- La Cacciatrice che amò il vampiro -

 

di Cinzia (cinziafaroldi@katamail.com)

 

 

 

Era l’anno 1727, quando in Irlanda, nella cittadina di Galway, nacque un bambino: Liam Malhyde, figlio di un nobile dell’alta società irlandese e conosciuto in tutta la regione. Sua madre aveva rischiato di morire nel darlo alla luce ma sebbene, in seguito, avesse avuto altre due figlie, per lei Liam rimaneva il suo prediletto; non fu cosi’, invece, per il padre.

Nel cottage dove risiedeva la famiglia era presente una stanza in cui torreggiava un’immensa biblioteca di cui facevano parte infinite cataste di libri riguardanti la politica, l’economia e i diritti civili e sociali di quel periodo. Siccome era il primogenito e quindi l’erede dell’intero patrimonio della famiglia, secondo suo padre, doveva essere educato severamente per essere all’altezza di quel ruolo di estrema importanza: cosi’ il bambino veniva sottoposto ad estenuanti ore di studio senza mai poter uscire o divertirsi come tutti gli altri coetanei. Liam, divenne quindi, ostile nei confronti del genitore ed usciva di nascosto nel tardo pomeriggio per recarsi nel suo luogo segreto, il suo “piccolo mondo” lo chiamava, dove incontrava i suoi pochi amici ed insieme si divertivano a pescare oppure sguazzare in una piccola sorgente che avevano scoperto.

Crescendo, però, il suo comportamento assunse un tono ribelle: insofferente alle regole imposte dall’alta società cui apparteneva, preferiva trascorrere le sue giornate (e specialmente nottate) ad ubriacarsi in taverne e a divertirsi in bordelli. Suo padre, per questo, lo aveva sempre considerato un fannullone ed un perdigiorno; accusandolo di non essere nessuno, lo aveva convinto di non valere nulla. La madre e specialmente una delle sorelle, Catherine, soffrivano per lui; difendendolo, inoltre, nelle discussioni che avvenivano con il padre. Katie (così la chiamava Liam) era la più piccola dei tre figli: possedeva capelli neri come l’ebano, un viso d’angelo, bocca paragonabile ad una rosa rossa e occhi di un verde intenso. La ragazza, quando ancora era una bambina, veniva sempre protetta dal fratello, il quale nutriva un particolare attaccamento nei suoi confronti, perché la riteneva l’unica della famiglia che lo capisse e che gli volesse veramente bene. Amava, come lui, uscire all’aperto in armonia con la natura che li circondava e insieme i due ragazzi intraprendevano lunghe cavalcate attraverso le verdi praterie irlandesi. Poi, un brutto giorno, Catherine si ammalò di tubercolosi, lasciando per sempre i suoi cari la vigilia di Natale, nella notte cupa e gelida. Per Liam fu un duro colpo e per un mese intero si rifiutò di mangiare e persino dormire, rifiutando, così, per quel periodo di tempo il divertimento ed i presunti amici. Quando finalmente uscì dalla prigione che si era costruito divenne sempre più ostile nei confronti del padre arrivando ad odiarlo e continuò ad intraprendere la vita squallida di prima, per non ricordare il dolce viso della sorellina, per non soffrire ancora.

 

Nel frattempo, dall’altra parte della cittadina, una ragazza si apprestava a raccogliere l’acqua da un pozzo da portare poi a casa dove sarebbe servita come bevanda potabile: si chiamava Erin Randall e verrà ricordata nel corso dei secoli come la cacciatrice del diciassettesimo secolo. Si; lei era la prescelta di quel tempo che di giorno si comportava come una giovane donna normale (per quanto le era possibile), mentre la notte combatteva contro i vampiri e demoni che pullulavano nei cimiteri di Galway. Prima di rincasare si fermò un istante a riflettere accorgendosi del fatto che, purtroppo, si era isolata molto dal resto degli abitanti del villaggio; il suo dovere la stava condizionando troppo. Certo, sapeva che non poteva tirarsi indietro perché era stata prescelta e aveva giurato al suo osservatore di adempiere perfettamente al suo compito, ma era pur sempre una ragazza di diciotto anni che voleva degli amici con cui trascorrere un po’ di tempo. Purtroppo, però, si rese conto, improvvisamente, che tutto questo non poteva accadere perché quegli “ipotetici” amici avrebbero corso dei gravi rischi e pericoli a causa dei vari demoni che avrebbero cercato di annientare tutto quello ceh la cacciatrice aveva di più caro per demoralizzarla e poi, al momento più opportuno, ucciderla. Al solo pensiero Erin rabbrividì, decidendo di non pensare più a niente di spiacevole, inoltre era in ritardo al suo incontro con il signor Samuel Bachker, il suo osservatore. Giunse correndo alla piccola biblioteca del paese dove l’uomo aveva impiego, poi, dopo aver chiuso il piccolo negozio, l’osservatore iniziò a parlare:

 

BACHKER: -“Erin, oggi ho deciso che dovrai sorvegliare la zona nord di Galway perché un gruppo di vampiri ha

                        causato numerose stragi notturne!”

 

ERIN: -“D’accordo ma…cosa dirò alle mie sorelle? Non potrò ritornare per la sera!”

 

BACHKER: -“Non ti preoccupare, parlerò io con loro e vedrò di trovare una buona scusa, ma è meglio che tu parta

                        immediatamente se vuoi arrivare in tempo!”; 

e così dicendo gli levò il secchio d’acqua dalle mani e la incitò ad andare. La cacciatrice obbedì e poche ore dopo, grazie ad una corsa estenuante, facilitata un poco dai suoi poteri di prescelta, arrivò a destinazione. Grazie al denaro ceh le aveva donato il suo osservatore affittò una camera d’albergo, successivamente, visto che era giunto il tramonto si avviò verso il cimitero di quella zona, aspettando che qualche vampiro emergesse dalla propria tomba.

 

Scese la notte ma, stranamente, i non – morti non si fecero vedere, così Erin pensò di recarsi nel centro della cittadina per accertarsi che alcuni di loro non si mischiassero fra gli esseri umani. Giunta nel  cuore della parte nord di Galway, la ragazza iniziò a girovagare tra la folla di persone che parlavano e ridevano animatamente e in quel momento provò un forte desiderio di aggregarsi a loro ma svanì immediatamente al pensiero della sua missione. Stava camminando davanti ad una taverna, quando, all’improvviso, un ragazzo le piombò addosso, facendo cadere entrambi:

 

ERIN: -“Ehi! Attento a dove mettete i piedi!”, gridò la ragazza. Il ragazzo si alzò e voltandosi verso di lei lascia scoprire il suo volto: era Liam, il quale, come al solito, veniva cacciato da taverne e bordelli perché troppo ubriaco:

 

LIAM: -“Oh! Ma che bella signorina abbiano qui…vogliate scusarmi per la mia insolenza e per la mia rovinosa

               caduta!”, e mentre pronunciava queste parole scoppiò a ridere.

 

ERIN: -“Siete ubriaco signore…dovreste tornare a casa…per riprendervi dai fumi dell’alcool…”

 

LIAM: -“Oh, fandonie! Io sto benissimo e…gradirei onorarmi della vostra compagnia, mia signora…”; disse baciandole lievemente e dolcemente la mano. Sebbene fosse ubriaco, Erin lo trovava estremamente attraente e la baciamano arrossì, ma comunque riuscì a spiegare al giovane che si era fatto tardi e non poteva rimanere in quel luogo (ma naturalmente stava mentendo perché non poteva rivelare la sua identità).

 

LIAM: -“Che peccato…mi rincresce, signorina, che non possiate trascorrere il vostro tempo prezioso con me…”; appena ebbe pronunciato questa frase Liam svenne dal sonno e dall’effetto del vino. Così, Erin lo trasportò sino all’albergo dove alloggiava per la notte, facendolo distendere, poi, sul grande letto a baldacchino. Liam dormì sino al mattino seguente, quando si svegliò piacevolmente anchilosato dal lungo sonno:

 

LIAM: -“Ma…dove…dove sono?”; chiese smarrito.

 

ERIN: -“Siete nella mia stanza d’albergo!”; da una poltrona posta accanto alla finestra la cacciatrice parlò:

 

ERIN: -“Ieri sera eravate ubriaco e siete svenuto, così vi ho portato qui per smaltire i postumi dell’alcool!”

 

LIAM: -“Capisco…e vi ho detto qualcosa di imbarazzante?”; la ragazza arrossì ma non disse nulla: -“Bè…scusatemi

               ugualmente se vi ho arrecato tanto disturbo!”

 

ERIN: -“Non preoccupatevi, poteva accadere a chiunque!”; cercò di  consolarlo.

 

LIAM: -“Non credo signorina…io faccio queste pessime figure ogni sera…”

 

ERIN: -“Non chiamatemi signorina…preferirei Erin…”; disse arrossendo nuovamente.

 

LIAM: -“Allora voi chiamatemi Liam!”

 

ERIN: -“Volete che vi accompagni a casa?”; chiese la cacciatrice.

 

 Sul volto di Liam calò un velo di tristezza: -“Io non ho più una casa. Mio padre fin dalla nascita mi ha sempre considerato una nullità, un codardo e poi…in quel luogo la mia sorellina più piccola è morta. Tornaci sarebbe come rivivere quei momenti di atroci agonie…io…io non potrei sopportarlo di nuovo…”

 

ERIN: -“Perdonatemi Liam…non volevo risvegliare in voi tali sofferenze…se gradite, potreste alloggiare qui!”

 

LIAM: -“Dite davvero? Non sono un disturbo?”

 

ERIN: -“Niente affatto! Non vi preoccupate!”; rispose con un sorriso la ragazza ricevendo in cambio un caloroso abbraccio. Erin, rossa in volto, si allontanò in fretta da Liam recandosi, poi, a comprare del cibo per l’ora di pranzo, lasciando il ragazzo a riposare nella stanza. Quando fu di ritorno lo trovò ancora addormentato, così si avvicinò lentamente alla sponda del letto e lo chiamò:

 

ERIN: -“Liam? Liam, svegliatevi! E’ ora di pranzo!”

 

LIAM: -“Mh? Oh, Erin…siete ritornata!”; rispose assonnato.

 

ERIN: -“Allora…vi siete deciso a  smaltire la sbornia?”

 

Il giovane rise: -“Si, si… non vi preoccupate! Adesso sono come nuovo!”

 

ERIN: -“Bene, sono contenta per voi!”; disse sorridendo. In quel momento Liam si alzò da letto e tolse dalla tasca destra dei pantaloni un piccolo cofanetto color porpora e lo porse alla cacciatrice:

 

LIAM: -“Questo è per voi…mentre eravate fuori sono riuscito ad acquistare questo dono…spero che sia di vostro

               gradimento…”; mentre pronunciava queste parole si notava chiaramente la su emozione:

 

ERIN: -“Ma…non dovevate…io…”

 

LIAM: -“Apritelo, coraggio!”

 

Erin aprì il cofanetto e vi trovò un meraviglioso anello d’argento:

 

ERIN: -“L’anello Claddagh!”; riuscì a pronunciare.

 

LIAM: -“Si…immagino che conoscerete la leggenda visto che abitate anche voi a  Galway, quindi ho voluto regalarvi

               questo anello per dimostrare la mi gratitudine e devozione alla prima donna che si è presa veramente cura di

               me…”

 

La cacciatrice era senza parole: da sempre aveva atteso il principe azzurro e finalmente l’aveva trovato; gentile, dolce e sensibile. Ancora non riusciva a crederci:

 

ERIN: -“Io…io…non so che dire…è veramente stupendo! Sono …sono senza parole…”

 

LIAM: -“Dite solamente che resterete sempre con me…”; Liam le cinse la vita e la baciò dolcemente.

 

 

Sunnydale 1997, h. 8.00 A.M

 

Buffy percorse il corridoio in fretta e furia salutando velocemente Xander  e Willow che la guardarono allibiti, per poi recarsi nella biblioteca dove, come di consuetudine, il signor Giles stava riordinando dei libri:

 

BUFFY: -“Signor Giles? Signor Giles!”

 

GILES: -“Buffy…sono qui!”

 

BUFFY: -“Signor Giles…che ci fa sotto tutti quei libri?”

 

GILES: -“Ci sono finito grazie allo spavento che mi hai fatto prendere poco fa quando sei entrata urlando!”; disse diplomaticamente.

 

BUFFY: -“Ah…mi scusi! Comunque, veniamo a noi: stanotte ho fatto un sogno!”

 

GILES: -“Che tipo di sogno?”

 

BUFFY: -“Non penso sia stato un sogno premonitore anzi, credo riguardasse il passato!”

 

GILES: -“Il passato?”

 

BUFFY: -“Si…ho sognato che una giovane cacciatrice di nome Erin si era innamorata di Angel prima che fosse

                  vampirizzato e lui le aveva donato un anello, se non sbaglio penso si chiamasse Claddagh!”

 

GILES: -“Ma hai sognato anche dei nemici?”

 

BUFFY: -“No! Solo la loro storia d’amore e se devo essere sincera…un po’ sono gelosa!”

 

GILES: -“Mah… non saprei…può darsi che il tuo sia stato solamente un sogno riguardante la vita passata delle

                precedenti cacciatrici, come anche queste ultime hanno fatto!”

 

BUFFY: -“Può darsi…”; mentre il bibliotecario si diresse verso il suo ufficio Buffy si rese conto che un libro era rimasto a terra; allora lo raccolse e notò che sulla copertina vi era scritto:

 

”ERIN RANDALL: la cacciatrice che amò il vampiro”                    

 

 

 

 

FINE

by Cinzia

 


 

 

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