Stelle

 

AUTRICE: Lyla ( lylalay@virgilio.it

 

 

Fu tutta colpa di Dawn, se veramente di colpa si può parlare. Se non avesse portato il carillon al negozio, e lo avesse lasciato a casa nella vetrina, non sarebbe successo niente. O forse sì, sarebbe successo ugualmente, e in tal caso sarebbe andata peggio, perché non avrebbero potuto intervenire tempestivamente come la situazione richiedeva. Erano tutti riuniti al negozi, quando accadde: Giles aveva avuto bisogno di loro per rimettere in sesto il negozio, che era rimasto danneggiato dopo uno scontro con i nemici della Cacciatrice. Improvvisamente, la terra cominciò a tremare. Mentre Buffy e gli altri si precipitarono a sostenere alcuni scaffali, Dawn, impaurita, si aggrappò al soppalco con entrambe le mani, dimenticandosi del carillon che aveva appoggiato per terra pericolosamente vicino al bordo. Spinto dalle vibrazioni, questo cadde nel vuoto. <<Buffy, il carillon!>> urlò Dawn. La Cacciatrice si tuffò attraverso la stanza come un giocatore di baseball sulla casa base, protendendosi il più possibile per raggiungerlo il tempo. Soltanto pochi millimetri separavano i due, Buffy c’era quasi arrivata, ancora poco e l’avrebbe preso, solo pochi millimetri e…Lo mancò. Il carillon cadde a terra, rompendosi in mille pezzi.

Agghiacciati, rimasero in per un istante in silenzio a fissare i pezzi del carillon, finché finalmente Willow si riscosse. <<Dobbiamo tirarli fuori. Ora!>>  esclamò risoluta. <<Ma…Il rituale…>> tentò di obbiettare Giles. <<Non c’è tempo!>> replicò ancora più decisa afferrando Tara per un braccio e trascinandola fino ai resti del carillon. Subito Buffy si allontanò per lasciarle lavorare e Dawn, scesa di corsa, si unì a loro. Le tre ragazze si disposero immediatamente in cerchio, e iniziarono a proferire la formula mentre gli altri rimanevano in religioso silenzio e tenevano le dita incrociate. Una grande luce avvolse loro e i frammenti del carillon, e altre due figure iniziarono a delinearsi sul pavimento. Improvvisa com’era arrivata, la luce se ne andò e steso sul pavimento c’era Spike che stringeva convulsamente la sua ragazza. Entrambi erano privi di conoscenza, la prova affrontata era stata dura.

Finalmente, quasi tre ore dopo, Spike riprese conoscenza. A fatica, riuscì a mettere a fuoco le immagini, e tentò di alzarsi. Buffy, che aveva dato il cambio a Tara nel tenerlo d'occhio, lo costrinse a rimanere sdraiato. <<Bentornato, Spike>> gli disse <<Adesso per non affaticarti, sei ancora debole>>. Il vampiro comprese immediatamente cos’era successo, e a fatica riuscì a domandare in un soffio notizie su ciò che gli stava a cuore più della sua stessa vita. <<Christy?>> chiese con sguardo implorante. <<Sta bene, non preoccuparti. Siamo riusciti a tirar fuori anche lei, adesso è là che dorme. E’ ancora molto debole, e anche tu lo sei>>. Spike fece ceno di aver compreso. <<Cerca di riposare: devi rimetterti in forze>> si raccomandò la Cacciatrice prima di andare ad avvertire gli altri. 

Essendo un vampiro, Spike ci mise poco a rimettersi e la sera stessa era di nuovo in piedi. Ma per Crystal non era così semplice: lei era anche mezza umana e perciò molto più fragile. Quando calò la notte, non si era ancora risvegliata e Spike iniziava seriamente a preoccuparsi. <<Siete sicuri che sia normale?>> chiese dubbioso. <<Assolutamente. Crystal  non ha la tua forza e la tua resistenza, e inoltre è rimasta intrappolata molto più a lungo di te. Non è il caso di preoccuparsi>> cercò di rassicurarlo Giles. <<Quando pensate che si sveglierà?>> chiese ancora il vampiro. <<Nessuno può saperlo. Dipende tutto da lei>>. Spike si voltò a guardare il volto bianco come la cera della ragazza. <<In ogni caso, uno di noi dovrà sempre tenerla sotto controllo. Non possiamo essere sicuri che vada tutto liscio>> intervenne la dottoressa Rosemberg. <<Faremo dei turni per starle vicino durante il giorno>> proferì Xander. <<Sì ma di notte chi…>> iniziò Anya, ma Spike la interrompe. <<La notte è mia>> disse risoluto. <<Allora è deciso>> concluse Buffy.

Spike sgattaiolò via dal Magic Box e si diresse verso la sua vecchia cripta; aveva indugiato più del solito e correva il rischio di essere sorpreso dalla luce dell’alba ma non camminava con la sollecitudine che ci si potrebbe aspettare. Erano passati tre giorni da quando è tornato. Tre giorni, e Crystal non si era ancora svegliata. Quando arrivò alla cripta, si buttò sul letto e prese a fissare il soffitto. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire, quindi era inutile provarci. Un unico pensiero gli occupava la mente: Crystal. Non riusciva e non voleva smettere di pensarla, quasi che pensare a lei continuamente fosse l’unico modo per tenerla in vita. Non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che era successo, e di chiedersi se lei lo avrebbe voluto ancora. Prima o poi avrebbe dovuto fare i conti col passato. Ma non ora. Per favore, non ora.

Anya alzò lo sguardo dalla rivista. No, non era possibile. Doveva essersi sbagliata. Eppure…Anziché rimettersi a leggere, l’ex-demone fissò con attenzione la ragazza stesa sulla brandina. Pensava di essersi sbagliata, quando successe di nuovo. Immediatamente la ragazza scattò in piedi e si precipitò alla porta. <<Signor Giles, venga presto! Sta succedendo qualcosa di strano>>. Tutto questo accadeva alle 8.41 di lunedì mattina.

Spike guardò un’altra volta l’orologio: le due. Quante ore mancavano al tramonto? Tante. Ci fossero voluti anche solo cinque minuti, per lui sarebbero stati troppi. Per un attimo pensò che forse Crystal non si sarebbe più svegliata e non riuscì a scacciare quel pensiero dalla sua mente. Sentì qualcuno avvicinarsi alla cripta e pregò che non fosse Buffy che veniva digli che…La porta si aprì e si richiuse rapidamente, Crystal attraversò la stanza e si gettò tra le braccia di Spike. Il vampiro non parlò, lasciandosi avvolgere dal profumo della sua ragazza e stringendola più che poteva. Quasi non riusciva a credere a quello che stava accadendo, gli sembrava tutto un sogno, non poteva credere che il suo angelo fosse davvero tornato, era troppo bello per essere vero. Adesso voleva sentirla di nuovo vicina come una volta, ma prima c’era ancora una cosa che doveva sapere. <<Perdonami, Christy >> sospirò nascondendo il viso contro la sua spalla. <<Niente da perdonare, Spike. Niente>> rispose quella, guadandolo negli occhi. E da quello sguardo Spike capì che era vero, che non stava mentendo. Senza aggiungere altro, la ragazza gli sfilò la maglietta, e in un attimo si trovarono uniti come non lo erano mai stati prima. Erano stati separati così a lungo che ora non potevano assolutamente arginare quella piena di emozioni. Non esistono parole abbastanza intense da descrivere quell’emozione impetuosa che provarono entrambi, pur essendo consapevoli che non avrebbero mai più rivissuto momenti meravigliosi e magici come quelli. Istanti di quella natura possono essere vissuti solo una volta nella vita, ma una volta provati non svaniscono mai del tutto, resta per sempre una traccia tenue ma forte, come il profumo della lavanda. Per Spike e Crystal, completamente persi l’uno nell’altra, il tempo non esisteva più, e il mondo era scomparso, lontano. Inizialmente nessuno parlava, entrambi si lasciavano trasportare da quella passione travolgente, ma poi Spike non resistette oltre e disse a Crystal ciò che si era sempre tenuto dentro, tutto quello che non era riuscito mai a rivelare a nessuna per paura di essere ferito, svelandole i suoi sentimenti più profondi. Infine si addormentarono stringendosi più che potevano, ognuno col segreto timore di non trovare l’altro al suo risveglio.

Quando si svegliarono, accesero la televisione e scoprirono che era…Martedì sera. Non poterono fare a meno di ridere. <<Niente male come “bentornata”, eh?>> commentò Spike abbracciandola e baciandola un’altra volta. <<Wow!>> fu l’unica cosa che Crystal riuscì a rispondergli. 

Una sera, durante la solita pattuglia nel parco, la Cacciatrice avvertì il rumore di un ramoscello spezzato alle sue spalle. Fece finta di niente, ma non appena sentì i rami smuoversi dietro di lei, si voltò di scatto e impugnando il paletto si scagliò con foga sul nemico, ma dovette fermarsi. <<Crystal! Ma sei matta a venirmi alle spalle in quel modo! Se ti uccidevo poi chi lo sentiva Spike?>> esclamò contrariata. <<Scusami. Non credevo che fossi qui>> si giustificò la mezza vampira. <<Stavi cercando Spike?>> chiese Buffy. <<No…A dire la verità cercavo te. Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi. Sai, da te non…Oops!>> la ragazza si accorse dalla gaffe che stava per fare e cercò di fermarsi in tempo, ma la Cacciatrice capì ugualmente ciò che voleva dire. <<…Non te lo saresti mai aspettato?>> completò la frase mettendo Crystal in imbarazzo. <<Ehm…>> <<Suvvia, non preoccuparti. Se solo sei anni fa mi avessero detto che sarebbe successo tutto questo…Non ci avrei creduto. E il fatto di avervi aiutato lascia un po’ interdetta anche me>> la rinfrancò subito <<E’ stata una di quelle cose che faccio senza pensare>>. <<Così io sono ancora in debito con te e i tuoi amici>> commentò Crystal. <<Nessun debito. Noi abbiamo pagato un vecchio debito che avevamo con te>> disse e aggiunse in risposta allo sguardo interrogativo della ragazza <<Quando ti rifugiasti da noi la prima volta..Non fummo molto gentili con te. Non rispettammo il tuo dolore, anzi ti prendemmo in giro chiamandoti…>> <<“La vedova di Spike”. Lo sapevo>> la interruppe Crystal <<Ma anch’io non fui certo tenera con voi, quando dissi al tuo ragazzo che potevate andare affan****>> <<Ce lo meritammo. E poi fu colpa mia: non avrei dovuto chiedere ad Angel di parlarti. Sono stata certamente troppo invadente>> si scusò Buffy  per poi ridacchiare <<Scommetto che Spike se lo fa raccontare tutti i giorni>>. <<Non me ne parlare: è un tormento!>> esclamò l’altra levando le braccia al cielo con aria di tragedia volutamente esagerata. <<Ci gode, eh, quel maledett…Ehm, il tuo ragazzo>> si corresse Buffy, e Crystal scoppiò a ridere <<Lascia perdere, Buffy. Tanto lo che per te resterà per sempre un vampiro>>. <<E che vuol dire? Anche Angel è un vampiro>> ribatté la Cacciatrice poco convinta. <<Non è lo stesso. Per fortuna>> la ragazza fece una brava pausa <<Non riuscirai mai a capirlo, vero?>>. <<Capire cosa?>> <<Come io possa amarlo>> <<Effettivamente no. Siete così diversi voi due…Tu sei una brava e dolce ragazza, mentre lui…>>. <<Dici così perché non lo conosci, Buffy. E’ il ragazzo più dolce del mondo>>. <<Se lo dici tu…>>. Nonostante le affermazioni della ragazza la Cacciatrice non era ancora convinta. <<Povera Buffy. In tutto questo tempo, non hai mai imparato a conoscerlo. Non sai quello che ti sei persa. Per fortuna>> aggiunse subito <<Adesso che siete di nuovo insieme cosa farete?>> chiese Buffy cambiando argomento. <<Non lo so. Non ho fatto progetti, sono troppo felice di averlo di nuovo accanto. Lasceremo Sunnydale, e forse l’America. Una volta mi ha detto che gli sarebbe piaciuto farmi vedere l’Inghilterra e il mondo, e forse adesso lo faremo. Sono così ansiosa! Non ho avuto molto tempo per guardarmi intorno prima>>. Buffy annuì e Crystal sorrise. <<Non vedo l’ora di partire!>> <<Vi auguro un buon viaggio, di tutto cuore>>. Crystal abbracciò Buffy. <<Non avrei mai pensato di dirlo proprio a te ma…Mi mancherai. Mi mancherete tutti. Ma solo un po’>>. <<Mandaci qualche cartolina: l’indirizzo lo conosci. E adesso sarà meglio che tu vada, ché se Spike torna a casa e non ti trova dà di testa, poverino!>> disse la Cacciatrice sospingendola lievemente in direzione del cimitero. <<E’ semplicemente adorabile. Salutami tu Dawn e gli altri: io devo scappare>> la salutò allontanadosi.

Un paio di settimane più tardi il “Palatine”, vecchia carretta dal nome pretenzioso, navigava in pieno Atlantico. Sul ponte a dritta si potevano scorgere le sagome di due persone sedute su uno dei cilindri di plastica che contenevano il gommoni di salvataggio. <<Pensi che mi piacerà Londra?>> chiese la ragazza. <<Io credo di sì>> rispose l’altro passandole un braccio attorno alle spalle. Crystal tentò ancora di rimettersi in ordine i capelli, operazione resa impossibile dal vento, e richiamò l’attenzione di Spike sul cielo sopra di loro. <<Guarda quante stelle. Sono bellissime>> esclamò guardando in alto. <<Davvero splendide>> rispose il vampiro senza smettere di guardarla, finché ella non se ne accorse. <<Ma tu non le stai guardando>> disse voltandosi verso di lui. <<Le vedo>> ribatté prendendole il volto tra le mani <<Sono tutte nei tuoi occhi>> e i due si cambiarono un bacio dolcissimo. Nella volta celeste le stelle rifulgevano più di prima, e sembrava quasi che sorridessero. Per quella notte e per tutte le altre che sarebbero seguite, Spike e Christy avrebbero avuto l’impressione l’impressione che splendessero soltanto per loro. 

 

Fine.

 

Estremamente indecisa su quale dei due che le venivano in mente fosse il modo migliore per concludere la serie (giuro che questa è l’ultima), l’autrice ha pensato di segnarli entrambi. A voi la scelta. Il secondo finale si inserisce subito prima del dialogo tra Buffy e Crystal, che per tanto non avviene. Se scegliete quest’ultimo finale tenete a portata di mano un fazzoletto. Parlo per esperienza personale.

 

Era passato più di un mese, e ora che la sua Christy era tornata, c’era qualcos’altro che tormentava Spike. La sua nuova tortura era il pensiero di non essere in grado di proteggere la sua ragazza, e non importava se lei non pensava neanche più a quello che era capitato: era ossessionato dall’idea che ella potesse nuovamente morire per causa sua. Quel pensiero non gli dava requie, e presto egli si convinse che per Crystal sarebbe stato meglio se non si fossero mai incontrati. Spike era disperato, non sapeva come comportarsi: era fermamente convinto che Crystal sarebbe stata più al sicuro da sola, ma dall’altro lato non riusciva a pensare di lasciarla. Infine, un sera vennero attaccati da un paio di vampiri e nella colluttazione che ne seguì Crystal riuscì a sistemarne uno senza il suo aiuto. Questo lo convinse definitivamente che era meglio lasciarla andare: solo così sarebbe stata al sicuro veramente. L’amava, ma non aveva importanza: meglio lontana da lui ma viva che con lui in una tomba. <<Io sono maledetto>> pensava <<Non voglio trascinare Crystal all’inferno con me>>. Così iniziò a cercare un modo per lasciarla. Prese in considerazione tutte le ipotesi: affrontarla direttamente fingendo di non provare più nulla per lei, mandarla via in malo modo oppure sparire per sempre dalla sua vita semplicemente non tornando una sera. No, nessuna di queste andava bene, perché Crystal avrebbe sofferto troppo, come più di una volta aveva sofferto lui: e questo non se lo meritava. Per quanto amaro fosse, decise che doveva essere lei a lasciarlo, doveva fare in modo che non l’amasse più. Iniziò a trattarla duramente, a non considerarla, interruppe quei dialoghi che erano stati la base del loro rapporto, comportandosi addirittura peggio di come aveva fatto con Harmony. Questa situazione si trascinò per un periodo lungo più di quanto qualunque altra donna potesse sopportare. Ma Crystal non si arrese, e gli rimase accanto soffrendo in silenzio e nascondendo le lacrime. Non riusciva a spiegarsi questo improvviso cambiamento di rotta ma non voleva cedere: certo, Spike si comportava molto male con lei ma sperava che prima o poi la situazione sarebbe cambiata. Sapeva di essere una stupida, ma riteneva che ne valesse la pena. Per Spike questa situazione era quanto mai dolorosa: mille e mille volte provava l’impulso di abbracciarla, scusarsi e asciugarle le lacrime, metterla al corrente della sua paura di perderla ancora ma doveva resistere a tutto questo, credendo di essere nel giusto. Infine gli fu chiaro che nonostante tutto lei sarebbe rimasta volontariamente al suo fianco, e dovette scegliere lo scontro diretto. Fu come farsi strappare il cuore dal petto, ma non aveva scelta: doveva essere lui a mandarla via.

Quella sera non uscì di ronda, dove scaricava tutto il suo dolore, e cercò di parlarle. Ma era ancora più difficile di quanto si aspettava. <<Crystal…Io…Credo di doverti dire una cosa>>. La ragazza lo guardò interrogativamente. <<Mi sono comportato molto male con te ultimamente, ma c’era una ragione. Ricordi…Quello che mi dicesti quando…Quando ti tradii?>>. <<Sì>> sussurrò la ragazza, senza capire ma cominciando ad intuire qualcosa. <<Ti avevo detto che non sarebbe stato mai come con Harmony. E invece sono venuto meno alla mia promessa, perché è stato così che ti ho trattato in questi ultimi tempi. E l’ho fatto perché volevo che tu mi lasciassi…Sono stato un vigliacco ma non volevo affrontare la verità>> disse evitando di guardarla. <<Che intendi di dire?>> chiese con un tremito nella voce. <<Mi dispiace, Crystal.>> si costrinse a guardarla in faccia. <<Io non ti amo più>>. Spararle sarebbe stato più pietoso. Fu un colpo tremendo, ma la fanciulla cercò di sostenerlo al meglio, senza fare scenate. Ma non poté impedire ai suoi occhi di riempirsi di lacrime. <<E…Non possiamo avere un’altra possibilità?>> chiese con voce spezzata. <<No>> rispose Spike distogliendo nuovamente lo sguardo. <<Dimmi una cosa…>> non riusciva neanche a pronunciare il suo nome <<E’ per un’altra donna? E’ per Buffy?>>. <<No, non…Non c’è nessun’altra donna>> rispose Spike preso alla sprovvista: non si aspettava una domanda simile. <<Mi dispiace>> aggiunse dopo un istante. <<Va bene>> disse Crystal con voce atona annuendo leggermene <<Allora…Vado a preparare i bagagli>> aggiunse passando oltre. Non ci mise molto, e Spike si offrì di accompagnarla al treno. Mentre chiudeva la porta della cripta, Crystal lo squadrò da capo a piedi e disse, sempre con quella voce sottile e spenta <<Non ti sembra di aver dimenticato qualcosa?>>. <<Cosa?>> chiese Spike e Christy gli indicò con un cenno l’anello che ancora portava al dito. <<Ah già. L’avevo dimenticato>>  non poté trattenersi dal darle una spiegazione. Si sfilò l’anello dal dito e lo lanciò lontano, tra le erbe del cimitero. Durante il tragitto in auto nessuno parlò e non lo fecero neanche mentre stavano seduti su una panca, ad aspettare il treno che benché fosse in orario sembrava non arrivare mai. <<Christy>> inconsciamente aveva usato ancora quel diminutivo speciale, che soltanto lui poteva usare <<Ti ricordi tutte quelle cose che ti ho detto? Voglio che tu sappia che…Quando te le ho dette, le pensavo davvero>>. La ragazza tacque e non lo guardò in viso. Le loro mani si accarezzarono lievemente per poi intrecciarsi ancora una volta, come erano soliti fare, e in quel preciso istante l’altoparlante annunciò che pochi minuti dopo sarebbe partito il fatidico treno. <<Allora…Addio>> disse Crystal a fatica. <<Addio>> la salutò Spike e rimase a guardarla mentre si allontanava sul marciapiede e saliva sul treno, mentre se ne andava da lui. A stento poté frenare le lacrime.

Rimase per buona parte della notte alla stazione, ogni treno gli sembrava quel treno, poi si alzò di scatto e fuggì via, andò a caccia per sfogare il suo dolore. Ma uccidere altri vampiri non serviva affatto a mitigare la sua pena. E quando verso l’alba fu costretto suo malgrado a tornare alla cripta, questa gli sembrò per la prima volta fredda e desolata. Si gettò sul letto, e finalmente capì quanto l’amasse ma … Ormai era tardi. Questa volta l’aveva persa per sempre. Voleva piangere, eppure non riusciva.

Crystal non si curava della gente nel suo scompartimento, teneva la testa appoggiata al freddo vetro del finestrino. Pensava a Spike, sentiva come una pietra sul cuore ma non poteva biasimarlo fino in fondo. Vedeva la sua immagine riflessa, come in uno specchio. Non vampira. Non umana. Sapeva soltanto quello che non era. Adesso si sentiva veramente morta. Non riusciva a comprendere, e pensava che non era giusto che finisse tutto così. Non dopo tutto quello che c’era stato tra loro. Tutte le altre avevano avuto una seconda possibilità, perché lei no? Perché? Anche Drusilla avrebbe avuto una seconda possibilità, persino Harmony aveva avuto una seconda possibilità! Perché lei no? Perché no? E quella frase che si era lasciato sfuggire prima che il treno li separasse…Dal profondo della sua memoria tornò la vecchia aria di chissà quale delle opere liriche che sua nonna, l’unica che in famiglia le voleva veramente bene, ascoltava dai suoi vecchi dischi.

“Oh, mio babbino caro

mi piace, è bello bello;

vo’ andare in Porta Rossa

a comperar l’anello!

Sì, sì, ci voglio andare

e se l’amassi indarno,

andrei sul Ponte Vecchio,

ma per buttarmi in Arno!

Mi struggo e mi tormento!

Oh Dio vorrei morir!”

Quando era piccola non capiva cosa volessero dire quelle parole. Lo aveva scoperto solo al liceo, molti anni dopo la scomparsa della nonna, quando una sua compagna di classe italo americana gliele aveva tradotte. Esprimevano esattamente quello che sentiva dentro.

 

La notte seguente Spike andò alla spiaggia. Aveva un appuntamento speciale. Si sedette sulla sabbia e passò alcuni istanti in silenzio ad ascoltare il mare, pensando a come era vuota e incolore la sua vita. Ma non era sempre stato così: era diverso quando nella sua vita c’era un ragazza meravigliosa, che lo faceva ridere, gli arruffava i capelli e lo chiamava Willy. Era la sola che riuscisse a far scomparire le cicatrici che portava dentro. Gli aveva dato così tanto, e lui l’aveva perduta.

<<E’ finita>> mormorò.

Rimase ancora in silenzio, e prima immergersi nuovamente nei suoi pensieri frugò nella tasca, trovò l’anello che aveva solo finto di gettare e se lo infilò al dito.

<<Bene, eccomi qui, seduto ad aspettare il sole.Non ho più scelta: mi sono cacciato in questa trappola, e questo è il solo modo che ho per uscirne. Ma non mi importa, non più: alle volte si arriva ad un punto in cui non si riesce ad andare avanti, non si ha più la forza di ricominciare tutto da capo. Io ci sono arrivato, ed ho scelto di dire basta. Devo farlo. Non posso più andare avanti senza Crystal. Non smetterò mai di amarla, nessuna potrà mai prendere il suo posto. Lei era più che speciale: aveva dentro qualcosa…Qualcosa di rifulgente, quel qualcosa che ho cercato per tutta la vita. Se Drusilla era la luna e Buffy il sole, Crystal era una stella. La mia buona stella. Christy per me era tutto: lei era il mio cuore, la mia anima, Christy era… era come il sangue per me. Non posso stare senza lei. Ho bisogno di lei perché la amo. E’ per questo che devo farlo: l’ho lasciata andare perché non ero in grado di proteggerla, perché potesse vivere e malgrado tutto la vorrei ancora. Mi manca, mi manca terribilmente, vorrei che fosse qui con me. Ho dovuto trattenermi dal baciarla, là alla stazione: se lo avessi fatto non sarei riuscito a lasciarla partire. Avrei voluto tenerla con me, ma non potevo. Se fosse restata con me, prima o poi l’avrei persa. Se n’è andata ed io in definitiva l’ho persa lo stesso, perché soffre per causa mia, mi odierà e poi finirà per dimenticarmi . Comunque vada, io perdo. Possibile che in amore debba perdere sempre? E’ dunque questa la mia maledizione, amare senza essere riamato? Credevo di aver superato tutto con lei, ma sbagliavo. Certo che è ironico. Sì, proprio ironico: sto condividendo la stessa sorte di Angel. Non posso stare con la persona che amo. Non devo. E’ per lei che lo sto facendo, per riuscire a starle lontano. Quanto potrei resistere senza averla accanto? Una settimana, forse un mese. Poi non ce la farei più e andrei a cercarla, la ritroverei. E perderei. Perché non so proteggerla, e lei non mi vorrà più. Drusilla me lo aveva detto che sarebbe stato l’amore a perdermi. Cerco di convincermi di aver fatto bene a lasciarla andare, ma in fondo è solo un’illusione. Ormai è tardi. Ecco che viene il sole>>. Ad Oriente, infatti, il cielo cominciava gradatamente a tingersi di rosa. Solo più in alto restava qualche piccola stella, ma presto anche quella sarebbe scomparsa. Lentamente il sole si alzò dal suo letto di nubi ed iniziò con la massima calma il suo cammino in cielo. Uno dei primi raggi colpì Spike, che iniziò a bruciare; ma il dolore che sentiva era nulla confronto al supplizio segreto che lo aveva consumato internamente fino a quel giorno. Mentre le fiamme lo avvolgevano, improvvisamente vide la sua Christy in piedi dinnanzi a lui che lo fissava. Non era un’allucinazione: era reale ma…Sembrava fatta d’aria, e c’era una strana, tenue aura di luce attorno a lei, che non era il riflesso dei raggi del sole. La ragazza tese una mano verso di lui, che levò un braccio in preda alle fiamme per poter anche solo sfiorarla. Crystal strinse la sua mano nella propria, e non appena lo fece Spike sentì le fiamme svanire. La ragazza lo aiutò lo aiutò a rialzarsi e lo strinse a sé. Il fuoco sembrava non aver lasciato segni sul corpo perfetto del vampiro, tuttavia scrutando attentamente tra la sabbia si poteva scorgere un mucchietto di cenere. 

San Francisco, 9 ore prima dell’alba.

La ragazza si alzò dalla sedia nella sua squallida stanza di motel dove alloggiava e andò alla finestra. Scostando lievemente le tende, rigorosamente tirate, spiò giù nella strada, che ancora era inondata dai raggi del sole. Era ancora presto, troppo presto. Sconsolata, richiuse le tende ed tornò a sedersi. Per quanto avrebbe dovuto ancora aspettare?

San Francisco, 8 ore prima

Finalmente il sole aveva completato il suo cammino nel cielo. Finalmente poteva uscire nella notte. Era sempre stata un creatura della notte, anche “prima”. Soprattutto “prima”. Le tenebre che impaurivano gli altri bambini erano per lei un rifugio sicuro, una casa accogliente che sostituiva la sua. Stesa nel suo letto, nell’oscurità più completa, sfuggiva alla dura realtà quotidiana per nascondersi in quel manto di velluto nero che la proteggeva. Finché la notte non l’aveva tradita. O almeno così credeva. Dopo quel morso che aveva cambiato la sua vita per sempre, le tenebre le erano diventate indifferenti. Giorno, notte; notte, giorno…Che differenza fa quando sei sempre in fuga e devi guardarti continuamente le spalle? Era stato così per molto, molto tempo, fino a quando la notte non le aveva fatto incontrare lui. Non era una delle tante creature delle tenebre che aveva incrociato nel suo peregrinare: lui era il vero re della notte. Prima si era comportata come i bidelli di certe scuole, che si occupano del loro lavoro e basta, senza curarsi troppo di quanto succede attorno a loro, ma poi lui l’aveva trascinata sul palcoscenico, costringendola a recitare la sua parte e aveva fatto di lei un’attrice del grande spettacolo della notte, che è dramma e musical, commedia e tragedia, poesia e prosa. Al suo fianco aveva finalmente capito quale grande grazia le avesse concesso la notte, come l’avesse salvata. Ed ora era ancora una volta là, lungo le strade che costituivano le scene della recita. Ma quella notte non era là per recitare la sua parte – non poteva più farlo – era là solo come spettatrice. Voleva assistere ancora allo spettacolo prima che calasse il sipario. Camminando nell’ombra, per tutta la città, assisteva allo spettacolo senza parteciparvi, senza neanche il desiderio di farlo. Con gli atti e le scene, così scorrevano anche le ore. Arrivò l’una, e la ragazza si mise su una strada precisa. Camminò finché raggiunse il ponte. Si avvicinò al parapetto, e vi si appoggiò guardando il mare e il cielo. Con un dito sfiorò l’anello che portava all’anulare della mano sinistra. Stava pensando a lui. <<Ora so. Ora comprendo il tuo disegno. Puoi fregare chi vuoi, Spike, puoi fregare anche te stesso. Ma non puoi fregarmi, non stavolta, anche se c’eri quasi riuscito. Hai detto che non mi ami…Io non ci credo. Non mi sto aggrappando ad un’illusione, perché so che mi hai mentito. Non potevi sperare che ti credessi, dopo quello che mi hai rivelato. Puoi anche avermi mentito con le parole, ma i tuoi occhi hanno sempre detto la verità, e ne ho avuta la conferma quando non hai gettato l’anello >> pensò. Lentamente, armonizzando bene i movimenti, scavalcò il parapetto del ponte e vi si tenne aggrappata con le mani. Era una dolce sera di Giugno, le stelle lucevano come fiammelle di mille e mille candele e tutto aveva un’aria di serenità. Pensò di aver scelto una bella notte. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente quell’aria dolce e tiepida. <<Ti sbagli di grosso se pensi che ti lascerò andare da solo>> pensò ancora. Lontano, nella sua testa, sentì la voce di sua madre che le diceva: <<Sei una sciocca, lo sei sempre stata Mary Crystal. Cosa vuoi dimostrare con questo? Non otterrai la tua vendetta così>>. <<Ti è mai passata per la testa l’idea che io non voglia vendetta?>> rispose calma e serena Crystal. Un aereo in fase di decollo passò sopra la sua testa, e Crystal si incantò a guardarlo. Non aveva mai preso un aereo in vita sua. Peccato. Doveva essere bello volare, andare a spasso tra le nubi. Ma non aveva importanza. Lo avrebbe scoperto lo stesso. Quella notte tutto le sembrava bello e sereno. <<Devi dimostrargli di essere più forte. Ti vendicherai vivendo>> riprese imperterrita la voce. <<Finiscila, mamma! Tu non sai quello che voglio, non l’hai mai saputo. Non venire ora a farmi la predica. Tu non mi hai mai capita, ma stavolta non ti permetterò di farmi la morale. Tu non capisci, non puoi capire. Spike mi ha dato la vita, e come me l’ha data se l’è ripresa: era suo diritto. Ma senza di lui io non sono viva, non lo sono mai stata>>. La voce riprese <<Lui era soltanto un demonio, un essere immondo e malvagio.Ti ha sempre ingannata. E tu hai ceduto alle sue tentazioni, hai…>>. <<Basta, sta zitta! Lui mi ha amata miliardi di volte più di te!>> urlò Crystal. E la voce tacque. La ragazza rimase ancora ferma un istante, guardò giù verso l’acqua scura, poi lentamente si voltò e tornò a girarsi verso la strada. <<Sapevo che avresti fatto la scelta giusta>> insinuò la voce melliflua, ma Crystal non l’ascoltava, guardava le stelle che le sembravano tanto vicine. Rimase ferma a contemplarle a lungo, poi all’improvviso lasciò la presa. Oscillò per un istante, e cadde all’indietro. Mentre cadeva sentiva l’aria scivolarle tra i capelli e le dita. Ripensò alle corse pazze che faceva con Spike lungo le strade deserte, illuminate dai lampioni. E dalle stelle, che continuava a vedere sopra di sé. Fu l’impatto con l’acqua ad ucciderla, ma lei quasi non se ne accorse. Guardava le stelle che brillavano sopra di lei. E pensava a Spike. 

 

Una notte, Dawn non riusciva a prendere sonno. Annoiata, gettò via le lenzuola con un calcio e scese al piano di sotto per bere un bicchiere d’acqua. Dopo che ebbe bevuto, guardò l’ora. L’orologio segnava l’una e otto minuti. <<Chissà com’è il mondo all’una del mattino?>> si chiese spiando attraverso i vetri di una finestra che dava sul retro. Era una notte serena, e al contrario della strada deserta, il cielo era pieno di stelle. Per quanto fosse imprudente, la ragazzina aprì la porta  della cucina ed andò a sedersi sotto il portico per poterle osservare meglio. Sentì dei passi lungo la via, e quando abbassò lo sguardo, vide Spike e Crystal passare per la strada. Camminavano tenendosi per mano, come fanno tutti gli innamorati del mondo. Mentre passavano dinnanzi a lei, si guardarono e sorrisero. Spike si fermò ed attirò a sé la sua ragazza, baciandola. Poi ripresero il cammino, e Dawn rimase a guardarli finché non scomparvero alla vista e anche l’eco dei loro passi si spense nel buio. Dawn si riscosse e rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Il suo sguardo venne attratto dall’orologio della cucina. L’orologio segnava ancora l’una e otto minuti.

<<Cosa ne pensi?>> chiese ancora agitata Dawn alla sorella maggiore. Poiché questa non rispondeva, Dawn continuò. <<Dopo la scuola avvertiremo il signor Giles>>. <<Io non credo che dovremmo farlo>> replicò Buffy. <<Cosa!? Ma Giles ci darà una spiegazione sul perché l’anima di Spike (se mai ne ha avuta una) non sta bruciando all’inferno>> scattò Dawn. <<Se vuoi posso dartela io>> controbatté la Cacciatrice. <<Ma davvero? OK, genio, sentiamo cos’hai da dire>>. Buffy si sedette dinnanzi a lei. <<Non ne sono certa. La mia è soltanto una teoria. Credo che in qualche modo c’entri Crystal. Una volta ha detto soprappensiero che lei e Spike erano in un certo senso predestinati: nulla avrebbe potuto dividerli, neanche l’Inferno. Ha detto che avrebbe salvato Spike. Credo fosse questo che intendesse>> spiegò Buffy. <<Ma non dovremmo…>> tentò ancora Dawn, ma Buffy sapeva benissimo cosa aveva intenzione di fare. <<Riportarli indietro, vuoi dire? Me lo sono chiesta anch’io. Ma poi mi sono ricordata quello che ci ha detto Crystal quando credeva che Spike fosse morto per mano della setta. Tu lo ricordi?>>. Dawn annuì. << “Spike è morto. Lasciateci in pace”>>. <<Esatto>> approvò solennemente Buffy. <<Ho capito>> rispose Dawn. La ragazzina rimase a fissare il piano del tavolo per qualche istante, poi alzò nuovamente la testa. <<Sembra una favola. Ma le fiabe non esistono, è ovvio>> si corresse subito. <<No, però è bello crederci>> aggiunse Buffy. 

 

 

E questa volta è veramente la…

Fine.

 

 

 

 

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