(Prima Parte)

 

 

Wie im ein Traum...?

 

(Come in un sogno…?)

 

Di Alexandra (buffysea88@yahoo.it)

 



 

 

Notte. Cimitero di Sunnydayle.

 

Una ragazza dai capelli biondi e un uomo con il viso alquanto sfigurato stanno combattendo corpo a corpo. All’improvviso la ragazza estrae un bastone di legno e trafigge il cuore dell’individuo, il quale, in un attimo, si smaterializza in polvere.

-E’ tutto per stasera?- domanda, esausta.

Un uomo sulla cinquantina esce allora da dietro una tomba, pulendosi gli occhiali: -Sì, credo che per stasera il tuo compito…-

Senza lasciarlo finire, la bionda s’incammina dicendo: -Allora, ci vediamo domani a scuola!-.

 

“Per ogni generazione vi è una prescelta, che si erge a difesa dei deboli, e combatte i vampiri e le forze del male. Lei è la cacciatrice!”

Quante volte aveva letto una frase del genere sui vecchi libri del sig. Giles.

Tutto era iniziato come un bel sogno… e poi…

Una prescelta!

Prescelta a soffrire!

Prescelta a non avere una vita normale!

Prescelta a non avere un ragazzo normale!

No, correggiamo: prescelta a non avere NESSUN ragazzo!

Da quella maledetta sera, lei aveva iniziato ad odiare il suo compito.

Perché volevano obbligare proprio lei ad uccidere il suo grande amore, apparentemente perduto?

-Perché TU sei la prescelta!-

E da allora aveva anche cominciato a capire che, nonostante tutto quello che faceva, nessuno le era riconoscente, o debitore.

Dopo tutto, era lei che salvava il mondo dalle catastrofi!

Era lei che, in caso di necessità, doveva sacrificarsi!

Era lei che, pur di salvare persone per lo più sconosciute, non poteva avere una vita!

Un po’ di riconoscenza almeno le sarebbe bastata!

Sentendosi, come al solito, più che confusa, ma avendo una gran rabbia in corpo, si recò al bar di Willy.

Dieci a uno che vi avrebbe incontrato dei vampiri da distruggere.

E infatti…

Ormai, però, le forze demoniache di Sunnydayle conoscevano la sua identità, per cui, dopo averla vista, scapparono tutti di gran carriera.

-Ehi, tu! E’ la prima e l’ultima volta che metti piede qui dentro! Mi farai fuggire tutta la clientela!-, Willy, il proprietario del bar, quell’inetto, quel poco di buono, aveva anche da ridire.

La cacciatrice non diede peso alle sue parole, ma la sua attenzione fu attirata dall’unica presenza nella sala: Spike!

Il vampiro, ancora costretto sulla sedia a rotelle a causa di quell’organo fatale, aveva un bicchiere di Bourbon in mano, e lo rimirava, come incantato.

La ragazza gli si avvicinò con fare minaccioso, e insieme prudente.

-Ehi, Spike! Brutta serata? Com’è che non sei in compagnia?-, lo derise.

Spike continuò a fissare ossessivamente l’oggetto nella sua mano, e senza neanche guardarla, rispose: -Che c’è, cacciatrice? Cerchi grane? Sai bene qual è il motivo per cui io sono qui da solo come te, mentre c’è qualcun altro che se la sta spassando!-

La ragazza si irrigidì.

Non voleva che gli dicesse ciò che lei da qualche tempo in cuor suo temeva.

-Perché non rispondi? Non sei curiosa di sentire la mia favola?-, ora il vampiro aveva poggiato il bicchiere sul tavolino.

Buffy si era seduta di fronte a lui, sempre continuando a non proferir parola.

-Dato che chi tace, acconsente… c’erano una volta una cacciatrice un po’ idiota, e uno stupido vampiro con l’anima, che non sapendo cosa fare, pensarono bene di innamorarsi, e di andare a letto insieme…-

-Spike!- sibilò lei, sbattendo il pugno sul tavolo.

-Che c’è, tesoro? La conosci già questa storia? Non importa, continuerò… e siccome ormai il vampiro in questione, che non ha più la sua preziosa animuccia, si è stancato della cacciatrice, preferisce andare a letto con le donne degli altri…-

-Cosa stai dicendo? Sei solo ubriaco fradicio!-

-Come, Buffy, davvero vuoi farmi credere che non lo sapevi? Suvvia, non ti credevo così ingenua! Come credi che passino il loro tempo Angelus e Drusilla? Ah già, ho toccato un tasto dolente!- la guardò compiaciuto, sentendo, dopo tanto tempo, di avere ancora il potere di annientare le sue vittime anche solo con le parole.

L’aveva sempre affascinato molto colpire lì dove sapeva di far più male.

La ragazza, il suo sguardo che fissava con odio gli occhi del vampiro, non aveva emesso una parola, né Spike si aspettava che lo facesse.

Era questo il bello!

Ma Spike maggiormente si divertiva, quanto maggiormente le sue vittime cercavano di ribellarsi.

Tentò di provocarla.

-Ah, cacciatrice, cacciatrice… sai, ti preferivo prima! Eri più cattiva, più combattiva, più… diversa! Ora non sei altro che un burattino nelle mani di un burattinaio!-

Ancora nessuna risposta.

Il vampiro si irritò.

-Ehi, bellezza, guarda che l’anima l’ha persa il tuo ex ragazzo, mica tu… maledizione, mi stai ascoltando?-.

Evidentemente no, perché Buffy si era alzata e si stava incamminando verso l’uscita.

-Ehi, ragazzina, non puoi andartene mentre sto parlando-, iniziò a muoversi il più velocemente possibile con la sedia a rotelle, -maledizione! Non conosci neanche l’educazione…-.

Il vampiro cadde.

Rovinò letteralmente a terra, mentre la sedia era stata catapultata poco più avanti.

Impietosita, la cacciatrice era ritornata sui suoi passi, aveva raccolto la sedia e l’aveva porsa al vampiro, che rabbiosamente gliel’aveva strappata di mano.

-Dovrei esserti anche riconoscente, ora? E’ tutta colpa tua se mi trovo in questa situazione! E’ tutta colpa tua se Drusilla ora preferisce quel traditore a me! E’ tutta colpa tua se ora sono diventato una specie di zimbello tra i vampiri!-

La ragazza lo depose lentamente sulla sedia, lasciando che scaricasse tutto l’odio represso.

Anche lei provava le stesse sensazioni, e sapeva di avere un disperato bisogno di sfogarsi.

Spingendo la carrozzella, Buffy lo portò fuori.

-Vuoi che ti riporti a casa?-.

Quell’atteggiamento di sufficienza e di pietà che aveva nei suoi confronti, innervosì ancor di più, se possibile, il vampiro.

-Credi che abbia bisogno di te?-, e senza aggiungere altro, o senza dar modo a Buffy di replicare, se ne andò, e scomparve nella notte.

La ragazza guardò la sua ombra allontanarsi sempre più, accertandosi che non gli accadesse niente, come una madre premurosa fa col suo bambino.

Poi anche lei si avviò verso casa, maledicendosi mentalmente per lo strano comportamento avuto poco prima.

 

Entrò dalla finestra della sua camera, come al solito.

Non voleva che la madre, svegliandosi, la vedesse ancora alzata a quell’ora.

Appoggiò la borsa pesante sul pavimento.

Quando rialzò lo sguardo, vide davanti a sé Angelus.

-A-Angelus!-, emise un lieve sussurro.

-Sì, Buff! Felice di vedermi?-

Il suo tono era sempre canzonatorio nei suoi riguardi.

La cacciatrice ripensò alle parole di Spike.

Le salì lentamente alla gola un senso di nausea.

Avrebbe voluto vomitare.

Ma cercò di trattenersi.

Non sopportava di avere davanti a sé quel vampiro, che continuava a trattarla così… male.

“Rivoglio il mio Angel!” pensò disperatamente.

Ma anche quest’ultima speranza sembrava essere svanita nel nulla, circondata da altre mille speranze cadute miseramente.

Cercando di sembrare decisa, esclamò: -Voglio che tu te ne vada, Angelus! Subito! ORA!-

-Non alzare la voce con me, signorina!-

-Altrimenti cosa farai? Mi farai diventare pazza e poi mi ucciderai come hai fatto con Drusilla?-

-Buffy! Che sta succedendo? Con chi stai parlando?- Joyce, dalla sua camera, aveva momentaneamente interrotto il discorso.

-Niente, mamma, è solo un insetto, un insetto molto fastidioso, e tu sai quanto io odi gli insetti!- rispose guardando il vampiro negli occhi, con sguardo adirato.

-Ah, va bene, buonanotte!-, concluse Joyce.

-Ok, Buff, diciamo che per stasera voglio essere magnanimo! Ma non lo sarò domani! Io ti vedo! So dove sei! Percepisco il tuo odore! Ti troverò ovunque tu sia! A domani sera!-, e uscì elegantemente della finestra, che la cacciatrice prontamente richiuse.

Poi si buttò sul letto, sfinita da quella lunga notte, chiuse gli occhi, e poi li riaprì, come per svegliarsi da un brutto sogno.

Purtroppo, l’incubo in cui stava vivendo non era frutto della sua immaginazione.

Era la realtà, la vita, la SUA vita!

E per quanto fosse orribile, avrebbe dovuto cominciare a combattere di nuovo.

Si abbandonò alle lacrime.

“E’ l’ultima volta”, pensò, “l’ultima volta che piango per te. L’ultima!”.

E spese le sue ultime energie piangendo lacrime amare.

Infine, esausta, e con gli occhi ancora arrossati, si addormentò sopra le coperte.

 

-Spike!-, urlò Angelus, appena entrato nel palazzo malandato che era diventato la sua dimora, e del sanguinario e Drusilla.

-SPIKE!-

Il vampiro biondo arrivò spingendosi a fatica, chiaramente infastidito.

-Cosa vuoi, principino? Non ti è stata ancora servita la cena su un piatto d’argento?-.

-Mhm, questa è un’idea cui non avevo ancora pensato! Grazie, Spikey, sei sempre molto utile, ma torniamo a noi… Voci indiscrete mi hanno avvisato che hai avuto una breve conversazione con la cacciatrice, stasera…-

Spike lo guardò con tono di sfida: -Vedo che le tue “voci” sono sempre molto ben informate!-

Angelus lo afferrò per il colletto della camicia, lo sollevò in aria di pochi centimetri, e la sua faccia si tramutò in quella del mostro.

-Senti, amico, non so cosa tu le abbia detto, ma ti consiglio di stare molto attento a quel che fai! Se non stai in guardia, farai una brutta fine! Non voglio, e quando dico che non voglio, significa che tu NON lo farai, che tu ti intrometta più tra me e Buff! Ci siamo chiariti?- e lo lasciò ricadere.

-Che c’è, principino, stasera la tua bella ti ha mandato al diavolo? Forse, non le avrà fatto molto piacere sapere che, mentre lei si dispera, tu non passi certo il tuo tempo giocando a carte!-, e anche Spike mostrò il suo volto trasfigurato di vampiro.

Il volto di Angelus ritornò normale.

-Questa è una questione tra me e lei! La prossima volta che ti intrometterai, non avrai neanche la forza per parlare. Parlare? Ma cosa sto dicendo? Tu riusciresti a far parlare un mucchietto di cenere? Ah ah ah ah!-, e andò via.

Quando ebbe salito le scale, Spike lo sentì urlare: -Dru, amore! Sbaglio o non abbiamo finito il nostro discorso ieri?-

Il vampiro impallidì per la rabbia.

Appoggiò con forza le mani sulla sedia, e, con uno sforzo sovrumano, riuscì ad alzarsi, sgomento.

Non riusciva a crederci!

Si era finalmente alzato in piedi!

E, cosa ironica di tutta la faccenda, ne era stata proprio Angelus la causa.

La rabbia era stata tale e tanta che la forza gli si era come moltiplicata.

Tornò a sedersi.

Non avrebbe raccontato a nessuno dei suoi progressi.

Avrebbe aspettato il momento opportuno, e a quel punto si sarebbe vendicato a dovere con chi l’aveva umiliato…

 

Continua...

 

by Alexandra

 

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