- La Cacciatrice Orientale -

 

di Cinzia (cinziafaroldi@katamail.com)

 

 

 

PROLOGO

-“Ciao mamma, che stai facendo?”-

 

-“Sto preparando questi”-

-“E che cosa sono?”-

-“Le tue armi”-

-“Le mie armi?”-

-“Si, per combattere i demoni…”-

 

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Cina, 1891

Xin Rong era una bambina timida e insicura che molto raramente faceva amicizia con qualcuno a causa del suo carattere. Quel giorno doveva recarsi dalla nonna materna per una nuova lezione sul galateo cinese: -“Una buona educazione ti condurrà ad una buona crescita!”; diceva l’anziana donna. Già, per una signora dell’alta società le buone maniere rappresentavano una specie di “passaporto” per entrare a far parte del corteo delle grandi famiglie benestanti e soprattutto per garantirsi un buon partito che potesse darle sicurezza economica e benessere esteriore. Ma Xin Rong era ancora una bambina: cosa ne poteva sapere lei di tutto questo? Il suo desiderio era di vivere la sua vita come tutti gli altri bambini della sua età ma purtroppo, anche se molto giovane, era consapevole che una ragazzina di alta scala sociale, quale apparteneva, non poteva nemmeno pensare di vivere una vita comune a quella delle classi inferiori. Così, si rassegnò a quel pensiero, e si incamminò frettolosamente per il vicolo che conduceva alla dimora della nonna; successivamente quando fu arrivata la vecchia signora iniziò subito la lezione di buone maniere, al termine della quale la bambina ritornò a casa dalla madre.

Quando giunse davanti alla porta, si accorse che quest’ultima era socchiusa, allora entrò lentamente e, sentendo delle voci si accostò alle pareti della sala d’aspetto per ascoltare più attentamente  ma non riuscendo nemmeno a sentire una parola, decise di sbirciare dalla serratura della porta ceh apparteneva al soggiorno. Vide, allora, sua madre che stava parlando con uno strano uomo che indossava un lungo kimono maschile nero e la collo portava una croce d’argento. Senza volere, nel tentativo inutile di captare quello che i due si dicevano, Xin Rong inciampò sul grande tappeto raffigurante un enorme drago e spalancò la porta cadendo al suolo. L’uomo e la madre la fissarono impassibili, come se avessero già avvertito, precedentemente, la sua presenza, mentre la bambina arrossì:

XIN RONG: -“Io…io…stavo passando di qui, quando sono inciampata…”

MADRE: -“Non ti ho insegnato a origliare signorina! Né, tantomeno, a mentire.”

La bambina abbassò il capo in segno di sottomissione e pentimento. La madre ceh capì immediatamente i sentimenti della figlia le accarezzò i lunghi capelli neri come per dirle che l’aveva perdonata. La donna non mostrava molte effusioni d’affetto nei confronti di Xin Rong ma le voleva veramente bene perché era la sua unica figlioletta, la sua “piccola bimba” e Xin Rong questo lo capiva e sorrideva felice. Venne il momento delle presentazioni:

MADRE: -“Xin Rong, questo è Tseng; il tuo osservatore…”

XIN RONG: -“Il mio osservatore? Non capisco…”

A quel punto l’uomo che era stato in silenzio fino a quel momento si fece avanti e parlò:

TSENG: -“Tu sei la prescelta, l’eletta ceh si erge contro i vampiri e i demoni…sei la cacciatrice…”

XIN RONG: -“La cacciatrice?!”; disse incredula.

TSENG: -“Si, ed io ho il compito di guidarti, di addestrarti per migliorare le tecniche di combattimento che userai per

                  sconfiggere il male.”

La bambina era ancora confusa: come poteva essere lei la prescelta? E inoltre sarebbe stata all’altezza di quel compito tanto importante? Ma, anche se dubbiosa, accettò il suo ruolo senza commentare, limitandosi ad annuire con il capo. Per affrontare meglio il suo compito doveva abbandonare la dimora materna e vivere in meditazione nel tempio del paese vegliata dal nuovo osservatore, quindi salutò la madre la quale le disse:

MADRE: -“Piccola bimba…sono fiera di te…”, e poi la baciò lievemente sulla fronte. Da quel giorno Xin Rong non la rivide più.

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Trascorse un lungo periodo di tempo e adesso la cacciatrice aveva sedici anni. Grazie agli insegnamenti del suo osservatore, la ragazza aveva acquisito notevoli capacità fisiche e tattiche, sconfiggendo sino a quel momento numerosi vampiri. Un giorno Tseng entrò nell’antro dove si tenevano gli allenamenti, consegnandole una lettera sigillata col marchio della sua famiglia. La ragazza l’aprì e ne lesse il contenuto: la lettera l’informava che sua madre aveva contratto una grave malattia e che era in punto di morte, ma anche se stava tanto male, la donna credeva sempre in lei, fin da quando era una bambina e l’incoraggiava ad andare avanti nella sua missione, a non cedere mai alle avversità ceh a volte potevano intercedere con la sua vocazione. Xin Rong ripose la lettera in un cassetto poi iniziò a piangere come mai aveva fatto prima: era come se il mondo le fosse crollato addosso, non poteva credere che la sua adorata madre fosse in pericolo di morte, proprio lei, una donna così forte e determinata. Successivamente, quando calarono le tenebre, Xin Rong girovagava per le vie della città in uno stato catonico con lo sguardo perso nel vuoto, quando sentì un urlo all’interno del mausoleo cinese. Come se grido l’avesse svegliata, la ragazza si recò all’interno dell’imponente struttura e vide un vampiro dissanguare un uomo, il quale, quando avvertì la presenza della cacciatrice, si voltò e quest’ultima poté riconoscere il volto di William il sanguinario. I due combatterono per un lungo periodo di tempo ad armi pari, poi il vampiro ebbe la meglio su Xin Rong e in breve tempo la dissanguò. Prima di morire la ragazza pronunciò con un filo di voce il suo ultimo desiderio:

XIN RONG: -“Dì a mia madre che mi dispiace…”; poi la vita l’abbandonò, mentre all’esterno divampava la rivoluzione.

 

 

 

 

FINE

 


 

 

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