E vide Angel.

Era a un passo da lei, e la guardava con aria severa.

-Che ci fai tu qui?-, domandò Buffy, confusa.

-No, cosa ci fa LUI qui?-, urlò il vampiro visibilmente sconvolto.

-Ah, Buffy, scusa se sono salito ma volevo chiederti… ahhh, ciao Angelus. Anche tu qui?-, Spike pronunciò quest’ultima frase con una nota di disappunto e di rammarico. –Ehm, ragazzi, forse sono di troppo. E’ meglio che me ne vada…-.

-Sì, ecco, vai che è meglio! E-STAI-ALLA-LARGA-DA-BUFFY!-, urlò Angel.

Buffy invece contemporaneamente gridò: -Tu non vai da nessuna parte! Rimani qui!-.

Poi la cacciatrice si girò di nuovo da Angel, e, arrabbiata, gli disse: -Bene bene, come al solito, vieni a casa mia e mi impartisci degli ordini! Per questa mattina Spike è ospite a casa mia, perciò rimane qui. Se hai qualcosa da dirmi per lavoro (perché tu vieni a parlarmi solo per lavoro) puoi farlo anche davanti a lui!-.

A queste parole, i due vampiri ebbero reazioni diverse: Spike avrebbe letteralmente voluto saltare dalla gioia, mentre la rabbia di Angel salì entro i limiti massimi. Ma entrambi cercarono di mostrarsi freddi e controllati.

-Dunque, sono qui per un demone, il demone della paura. Si nutre delle speranze e dei sogni dei suoi avversari, e li attacca ricreando, virtualmente, le loro più grandi paure. E’ questo che lo rende immensamente forte. Per sconfiggerlo, c’è bisogno di molta concentrazione, e, secondo il testo che ho consultato, della forza di un vampiro e di una cacciatrice insieme-.

-Beh, caro Angelus, se era per questo, potevi riferircelo anche per telefono, ed evitare di venire fin qui. Abbiamo sia la cacciatrice-, e Spike indicò Buffy, -che il vampiro-, ed indicò se stesso.

-E’ proprio per questo che sono venuto. Non mi fido di te! E mi meraviglio che tu, Buffy, lo faccia anche entrare a casa tua!-ringhiò Angel.

Calma, stai calma, fai un bel respiro e poi parla”, pensò Buffy.

Ma i consigli che si diede mentalmente furono inutili, perché la ragazza guardò il suo ex con sguardo adirato e gridò: -NON HO BISOGNO DEI TUOI CONSIGLI! E POI SPIKE HA RAGIONE! PER QUESTO DEMONE BASTIAMO IO E LUI!!-.

Meravigliato, e nello stesso tempo ferito, da queste parole, Angel la guardò per un secondo dritta negli occhi, in tono supplichevole: ma quando vide dagli occhi che Buffy in quel momento non lo avrebbe di certo perdonato, lentamente prese la coperta che aveva in mano, li superò, scese le scale, e, senza girarsi neanche una volta indietro, aprì la porta e se ne andò.

Per tutta la mattina non parlarono di quello che era successo, poi, verso l’ora di pranzo, Buffy, che si era rifugiata in camera sua, scese le scale, svegliò il sanguinario, e si sedette al suo fianco sul divano.

-Il, il giorno del funerale della mamma, lui, lui è venuto!-, disse improvvisamente.

Spike la guardò di sottecchi, e vide che stava piangendo.

Le farà bene piangere” pensò.

-Io, io mi sentivo a pezzi. L’unica persona cui potevo ancora appoggiarmi non c’era più, e poi è venuto lui, che è riuscito come al solito a farmi tornare alla ragione e a consolarmi. Così gli ho detto che lo amavo ancora, ci siamo baciati, e gli ho chiesto di restare per sempre! E lui, secondo te, che ha fatto? Ha aspettato che io mi addormentassi tra le sue braccia, e poi all’alba, è ritornato a Los Angeles!-, si fermò un attimo a prendere fiato, poi continuò. –Lo odio!-, e iniziò a singhiozzare più forte.

Il vampiro, un po’ imbarazzato, la abbracciò e le sussurrò: -Calmati e ragiona! Tu non lo odi, lo ami. E’ per questo che stai così male. Su calmati!-

-Lo credi davvero?-, disse la cacciatrice, sciogliendosi dal suo abbraccio.

-Cosa?-.

-Che io lo ami così tanto? Sto iniziando a dubitarne anch’io!-, e riprese a piangere.

-Certo che è così-, disse il biondo, in tono rassicurante, -ma ora sei troppo scossa per pensare decentemente!-.

Continuarono a stare seduti così sul divano per un bel pezzo, e il silenzio regnava sovrano.

Poi la ragazza chiese al vampiro: -E’ stato così anche per te e Drusilla?-.

-Beh, bambina, sì, ma ci sono alcune differenze: primo, Drusilla mi ha lasciato per un altro demone, e non certo per amore; secondo, Angelus ti ama ancora. Ma è inutile parlare di Drusilla, è storia vecchia, e ormai l’ho dimenticata!-, rispose Spike, con voce stanca, come se avesse ripetuto quelle parole cento e cento volte.

-Come hai fatto? Come hai fatto a dimenticarla?-, urlò Buffy, piangendo più rumorosamente.

-Il tempo lenisce tutte le ferite. E poi, semplicemente, mi sono innamorato di un’altra ragazza!-.

Nessuno dei due aggiunse qualcosa, per non mettere in imbarazzo l’altro.

-Beh, potremmo mangiare qualcosa, che ne dici?-, esclamò la cacciatrice, alzandosi. –Cosa preferisci? Aspetta, se non sbaglio, tu vai matto per quei biscotti al cioccolato che preparava la mamma. Non sono una grande cuoca, ma penso che saprei prepararli anch’io-, e detto questo sparì in cucina.

Che strana situazione!”, pensò il sanguinario. “Io e Buffy insieme che parliamo delle nostre rispettive delusioni amorose, e poi lei che mi prepara i miei biscotti preferiti. Beh, tutto ciò mi piace!-, e un sorriso comparve sul suo viso.

Mi ha fatto proprio bene parlare con Spike! Ho scaricato tutta la tensione che avevo accumulato in quest’ultimo periodo. Dopotutto, lui non è così male!” pensò Buffy, ma subito dopo si corresse: “No, che sto pensando, Spike è un mostro! Però mi è stato molto vicino! Forse… dovrei smetterla di guardarlo come il vecchio Spike!”.

La ragazza fu risvegliata dai suoi pensieri dalle urla del vampiro, il quale, col suo olfatto ipersviluppato, aveva avvertito un odore di bruciato.

-I biscotti!-, esclamò la cacciatrice.

Aprì il forno frettolosamente e poggiò sul tavolo la teglia.

Dei biscotti non rimaneva altro che un po’ di carbone.

Il sanguinario nel frattempo si era alzato, era entrato in cucina e aveva assistito anche lui impotente alla fine dei suoi amati biscotti.

-Complimenti!-, fece lui, sarcastico. –Credo che se invitassi a cena tutti i vampiri e i demoni della città, li uccideresti al primo boccone!-.

-Oh, smettila, non infierire!-, rispose lei, facendosi piccola piccola. –So di non essere molto abile in cucina! Il fatto è che mi sono distratta, e ho lasciato i biscotti nel forno!-.

-Molto bene! E sai ora cosa facciamo? Fila in soggiorno e aspetta fino a quando i biscotti sono pronti. Questa volta però sarà meglio che li prepari io!-, detto questo la spinse in soggiorno e si infilò un grembiulino da cucina.

Buffy non potè far a meno di notarlo, e, ridendo, lo schernì: -Spike, certo che con quel grembiulino fai proprio paura! Ah ah ah ah!-.

-Ridi, ridi! Intanto non sei capace di fare due biscotti decenti! Fra un po’ madame avrà il piacere di gustare i “biscotti alla Spike”-.

-Ah, non vedo l’ora!-.

 

Intanto, in un ufficio di Los Angeles, il nostro solito amico entrò sbattendo la porta.

E anche questa volta la sua segretaria sobbalzò.

-Buongiorno capo! Com’è che sei già tornato? Pensavo che ne avessi per un bel po’ a Sunnydayle!-.

Angel non rispose e si chiuse nella sua stanza.

Pochi minuti dopo, Cordelia gli portò come al solito una tazza di sangue fumante.

-Ok, sputa il rospo! Cos’è successo?-, domandò la ragazza in tono fermo.

-Beh, la signorina Buffy ha deciso che ucciderà il nostro amico demone senza il mio aiuto!-, disse il vampiro, senza espressione.

-Beh, è tutto qui il problema?-, domandò la ragazza, perplessa.

-Magari fosse solo questo. Ha detto che si farà aiutare da Spike!-.

-Cosa? Spike? Per favore, Angy, raccontami tutto con precisione-.

-Dunque, era quasi l’alba, la stavo aspettando fuori casa sua, quando chi vedo arrivare? La cacciatrice e il sanguinario. Allora sono salito in camera sua, perché pensavo sarebbe stato meglio parlarle da sola, anziché con Spike. Pochi minuti, e Buffy sale in corridoio a prendere una coperta, poco dopo sale anche Spike. Capisci? L’ha fatto entrare a casa sua!-, sbottò, ancora sconvolto.

Quando Cordelia annuì, in segno di comprensione, il bel vampiro continuò: -Stavamo dicendo, a parte il fatto che mi sono infuriato, le ho raccontato del demone, e le ho detto che per sconfiggerlo occorre la forza di una cacciatrice e di un vampiro insieme. E sai lei cosa ha risposto? “Bastiamo io e Spike”. Dio, non posso ancora crederci!-.

E, evidentemente, non ci credeva neanche Cordelia, la quale aveva assunto un’aria tra il confuso e il meditativa.

Dopo un attimo di riflessione, esclamò: -Non è che si sono innamorati?-.

Ad Angel la tazza di sangue quasì non finì addosso.

Innamorati?

E perché no?

Dopotutto, Spike si era redento (almeno così diceva) ed era diventato inoffensivo a causa di quel chip.

Ma, che si fossero innamorati l’uno dell’altra…

La ragazza, vedendo la faccia del suo superiore, che dal suo bel colore pallido, stava passando al rosso, al violetto, al blu e anche al verde, aggiunse frettolosamente: -Ma no! Cosa vado a pensare! Buffy non si innamorerebbe mai di Spike! Ok, forse è meglio che vada! Ciao, Angy! Se mi vuoi, sono (come sempre) qui fuori!-, e uscì di corsa anche stavolta.

 

Buffy stava seduta in soggiorno da circa un’ora, quando le porte si spalancarono, ed entrò Spike con in mano un vassoio.

-La signorina gradisce un biscotto?-, disse, porgendole il vassoio.

La ragazza, che stava iniziando a ridere, prese un biscotto e lo assaggiò.

Era ottimo, proprio come lo preparava sua madre.

Al pensiero di Joyce, la cacciatrice divenne improvvisamente triste.

Il vampiro intuì al volo il motivo della sua tristezza, allora depose il vassoio sul tavolino in mezzo alla stanza, andò in cucina, e ritornò con un barattolo di nutella in mano.

-Ecco!-, esclamò versando l’intero contenuto del barattolo sui biscotti, -così saranno diversi da come li preparava tua madre. E probabilmente anche più buoni! Senza offesa, Joyce!-, e addentò velocemente un biscotto.

Continuarono a mangiarli; quando il vassoio fu vuoto, Buffy gli chiese: -Ora dimmi, Spike, come hai fatto a indovinare che stavo pensando alla mamma?-.

Il sanguinario la guardò enigmaticamente, poi le rispose: -Ma moncheri, ormai dovresti sapere che ti conosco anche meglio delle mie tasche. Ad esempio, immagino che prima i tuoi biscotti si siano bruciati perché pensavi a… Angel, giusto?-.

Buffy parse riflettere un attimo: -Mhm, sbagliato, stavolta non è così. A dir la verità… stavo pensando a quanto tu sia cambiato nell’ultimo anno, e sinceramente non pensavo che potessi diventare una persona…-, -…buona-, concluse il vampiro.

-No,  non intendevo buona. Una persona comprensiva, fidata, insomma, un vero amico!-.

Peccato, vorrei essere per te qualcosa di più di un amico, ma forse, più in là…” pensò il vampiro, sedendosi anche lui sul divano, e poggiando i piedi sul tavolino.

-Sarai anche diventato comprensivo e fidato, Spike, ma di certo resti un gran cafone! Nessuno ti ha insegnato che è da maleducati poggiare i piedi sul tavolo?-, esclamò Buffy, indignata.

-Uff! Nervosetti, eh?!-, disse il vampiro, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra. –Ok, baby, si è fatto scuro, quindi… io andrei… salutami briciola!-.

Il sanguinario era già alla porta, ma Buffy lo raggiunse e in un attimo gli fu dietro.

-Aspetta, abbiamo detto ad Angel che ci occuperemo di quel demone, solo che non sappiamo dove si trova, e neanche come sconfiggerlo, sappiamo solo…-

-… che è il demone della paura, che si nutre dei timori dei suoi avversari, e che per batterlo occorre la mia forza con la tua. Non ci basta?-.

-Non credo! Sarà meglio andare da Giles, subito!-, e Buffy lo prese per un braccio e lo strattonò fino alla casa dell’osservatore.

-Uhm, dunque-, l’uomo si aggiustò gli occhiali sul naso, e continuò, -secondo i miei recenti studi, il mostro che dovremo affrontare è Archansis, il demone della paura. E’ molto forte, perché si avvale delle paure dei suoi avversari, riproducendole virtualmente. Nel momento in cui l’avversario cade in trance, o se volete in uno stato ipnotico, inizia ad attaccare mentalmente, ed è molto forte. Per questo motivo, occorre prima di tutto superare la propria paura, e in secondo luogo uccidere finalmente il demone tramite la forza di una cacciatrice e di un vampiro. Il piano è semplice: tu, Buffy, e anche tu, Spike, prima di affrontarlo dovrete capire qual è la vostra più grande paura, e trovare il modo per sconfiggerla. Lo so, non sarà facile, ma avrete abbastanza tempo a disposizione: secondo i miei calcoli, il demone si materializza solo una notte al mese, precisamente, quando c’è luna piena, cioè tra tre settimane. Dopo averlo sconfitto a livello mentale, dovrete colpirlo al cuore con questa-, e poggiò sul tavolo, facendo un certo sforzo, una strana spada, rilucente, molto bella e sicuramente molto antica.

–Tutto chiaro?-.

Sia la cacciatrice che il vampiro si ritennero soddisfatti della spiegazione di Giles, per cui entrambi lasciarono la casa dell’osservatore per andare a caccia.

Il resto della serata non portò altre novità, tranne i soliti neovampiri, che i due eliminarono velocemente.

Durante tutto il tempo non scambiarono una parola, entrambi evidentemente già concentrati sulla loro missione.

 

Alle prime luci dell’alba Spike rientrò nella sua cripta.

Era, come al solito, stanchissimo, e aveva più che mai bisogno di riposarsi per essere pronto ad agire.

Ma si era appena steso sulla sua tomba, e aveva appena chiuso gli occhi, che la porta si spalancò, ed entrò Buffy.

-Non riesci proprio a starmi lontana, piccola?-, la schernì il vampiro, coprendosi la vista accecante con le mani.

La cacciatrice chiuse la porta e si sedette su di una poltrona.

-Allora, vuoi dirmi che ci fai qui, o vuoi rimanere in silenzio per tutta la mattina?-, esclamò il sanguinario con voce adesso impaziente, andandosi a sdraiare sul divano.

-Ehm, stavo pensando… qual è la tua più grande paura, Spike?-.

-Non lo so, bambina, devo pensarci, e dimmi un po’, la tua?-.

La ragazza non rispose subito, poi, in evidente stato di imbarazzo, si portò le ginocchia al petto, come se in quella posizione si sentisse sicura e protetta, e sussurrò: -La morte-.

La cacciatrice cercò di incrociare lo sguardo di Spike, perché voleva sapere, era curiosa di sapere com’era la morte, da uno che se ne era risvegliato.

Il vampiro aveva intuito il motivo della visita di Buffy.

Si alzò.

Aveva bisogno di qualcosa di forte, prima di parlarle.

Prese dal frigo una bottiglia di Bourbon e ne bevve un sorso d’un fiato.

Poi ritornò a sedersi.

Le otto di mattina erano passate già da un pezzo, quando Buffy uscì dalla cripta.

Il sole la inondò con la sua luce, e la ragazza dovette aspettare qualche secondo per riuscire ad abituarsi.

Mentre tornava verso casa, le parole di Spike le occupavano la mente.

“-E’ una sensazione strana-, aveva detto, -un momento prima ti senti attivo e vitale, il sangue scorre nelle tue vene e il cuore batte al suo posto, e un attimo dopo, puff!, non senti più niente, o meglio, avverti attorno a te solo il nulla assoluto.

Per noi vampiri è più semplice, perché è come se resuscitassimo, e poi è facile riprendersi, perché, anche se siamo morti, abbiamo i vostri stessi bisogni: nutrirsi, riposarsi, e poi… cacciare, ma quella è una cosa a parte. Invece, chi muore definitivamente, non so cosa provi. Probabilmente la sensazione di vuoto e di nulla che ti avvolge ti porta alla pazzia, o… mah, chissà!-”, e si era interrotto, rimanendo in silenzio.

E lei non aveva avuto il coraggio di parlare, ma dopo un po’, senza che lui gliel’avesse chiesto, gli aveva raccontato di quello strano incontro con lo spirito guida, dei suoi dubbi, di quello che aveva provato, della sua paura, del suo desiderio sempre più grande di continuare a vivere, e come al solito lui l’aveva ascoltata, in quel modo che solo a lei riservava.

Camminando, e ripensando a Spike, ancora una volta la cacciatrice rimase immensamente meravigliata dal suo comportamento, ma sentiva che qualcosa dentro di lei si stava sciogliendo nei suoi confronti.

E ne era, inspiegabilmente, felice e spaventata.

Passarono lenti i giorni, e con i giorni un’intera settimana.

Buffy e Spike si preparavano ogni giorno.

Ormai avevano capito entrambi quali erano le loro più grandi paure.

Buffy temeva la morte…

…e Spike… temeva di veder morire Buffy, e sentiva che senza di lei non avrebbe potuto continuare a vivere.

Entrambi dovevano trovare un qualcosa che li aiutasse a non aver paura.

Facile a dirsi!

Di certo non a farsi!

Inoltre, avevano iniziato ad allenarsi nella palestra del Magic Shop ogni pomeriggio.

Giles li lasciava soli, e i due iniziavano a combattere con quanta foga avessero in corpo.

Spesso l’osservatore restava a guardarli, e altre volte organizzava loro degli esercizi di yoga o altro.

Ma non era il solo ad osservarli.

Da qualche giorno un ombra si aggirava furtivamente ogni sera intorno al negozio di magia, e poi anche al cimitero.

Ma la cacciatrice e il vampiro, come del resto tutta la Scooby Gang, non si era accorta della presenza di Angel.

Il vampiro vegliava sulla donna che amava, e soprattutto, teneva d’occhio Spike.

Non si fidava di lui.

Dopotutto, restava sempre un vampiro sanguinario che aveva seminato stragi su stragi.

Eppure ogni qual volta li seguiva era come se si sentisse sempre più un estraneo!

-Ben fatto! Abbiamo sgominato quella banda di vampiri in un soffio!-, esultò il biondo, compiaciuto.

-Abbiamo? Io ho sgominato quei vampiri!-, precisò la cacciatrice, con un sorriso beffardo in viso.

-Certo! Come no, tesoro! Senza di me ti avrebbero già fatto fuori da un pezzo!-.

-Certo che sei la modestia in persona, vero Spike?-, poi si fermò un attimo, e continuò –Ma tu non ti senti continuamente osservato? Io ho come questa impressione!-, e così dicendo la ragazza cominciò a guardarsi intorno attentamente.

-Ti stai sbagliando! Chi mai dovrebbe aver interesse nel spiarci? Via, la tua è solo paranoia!-.

-La tua leggerezza mi sbalordisce come al solito, ma forse hai ragione tu…-.

Si incamminarono verso la cripta di Spike nella chiara luce della luna, che era già a tre quarti nel cielo limpido e sgombro di nuvole.

-Solo una settimana! Abbiamo ancora solo una settimana di tempo, e poi dovremo affrontare quel demone!-, esclamò d’un tratto il sanguinario.

-Già!-, concordò Buffy. –Ripensi mai alla conversazione che avemmo quella sera nella tua cripta sulle nostre rispettive paure? Io spesso. Giles aveva detto che dovevamo imparare a dominare le nostre paure, ma non so se ci sono ancora riuscita. E tu? A proposito, quel giorno non hai voluto dirmi quale fosse il tuo più grande timore. Allora? Non ti sembra venuto il momento di confidarti con qualcuno?-.

Ormai i due si comportavano come due vecchi amici, e in effetti era così: si conoscevano da quattro anni e mezzo, e anche se all’inizio non andavano per niente d’accordo, e combattevano l’uno contro l’altro, con il passare del tempo avevano imparato a sopportarsi, e ad amarsi, per quanto riguardava Spike.

-Oh, non so ancora, e se anche sapessi… non penso che né tu né i tuoi amichetti ne sareste messi al corrente!-, rispose un po’ acido.

Buffy non aggiunse nient’altro, e il vampiro si sentì in colpa per ciò che aveva detto e per come l’aveva detto.

Così, cercando di riscattarsi, disse: -Ad ogni modo, se vuoi ora possiamo andare a casa tua e potrei prepararti i miei famosi biscotti. Scommetto che ci farebbero bene, e forse ci aiuteranno a schiarirci le idee!-.

-Vada per i biscotti!-, rispose Buffy, non troppo convinta.

Tornarono a casa in un attimo, e Spike si mise subito ai fornelli.

Stavolta però ne preparò molti di più, nel caso Dawn si fosse svegliata e ne avesse voluti.

Dopo un’oretta, i biscotti, caldi di forno, e con la nutella già spalmata, aspettavano di essere mangiati.

I ragazzi si sedettero in cucina e cominciarono a sgranocchiare quei deliziosi dolcetti.

Ad un tratto, però, sentirono un rumore.

-Uffa! E adesso chi è? Ci manca solo che sia un ladro. Ma non gli conviene per niente mettersi sulla mia strada. Né ora né mai!-, esclamò la cacciatrice, e stava per alzarsi, ma Spike la costrinse a rimanere seduta e andò lui a vedere cosa fosse successo.

Salì in camera di Buffy, da dove avevano sentito provenire il rumore.

Entrò, ma non vi trovò nessuno.

In compenso c’era una gran confusione e la finestra aperta.

Si avvicinò con cautela alla finestra per evitare di rompere qualcosa, e vide un luccichio.

Era un anello.

Un anello Claddagh.

L’anello di Angel.

Allora Angel era a Sunnydayle, e probabilmente era lui la presenza che la cacciatrice avvertiva costantemente accanto a sé.

Se era così, avrebbe dovuto parlargli.

Scavalcò la finestra, scese giù e cominciò a correre verso il vecchio palazzo del suo sire.

Sapeva che se fosse stato a Sunnydayle, la sua dimora sarebbe stata quella.

Angel ansimava ancora per la corsa fino al suo palazzo.

Entrando dalla finestra in camera di Buffy per controllarla da lì, aveva inavvertitamente fatto cadere un mobiletto, e fatto rumore quanto basta perché la ragazza venisse a controllare cosa fosse successo.

In quel momento aveva pensato soltanto a scappare per non farsi scoprire, ma nella fretta non si era accorto che il suo anello Claddagh gli era scivolato dal dito.

Solo quando era arrivato nel vecchio edificio se ne era accorto, e in cuor suo si malediceva per non essere stato più attento.

Ora Buffy avrebbe sicuramente scoperto la sua presenza a Sunnydayle, e quanto meno avrebbe chiesto spiegazioni.

Mentre pensava a tutto questo, con la luce della luna che entrava dalla finestra aperta, sentì il portone di ingresso sbattere, e passi che si avvicinavano.

Ma ora sentiva che non era Buffy.

Erano passi maschili, pesanti e cadenzati.

Spike entrò nell’immenso salone, e scorse subito il suo sire accanto alla finestra.

Angel lo stava guardando estremamente disgustato, e si avvicinò a lui con fare minaccioso.

-Spike! Ti avevo detto di toglierti dai piedi, ma a quanto pare non mi hai dato retta!-.

Il sanguinario lo guardò con aria di sfida, e molto adirato disse: -Io non vado da nessuna parte! Tu piuttosto, che ci fai qui? Sei venuto a controllare che non stia troppo appiccicato alla tua ex-fidanzatina? O forse sei tornato solo per spezzarle il cuore nuovamente e poi tornartene a Los Angeles come se niente fosse?-.

I due vampiri si squadrarono con occhiate feroci, poi il bruno disse: -Non penso che Buffy abbia bisogno di me per tenerti alla larga! Sei così patetico che non avrai mai alcuna speranza con lei, e questo non c’è bisogno che te lo dica io!-, e sul suo viso comparve un riso di scherno.

-Beh, caro il mio vampiro-detective, probabilmente per ora non ci metteremo insieme, ma siamo AMICI! Ti è chiaro il concetto di questa parola? Forse no, ma un amico è una persona su cui puoi contare, che si fida di te e di cui ti fidi, e che sai non ti abbandonerà mai. E poi, spesso le grandi amicizie si trasformano in qualcosa di più…-.

A queste parole, Angel cominciò a ridere forte, poi lo guardò negli occhi e disse: -Per il momento sei fortunato che lei abbia bisogno di te per sconfiggere quel demone, altrimenti non saresti ancora qui con noi. Ti auguro di godertela il più possibile, perché quando questa storia sarà finita girerai al largo, lascerai questa città, questo stato, questo continente. Sarà meglio per te che tu sparisca da questa parte della terra, se tieni alla tua pelle!-.

La minaccia dell’altro vampiro non intimidì affatto il biondo, il quale rispose soltanto: -Si vedrà! Intanto sono io quello che può starle vicino quando vuole, ed è con me che trascorre la maggior parte della sua giornata. Ora, mi dispiace interrompere questa conversazione molto interessante, ma devo tornare da Buffy, o si insospettirà! Non le dirò niente di te, perché in questo momento non ha bisogno di essere sconvolta più di quanto già lo sia!-, e così dicendo si voltò e cominciò ad incamminarsi.

Arrivato alla porta però si fermò, gli lanciò l’anello, e se ne andò dicendo: -A proposito di quell’anello! E’ perfettamente inutile che tu lo tenga ancora. Oramai non ha più alcun valore!-.

Buffy, ancora seduta in cucina, stava aspettando il ritorno di Spike da un quarto d’ora.

Quando finalmente il sanguinario ritornò, cominciò a sommergerlo di domande: -Ci hai messo un’eternità! Pensavo che non tornassi più! Era un ladro?-

-Sì, un ladro. Un ladro molto astuto e furbo. Quando sono entrato nella tua camera, era già scappato dalla finestra, ma io l’ho raggiunto. Non ha avuto il tempo di prendere niente, ma occhi aperti, potrebbe ancora essere nei paraggi!-

-Quindi la presenza che ci spiava poteva essere quel ladro?-, chiese la ragazza.

-Sì, suppongo di sì!-, e finì tutto lì.

Ormai era sorta anche l’alba.

Spike, come era solito fare da un po’ di tempo, passò la giornata a casa della cacciatrice, e solo al tramonto tornò alla sua cripta.

I giorni passarono inesorabili.

Uno…due…tre…quattro…

Adesso ne mancavano solo tre allo scontro col demone, e i due interessati, cacciatrice e vampiro, diventavano ogni giorno più nervosi e intrattabili, e i loro amici sempre più preoccupati.

Per la prima volta vedevano che anche Spike era visibilmente in ansia, e questo li sconcertava abbastanza da capire che la loro non sarebbe stata una missione facile.

Le ore che trascorrevano nella palestra del Magic Shop, e la caccia notturna erano gli unici momenti in cui Buffy e Spike potevano scaricare la loro tensione.

A due giorni dallo scontro Giles consigliò loro di riposarsi e di conservare le energie.

Ma trascorrere le giornate oziosamente non faceva altro che ravvivare nei due il senso di preoccupazione per il combattimento.

Così, il giorno prima, decisero di fare gli straordinari.

Durante il giorno si allenarono coscienziosamente in palestra, mentre durante la notte sterminarono un enorme numero di vampiri.

Col passare del tempo, avevano perso ogni interesse per le cose futili.

La cacciatrice e il sanguinario non litigavano più, ma il loro rapporto di amicizia era diventato più stretto.

Buffy aveva scoperto di stare bene in compagnia di Spike, di riuscire a svagarsi e divertirsi senza il pericolo di catastrofi naturali o altro, ed era da un mese che non pensava più ad Angel.

Sembrava che il biondo fosse riuscito a sostituirsi al bel vampiro bruno.

Anche Angel, intanto, si accorgeva che i sentimenti della ragazza stavano cambiando nei confronti di Spike.

Quando l’aveva lasciata, aveva sperato che riuscisse a vivere una vita normale, con un ragazzo normale, e avere una famiglia normale, ma anche se Spike non era proprio il tipo del ragazzo perbene, l’importante era che potesse rendere felice la sua Buffy come lui non aveva potuto fare.

Certo, in alcuni momenti, colmo di gelosia, gli sarebbe piaciuto uscire allo scoperto e infilare un paletto nel cuore del biondo.

Ma ragionando razionalmente, anche tutto ciò non era possibile, dato che Buffy ne avrebbe sofferto.

A questo punto, si augurava di non perdere la ragazza che amava definitivamente.

E finalmente il grande giorno arrivò.

Spike e Buffy erano molto nervosi, perché, dopo tutti i loro sforzi, non erano ancora riusciti a capire come sconfiggere le proprie paure.

Venne la notte.

La luna, alta nel cielo e più piena che mai, illuminava il cimitero di Sunnydayle, e sembrava dare un barlume di speranza ai due ragazzi.

Stavano camminando con molta prudenza, girandosi ad ogni piccolo rumore che sentivano, che in quel momento era come amplificato.

Poi all’improvviso, i nervi tesi al massimo, avvertirono una presenza dietro di loro.

Poi sentirono dei passi, strascicati, come qualcuno che stava trascinando qualcosa.

La cacciatrice, con il vampiro biondo al suo fianco, si girò lentamente.

Ed ecco che videro… Xander!

-Xander! Dio, che ci fai qui, a quest’ora e in questo momento?-, gridò la ragazza esasperata.

Xander, che aveva portato loro la possente spada con la quale avrebbero dovuto far fuori il demone, sfinito, la lasciò cadere sull’erba, e se ne andò mormorando: -Che irriconoscenti! E io gli stavo anche facendo un favore!-.

Il ragazzo se ne andò, e i due tornarono a concentrarsi.

E ad un tratto, come per magia, il demone si materializzò pochi metri davanti a loro.

Era veramente enorme, un mostro ributtante, i capelli crespi e di colore verdastro legati alla nuca, e un enorme fauce che vomitava saliva e veleno.

Appena lo guardarono negli occhi, caddero in trance.

Era come se stessero facendo lo stesso sogno.

“Il demone stava venendo verso di loro.

I due, terrorizzati, iniziarono a scappare.

Quella però non era più Sunnydayle.

Era uno strano posto, tutto bianco, come se non ci fosse niente, solo il nulla che li avvolgeva completamente.

E Buffy ripensò a ciò che le aveva detto Spike (“E’ una sensazione strana… non senti più niente… avverti attorno a te solo il nulla assoluto”).

All’improvviso, cadde.

Il vampiro ritornò indietro.

-Forza, alzati, non cedere! Ce la faremo! Insieme lo sconfiggeremo!-.

Le parole del biondo la confortarono e la rassicurarono.

Lo guardò negli occhi, quegli occhi così blu, e lo baciò.

Si rialzarono, abbracciati.

Poi sentirono le urla del demone.

-No, smettetela! Voi vi odiate! Siete nemici mortali! Allontanatevi!-.

Li stava raggiungendo, ma ormai i due ragazzi avevano capito che l’unico modo per sconfiggerlo era l’amore.

Si presero per mano e camminarono nella direzione del mostro, il quale invece iniziò ad arretrare.

E d’un tratto si ritrovarono su una scogliera, il rumore delle onde che si frangevano sugli scogli e l’odore forte e chiaro del sale.

Archansis si trovava sull’orlo del precipizio.

Continuò ad arretrare e cadde miseramente nel vuoto.”

Si risvegliarono, come da un incubo.

In un primo momento persero la cognizione del luogo e del tempo.

Ma poi subito ricordarono la loro missione, videro il demone, impugnarono la spada, lo raggiunsero e gli trafissero il cuore.

Archansis, ormai moribondo, si accasciò su un lato, e lentamente, si sciolse in un liquido denso e scuro.

Ce l’avevano fatta.

L’avevano sconfitto.

Stanchi morti, ma pieni di felicità, si abbracciarono.

Cominciarono a ridere e piangere confusamente, poi si baciarono.

Fu un lungo, tenero bacio, e i due si strinsero come se la propria sopravvivenza non dipendesse da altro.

Poi si alzarono e si incamminarono verso casa di Giles per raccontare a tutti l’esito di quella sera.

Seduto dietro una lapide, Angel aveva lo sguardo fisso davanti a sé, nel vuoto.

Sapere che finalmente la sua cacciatrice aveva trovato l’amore lo riempì di grande felicità e di grande rimpianto e tristezza.

Ma ormai sarebbe stato inutile per lui cercare di riconquistarla, perché se ci fosse riuscito, l’avrebbe fatta soffrire, e non se lo sarebbe mai perdonato.

Lentamente, si avviò verso casa di Buffy, entrò in camera sua dalla finestra, come faceva ai bei tempi in cui potevano amarsi, e poggiò sul letto il suo anello Claddagh.

Come aveva detto Spike, non aveva più valore, e adesso poteva dargli pienamente ragione.

Dopo aver visto forse per l’ultima volta la stanza, andò via.

Verso le sette di mattina Buffy, accompagnata da Spike, rientrò in casa, esausta dalla lunga notte passata da Giles.

Avevano festeggiato in grande stile fino a poco tempo fa.

Inoltre aveva raccontato a Willow dei suoi sentimenti per Spike.

Se in un primo momento la sua migliore amica si era mostrata pressoché dubbiosa, le aveva fatto le sue felicitazioni, asserendo che, dopotutto, il vampiro era davvero cambiato, e non era niente male come ragazzo.

Appena entrati in casa, i due iniziarono a baciarsi.

Rapidamente si spostarono nella camera e accesero la luce.

Stavano iniziando a spogliarsi quando Spike intravide sulla coperta un luccichio.

Era l’anello Claddagh di Angel, e accanto vi era un biglietto.

Anche Buffy lo vide e aprì il foglio.

Poche parole.

“DONALO ALLA PERSONA CHE AMI”.

Gli occhi le si riempirono di lacrime.

Corse verso il suo comodino, aprì il cassetto, e prese il suo anello.

Poi si avvicinò a Spike e gli porse l’anello del suo ex ragazzo.

-E’ per te!-, disse tra le lacrime, -la corona significa la lealtà, le mani l’amicizia, e il cuore, beh, lo sai… mettilo con la punta del cuore verso di te. Vuol dire che appartieni a qualcuno!-.

Buffy infilò l’anello al dito.

Allora Spike disse: -Questo era un pegno d’amore da parte di Angel! Se lo mettessi, non farei altro che rivangare il suo ricordo!-.

Ma la ragazza lo baciò, e gli sussurrò: -No, ti sbagli. Questo è un pegno d’amore da parte mia! E ogni volta che lo vedrò al tuo dito, saprò che mi ami, come io amo te!-, e glielo infilò al dito.

Il vampiro mormorò: -Oh, Buffy…-, e i due ripresero a baciarsi…

 

FINE

 

by Alexandra

 

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