RICORDI

 

AUTRICE: Lyla ( lylalay@virgilio.it

 

 

Precisazioni

 

Questa fan fiction è in pratica il seguito di “Just Friends”. Dalla fine della storia precedente sono passati 5 anni.

I paragrafi in corsivo sono i pensieri e/o i ricordi di Spike.

 

 

Era ritornato, come ogni giorno. Gli bastava chiudere gli occhi perché quell’incubo si ripresentasse a tormentarlo. Alle volte, quando si svegliava di soprassalto nel cuore del pomeriggio, con quella stanchezza che si sentiva nelle ossa e che mai lo abbandonava, ancora confuso e turbato, pensava che fosse stato tutto quanto un sogno. Solo un terribile sogno. Ma bastavano pochi secondi perché si svegliasse del tutto e si ricordasse che invece era tutto vero. E anche quel giorno andò tutto come da copione. Spike si svegliò e si alzò a sedere in mezzo al letto. Si guardò intorno, sperando che la stanza in cui si trovava svanisse, sperando di risvegliarsi a casa…Ma non successe. Non succedeva mai. Si passò una mano sugli occhi e scotendo la testa mormorò: <<Io vivo in un incubo>>. Anche se mancavano ancora diverse ore al tramonto, era cominciata la sua giornata.

Non appena il sole fu scomparso dal cielo, Spike lasciò casa Summers, dove era tollerato ospite, per dedicarsi alla sua caccia solitaria. Non fu una serata particolarmente fortunata: riuscì a scovare solo un paio dei vampiri che cercava. Uccise il primo vampiro con la stessa facilità e con lo stesso piacere con cui avrebbe bevuto una tazza di sangue umano. Il secondo non fu così fortunato: prima di piantargli il paletto nel cuore, Spike gli diede una ripassata maiuscola. Decise poi di ispezionare il Bronze e, non trovando nulla, pensò di approfittarne per farsi una birra. Non aveva voglia di starsene in mezzo alla ressa, così andò a sedersi dove si trovavano i tavolini più appartati. Mentre consumava la sua birra, si immerse completamente nei suoi pensieri, finché delle voci familiari lo strapparono bruscamente dalle sue riflessioni. Al tavolino dietro di lui si erano sedute Buffy, Anya, Willow e Tara: non potevano vederlo, poiché i tavoli erano divisi da un separé, ma lui poteva ascoltare di nascosto tutti i loro discorsi. Stavano parlando di lui. <<Come fai a non essere preoccupata, Buffy? Se avessi Spike sotto lo stesso tetto, io lo sarei eccome.>> stava dicendo Willow. <<Non c’è niente da temere da lui. Ha sempre il chip in testa, e se non fosse per le buste di sangue in frigo, non mi accorgerei neanche della sua presenza.>> <<Io non sono tranquilla. E se fosse ancora ossessionato da te?>> chiese Tara nervosa. <<Figurati, dopo tutto questo tempo! E poi credo che abbia altro a cui pensare.>> <<Per esempio?>> la interrogò Anya <<Non ne ho la più pallida idea. Anche se abita a casa mia, non c’è tutta questa confidenza tra noi: in una giornata ci scambieremo sì e no cinque parole.>>. <<Si comporta in modo strano. E’…diverso dallo Spike che era cinque anni fa.>> commentò ancora Tara. <<Ti ricordi quando Drusilla lo aveva lasciato? Non è che si comporti come allora, eppure…Non lo so. Io credo che anche la sua ultima fiamma, Crystal,   lo abbia mollato>> intervenne Willow. <<Può darsi. Io non ne so molto>> fu l’asciutto commento di Buffy. <<Magari la ha uccisa>> interloquì Anya. <<Ma dai!>> le disse la Cacciatrice. <<Perché no? Magari, tornando a casa una sera la ha trovata a letto con un altro, li ha uccisi entrambi e ora lo consuma il rimorso.>> <<Rimorsi? Spike?>> le chiese Willow guardandola stupefatta. <<Non dimentichiamoci di chi stiamo parlando.>> rispose pacata la signora Harris.

Nauseato da quanto aveva sentito, Spike pagò la birra e se ne andò badando bene di non farsi vedere dalle quattro pettegole. <<Celia con le piaghe chi non ha mai avuto ferite>> ringhiò tra i denti lanciando un’occhiata di fuoco al tavolo delle quattro.

Uscì fuori al freddo, e non sentendosela di tornare a rinchiudersi nella soffitta di casa Summers, decise di rimanere ancora un po’ in giro. Camminava lentamente, con le mani in tasca e la testa affondata tra le spalle. Più che la strada, seguiva il corso dei propri pensieri. La spontanea citazione dell’Immortale Bardo gli aveva richiamato alla mente un lontano ricordo.

Quella volta ci eravamo andati vicini. Mentre cercavamo di scappare da un’imboscata di quei bastardi della setta ero stato catturato, Christy pensava che mi avessero ucciso e si era rifugiata proprio qui, a Sunnydale, dalla Cacciatrice. D’altronde, era quello che volevano che pensasse. Mi diedero uno stramaledetto filtro, che mi fece dimenticare tutto e mi obbligarono a darle la caccia e ad ucciderla. Invece, non appena la morsi riacquistai la memoria. Non so da cosa fosse dovuto: forse il filtro non faceva più effetto…Eppure io credo che fu il suo sangue ad annullare tutto quanto. Ricordo quello che successe mentre ci preparavamo a lasciare la casa della Cacciatrice. Fu una scena davvero carina. Io avevo appena chiamato Christy, incitandola a sbrigarsi, e stavo portando un paio di valige in macchina. Poi comparve lei sulla scala e io mollai le valigie e mi misi a declamare mentre scendeva: <<Ma zitto! Quale luce irrompe da quel pianerottolo lassù? E’ l’oriente, e Crystal è il sole!>>. Lei si mise a ridere e mi disse:<<Scemo!>>. E io: <<Lei parla. Oh, parla ancora, angelo splendido!…>>. Sarei andato avanti, ma Christy si sporse dalla balaustra e mi diede un bacio, costringendomi a tacere. Continuammo a baciarci per almeno 10 minuti. A un certo punto venne la padrona di casa e ci disse:<<Ragazzi, qua facciamo giorno!>>. E io, senza smettere, le feci cenno di aspettare, che c’era ancora tempo…

 

Spike sorrise, perso dietro il ricordo di quella lontana sera, ma poi il sorriso si accartocciò in una smorfia di dolore. Era sempre così, ogni volta che pensava a lei.

Tornò a casa Summers, e salì in soffitta. Più di centomila pensieri differenti gli affollavano la mente. C’era qualcosa in particolare che lo tormentava, un qualcosa di indefinito e molesto, come un misterioso dolore di cui non si conosce la causa. Si gettò sul letto, cercando di addormentarsi, quando improvvisamente capì cos’era che lo opprimeva: era la spina del dubbio che gli era entrata nel cuore sentendo i discorsi della Cacciatrice e della Scooby Gang.

C’è solo un modo per sapere se hanno ragione o no. Il rimedio mi sembra peggio del male, eppure non vedo altra soluzione.

Pensò prima di scivolare in un sonno agitato e popolato da incubi.

Il pomeriggio seguente, quando si svegliò, trovò sul tavolo della cucina un biglietto di Buffy, dove lo avvertiva che lei, Down e gli altri erano andati a passare la giornata in spiaggia. Spike si sedette sul divano davanti alla televisione senza però accenderla. Nella sua testa, stava rivivendo un altro frammento dei suoi ultimi 5 anni.

Una sera, quando tornai alla cripta, trovai Crystal intenta a seguire un programma televisivo. <<Cosa guardi?>> <<Un documentario sul mare.>> <<Sai che noia!>> <<Io lo trovo molto interessante. Per te è facile parlare: tu l’hai addirittura attraversato, mentre io non l’ho visto neanche una volta>> <<Non hai mai visto il mare?>> <<No, mai. D’estate, al massimo, andavamo a trovare la nonna su in montagna.>> <<Chissà cha allegria!>> <<Dai, lasciami sentire>>. Tre giorni dopo, la sera dissi a Crystal di prepararsi, ché saremo andati a fare un giro. Guidai fino alla spiaggia, e quando scese le dissi di chiedere gli occhi. Lo fece, e la guidai verso la riva. <<Dove stiamo andando?>> <<Vedrai. E’ una sorpresa>.> <<Cos’ è questo rumore?>> chiese cercando di aprire un occhio senza farsi vedere. <<Eh no, se sbirci non vale!>> e le misi la mano sugli occhi perché non barasse. <<Così va a finire che cadiamo tutti e due>> <<Taci, donna di poca fede.>>. Infine ci fermammo, un po’ perché non vedevo l’ora di sapere se la mia sorpresa fosse riuscita, un po’ perché se no finivamo veramente tutti e due per terra.  <<Ecco, adesso puoi guardare>>. Non credo che dimenticherò mai il suo viso illuminato dalla luna. <<Spike, ma...E’ il mare>> <<Allora? Come ti sembra?>> <<Non lo so…E’ spaventoso e meraviglioso insieme. Non so come spiegarlo>>. <<Ehi, ti va di fare un tuffo?>> <<Non ho il costume>> <<E a che ti serve? Questa è una spiaggia isolata, è difficile che venga gente e tanto ti ho già vista nuda>>.Mi aspettavo che mi lanciasse un’occhiata sconvolta, invece si mise a ridere e, sfilandosi la maglietta, mi disse: <<Perché no? Andiamo.>>.  Mentre entravamo in acqua, mi ricordai di un piccolo particolare: cioè che dove era cresciuta lei il bacino idrico più grande è  una pozzanghera. <<Crystal? Tu sai nuotare, vero?>> <<A dire la verità…No>> <<Sarà meglio tenersi vicino a riva>>. Rimanemmo in acqua per un po’, poi tornammo a riva. Ad un tratto…Non ricordo cosa le dissi, comunque si infuriò e iniziò a tirarmi addosso la sabbia, tanto che per sfuggirle dovetti correre nuovamente in mare. Bisogna anche dire che me l’ero cercata. Comunque, fatto sta che anche lei si buttò in acqua  e mi inseguì decisa a farmela pagare. Poi mi resi conto che anche se eravamo nell’acqua alta, mi veniva dietro nuotando! Era talmente furiosa che si era dimenticata di non essere capace! Io mi girai e le dissi stupefatto: <<Crystal, ma tu non sai nuotare!>>. Chris si fermò come a pensarci un istante, poi mi disse: <<E’ vero!>> e sparì sott’acqua. Ci mettemmo più meno un quarto d’ora a tornare a riva, mezzi affogati e ridendo come due pazzi. C’erano stati dei momenti in cui temevo che non ce l’avremmo fatta. Ci lasciamo cadere sulla sabbia, senza smettere di ridere. <<Wow! Mi sento così elettrizzata! Credo che sia il mare a farmi questo effetto. Non succede anche a te?>> Scossi la tesa, e Chris mi venne più vicina. <<Vediamo se riesco a farti sentire quello che provo>>. Facemmo l’amore sulla spiaggia. Ma non voglio scendere nei particolari: fa troppo male. Se inizio a pensare a Christy, alla sua pelle contro la mia, al suo viso, al suo respiro…Sarebbe stato meglio se fossimo annegati entrambi in quel tratto di mare. Almeno ce ne saremmo andati insieme. Invece siamo finiti così. E non posso più vederla, non è più accanto a me. Sì, sarebbe stato mille volte meglio annegare allora, piuttosto che trascinarsi fino ad oggi.

Alcune sere dopo, Spike ebbe un inaspettato colpo di fortuna. Dopo una furibonda lotta con un gruppo di vampiri, che a quanto riuscì a capire avevano avuto l’incarico di ucciderlo. Ne polverizzò (è proprio il caso di dirlo) quattro prima che gli altri decidessero di darsi alla fuga. Riuscì allora a catturare colui che li guidava: conosceva bene quel maledetto vampiro, ed ora da tempo che sognava di averlo tra le mani. Dopo averlo stordito, lo trascinò fino al negozio di magia. Dopo una lunga opera di persuasione riuscì infine a farsi prestare, con una scusa, la stanza dove si allenava Buffy. Vi trascinò il prigioniero, e dopo meno di mezz’ora la riunione della squadra venne interrotta da un urlo di dolore che giungeva dalla palestra della Cacciatrice. Tutti si precipitarono a vedere cosa stesse succedendo e si trovarono dinnanzi una scena agghiacciante: per terra giaceva un vampiro che evidentemente era stato duramente malmenato in precedenza, e Spike lo torturava piantagli dei chiodi nelle braccia. Come se non si fosse neanche accorto della loro presenza, Spike continuò. <<Smettila! Così lo ammazzi>>  gli disse Buffy intervenendo. <<Gli piacerebbe, ma continuerò finché non mi avrà detto quello che voglio sapere>>. Buffy rimase agghiacciata: le sembrava di avere davanti il vecchio Spike. <<E adesso fuori dai piedi>> sibilò il vampiro fissandola con occhi di ghiaccio. Anche se sapevano che non avrebbe potuto far loro del male, sconvolti dalla scena a cui avevano appena assistito, tutti quanti ubbidirono, Cacciatrice compresa. Spike aspettò che fossero usciti tutti, poi tornò a dedicarsi al suo prigioniero. Il velo di silenzio della notte venne squarciato da un altro urlo.

Una settimana dopo, cadeva il 950° anniversario della nascita di Deimos, e i suoi seguaci organizzarono una grandiosa celebrazione, a cui avrebbero partecipato tutti gli appartenenti alla setta provenienti da tutto il mondo. Quasi duecento vampiri riuniti nello stesso luogo: per Spike era un’occasione da non perdere. La celebrazione si sarebbe tenuta nella chiesa di un’antica missione spagnola: benché il luogo fosse abbandonato da più di duecento anni, le mura massicce e il tetto di pietra avevano retto ottimamente alle ingiurie del tempo. La cerimonia era al culmine, quando improvvisamente uno dei Discepoli del Gran Sacerdote si avvicinò a quest’ultimo e lo colpì alle spalle piantandogli un paletto nel cuore. Mentre il Gran Sacerdote diventava una manciata di polvere, il “Discepolo” si sbarazzò del saio che portavano gli appartenenti a tale ordine e tutti i fedeli videro chi era in realtà: Spike, il loro nemico numero uno. Immediatamente, tutti i vampiri presenti in sala cercarono di avventarsi contro di lui ma il vampiro fuggì sfondando una delle ultime finestre provviste di vetri. Aveva appena toccato terra che si udì un’esplosione spaventosa: le bombe a orologeria che Spike aveva preparato e accuratamente piazzato sulle colonne portanti di tutta la struttura erano entrate in azione. Più di centocinquanta vampiri vennero schiacciati dal crollo, e lo stesso Spike rimase ferito. L’esplosione, oltre a svegliare mezza Sunnydale, richiamò l’attenzione della Cacciatrice, che si precipitò sul luogo e portò via Spike prima dell’arrivo della polizia.

Più tardi, a casa Summers, mentre Buffy medicava Spike gli chiese: <<Io mi chiedo cosa ti stia passano per la testa! Insomma, ti comporti come se non te ne fregasse più niente di nulla. Lo sai che avresti potuto morire, là sotto?>>. Spike, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto, le rispose: <<Se hai amato una donna, ti puoi ritenere fortunato, perché anche se muori, dopo, non ha importanza>>. La sua mente era lontana centinaia di miglia.

La sera dopo, Spike andò a sedersi sui gradini del retro della casa di Buffy, a guardare il cielo. Guardò la fasciatura che aveva al braccio, poi il suo guardo si spostò sul fazzoletto che stringeva tra le mani, più precisamente sulle iniziali che vi erano ricamate sopra.

<<Spike, cosa hai fatto alla mano?>>. <<Non è niente, Christy. E’ solo un graffio.>> <<Aspetta,  mettici questo sopra>> disse annodando sulla ferita questo stesso fazzoletto che ora tengo tra le mani. Fu allora che notai le iniziali. <<C. E. M.? Che vuol dire?>> <<Crystal Elizabeth Mary. E’ il mio nome completo. E ora che lo sai, fammi un favore: continua a chiamarmi Crystal. Gli altri due preferisco sentirli il meno possibile. Mi ricordano di quando ero in famiglia, e non sono esattamente ricordi piacevoli.>> <<Come mai?>> <<Beh, per qualche strana ragione io ero stata scelta come figlia degenere prima ancora di nascere. Io ero la perdente ufficiale, e il mio incubo peggiore era mia cugina Meredith. “Ah, quanto è brava Meredith, quanto è intelligente Meredith, perché non puoi essere come tua cugina Meredith, Mary Crystal, che lei è tanto brava?”>> <<Mary Crystal?>> <<Mia madre mi chiamava così, ma io ho sempre detestato quel soprannome. Sembra il nome di una suora!>> <<Dev’essere stata dura.>> <<Un po’, ma poi mi ci sono abituata >>

E a proposito di famigliole…

Quella sera stavamo guadando le TV, quando cercai di immaginare come ci vedevano gli altri, e le dissi: <<Certo che noi siamo proprio una strana coppia!>> <<Perché?>> <<Beh, io sono un vampiro, un crudele assassino, un tipo tenebroso e pericoloso; mentre tu sei…Sei così pura, dolce e angelica>> <<Non esagerare. Io non sono un angelo>> <<Sì che lo sei. Tu sei il mio angelo>> <<Smettila, o mi farai arrossire>>. Restammo in silenzio, poi io ricomincia <<Sai una cosa? Mi piacerebbe vedere che faccia farebbero quei bigotti dei tuoi genitori>> <<Se non fossero già morti, credo che gli verrebbe un attacco di cuore. Figurati: la loro unica figlia, allevata nella moralità e nel rispetto delle leggi del Signore, alla veneranda età di 71 anni convive con un ragazzo che ha cinquant’anni più di lei, e per di più va a letto con lui. Direi che ce ne sarebbe abbastanza.>> <<Ho notato che ora parli più serenamente dei tuoi genitori>> <<Credo di essere riuscita ad accettare il fatto che siano morti per colpa mia. E devo ringraziare te.>> <<Me?>> <<Sì, perché prima di conoscerti era la mia ossessione: non facevo altro che pensare a quello. Poi sei arrivato tu, ed ho smesso di pensarci. Non lo ho dimenticato, ma sono riuscita a farmene una ragione. Tu mi hai aiutato a ricominciare a vivere.>> <<Non fraintendermi, ma a volte sono contento che siano morti: non credo che gli sarei piaciuto come genero. Io sono un cattivo ragazzo>> e iniziai a baciarla sul collo, come piaceva a lei. <<Mmmm…Mi piacciono i cattivi ragazzi>>.

Ora che gran parte della setta era stata distrutta, Spike non aveva molto da fare. La notte usciva per dare la caccia agli ultimi sopravvissuti, ma si occupava anche dei vampiri non inquadrati. Per la maggior parte del tempo, però, lavorava ai ricordi.

Una sera, dopo che avevamo fatto l’amore, Chris mi chiese <<Com’era con le altre?>> <<Che intendi dire?>> <<Quello che ho detto: come andavano le cose con le altre >><<Dunque…Devo dire che Drusilla mi aveva affascinato a prima vista. Mi aveva veramente ammaliato, ma lei voleva solo Angelus, e non credo che ricambiasse totalmente il mio amore. Per lei ero la seconda scelta. Tra noi c’era un legame molto speciale, perché lei era il mio Sire. Eppure, quel legame che credevo tanto forte, è stato spezzato molto facilmente. Con Harmony era solo una storia di sesso, per cui non vale neanche la pena parlarne. Per quanto riguarda Buffy, non ho mai capito come ho fatto ad innamorarmi di lei. Si dice che quando si odia tanto poi si finisce per amare. Io non ci credevo, ma devo ammettere che è vero. Neanche per Drusilla provavo un’attrazione così forte. Per lei avrei fatto qualsiasi cosa, ho anche provato a cambiare. Ma per lei sarei rimasto sempre un mostro, quindi era una causa persa in partenza. Poi sei arrivata tu. Tu sei diversa da tutte loro: non hai mai voluto usarmi, perché in fondo è stato quello che hanno fatto. >>. Rimanemmo per un po’ in silenzio. <<Adesso tocca a te>> <<A me?>> <<Sì. Tu non mi hai mai parlato dei tuoi ragazzi. Voglio sapere tutto di loro: nome, cognome, maternità, paternità, indirizzo…>> <<Indirizzo?>> <<Così posso andare ad ucciderli: tu sei solo mia>> <<Già fatto>> <<Già fatto?>> <<Sì. L’ultima volta che ho avuto una storia fissa con qualcuno, è stato quando stavo con Jack>><<Mi stai dicendo che da quando sei diventata una mezza-vampira, non hai più avuto storie?>> <<Sai, quando ti ritrovi ad essere mezzo – e – mezzo, complessata per aver causato la morte della tua famiglia e perseguitata da una setta di pazzi fanatici, tendi a dimenticare di rifarti una vita: in primis non puoi e in secundis hai paura di causare guai.>> <<Allora parlami di Jack.>> <<Lui non era come te. Era il classico bravo ragazzo, quello che ogni famiglia sogna di avere per genero. Ripensandoci a mente fredda, direi che era noioso e prevedibile. Massimo dei voti al liceo e all’università, si sarebbe trovato un lavoro da snob, casa in zona residenziale, dai due ai quattro figli, passione sottozero.>> <<E tu stavi con un tipo simile?>> <<Vedi, ero reduce da una brutta delusione, e i miei genitori, pensando di far bene, mi presentarono Jack. Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che dopo un po’ credetti di amarlo. Ma non era così>> <<Ma che bella famigliola!>>. Ancora silenzio.   <<Perché prima mi hai fatto quella domanda ?>> <<Perché a volte ti guardo, e mi chiedo come sia stato possibile che dopo tante donne bellissime tu ti sia innamorato di me, che sono la ragazza  più anonima e  insignificante di tutta la costa Ovest>> <<Lo sai cosa mi ha fatto innamorare di te?>> <<No>> <<La tua anima>>. Ma non era stato solo quello. A dire la verità non so neanch’io cosa fu. Quale fu il dettaglio, il gesto, la parola che mi fece perdere la testa? Io credo che fu tutto quanto, perché non c’era nulla un Crystal che non mi piacesse o che mi infastidisse.

 

<<Spike, si può sapere che cosa ti succede? Non sei più quello di una volta: resti in casa tutto il giorno, esci di rado, bisogna cavarti le parole di bocca con le tenaglie e sei sempre perso dietro ai tuoi pensieri. Cosa stai macchinando?>> attaccò Buffy. Spike rimase zitto a lungo prima di risponderle. <<Ricordo>>. E in seguito all’occhiata interrogativa di Buffy, aggiunse: << Crystal non è più con me, come avrai capito. E io non posso fare a meno di chiedermi: sono stato giusto con lei? La ho amata abbastanza?  Il sono modo che ho per rispondermi è ripensare a tutti i momenti che ho passato con lei e riesaminarli completamente, fin nei minimi particolari>> <<Scusami, ma così tu stai revisionando tutti i tuoi ultimi 5 anni di vita>>. <<Già>> rispose il vampiro alzandosi e andandosene in soffitta.

A tutti capita di fare qualche cazzata, quando si tratta di ragazze.  Io con Crystal credo di averne fatta una sola: quando tornò a casa e mi trovò a letto con un’altra. Per tre giorni andò a dormire sul divano e mi parlò a mala pena. Io avevo cercato di spiegarle come era andata, ma non ero sicuro di essere stato molto convincente. Infine, un giorno tornò a casa e mi disse: <<William, dobbiamo parlare>>. Io pensai che fosse l’inizio della fine, ma non avevo capito niente. <<Ascolta, William>> mi disse <<Lo so che ogni tanto puoi avere bisogno di “una boccata d’aria fresca”, diciamo così. Benissimo, fai pure.>>. Anche se la sua bocca diceva che non le importava, i suoi occhi dicevano il contrario. <<Puoi portarti a letto tutte le vampire che vuoi, ma ti chiedo solo una cosa. Non portarle qui. Qui ci vivo anch’io, e per me è umiliante. E poi c’è anche un’altra cosa. Io non posso pretendere di essere sempre al primo posto nel tuo cuore, lo so. Un giorno conoscerai una vampira e deciderai di stare con lei. O magari ti sveglierai una sera, e scoprirai che non sono riuscita a farti dimenticare Buffy e vorrai tornare da lei. E chi sono io per impedirlo?>> >E sorrise. Non credo di aver mai visto un sorriso più triste in tutta la mia vita. <<Quando succederà, ti prego di dirmelo, così me ne andrò e ti lascerò in pace. Non tenermi in sospeso: non voglio che sia come con Harmony>> <<Christy, io…>> <<Io ti amo, Spike, ma ci sono cose a cui non posso rinunciare, neanche per te, e sono la dignità e il rispetto di me stessa. Volevo solo metterlo in chiaro>> Mi voltò le spalle e se ne andò a dormire sul divano. Non conosco molte ragazze in grado di parlare così. La mattina dopo, era in “cucina” che preparava la colazione. Io la abbracciai, la costrinsi a guardarmi e le dissi: <<Non sarà mai come con Harmony>> e la bacia. Quella però fu la prima e l’ultima volta che la tradii: non ho più sentito il “bisogno” di farlo. Non ho più voluto ferirla. E’ anche per questo che sto ripensando a tutto quello che abbiamo passato insieme: voglio essere sicuro di non aver mentito a lei prima di tutto, e poi a me stesso. Devo sapere se l’amavo davvero o se la ho ingannata per tutto quel tempo. Nessuno merita di essere ingannato, e Crystal meno di tutti. Per provarle che facevo sul serio, una sera uscii di soppiatto, e rientrai prima che si svegliasse e si accorgesse della mia assenza. Aspettai pazientemente il suo risveglio, poi, senza neanche darle il tempo di vestirsi, la portai vicino ad una finestra dalla quale filtrava la luce della luna. Non volevo accendere nessuna luce, neanche una candela: sentivo che qualsiasi luce diversa da quella della luna avrebbe rovinato tutto. Fissai la mia Christy negli occhi e le dissi: <<Sto per provarti che ti amo davvero, e che con te faccio sul serio.>>. Mi inginocchiai, presi la sua mano sinistra tra le mie, estrassi dalla tasca l’anello che avevo comprato e glielo infilai al dito. Crystal non sapeva cosa dire, ed io senza dire una parola le misi in mano il secondo anello che avevo acquistato, identico al suo. Christy aveva le lacrime agli occhi mentre me lo infilava al dito.

Christy era così: le bastava poco. Quegli anelli mi erano costati due dollari in tutto, e meno di sei mesi dopo erano tutti deformati: il suo era diventato ovale, mentre il mio….

 

Spike non concluse la frase e cominciò a rigirarsi intorno all’anulare sinistro l’anello deformato. Era proprio un anello da due soldi: fatto di una lega metallica tenera, aveva due fili di metallo intrecciati che prima correvano lungo i bordi e poi formavano una specie di greca.

 

Non ricordo quante volte ho detto a Crystal che l’amavo. Certamente non abbastanza. A volte mi guardava negli occhi in modo strano, come se volesse leggermi nell’anima (se ne avessi avuta una). Questo perché, almeno per i primi tempi, non era sicura del mio amore. Temeva che, in fondo al cuore, io amassi ancora la Cacciatrice. Per spiegare quello che era successo tra me e la mia ex peggior nemica, c’era una canzone che Chris cantava, anzi stonava, qualche volta. Ovviamente non la cantava con l’intenzione di alludere. Comunque quella canzone diceva: “I didn’t mean to fall in love with you, and baby there’s a name for what you put me through it isn’t love, it’s robbery I’m sleeping with the ghost of you and me”. Ci volle un po’ prima che capisse che “the ghost of you and me” aveva smesso di tormentarmi da tempo. Eppure, almeno per i primi tempi, Crystal aveva continuato ad essere gelosa di Buffy.

<<No, William, non lo capisco.>> <<Insomma, Christy, te l’ho già detto un milione di volte: non me la sento di lasciarla affrontare da sola quella sottospecie di dea isterica. Ecco tutto.>><<Non posso crederci! Dopo tutto quello che ti ha fatto, tu la aiuti anche! Roba da matti.>> e iniziò a fregare i piatti della cena con tanta energia che sembrava volesse consumarli. <<Adesso ho capito! Tu sei gelosa>> <<Io? Ma figurati>> <<Oh, sì invece. Sei gelosa, gelosa, gelosa>> <<Ma piantala!>>. Più tardi, mentre guardavo la TV, venne ad accoccolarsi vicino a me. <<Non ti farò cambiare idea, vero?>> <<No.>> <<Allora verrò con te>> <<Cosa?! Scordatelo! E’ troppo pericoloso>> <<Se ci vai tu, non vado perché non posso venirci anch’io. E non credere di riuscire a farmi cambiare idea>> <<E va bene, come vuoi>>. In realtà speravo di filarmela prima che si svegliasse, ma la manovra non riuscì. Allora mi avvicinai e la bacia. <<Scusami, Christy>> <<Per cosa?>> mi chiese senza capire. <<Per questo>>. La spinsi nella sua vecchia stanza e sprangai la porta. Speravo di tenerla lontano dai guai, invece, parecchie ore dopo riuscì a liberarsi e cercò di raggiungerci. Per fortuna arrivò che la battaglia era terminata. Dopo la morte di Buffy, non so come avrei fatto senza di lei. Anche se non ero più ossessionato dalla Cacciatrice, mi sentivo in colpa per non aver saputo aiutarla. Quello fu un periodo particolarmente cupo: anche per Crystal la morte della sua “rivale” era stata un duro colpo. Mi confessò che anche se era gelosa di lei, non avrebbe mai voluto che morisse. Quando Buffy venne riportata in vita, lasciammo Sunnydale. Non perché Crystal fosse nuovamente gelosa: ormai aveva capito di non aver nulla da temere dalla Cacciatrice. Ce ne andammo perché sentivamo di non avere più niente da fare quaggiù.

 

Spike, ormai, aveva esaminato tutto quanto. Mancava solo l’ultimo ricordo, il più doloroso di tutti. Rimandava continuamente il suo controllo, finché un giorno Down tornò a casa dal liceo e ritirò la posta. Tra la pubblicità c’era anche una lettera indirizzata al “signor William Bloody c/o Fam.  Summers” . Non ci voleva molto per capire di chi si trattava. <<Spike! C’è una lettera per te!>> <<Una lettera per me? E chi mi scrive, Angel?>> <<No, arriva dal Wyoming >>. Subito Spike afferrò la lettera e si ritirò in soffitta per leggerla. Quella stessa sera annunciò a Buffy e a Down che avrebbe dovuto intraprendere un lungo viaggio, e sarebbe stato via per un paio di settimane, o forse di più. Sarebbe partito la sera stessa.

Otto giorni e 120.000.000 di chilometri dopo, Spike aveva finalmente raggiunto il Wyoming. Steso sul letto della stanza di un motel, lasciava vagare liberamente i pensieri.

Quando ero vivo, girava molto la storia dell’anima gemella. Allora ci credevo, ma quando sono diventato un vampiro ho cambiato idea. Secondo alcuni “per ognuno di noi esiste una donna che gli è stata desinata. Se riusciamo a evitarla, siamo salvi”. Bei deficienti. Parlino pure per loro, ché io non la ho mai voluta evitare. Io avevo trovato la donna del mio destino, e non smetterò mai di benedire il giorno in cui l’incontrai. E di maledire il giorno in cui la persi. Dovrei ripensarci, ma…Fa troppo male. Ogni minuto, ogni istante di quella maledetta notte è scolpito nella mia memoria. Vorrei dimenticare, ma non ci riesco.

Si alzò e andò a sedersi su  una poltroncina. Esitante, prese la fiasca di liquore e, dopo averne bevuto un sorso abbondante, mormorò: <<Coraggio, Spike. E’ il momento di essere uomini.>>

 

Per alcune mie faccende dovevo, anzi volevo, andare fino a Rawlins. Crystal mi supplicò di non andare, eppure non volli darle ascolto, e rifiutai anche di portarla con me. Promisi che sarei tornato entro una settimana. Ricordo quando partii. Riesco ancora a vederla, in piedi davanti alla porta mentre mi salutava. Quella fu l’ultima volta che la vidi. Per andare, brigare le faccende e tornare ci misi tre giorni in tutto. L’ultimo giorno decisi di ritardare di un’ora la partenza. Quando arrivai a casa, era tutto spento. Ma era naturale: anche se era mezza umana, Crystal si muoveva bene nell’oscurità e sul moment non diedi peso alla cosa. Entrai in casa e  la chiamai, ma non rispose. Fu in quel momento che  mi accorsi della cenere sul tappeto. Mi precipitai di sopra, la cercai dovunque. Ma non c’era. Poi, dalla porta semi aperta della cucina, intravidi qualcosa. Spalancai la porta: Crystal era a terra. Mi gettai al suo fianco, urlai il suo nome. Ma fu tutto inutile, perché era morta, lo era da almeno un’ora. Per un’ora soltanto, avevo perso il mio angelo. Non ricordo per quanto tempo rimasi accanto a lei, urlando e piangendo. Poi la presi in braccio, la portai in camera e la adagiai sul letto. Tornai di sotto, e mi lasciai cadere su una poltrona. Mi sentivo impazzire, pensavo: <<Non è vero, Crystal non è morta, è di là che dorme, sta dormendo perché è molto stanca.>> e continuavo a ripetermi quel pensiero senza sosta, finché non persi conoscenza. Mi risvegliai la sera dopo. Andai da lei, per vederla un’ultima volta. Non fosse stato per la piccola macchia di sangue sul petto, all’altezza del cuore, sembrava davvero che dormisse. Andai in città, giù a River Rock, e comprai una bara. Mi sembrava tanto, troppo grande per la mia piccola Christy. Non volli portare la bara in casa, e la trascinai fino al boschetto. A Christy quella radura piaceva tanto, ci andava spesso. Diceva:<<Se dovessi essere un albero, vorrei crescere qui>>. Scavai una buca, ed ogni palata di terra era come se la togliessi dal mio stesso corpo. Andai a prendere Chris, e prima di portarla giù, presi il pettine e le pettinai  i capelli. Erano annodati, e ci misi un bel po’ a sistemarglieli ma non volevo…insomma…Avevo quasi paura di farle male, ecco.

Anya aveva ragione: io ho ucciso Crystal. Se non avessi rimandato la partenza, sarebbe ancora qui con me. Le avevo promesso che l’avrei protetta, che sarei sempre stato con lei…Non avrei dovuto lasciarla, sarei dovuto restare per  proteggerla, e se non vi fossi riuscito, avrei dovuto morire con lei. Adesso non riesco a malapena a tirare avanti. Senza lei non capisco più nulla, è come se fossi morto anch’io. E anche se volessi farla finita,  non servirebbe a niente, perché so che non ci rivedremo mai più, neanche dall’altra parte. Gli angeli non stanno con i demoni.

Se almeno le fossi stato vicino…Invece è morta sola come un cane, senza che potessi dirle addio.

Buffy una volta mi disse che non avevo un cuore. Se era davvero così, cos’era quella cosa che ho sentito frantumarsi dentro di me mentre ricoprivo la fossa?

 

La sera seguente Spike arrivò alla vecchia casa sulle montagne, dove lui e Crystal avevano passato gli ultimi mesi felici. Non entrò in casa, vi girò attorno e andò direttamente al boschetto. Andò alla radura e si fermò a guardare la lapide bianca, sotto cui riposava la sua amata. Lesse attentamente ciò che c’era scritto sopra, anche se era stato li stesso a dettarlo al tizio delle pompe funebri.

Sulla lapide c’era scritto:

Crystal Elizabeth Mary Conant

6 Giugno1930

28 Aprile 2006

Fanciulla dolce e adorata,

eternamente pianta.

Spike.

 

Fine

 

 

 

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