Sant' Ilario : La gloria di poitiers Gli storici e i teologi vedono in lui un grande difensore della fede cattolica nel IV secolo contro gli ariani che negavano la divinità di Cristo. Pensatore profondo,teologo di primo piano,scrittore di talento,benchè spesso oscuro per la sua forza di astrazione,un'anima appassionatae un cuore tenero. Uomo di pace ma senza compromessi per l'errore,amico fedele e affettuoso,Vescovo devotissimo al suo popolo,ina una parola modello Pastore : cosi' si presenta S. Ilario icona presente nella cripta di sant'ilario sita in via cologno monzese.6 . La Cripta di Sant'Ilario il 15 giugno del grande Giubileo dell'anno 2000, con solenne Liturgia ,alla presenza del Vescovo di Roma si è impreziosita di un frammento osseo delle relique di Sant'Ilario
breve descrizione della vita di Sant'Ilario tratta dalla "Storia dei Santi" di A. Rocher, ed. Grolier-Hascette
Ilario è nato a Poitiers verso il 315 La sua famiglia era Pagana,figlio di genitori agiati potè fare studi solidi alla scuola dei retori gallici: sia a Bordeaux sia a poitiers stessa, dove insegnavato i retori Rufo e Anastasio. Fu battezzato verso i 30 Anni . lui stesso ha raccontato le tappe della sua conversione nel Prologo dell'opera "La Trinità". Studiava i folosofi pagani e tuttavia la sua anima non poteva accontentarsi del politeismo,di questa folla di divinità che si adoravano attorno a lui:giove,apollo,mercurio,marte,ercole,e neppuredei culti venuti dall'oriente:attis,cibele. per lui DIO può essre solo uno. Si butta llora sui libri della Sacra Scrittura., che insegnano il culro del vero Dio. Scopre il prologo del Vangelo di Giovanni,che gli rivela l'esistenza del Verbo,della Parola "che era presso Dio e che era Dio". E' una illuminazione. Nel poitou c'erano già dei cristiani da molti anni e senza dubbio c'era una comunità nella stessa Poitiers.Ilario richiede e riceve il Battesimo.Qualche anno dopo è nominato Vescovo(era già prete quando divenne Vescovo?non è certo!) In principio si sceglieva il vescovo tra i presbiteri o i diaconi della città ,ma si poteva anche ricorrere ad un laico di buona reputazione,anche se sposato.fu forse il caso di Ilario nel 349-350 ca. un vescovo in gallia nel IV secolo : ilario era vestito come i laici eleganti del suo tempo.in questa epoca non c'erano abiti speciali per il clero,a parte i monaci.Ilario portava quindi un tunica a maniche lunghe e sotto delle braghe(una sorta di pantaloni). Un matello completava una tenuta non troppo lontana dalla nostra. Certamente portava ornamenti speciali per le cerimonie liturgiche; Ma, per la strada,nulla lo distingueva dagli uomini della buona società,tranne questa attrattiva naturale e quella signorilità che sono state notate dagli storici Sulpicio,Severo e Rufino. Il ruolo del Vescovo è soprattutto spirituale.Egli presiede regolarmente alla preghiera pubblica.E' possibile che il palazzo episcopale , dove risiedevano i chierici di Poitiers,abbia conosciuto fin dall'epoca di Ilario una certa vita comunitaria,con funzioni comuni e una tavola comune. San Martino insedierà in seguito a Marmoutier una comunità di monaci e di chierici.ma S. Martino fu allievo di S.Ilario e accetto' il ministero di esorcista della sua chiesa.Non avrà imitato nel 356 quello che aveva imparato a Poitiers? Il Vescovo celebra-e il suo "presbyterium" concelebra-la messa domenicale nella cattedrale. normalmente,a meno che non sia invitato un predicatore di fama,è il Vescovo che pronuncia l'omelia,è uno degli obblighi essenziali della sua carica. tuttavia non c'e' stato conservato alcun sermone di Ilario. i suoi tre trattati esegetici: "commento ai salmi","commento al Vangelo di Matteo","trattato dei misteri" non sono sermoni,ma opere letterarie. d'altronde è certo che Ilario era piu'uno scrittore che un oratore. in ogni caso queste opere sono certamente l'eco del suo insegnamento. Ilario compose anche degli "Inni", ma sembra senza successo.Il suo stile era probabilmente troppo colto ed astratto.Del resto , secondo la testimonianza dello scrittore contremporaneo Ausonio,il livello culturale degli abitanti di Poitiers all'epoca era generalmente piuttosto basso. Il ruolo del Vescovo non si limita però alle funzioni liturgiche.Egli deve anche preoccuparsi di formare e ordinare i suoi presbirei e i suoi diaconi,di battezzare e riconciliare i penitenti,di pronunciare gli esorcismi sugli indemoniati ed esercita anche altri incarichi.Dopo Costantino il Vescovo ha un certo potere giudiziario nei confronti dei chierici e ,in certi casi,dei fedeli. L'amministrazione temporale della sua chiesa è affidata in parte ai diaconi,ma egli non se ne disinteressa,spesso risponde alle richieste di aiuto attingendo al suo patrimonio personale,se ne ha,e hai donativi che riveve.Egli deve provvedere in parte ai bisogni del suo clero e talora perfino dei monaci,delle vedove e delle vergini della sua chiesa,perchè in questa epoca i religiosi vivono nel mondo e nonin un monastero.Anche i poveri vengono a chiedere soccorso e nutrimento alla casa episcopale.Se vi aggiungiamo la visita della sua immensa diocesi -che si estendeva da poitiers all'oceano, grossomodo i tre dipartimenti di Vienne,Deux-Sèvres e Vandea- ci si rende conto che il nostro Santo era un Vescovo occupatissimo. SITUAZIONE POLITICA IN GALLIA : La Gallia a quell'epoca era solo una parte dell'immenso impero Romano,che si estende dalla Scozia alla Persia e dalla Germania al Sahara. fin dai tempi di Dioclezioano(285-305) l'impero è diviso in quattro parti con quattro capitali:Nicomedia,Sirmio,Milano,Treviri, situate nei punti strategici, di fronte ai barbari che minacciano le frontiere. nel 324 Costantino riunifica l'impero , ma alla sua morte (337) i suoi tre figli , Costantino II, Costante e Costanzo II se lo spartiscono. Costantino II mori' nel 340.in quel periodo Costanzo II regnava in oriente,Costante in occidente. Nel 350 un ufficiale di Costante Magnenzio, sollevò contro di lui una parte dell'esercito. Ucciso Costante ad Elna,ai piedi dei pirenei,Costanzo II rimaneva Imperatore unico, ma dovette eliminare ancora due usurpatori ,Vetranione sul Danubio e Magnenzio in Gallia.Con l'astuzia ottenne l'abdicazione dl rpimo,ma potè battere Magnenzio solo dopo tre anni di lotta. Nel momento in cui Ilario diventa Vescovo di Poitier,la Gallia è dunque nelle mani dell'usurpatore Magnenzio. Dopo che Costanzo II ebbe trionfato sul suo rivale nel 353, fce il suo ingresso a Lione,poi convocò un sinodo nella città di Arles,che aveva scelto come residenza imperiale,preferendola a Treviri. Volendo instaurare l'unità dei sui stati, pensava che l'unità di fede fosse la garanzia dell'unità politica. CONFLITTI RELIGIOSI NEL IV SECOLO : da mezzo secolo l'impero era sconvolto da comflitti religiosi.Un prete di Alessandria Ario, aveva predicato che Cristo non era Dio ma una semplice creatura.L'emozione fu' cosi' forte che l'imperatore costantino convocò un concilio a Nicea nel 325. Il Papa di Roma vi mandò alcuni delegati.I 318 vescivi presenti definirono Cristo "Figlio unico del Padre,consustanziale(in greco Homoousios)al Padre". Atanasio , vescovo di Alessandria si fece campione dell'ortodossia.ma molti vescovi non accettarono la definizione di Nicea,in particolare Eusebio,Vescovo della città imperiale di Nicomedia. Sotto la sua influenza Costantino fini' per cedere ai fautori di Ario,gli ariani, ed esiliò il vescovo Atanasio di Alessandria a Treviri, in Gallia. Costanzo II fu' a sua volta favorevole agli arianie perseguitò i vescovi fedeli al concilio di Nicea, "i Niceni". Atanasio fu mandato di nuovo in esilio.fino ad allora i vescovi di occidente si erano tenuti lontani dalle controversie dottrinali dell'oriente.Salvo i Vescovi di Treviri e il Papa di Roma che avevano accolto Atanasio esiliato in occidente ,la maggioranza dei vescovi occidentali ignorava il "consustanziale" definito nel 325. Ilario stesso lo confessò. Essi erano in sereno possesso della vera fede. Ma a partire dal 353 le cose cambiano: col pretesto di condannare Atanasio l'imperatore obbliga i vescovi di occidente ad adottare formule di fede sempre più segnate dall'eresia. La maggior parte , teologi mediocri, sottoscrive queste formule. Al sinodo di Arles(fine 353) firmano tutti salvo Paolino, vescovo di Treviri."giudicato indegno della chiesa dai vescovi,fu ritenuto degno dell'esilio dall'imperatore",secondo le parole di Ilario.Paolino fu allora relegato in Frigia attuale Turchia), dove mori' qualche anno dopo. Al sinodo di Milano (inizio 355) tutti firmarono tranne Lucifero di Cagliari,Eusebio di Vercelli e Dionigi di Milano,che vennero esiliati in Asia minore; Il papa Liberio fu esiliato in tracia e il vecchio Vescovo di Cordova Ossio, imprigionato a Sirmio,residenza dell'imperatore. CONDANNA DI ILARIO Si profilò allora in Gallia una reazione senza che vi si possa valutare l'importanza del ruolo di Ilario. Alla fine del 355 egli si era separato , dice , dalla comunione di Saturnino, ,vescovo di Arles, di Orsazio, vescovo di Singidunum ( Belgrado) e di Valente vescovo di Mursa ( Osijek). Una resistenza simile contrastava la politica di unificazione di Costanzo II. Nel frattempo l'imperatore si era associato il cugino Giuliano il 6 novembre 355. Lo aveva insediato a Vienne in Gallia, mentre lui era tornato a Milano. Nella primavera del 356, su ordine di Costanzo, Giuliano convoco un nuovo sinodo a Bèziers . Ilario fu costretto ad assistervi. A quanto pare,era la prima volta che lasciava Poitiers per partecipare ad una asemblea di vescovi. Il sinodo di Bèziers fu dominato da un trio di vescovi eretici: Saturnini,Orsazio e Valente che obbligarono i vescovi a firmare il formulario preparato da loro. Ilario non potè esprimersi, non solo, vittima di un falso resoconto da parte dei suoi nemici fu colpito da un asentenza di esilio come il vescovo di Tolosa, Rodanio. Tuttavia Ilario potè tornare a Poitiers per qualche mese. Occorreva , infatti, che la sentenza di esilio emanata a Bèziers nell'aprile maggio 356 arrivasse a Vienne, presso il Cesare Giulian e, da lì, agli uffici di Costanzo a Milano, e che poi tornasse da Milano a Poitiers. Si può quindi calcolare un periodo di tre mesi intercorrente fra la condanna e la notificazione della sentenza. ESILIO DI ILARIO: Nel settembre 356 infine Ilario deve lasciare la città e la diocesi di Poitiers e partire per l'esilio in Frigia. Accompagnato dalle guardie percorse la lunga strada che lo condurra da Poitiers a Lione, da Lione a Milano, da Milano ad Aquileia, a Sirmio, a Serdica(Sofia) e Costantinopoli, fino a questa provincia di Frigia dove si trova già il vescovo di Treviri Paolino, esiliato 3 anni prima. Ilario impiegò 2 o 3 mesi per andare da Poiiers a costantinopoli lungo la via terrestre(via Egnatia) che attraversa l'Illiria(Jugoslavia) , la Mesia(Bulgaria) e la Tracia. E' dunque nel dicembre 356 o nel gennaio 357 che fu' insiedato nella residenza sorvegliata della provincia di Frigia, alloggiato , a quanto pare, in casa din un Vescovo locale,poteva circolare nei limiti delle 10 province che formano la diocesi d'Asia. Non sembra che abbia subito maltrattamenti. Si lamenta solo della lentezza dei corrieri, della rarità delle lettere e del controllo della sua corrispondenza.Altri vescovi furono meno fortunati:3 morirono in esilio(Paolino di Treviri,Dionigi di Milano e Rodanio di Tolosa). Ilario accupò il suo tempo forzatamente libero a completare gli studi teologici e a comporre le sue opere.A questi anni di esilio risalgono le opere più importanti : "la fede" ( De Fide)poi chiamata "la trinità" (De Trinidate),"i sinodi"(De Synodis),e un opera storica di cui restano solo frammenti.aveva imparato il greco a scuola ma certamente,ne sapeva solo quando un diplomtao dei nostri giorni. A contatto con gli orientali pefezionò le sue conoscenze di questa lingua,ma senza arrivare a padroneggiarla perfettametne(se crediamo a S. Girolamo.). Egli rimaneva in rapporto col suo clero di Poitiers e con i vescovi di Gallia,ma non abbiamo alcuna lettera sua. Ilario conobbe in oriente tutte le dispute teologiche relative alla divinità di Cristo. Nel suo libro sui sinodi riferisce e discute le innumerrevoli formulazioni della fede promulgate dal 341 al 358. In particolare, espose magistralmente la fede cattolica,nei dodici libri dell'opera su la Trinità. L'Imperatore Costanzo voleva convocare un altro concilio a Nicomedia,quando, il 24 agosto 358,un terremoto distrusse la città . Dopo molte trattative si decise che ce sarebbero stati 2: uno per l'occidente a Rimini e un altro per l'oriente a Seleucia d'Isauria,in Asia minore. Come vescovo occidentale ma esiliato in oriente,Ilario fu convocato comunque al sinodo di Seleucia(Autunno 359), dove nonb ebbe paura ad affermare il suo sostegno al "Credo" di Nicea. L'Imperatore decise di rispedire a casa questo vescovo fastidioso. Inutilmente Ilario chiese udienza all'imperatore a Costantinopoli.Allora se ne andò via.Sembra che prima di rientrare a Poitiers sia passato per Roma e per Tolosa. ULTIMI ANNI : sotto la sa influenza un concilio tenuto a Parigi scomunicò i capi dell'eresia Ariana,Saturnino vescovo di Arles e Paterno vescovo di Pèrigueux,ma egli perdonò gli altri vescovi,più deboli che colpevoli,capitolati quasi tutti al concilio di Rimini(dicembre 359) sotto la pressione del potere imperiale,salvo Febadio di Agen e Servazio vescovo d Tongres. Ilario si dedicò a riparare i danni provocati dall'eresia:è l'argomento del libello "Contro Costanzo",indirizzato ai suoi fratelli nell'episcopato per svelare l'astuzioa dell'imperatore ed esporre la dottrina cattolica. Si era nel 361-362 , dopo la morte di Costanzo II(3 novembre 361). Più tardi , nel 364,Ilario tentò di ottenere dall'imperatore Valentiniano I la condanna e la deposizione di Aussenzio,vescovo ariano di Milano. Ma Ilario fu pregato di tornare a Poitiers e di non intromettersi più in questo caso. cosi', non potendo ottenere nulla dagli imperatori cui si era rivolto per contrastare i vescovi eretici, Ilario volle almeno speigarlo ai suoi colleghi e al popolo cristiano,componendo il libro "Contro Aussenzio". Ilario passò i suoi ultimi anni al servizio dei suoi diocesani.La morte lo sorprese prima che avesse potuto terminare le sue opere storiche,il 1° novembre 367,secondo la stima più attendibile. Non aveva ancora 60 anni:le lotte e le sofferenze di 3 anni di esilio lo avevano sfinito. Lo si chiamava già il "Santo" mentre era in vita. Molti scrittori , e non dei meno importanti (Girolamo,Sulpicio Severo, Rufino,Cassiodoro,Gregorio di Tours,Venanzio Fortunato) gli danno il titolo di " SANCTUS HILARIUS" .Egli appare assai presto come un dottore della chiesa. S. Agostino scrive: "colui che parla è un cattolico,è un insigne dottore delle chiese,è Ilario". I suoi scritti sono autorevoli. dalla fine del IV secolo, sono largamente diffusi in occidente,perchè Girolamo ed Agostino vi fanno numerose allusioni. Inoltre -fatto particolarmente notevole per gli specialisti- i manoscritti di ilario sono numerosi e antichi: 6 manoscritti in onciale e semionciale del V e del VI secolo, tutti scritti in Italia. In seguito abbiamo 7 manoscritti di epoca carolingia ,soprattutto in Francia ed in Germania. Molti manoscritti datano ,infine,ai secoli XI e XII, poi ai secoli XII XIV e XV . In tutto,75 manoscritti completi del "De Trinitade", senza contare i piccoli frammenti o le collezioni di estratti.Pochi scrittori antichi,a parte Agostino e Girolamo godono di un tale favore. Tuttavia Ilario fu proclamato ufficialmente "dottore della chiesa" solo il 29 marzo 1851 per decreto di Papa Pio IX in seguito ad una richiesta dei vescovi riuniti in sinodo a Bordeaux(15-30 luglio 1850).Si attese la festa del santo, il 14 gennaio 1852,per celebrare ufficialmente a Poitiers il nuovo dottore. Le cerimonie si conclusero Domenica 18 gennaio 1852. Invitato a pronunciare il panegirico da Monsignor Pie, vescovo di Poitiers,il padre di Ravignan, sviluppo due punti :Ilario fu l'uomo della verità,Ilario fu l'uomo della carità. Ogni anno a Poitiers la festa di Sant'Ilario è celebrata conuna messa solenne e un panegirico. In Italia il Santo francese è venerato a Parma essendone il protettore. Si vuole che ,passando per la città emiliana,donasse una delle sue scarpe ad un povero. Segno esteriore del culto sono le "Scarpette di S.Ilario", dolci a forma di scarpa. TRADIZIONE PIA O LEGGENDA DORATA? Due secoli dopo la morte di Ilario, Venanzio Fortunato poeta raffinato e vescovo di Poitiers scrisse una " Vita di sant'Ilario" dove talora è difficile separare la storia dalla leggenda. In ogni caso i fatti raccontati mostrano la grande devozione che i fedeli del VI secolo nutrivano per sant'Ilario. Gli sono attribuiti una decina di miracoli, tra cui molti guarigioni : due lebbrosi guariti applicandosi la polvere della tomba di Ilario, la guarigione di una bambina nata con una mano piegata, un cieco che recuperava la vista pregando nella chiesa di sant'Ilario, una donna con la mano paralizzata che ne riacquistò l'uso e molti altri. Bisogna dare credito ad un altro prodigio sorprendente riferito anch'esso da Fortunato? Tornato dall'esilio,Ilario sarebbe approdato in un'isola infestata dai serpenti. Brandendo una croce egli avrebbe messo in fuga i rettili e , piantando in terra il suo bastone per segnareil limite che non dovevano superare, avrebbe reso abitabile l'isola. Purtroppo i manoscritti presentano varianti tali che non si sa di quale isola voglia parlare l'autore: forse Gallinaria, nel golfo di Genova o l'isola di Ivo o La Diva presso la foce della Sevres di Niorte, vicino a Saint Michel en l'Herm;oppure l'isola di Yeu? tutto questo sembra assai inverosimile. Lasciando l'incertezza delle leggende torniamo al reale. LA SANTITA' DI ILARIO SECONDO I SUOI SCRITTI: Ilario si è espresso sulla sua "fede" ,Ascoltiamolo : quello che costituisce per lui l'essenziale è la sua professione di "battesimo". Vi ritorna continuamente.Ecco degli estratti della "lettera a Costanzo": "in inverno col mare grosso i naviganti ritengono che la scelta più sicura, sotto gli assalti della tempesta sia ritornare al porto da dove avevano levato l'ancora.I giovano incoscienti che nella custodia della loro casa hanno trasgredito la legge del rispetto dovuto al padre per godere la propria libertà senza intralci hanno un unico aiuto sicuro quando temono la perdida del patrimonio: devono riprendere la strada comune col loro padre.Cosi' , in mezzo ai naufragi della fede,quando l'eredità celeste è quasi rovinata, il partito più sicuro per noi è conservare la prima ed unica fede evangelica,professata ed abbracciata al Battesimo,e non cambiare quello che ho motivo di ritenere l'unico insegnamento tradizionale (....). Per me , io ho la fede nel cuore,non ho bisogno di produrla dal di fuori; conservo quello che ho ricevuto;non cambio niente di cio' che viene da Dio (...). Ecco che ho creduto nello Spirito Santo, in modo che al di là di questa fede non posso imparare niente dal Signore Gesù Cristo. Con questo non tolgo nulla al rispetto della fede dei Padri ma , seguendo il simbolo del mio battesimo e la scienza della dottrina evangelicaio non mi scosto da quanto affermano queste parole". Questa fede tranquilla è quella del popolo cristiano che prende alla lettera le "parole del simbolo". Ecco unestratto dal libro "contro Aussenzio" : "gli si insegna(al popolo) che Cristo è Dio: e pensa che sia ciò che gli si dice. Gli si insegna che è il Figlio di Dio :e pensa che la generazione divina include una vera natura divina. Gli si insegna che esiste prima del tempo :e pensa che ciò che esiste prima del tempo esiste da sempre. Le orecchie del popolo sono più pure del cuore dei Vescovi". Ilario è un pastore che spiega il Vagelo a gente assai semplice. Torniamo al linguaggio del vangelo. Ascoltiamo questo passo su " la Trinità" : "al mio fianco sta il povero pescatore ignorante, senza istruzione, occupato a ma neggiare la rete, un uomo dalla camicia inumidita ,dai piedi cosparsi di fango, tutto bagnato quando esce dalla barca".E Giovanni questo perscatore incolto , è comunque colui che ha esposto la dottrina più sublime con queste parole : ". ILARIO, UNOMO DI PACE, ANIMA ARDENTE ED APPASSIONATA : Ecco un'aspetto assai moderno dell sua personalità, come diremmo noi:la sua preoccupazione per l'ecumenismo . Nonostate la sua avversità per l'eresia ariana Ilario non rompre mai le relazioni con gli eretici. Si è giustamente messa in rilievo come una cosa inconsueta in questo IV secolo violento e settario il fato che Ilario si sia astenuto dall'oltraggiare e dal diffamare gli ariani, e perfino che abbia frequentato la loro sede di preghiera,sperando cosi' di ricondurli alla vera fede. Egli desiderava riunire i credenti divisi,ma non rifiutò mai il dialogo con i fratelli separati. Il suo amico e compagno d'esilio Lucilio di Cagliari gli rimproverò questa indulgenza. Rufino di Aquileia affermava che Ilario era "dolce e pacifico per natura". Questa dolcezza non escludeva il coraggio,come abbiamo visto. Ecco degli estratti dell'opera su "la Trinità" : "Non ci lamenteremo dell'epoca in cui viviamo;anzi,ci rallegreremo perchè l'iniquità sarà rivelata durante questo nostro esilio(...).Noi siamo felici del nostro esilio, esultiamo nel signore, vedendo che si è realizzata in noi la profezia apostolica". Per concludere la preghiera con cui termina l'opera : "ti supplico conserva senza alcuna macchia questa religione in cui credo e concedi di rendere questa testimonianza della mia coscienza fino all'ultimo respiro dell'anima. Fà che possa mantenere sempre fedelmente quello che ho professato nel Simbolo della mia rigenerazione, io che sono stato Battezzato nel nome del Padre ,del Figlio e dello Spirito Santo.Che io ti adori, nostro Padre e con te il tuo Figlio; che io meriti il tuo Spirito Santo che è da te mediante il tuo unico Figlio".
Il nome Ilario : si ritiene che il nome derivi dal greco Hilaros(da Hilaos-sereno) o dal latino Hilaris che significa lieto,allegro,gioviale. Ma qualunque sia l'etimologia,il nome si presenta sotto varie forme,sia in latino che nelle lingue e nei dialetti neolatini. In latino Hilarius si può scrivere in otto modi . La prima sillaba Hi- è scritta Hy,I,Y. A seconda che si raddoppi o no la lettera L che segue , si ottengono otto forme possibili ,senza contare le false forme derivate come "Helaruis" o " Hylerius". Ilario è un nome diffuso anche in Italia soprattutto nella forma femminile. La più famosa è Ilaria del carretto,seconda moglie di Paolom Guinigi, signore di Lucca,morta giovanissima nel 1405. La sua impalpabile eggige è stata immortalata nel sarcofago eseguito da Jacopo della Quercia nel 1408 e collocato nel transetto del Duomo lucchese. Per una più approfondita comprensione del nome Ilario si devono infine ricordare le ilarie (latino " hilariae"). Le ilarie erano feste pubbliche che i Romani imitavano dai greci e che si celebravano all'inizio della primavera in onore del sole o di divinità propizie ai campi; o anche le feste che si celebravano per qualche fausto avvenimento o per benefici ricevuti.
le le reliquie si Sant'Ilario : Il culto di Sant'Ilario risale praticamente al giorno della sua morte. fissata dapprima al 14 gennaio per entrare in concorrenza con l'ottavo dell'Epifania, la festa fu riportata al 13 gennaio, dopo la riforma liturgica che segui' il concilio Vaticano II . sembra che questa data coincida non con il giorno della morte del santo,ma con quello della deposizione della salma nella tomba. In effetti il corpo di Ilario giacque dapprima nel cimitero comune situato fuori dalla città , ad ovest, fra la valle del Clain e quella della Boivre. Il 13 gennaio 368 fu chiuso in un sarcofago. al di sopra un piccolo monumento o mausoleo doveva segnalare la sua sepoltura. Verso il 430 si eresse una piccola cappella per proteggere il sepolcro e servire da luogo di culto. Secondo Venzanzio Fortunato(morto nel 600), nel 507 "il re Clodoveo ebbe la fortuna di vedere nel mezzo della notte una luce che veniva verso di lui dalla basilica del Santo uomo (Ilario),e fu esortato ad andare subito a combattere ma non senza aver pregato in quel luogo venerabile. Il Re docile all'avvertimento, andò prima a pregare , poi corse alla battaglia ". In seguito sconfisse Alarico e i suoi Visigoti. In quell'epoca è abate di Sant'Ilario un monaco venuto dall'Irlanda,Fridolino, il quale decide in accordo con il vescovo,di ricostruire la chiesa che riparava la tomba di Ilario. Chiese sussidi a Clodoveo che glieli accordò.Poco dopo la morte di Clodoveo(511),un 26 giugno ,festa dei santi Giovanni e Paolo,titolari della prima basilica,il corpo di Ilario fu trasferito nella chiesa nuova.Il culto di questi martiri romani,le cui reliquie erano state inviate a Poitiers nel V secolo, sussiste ancora oggi nella chiesa di Sant'Ilario il Grande, a Poitiers. Fridolino prelevò delle reliquie,le mise in una scatoletta e le portò con sè.San Fridolino mori' verso il 538 nell'abbazia di sexkingen,da lui fondata. Cosa divenne del corpo di Ilario nel corso degli anni ? La magnificenza della basilica nuova con i suoi mosaici sfavillanti e le sue porte di bronzo,attirò la cupidigia dei saccheggiatori. Nel 635 il re Dagoberto, tornando da una vittoria su Guasconi, puni' Poitier per aver aiutato i suoi nemici.Saccheggiò la città, bruciò in parte la basilica di Sant'ilario e fece caricare sulle navi le belle porte di bronzo,per ornare la basilica di Saint-Denis. 100 Anni dopo, nel 732 l'esercito dei saraceni giunge davanti a Poitiers. Malgrado la vittoria di Carlo Martello , che aveva messo in fuga gli invasori, la città fu saccheggiata di nuovo e la chiesa di Sant'ilario venne inciendiata.Tuttavia il corpo del santo non scompariva nelle fiamme. Poi furono le incursioni dei Normanni a depredare la citta nell'855,857,868,882. Ogni volta il fuoco devastò la basilica e ogni volta i danni vennero riparati. Sembra che si siano recuperati, dal sarcofago o dal reliquiario,i resti del corpo, il che spiega come non siano stati consumati,ma solo anneriti dal fuoco. Per sottrarre il cortpo di Ilario alle violenze dei Normanni lo si trasportò infine a Le Puy-en-Velay (fine 899). Questa traslazione fu operata in segreto,su accordo di cinque o sei persone riunite in quel momento a Poitiers:il re dei franchi Oddone; il duca di Aquitania e conte di Poitou; Rannoux; suo fratello Ebles,abate di Sant'Ilario; forse Gozberto,suo fratello ;e forse il vescovo di Poitiers Egfrido; e in ogni caso, Norberto vescovo di Le Puy-en-Velay, fratellastro del conte, che accettò di trasferire la salma e di assicurarne la custodia. Il corpo doveva tornare a Poitiers ,quando i tempi fossero stati migliori.In effetti restò a lungo a Le Puy-en-Velay in una chiesa di San Giorgio, antico vescovo della città. La popolazione di Poitiers però credeva di possedere ancora il corpo del suo vescovo . Il riconoscimento delle loro ossa avvenne nel 1162 ,poi nel 1428 e infine nel 1657 il re luigi XIV ordinò di restituire al capitolo di sant'Ilario le ossa del suo patrono. Il reliquiario accolto in pompa magna a Poitiers, conteneva solo una parte del cranio e due ossa: l radio e parte dell'ulna sinistra. Durante la rivoluzione nel 1793 il frammento di cranio racchiuso nel globo di cristallo,sormontante il reliquiario, scomparve,non si sà come. Attualmente nella chiesa di Sant'ilario a Poitiers rimangono solo le due ossa trovate nel 1655 presso la tomnba di San Giorgio a Le Puy-en-Velay. Un frammento osseo si trova anche nella "cripta di Sant'ilario" nel quartiere Palmarola di Roma ,attualmente , in via Cologno monzese,6. IL MARMO DI SANT'ILARIO : Nella chiesa di Faye-l'Abbese , a 12 km da Bressuire,nel Deux-Sèvres, è conservata un altra reliquia. Si tratterebbe della pietra d'altare che sarebbe servita a Sant'Ilario nei suoi giri apostolici attraverso la Francia. Di fatto Faye-l'Abbese si trova sull'antica via romana che collegava Poitiers a Nantes. Ilario avrebbe donato questa pietra al santuario edificato in quel luogo in onore del giovane martire di Autun, San Sinforiano.Era iun bel pezzo di porfido. Dopo la disfatta di Jarnac(1569)i protestanti incendiarono la chiesa di Faye-l'Abbes e gettarono nei campi la preziosa reliquia. molto più tardi la ritrovò un colono.Era un Venerdi Santo.Nella sua forma attuale il "Marmo" misura 28 cm di lunghezza e 19 di larghezza. La pietra d'altare è stata tagliata a ovale :i pezzi che la compongono -perchè ha subito più di un urto nel corso dei secoli-sono tenuti insieme da un involucro di rame fornito di manico dello stesso metallo. A Faye-l'Abbese ,si viene in pellegrinaggio,soprattutto il Venerdi Santo . I pellegrini si fanno "marmare": vengonoa inginocchiarsi alla tavola santa,si fanno recitare il Vangelo (luca cap. 11 vv 27-28),baciano la reliquia e se la fanno applicare sulla parte del corpo preventivamente indicata dal presbitero che celebra la cerimonia. Si sono avuti molti miracoli di guarigione,come testimoniano gli ex-voto che tappezzano i muri della chiesa. Vero o falso che sia, il "marmo" è il segno della venerazionedi cui Sant'Ilario gode ancora a Poitou.
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