INDICE

 

 

 

 

Introduzione

(di LucianoPassini)................................p.  9

 

GUIDA ALLA MOSTRA

Nel Segno del Giglio

di Eugenio Galdieri)...............................p. 11

 

ARALDICA FARNESIANA

Famiglie legate ai Farnese il cui emblema

si trova effigiato nel palazzo di Caprarola

di LucianoPassini).................................p. 25

 

Elenco alfabetico di tutte le famiglie

imparentate con i Farnese..........................p. 45

 

LE "IMPRESE" FARNESIANE

di Adele Trani)....................................p. 51

 

Letture di classici effettuate

nel corso della mostra

a cura di Angelo Borgna, Romolo Passini,

Barbara Totonelli).................................p. 63

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.....L'arme antica Farnese i suoi bei gigli

Ispiega in maggior copia in sù la volta,

Ch'ê nove, e ê sei da più moderni figli

Fù con novel disegno poi raccolta.

Mirasi, come l'elmo all'hora pigli,

E l'Alicorno, che nel collo avolta

Ha la benda di vel, premio c'havea

Da una Donna Regal Parthenopea....

(G.A.Liberati - 1614)

 

INTRODUZIONE

 

L'uso degli stemmi araldici per approfondire lo studio della storia di una famiglia di antiche e nobili origini è ormai una prassi abbastanza comune tra i ricercatori. Questo discorso è ovviamente applicabile anche alla famiglia Farnese.

Uno stemma - infatti - può parlare attraverso tutte le variazioni che subisce nel tempo. Queste modifiche spesso non sono immediatamente visibili ma richiedono un esame abbastanza attento, altre invece colpiscono subito l'osservatore e si tratta principalmente di quelle varianti date dall'unione di due o più stemmi relativi a Casate diverse.

L'accurato studio di un emblema dinastico e di tutte quelle decorazioni che lo circondano consente di ottenere, con una relativa facilità, precisi riferimenti temporali, rivelandosi molto utile sia per la datazione di altre opere d'arte, sia per l'individuazione di onorificenze, titoli, incarichi, alleanze con altre famiglie e matrimoni. Sono appunto questi ultimi due aspetti i motivi principali di questa mostra, cioè evidenziare tutti quei collegamenti sia matrimoniali, sia di altro tipo, con famiglie più o meno nobili, più o meno influenti, che per svariati motivi - nell'arco di più di sette secoli - furono legate ai Farnese.

La naturale conseguenza è l'utilizzo della grande galleria di stemmi offerta dall'apparato iconografico del Palazzo Farnese di Caprarola, dal quale sono tratte gran parte delle immagini presentate nella mostra.

 

 

Luciano Passini

Presidente del Centro Studi e

Ricerche di Caprarola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GUIDA ALLA MOSTRA

 

NEL SEGNO DEL GIGLIO

 

(di Eugenio Galdieri)

 

 

La mostra, pur nel suo modesto aspetto documentario, si prefigge un compito ambizioso: quello di "leggere" una micro-storia della Famiglia Farnese attraverso il mutare del suo stemma araldico. Inutile sottolineare che non tutte le vicende determinanti della Famiglia furono contrassegnate da un cambiamento dello stemma né tutti i differenti stemmi rappresentarono fatti profondamente significativi per una dinastia che non seppe mai raggiungere la regalità; giunse invece - attraverso eventi anche ovvii e consueti quali, per esempio, i matrimoni politici - a sfiorare parecchi troni europei. D'altra parte gli stemmi possono essere considerati anche come opere d'arte autonome: basti pensare a quegli splendidi oggetti realizzati da Sangallo, Michelangelo, Simone Mosca, i Cagini, Paolo Frisoni ecc. per convincersi che anche un tema apparentemente ripetitivo può divenire occasione creativa. Soltanto con la persistenza di un elemento, soltanto in quel segno araldico e quindi simbolico - il giglio - in un arco di più di 500 anni, possiamo leggere oggi la continuità di una famiglia, di una vocazione al potere, di una tradizione "italiana" (quindi fatta anche di alleanze e di repentini capovolgimenti di fronte), di una dimensione europea e di una lucidità e modernità legislativa che solo oggi cominciamo a studiare e comprendere.

Per muoversi meglio nella complessa dimensione farnesiana (in questa mostra, solo accennata per sommi capi e privilegiando le aree centrali, meno note e studiate) saranno di grande utilità i due schemi riportati nei pannelli 2 e 3: il primo schema mostra la diffusione europea dei segni lasciati, a vario titolo e con differente intensità, dalla Famiglia. Dal Portogallo e dalla Spagna sino all'Albania, dall'Inghilterra e dal Belgio sino alla Sicilia, (senza contare le imprese militari a Malta, in Morea, in Tunisia), il giglio farnesiano è testimone perenne degli interessi, delle ambizioni e degli intrighi di una famiglia dalle due anime: quella ecclesiastica e quella militare.

Il secondo schema evidenzia, sia pure in forma ridotta, i matrimoni che hanno unito i Farnese alla maggior parte delle grandi famiglie italiane potenti tra la fine del XV sino alla fine del XVII secolo. Molti "gigli", quindi, appartengono di diritto all'altra metà dei Farnese: alle donne nate nella Famiglia e andate spose fuori delle loro terre natali e alle figlie della grande nobiltà italiana ed europea impalmate dai Farnese. Un semplice sguardo a questo elenco ci dirà dei Farnese più di un intero libro di storia.

 

 

Alle origini della Famiglia 

  

Indagare sulle origini dello stemma farnesiano equivale a frugare nelle ancora oscure e controverse origini della Famiglia. Il Litta indica come primo stemma quello classico e ben noto dei "sei gigli d'azzurro, tre, due, uno in campo oro" (spesso anche con i colori invertiti) mentre il Nasalli Rocca osserva: "Si scrive... che i Farnese usarono un cimiero sopra lo stemma, uscente dalla corona e un liocorno rivoltato, collarinato d'azzurro, bandato d'oro: ma fu un uso rarissimo". Noi riteniamo invece che all'inizio vi fosse rappresentato quasi sempre un campo di gigli o "seminato di Francia"), sormontato da un cimiero con svolazzi: a sua volta il cimiero terminava con un unicorno rampante. Sulla tomba di Pietro Farnese a Firenze (c. 1363) appaiono sia il campo di gigli sia il cimiero con svolazzi: sul cimiero è rappresentata, "arrovesciata", una volpe trafitta dal giglio: si tratta di Pisa, la grande rivale di Firenze. Lo stemma, in genere completo dell'unicorno, appare poi in numerosi esempi databili intorno al XV secolo, come nella tomba di Ranuccio sull'isola Bisentina (1449), sul palazzo di Viterbo (fine XV), sulle torri di Marta, Valentano, Farnese, Capodimonte, come sigillo del possesso. Abbiamo notizia di un Ugolino Farnese (XV), per tre volte Podestà di Firenze, il cui stemma - "banda d'oro contromerlata in campo rosso" - non risulta essere giunto fino a noi.

D'altra parte, il più antico esempio di scudo a sei gigli "posti a tre, due, uno", del tutto simile quindi a quello farnesiano maturo,  è registrato e rappresentato nel 1290 da Matteo di Parigi, monaco inglese di St. Albans; il disegno è però privo di indicazioni di provenienza. In effetti, il giglio farnesiano non può essere confuso con quello fiorentino, sempre fiorito e "bottonato", ma semmai con quello francese, più carnoso e stilizzato: un fleur-de-lys  (o piuttosto un fiore di farnia?) quindi e non un lilium. Va anche notato che il giglio farnesiano viene spesso realizzato in forme plastiche "a tutto tondo", ovvero in maniera tridimensionale (a Roma, per es., a via Giulia, alla Farnesina, a Piazza Farnese, a quattro, ma anche a tre petali), cosa che non avviene col giglio fiorentino, sempre a due dimensioni o, al massimo, trattato a bassorilievo.

 

Diffusione e consolidamento

 

A partire dagli inizi del XV secolo e sino alla fine del XVII, la Famiglia estende il proprio potere cercando di accorpare gli antichi feudi, prima nella Tuscia e poi verso due precise direttrici politiche: da una parte la città di Roma, dall'altra il Nord con gli staterelli di marca tra le terre del Patrimonio di S. Pietro e la Toscana, sino alla Romagna. Attraverso accorte alleanze e poi con il favore del Pontefice, Pier Luigi ottiene prima il Ducato di Castro e Ronciglione, poi quello di Parma e Piacenza, mentre con il matrimonio di Ottavio con la figlia di Carlo V, Margherita, entrano nel patrimonio familiare feudi importanti ma distanti sia tra loro, sia dai due centri di potere: la Tuscia e il Parmense. Da Castel Madama ad Ortona, da Castellammare di Stabia ad Altamura, da Novara a Leonessa; verso il Nord, cadono sotto il dominio farnesiano decine di altre piccole e grandi cittadine. I palazzi di Parma e Piacenza diventano vere e proprie regge, la saggia amministrazione delle finanze - anche se spesso a discapito delle antiche proprietà laziali - alimenta non soltanto il mecenatismo ma anche realizzazioni pubbliche importanti. Lo stemma di famiglia ormai consolidatosi nella sua forma con sei gigli, si fregia dell'insegna di Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa, titolo di cui era stato insignito Pier Luigi, ma che viene rappresentato soprattutto con il Duca Ottavio (1521-86).

 

L'altra metà dei Farnese

 

Di importanza decisiva la presenza femminile nella storia della Casa Farnese: le donne nate in famiglia ed entrate come spose in altre nobili famiglie - italiane o straniere - e quelle entrate nella famiglia Farnese per matrimonio; oltre a quelle, numerose, che scelsero la vita monastica. Da Diana di Francia a Margherita d'Austria, da Gerolama Orsini a Suor Lucenia e a Margherita Savelli, è un florilegio di illustri casati e di vite esemplari. Proprio le donne di Casa Farnese hanno permesso alla Famiglia, sia pure indirettamente, di avvicinarsi a quella regalità sempre perseguita e mai raggiunta: la Principessa Vittoria, divenuta Duchessa di Urbino sposando Guidobaldo II Della Rovere e soprattutto Elisabetta, divenuta Regina di Spagna con Filippo V.  A quest'ultima si deve, oltre all'esempio di un'abilità politica eccezionale, il fatto che l'eredità farnesiana sia stata raccolta dai Borboni di Napoli e sia quindi potuta giungere sino a noi.

Ranuccio I, figlio di Alessandro e di Maria Daviz, pone sullo scudo della famiglia, in posizione di particolare importanza, uno stemma "di pretensione": quello della casa di Portogallo-Braganza: "d'argento a cinque scudetti d'azzurro in croce, caricati ciascuno di cinque Bisanti (o monete) d'argento, in croce diagonale, poste due, uno con bordura di rosso, caricata di sette castelli d'oro posti tre, due, due".

 

Il braccio armato

 

Una famiglia medioevale che si ponesse obbiettivi precisi di potere era obbligata a seguire due sole strade: quella ecclesiastica e quella militare, assicurandosi cos" il controllo laico e religioso sul territorio. Il braccio armato dei Farnese ha sempre affiancato l'opera degli uomini di Chiesa, ponendosi di volta in volta al servizio di altri potenti in una forma di attento mercenariato e quale forza d'urto o deterrente  al servizio della propria dinastia. Dalle prime notizie di un Piero o Pietro che nel 1100 sconfisse e disperse i nemici della Chiesa "in vestigiis Cosae" (Ansedonia) sino al monumento eretto dalla Repubblica di Venezia all'ammiraglio Orazio dopo le sue imprese sull'Ellesponto, la storia della Famiglia Å costellata di valorosi guerrieri, in genere al fianco del Pontefice. Su tutti spicca la figure del duca Alessandro, sposo di Maria Daviz del Portogallo, eccelso stratega ed eminente politico, universalmente noto per le sue impreso politico-militari nelle Fiandre. Alessandro, in ricordo della madre sua, margherita d'Austria, introduce nel proprio stemma i colori di Austria-Asburgo ("di rosso alla fascia d'argento") e di Borgogna ("d'oro a tre bande d'azzurro bordate di rosso").

Assai raramente compare, sullo stemma "laico", il Toson d'oro, la più ambita onorificenza europea, concessa a ben tre personaggi della Famiglia.

 

Paulus III, Pontifex Maximus

 

Con l'elevazione del Cardinale Alessandro Farnese il Seniore al Soglio Pontificio con il nome di Paolo III, la vocazione al potere da parte della Famiglia riceve nuova linfa e nutre nuove e più audaci speranze. Malgrado la tarda età del Papa Farnese e la sua non lunghissima permanenza sul trono di Pietro, la Famiglia raccoglie e moltiplica i frutti di un'antica e costante politica, ora ufficializzata e favorita dalle risorse papali. Nepotismo, mecenatismo, autoritarismo illuminato, saggezza ed ingiustizie si intrecciano e si confondono in una attività senza pari sia sul piano religioso (Concilio di Trento, creazione della Compagnia di Gesù) sia su quello politico e militare (pace tra Carlo V e Francesco I, ricerca di nuovi equilibri europei, lotta alla pirateria, avvio di missioni verso il nuovo continente e verso l'India e il Giappone). Spesso gli oppositori di Paolo III riescono ad infiammare gli animi della gente: la violenza, anche se molte volte in grande ritardo, si abbatte sulle istituzioni e sui segni del potere papale. Una damnatio memoriae  che cancella per esempio, a furor di popolo, la Rocca Paolina di Perugia o si sfoga sugli stemmi pontifici come a Viterbo o a Civitavecchia; o infine, come avverrà molto più tardi, con la repressione brutale da parte di un altro Pontefice della città farnesiana di Castro.

 

Il segno della benevolenza

 

Il semplice segno del giglio o lo stemma di uno dei tanti personaggi della famiglia - laico o ecclesiastico che sia - compaiono naturalmente su molti edifici privati e persino in ambienti interni (sui camini, sui soffitti lignei) quale testimonianza - ed insieme avvertimento - dell'alta protezione su cui quei proprietari possono godere. Spesso si tratta soltanto di una forma (a volte assai costosa) di piaggeria; ma il ripetersi quasi ossessivo di quei segni dà la misura della presenza farnesiana soprattutto nei piccoli centri. Il giglio infatti Å usato anche per sottolineare la benevolenza della Famiglia verso alcune istituzioni e verso edifici che, pur godendo di totale autonomia, sono stati fatti segno di attenzione e rispetto particolari, ad interventi riparatori - come sulla Rocca di Giulio II ad Ostia - o a cospicui contributi finanziari. In tale contesto si pone anche il caso del terzo tempio nel complesso di S. Paolo alle tre fontane - a Roma - voluto dal Cardinal Alessandro e disegnato dal Vignola, ma realizzato solo dieci anni dopo la morte dell'Architetto da Giacomo Della Porta.

 

Pubblico e sociale - il mecenatismo

 

La solida presenza farnesiana si nota in altri due importanti settori: quello delle opere pubbliche o comunque al servizio della società e il mecenatismo - non limitato al solo periodo papale - nel campo delle lettere e delle arti. Nel primo emergono per mole ed impegno le opere di approvvigionamento idrico per alimentare la crescita di città e paesi man mano che passano sotto la giurisdizione farnesiana: da Parma al lago di Vico e al risanamento delle paludi del Velino, tali opere sono spesso legate a grandiosi progetti idraulici. Esse terminano in genere con altrettante fontane pubbliche, più o meno spettacolari, insieme funzionali e celebrative. Qui diamo solo qualche esempio, scelto fra quelli della Tuscia. Altrettanto importante la creazione di numerosi Monti frumentari, Ospedali, Monti di pegno ecc. Nel secondo settore, compaiono i nomi più famosi tra gli artisti italiani: architetti come il Sangallo, l'Alessi, il Vignola, il Boscoli o l'Argenta; pittori come Perin del Vaga, Tiziano, Michelangelo, il Domenichino, gli Zuccari o il Carracci; scultori ed orefici come il Cellini e il Mochi, sono a testimoniare una grande e lunga stagione artistica che da Isaia da Pisa a Borromini -anche attraverso un'accorta politica antiquaria- Å stata voluta e finanziata dai Farnese.

 

L'appropriazione

 

Un aspetto non trascurabile della presenza politica farnesiana sul territorio è rappresentato dal riuso, dal completamento o dal cambio di destinazione di luoghi e edifici preesistenti e già patrimonio di altre famiglie. Una sorta di anomala damnatio in positivo - quindi una vera appropriazione politica ma anche esteriore - che di fatto ci porta a ritenere farnesiani luoghi ed edifici che non nacquero tali. I mezzi fisici di tale appropriazione possono spesso limitarsi all'aggiunta di un semplice segno (i gigli a coronamento del Pozzo di S. Patrizio a Perugia costruito per Clemente VII) o possono estendersi fino ad ampie e complesse modifiche come per la Rocca di Latera o per la villa di Colorno. O ancora, possono consistere nello spostare sull'aspetto più recente - quello farnesiano, appunto - l'interesse per un luogo già noto per altri motivi: è questo il caso del colle Palatino a Roma, che a dispetto ( o con l'aiuto) della sua specificità di insigne luogo archeologico romano, verso la fine del '500 diviene sede degli Orti Farnesiani: contemporaneamente Orto Botanico tra i primi in Europa e luogo di svago per la Famiglia e i suoi ospiti.

 

Simboli e miti

 

Come per tutte le dinastie di oscura origine, anche i Farnese avvertono la necessità di costruirsi un passato, di alimentare il mito di una lontanissima e gloriosa discendenza. Dapprima adeguandosi alle mode e al simbolismo proprio dei tempi, pi¥ tardi anche con l'aiuto di letterati e studiosi come Annibal Caro, seppero circondarsi di un apparato mitologico e simbolico e quindi iconografico che attinge a piene mani nel repertorio classico e in un certo "manierismo" araldico. Il mito di Ercole, o quello di Ermatena; Enea e l'antica Roma; le mai provate origini longobarde e la culla nella misteriosa e rude terra di Tuscia; Diana d'Efeso e decine di altri spunti, si fondono in una saga senza fine, un miscuglio di sogni e realtê, un tentativo colto ed insieme quasi infantile di nobilitare ed arricchire un passato senza storia immergendolo in una fumosa leggenda dalle innumerevoli chiavi di lettura. Su tutto, spicca la quasi ossessiva - ma anche ambigua - presenza del liocorno: "Unicornus Farnesiae gentis symbolum". 

 

 

....Han nel giro maggior varia divisa

L'arme di case illustri, e gloriose,

Che lega al mio Signore in varij modi

Santissimo Himeneo con sacri nodi....

(G.A.Liberati -1614)

 

 

 

 

 

 

 

ARALDICA FARNESIANA

 

FAMIGLIE LEGATE AI FARNESE IL CUI EMBLEMA SI TROVA EFFIGIATO NEL

PALAZZO DI CAPRAROLA

 

 (di Luciano Passini)

 

 

Fra le numerosissime Famiglie italiane e straniere imparentate o legate a vario titolo con i Farnese nel corso di sette secoli, quelle di seguito elencate e descritte rappresentano quella piccola parte che può essere desunta dal ciclo iconografico del Palazzo Farnese di Caprarola.

In questo Palazzo infatti si trova una vera e propria galleria di stemmi araldici  affrescata sulla parete circolare del porticato al piano del Cortile. Si tratta di ben 40 stemmi relativi a varie famiglie nobili, intervallati da altri prettamente farnesiani, sovrastati da cimieri e corone e contornati da piume e svolazzi. Sotto alla maggior parte di essi si trova una scritta relativa alla famiglia di appartenenza o al luogo ove tale famiglia esercitava la propria influenza.

Le condizioni di questi affreschi sono pessime e molti sono ormai illegibili, tanto da rendere la loro interpretazione molto difficoltosa. Queste cattive condizioni sono dovute oltre che a fattori esterni di deterioramento, anche alla tecnica che fa largo uso di parti a secco.

Come già specificato, non tutte queste famiglie sono risultate legate da vincoli di parentela con i Farnese, pertanto la loro presenza nella galleria è da mettere in relazione a legami di tipo politico o militare.

L'ordine utilizzato per riportare le seguenti notizie è quello antiorario, considerando l'accesso al Cortile dal Salone d'Ingresso.

Per una migliore comprensione, la prima scritta riportata è quella che si legge affrescata sotto lo stemma, mentre quella tra parentesi specifica la famiglia alla quale si riferisce.

 

 

 

Sopra il portale d'ingresso al Cortile si trova uno stemma d'Origine che si riferisce alla CASA IMPERIALE.

Descrizione stemma: D'oro all'aquila bicipite d'argento sul tutto uno scudo inquartato con nel 1° e 4° i colori delle Casate di Castiglia, Aragona e Boemia; nel 2° e 3° i colori delle Casate di Asburgo, Lorena e Borgogna.

 

La serie di stemmi prosegue con:

 

TOLFA-VECCHIA (FRANGIPANI) - Famiglia romana di antichissime origini. Nell'XI e XII secolo ebbero il Consolato e la Prefettura di Roma e fecero parte del Senato romano.

Col passare dei secoli si suddivise in vari rami dai quali uscirono valorosi capitani, condottieri ed uomini di Chiesa.

Nel XV e XVI secolo alcuni Frangipani capitanarono le truppe farnesiane in varie operazioni belliche e ciò valse loro la perenne amicizia di quella famiglia. 

E' il caso di ricordare il Barone Camillo Trasmondo Frangipane che nel 1869 compilò una bellissima descrizione del Palazzo Farnese di Caprarola.

Legame di parentela con i Farnese:

- Un Signore di Tolfa-Vecchia sposò Lagia Farnese (prima del 1450).

Descrizione stemma: d'oro alla torre torricellata d'argento e merlata alla guelfa.

Questo stemma si discosta molto da quello dei Frangipane il quale risulta essere: bandato di rosso e d'oro, al capo di rosso sostenuto da una fascia d'argento caricata da una vipera di nero, il tutto caricato di due leoni d'oro controrampanti in atto di spezzare un pane d'argento.

 

BISENZO (BISENZI) - Antica Famiglia originaria di Orvieto ove per molti anni ebbe il Consolato della città.

In epoca medioevale ebbe la Signoria della città di Bisenzo la quale fu abbandonata verso il XVIII secolo.

Vi fecero parte valenti uomini di Chiesa e uomini d'arme legati ai Farnese fin da quando questi ultimi si trovavano in Orvieto.

Descrizione stemma: Partito d'azzurro e d'oro, alla pergola troncata dall'uno e dall'altro.

 

CONTI (allo stato attuale questa scritta si presenta illegibile) (ALDOBRANDESCHI) - Famiglia medioevale molto ricca e potente, originaria del Grossetano. Furono Conti palatini ed ebbero molti feudi tra i quali: la Maremma, il Monte Amiata, Pitigliano, Sovana e S.Fiora e si estinsero verso la metà del XV secolo.

Legame di parentela con i Farnese:

- Aldobrandina Aldobrandeschi sposò Cecco Farnese (XIV secolo).

Descrizione stemma: d'oro, al leone di rosso avente a ridosso una mezz'aquila spiegata dello stesso.

 

TARTAGLIA (TARTAGLIA) - Antica Famiglia originaria di Bologna. Furono Conti di Tuscania. I legami con i Farnese sono molto antichi.

Legame di parentela con i Farnese:

- Agnese Monaldeschi, vedova di Angelo Tartaglia sposò Ranuccio Farnese (inizio XV secolo).

Descrizione stemma: Bandato d'azzurro e d'argento.

 

PALESTRINA (COLONNA) - Famiglia di orgini medioevali che ebbe una parte importantissima nella storia di Roma e della Chiesa.

Appartenne a questa famiglia il pontefice Martino V (1417-1431). 

Ebbero numerosissimi possedimenti (prevalentemente nel Lazio meridionale e nel Napoletano) e titoli tra i quali la Prefettura di Roma. Furono Grandi Conestabili del regno di Napoli, Principi  Assistenti del Soglio Pontificio, Grandi di Spagna di prima classe e furono insigniti del Toson d'Oro. Furono anche Duchi di Zagarolo, di Venosa e di Amalfi, di Tursi e di Marino, di Paliano e di Tagliacozzo; Marchesi di Patrica; Principi di Salerno e di Carbognano e Conti di Ceccano. Ebbero anche le Signorie di Palestrina e Vasanello.

Principalmente uomini d'arme - anche se non mancarono tra loro grandi cardinali - fra tutti ricordiamo l'Ammiraglio Marcantonio Colonna trionfatore nella battaglia di Lepanto; al suo fianco si trovava il futuro Duca Alessandro Farnese al quale rimase molto legato.

Legame di parentela con i Farnese:

- Stefano Colonna sposò Eugenia Farnese (fine XV secolo);

- Ersilia Colonna sposò Galeazzo Farnese (inizio XVI secolo);

- Giulio Cesare Colonna sposò Isabella Farnese (inizio XVII secolo).

Descrizione stemma: una colonna bianca in campo rosso.

 

BRACCIANO (ORSINI) - Tra le Famiglie romane  è la più antica ed illustre. I suoi titoli e feudi furono innumerevoli: Prefetti di Roma, Gonfalonieri della Chiesa, Principi Assistenti del Soglio Pontificio, Gran Conestabili e Gran Cancellieri del Regno di Napoli, Duchi di Gravina, di Bracciano e di Amalfi, Principi di Vallata, di Solofra, di Roccagorga, di Vicovaro, di Vasanello, di Monterotondo, di Amatrice e di Taranto, Conti di Muro, di Tagliacozzo, di Caserta, di Pitigliano e di Nola. Furono insigniti del Toson d'Oro, dell'Ordine Teutonico, dello Spirito Santo e tanti altri.

Gli appartenenti a questa Famiglia - imparentati con le Case Reali di Spagna, Francia ed Inghilterra - possono vantare il legame di "cugini del re" di Sassonia, del Brasile, del Belgio e del Portogallo.

Tra i grandi esponenti di questo Casato si annoverano  ben 34 Cardinali e tre Pontefici: Celestino III (1191-1198), Nicolò III(1277-1280) e Benedetto XIII (1724-1730).

Questa Famiglia - legata da vincoli di parentela con i di Vico - nel XII/XIII secolo era feudataria di una parte del territorio di Caprarola.

Numerosissimi sono i legami di parentela tra questa Famiglia ed i Farnese, ne riportiamo i principali:

- Angela Orsini sposò Angelo Farnese (metà XIV secolo);

- Isabella Orsini sposò Gabriele Francesco Farnese (1442);

- Giulio Orsini sposò Lella Farnese (1493);

- Orso Orsini sposò Giulia Farnese (la Bella) (1503);

- Girolama Orsini sposò Pierluigi Farnese (figlio di Paolo III) (1519).

Descrizione dello stemma: bandato d'argento e di rosso. Capo d'argento caricato di una rosa di rosso bottonata d'oro e sostenuta da una fascia d'oro caricata di un'anguilla ondeggiante d'azzurro.

 

GATTESCHI  (GATTI) - Antico e nobile Casato di Principi viterbesi.  Fu sempre di parte Guelfa e vi appartennero valorosi uomini d'arme che militarono nelle schiere farnesiane fin dal XIV/XV secolo. Pertanto i legami con i Farnese sono molto antichi e di difficile identificazione.

Descrizione stemma: fasciato di rosso e d'argento, al capo d'argento con  un gatto passante al naturale.

 

RANIERI (RANIERI) - Antica Famiglia originaria dell'Umbria, ebbero il dominio sulla terra di Umbertide, sulle isole del Trasimeno e sulla Contea di Civitella Ranieri e  di Monte Gualandro.

Legame di parentela con i Farnese:

- Girolamo Ranieri sposò Ippolita Sforza di S.Fiora, vedova di Federico Farnese (inizio XVI secolo).

Descrizione stemma: D'azzurro, alla banda doppiomerlata d'argento di sei pezzi.

 

VALMONTONE (CONTI) - E' da individuare nell'antichissima ed illustre Famiglia dei Conti di Segni, di origini tedesche, annoverata tra le quattro più importanti di Roma. Furono Duchi di Poli, Vicari di Segni e Valmontone ed ebbero cariche molto ambite tra le quali quella di Principi Assistenti al Soglio Pontificio.

Tra i più importanti esponenti di questa famiglia si annoverano molti Cardinali e ben quattro Pontefici: Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241), Alessandro IV (1254-1261) e Innocenzo XIII (1721-1724).

Legame di parentela con i Farnese:

- Lotario (Torquato) Conti sposò Violante Farnese (metà XVI secolo).

Descrizione dello stemma: Di rosso all'aquila spiegata scaccata d'argento e d'oro.

 

RIGNANO (SAVELLI) - Famiglia di antichissimi e potenti baroni romani.

Molti appartenenti a questo Casato rivestirono le cariche di Generali delle truppe pontificie e Guardiani perpetui del Conclave, ottenendo il titolo di Marchesi.

Valenti condottieri ed abili uomini di Chiesa, a questa Famiglia appartennero numerosi Cardinali e tre Pontefici: Gregorio II (715-731), Onorio III (1216-1227) ed Onorio IV (1285-1287).

Giovan Battista Savelli si distinse come Capitano delle truppe pontificie sotto il Pontificato di Paolo III.

Legame di parentela con i Farnese:

- Un Savelli sposò Agnese Farnese (fine XV, inizio XVI secolo);

- Camilla Virginia Savelli sposò Pier Francesco Farnese (1621).

Descrizione stemma: bandato d'oro e di rosso al capo d'argento caricato di due leoni affrontati di rosso, sostenenti una rosa di rosso sulla quale posa un uccellino d'oro. Il capo è sostenuto da una trangla di verde, caricata di una burella ondata di nero.

 

SERMONETA (CAETANI) - Famiglia di antiche origini spagnole, si stabilì a Gaeta.

Fecero parte di questo Casato molti Cardinali ed i Pontefici Gelasio II (1118-1119) e Bonifacio VIII (1294-1303) il quale fu il principale artefice della fortuna della Famiglia.

Il ramo militare si distinse in varie imprese; oltre che nelle Fiandre al fianco del Duca Alessandro Farnese, si ricorda il Duca Onorato Caetani, Comandante della fanteria pontificia nella battaglia di Lepanto.

Ebbero numerosi titoli tra i quali: Baroni romani, Familiari del Re di Sicilia, Grandi di Spagna di prima classe e furono insigniti del Toson d'Oro e del Collare dell'Annunziata.

Furono Duchi di Sermoneta e di Laurenzana, Conti di Caserta, di Teano e di Fondi.

Anche  in  tempi recenti, gli appartenenti a questa famiglia si distinsero per le numerose cariche di tipo politico che rivestirono nell'ambito del Regno d'Italia.

Legame di parentela con i Farnese:

- Giovanna Caetani sposò Pierluigi Farnese (padre di Papa Paolo III) (metà XV secolo).

Descrizione stemma: inquartato; nel 1° e 4° di onde azzurre in campo oro, nel 2° e 3° di aquile d'argento  in campo azzurro.

 

MONTERHONDO (ORSINI) - Riguarda un'altro ramo della Famiglia già citata. E' affrescato lo stesso stemma.

 

ANGUILLARA (ANGUILLARA) - Strettamente legata da vincoli di parentela con gli Orsini, viene annoverata tra le Famiglie romane più illustri e di antiche origini. Proviene dal paese omonimo lungo le rive del lago di Bracciano del quale furono feudatari unitamente alle terre di Ronciglione, Caprarola, Nepi, Sutri e Capranica.

Questa Famiglia di valorosi e spregiudicati uomini d'arme, conquistò con la forza vasti feudi ai danni di feudatari antagonisti. Furono acerrimi nemici dei di Vico.

Con il titolo di Conti Palatini fecero parte del Senato Romano e, nel 1361, Orso degli Anguillara incoronò di alloro il Petrarca.

Legame di parentela con i Farnese:

- Francesco degli Anguillara sposò Lucrezia Farnese (inizio XV secolo);

- Battistina degli Anguillara sposò Pier Bertoldo Farnese (metà XV secolo);

- Giuliano degli Anguillara sposò Gerolama Farnese (fine XV secolo);

- Isabella degli Anguillara sposò Galeazzo Farnese (metà XVI secolo).

Descrizione stemma: d'argento  a due anguille d'azzurro poste a croce di S.Andrea; bordura inchiavata d'argento e rosso (L'affresco si presenta totalmente cancellato).

 

(FAMIGLIA NON IDENTIFICATA) - Descrizione stemma: Interzato al palo, nel 1° d'argento bandato d'azzurro al capo d'oro, nel 2°  di rosso al gonfalone pontificio d'oro, nel 3°  interzato al palo, il primo di bianco fasciato di rosso al capo d'azzurro, il secondo d'azzurro al capo d'azzurro, il terzo palato d'argento e di rosso al capo d'azzurro; sul tutto tre gigli d'oro posti 2, 1.

 

PITILAANO  (FARNESE-ORSINI) - E' affrescato un unico stemma che si riferisce al matrimonio tra Pier Luigi Farnese con Girolama Orsini dei Conti di Pitigliano, genitori del Cardinale Alessandro Farnese.

Descrizione stemma: Partito; nel 1° d'oro interzato al palo accostato da sei gigli d'azzurro; nel 2° partito, nel primo bandato d'argento e di rosso, capo d'argento caricato di una rosa di rosso sostenuta da una fascia d'oro caricata con una anguilla di azzurro, nel secondo d'oro al leone rampante di rosso.

 

BASANELLO (ORSINI) - Riguarda un'altro ramo della Famiglia già citata. E' affrescato lo stesso stemma.

 

PICCOLOMINI (PICCOLOMINI) - Antica e potente Famiglia patrizia senese. Appartennero a questo Casato numerosi uomini d'arme, letterati, scienziati ed importanti uomini di Chiesa, tra i quali i Pontefici Pio II (1458-1464) e Pio III (1503).

Ebbero i feudi di Castiglione della Pescaia, dell'isola del Giglio, di Modanella, di Rocca-Albenga, di Castiglioncello, di Alma e di Porrona.

Grandi Giustizieri del Regno di Napoli, furono Duchi di Amalfi e di Montemarciano, Conti di Celano e Marchesi di Capestrano.  

Legame di parentela con i Farnese:

- Andrea Piccolomini sposò Agnese Farnese (metà XV secolo).

Descrizione stemma: d'argento, alla croce d'azzurro, caricata di cinque crescenti montanti d'oro.

 

(BORBONE) - Casa Dinastica del Regno di Francia.

La sua presenza simboleggia il legame politico tra la stessa ed i Farnese.

Descrizione stemma: D'azzurro a tre gigli d'oro posti 2, 1.

 

(LONGUEVILLE) - Ramo della Casa Reale di Francia. Casa Ducale legata ai Duchi d'Orleans.

Descrizione stemma: partito, nel 1í i simboli farnesiani, nel 2í d'azzurro a tre gigli d'oro con un bastone d'argento posto in banda.

 

CORBARA (MONTEMARTE) - Antica e nobile Famiglia originaria di Orvieto. Nel periodo medioevale ebbe la Signoria della città di Corbara (ora abbandonata). Nel 1589 Valerio Montemarte fu Governatore di Romagna.

I legami con i Farnese sono molto antichi e di difficile interpretazione.

Descrizione stemma: di rosso, alla banda d'argento accompagnata da due gigli d'argento.

 

CERVARA (MONALDESCHI) - Celebre Famiglia di antiche origini umbre.

Casato di uomini d'arme, furono per lungo tempo Gonfalonieri di Orvieto, Signori di Bagnara e della Valle Tiberina.

Ebbero - tra l'altro - le Contee della Cervara, di Bolsena e di Onano ed entrarono a far parte della nobiltà romana.

Legame di parentela con i Farnese:

- Paoluccio Monaldeschi sposò Margherita Farnese (metà XIV secolo);

- Agnesella Monaldeschi sposò - in seconde nozze - Ranuccio Farnese (1426);

- Gentile Monaldeschi sposò Francesca Farnese (inizio XV secolo);

- Iolanda Monaldeschi sposò Bartolomeo Farnese (metà XV secolo).

Descrizione stemma: d'oro a tre bande controdoppio merlate d'azzurro.

 

MUGNANO (ORSINI) - Riguarda un'altro ramo della Famiglia già citata. E' affrescato lo stesso stemma.

 

(GONZAGA) - Famiglia principesca italiana tra le più importanti ed influenti.

Ebbero il Ducato di Mantova, di Guastalla e del Monferrato, fregiandosi del titolo di Grandi di Spagna.

Appartennero a questa famiglia numerosi Cardinali ed il Gesuita Luigi Gonzaga fu santificato nel 1726.

Legame di parentela con i Farnese:

- Alessandro Gonzaga sposò Ippolita Sforza, vedova di Federico Farnese e di Girolamo Ranieri (metà XVI secolo);

- Vincenzo Gonzaga sposò Margherita Farnese (1581); il matrimonio venne annullato perchè Margherita fu dichiarata sterile. Questo fatto contribuì a rompere i rapporti fra queste due grandi Casa­te.

Descrizione stemma: d'argento alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile spiegate di nero, affrontate due a due; sul tutto scudo partito di due e spaccato di due che da nove quarti, nel 1° di rosso all'aquila bicipide spiegata e coronata d'oro, nel 2° di rosso al leone d'argento coronato d'oro, nel 3° d'oro a tre fasce di nero, nel 4° di rosso alla croce d'oro accantonata da 4 B greche dello stesso, nel 5° d'oro a quattro pali di rosso, nel 6° d'argento al capo di rosso, nel 7° fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancellino di verde attraversante, nell'8° d'azzurro a due barbi addossati d'oro, accantonati da quattro crocette d'argento, nel 9° d'argento alla croce potenziata d'oro, accantonata da quattro crocette dello stesso.

 

PALOMBARA (SAVELLI) -  Riguarda un'altro ramo della Famiglia già citata. E' affrescato lo stesso stemma.

 

PALLAVICINA (PALLAVICINI) - Celebre ed antica Famiglia patrizia Piacentina, ebbe il titolo di Marchese di Ravarano e di Cortemaggiore.

Furono Principi dello Stato Pallavicino fino a che questo fu inglobato nel Ducato di Parma e Piacenza.

Uomini d'arme e di Chiesa, appartennero a questa famiglia valorosi Capitani e vari Cardinali, legati ai Farnese.

Legame di parentela con i Farnese:

- Ippolita Pallavicini sposò Ranuccio Farnese (metà XV secolo);

- Alessandro Pallavicini sposò Lavinia Farnese (metà XVI secolo);

- Una Pallavicino sposò Mario Farnese (1611/1612).

Descrizione stemma: cinque punti d'oro equipollenti a quattro d'azzurro. Capo d'oro, caricato di una fascia nera scorciata, merlata e contromerlata di tre pezzi.

 

PECCI (PECCI) - Antica e nobile Famiglia originaria di Carpineto. I Pecci divennero patrizi romani a seguito dell'elezione al Pontificato di Gioacchino Pecci che assunse il nome di Leone XIII (1878-1903).

Oltre al titolo di Conte, Cavalieri d'onore dell'Ordine di Malta, ebbero quello di Camerieri Segreti di Spada del Pontefice.

I legami di parentela con i Farnese sono molto antichi e di difficile interpretazione.

Descrizione stemma: d'azzurro al leone d'argento coronato d'oro, accompagnato da una piccola cometa d'oro.

Lo stemma della famiglia PECCI risulta essere: d'azzurro, al pino terrazzato di verde, attraversato da una fascia d'argento, accostato al tronco da due gigli d'oro e accompagnato nel cantone destro del capo da una cometa d'oro ondeggiante in banda.

 

BORROMEI (BORROMEO) - Antica e nobile Famiglia milanese.

Furono insigniti del Toson d'Oro ed ebbero numerosi titoli tra cui Generali delle Truppe Pontificie, Conti di Arona e di Arese, Marchesi di Angera, Principi di Maccagno e d'Oria e Vicerè di Napoli.

Tra gli importanti personaggi di questa Famiglia si annoverano numerosi Cardinali, tra i quali S.Carlo Borromeo, amico del Cardinale Alessandro Farnese.

Legame di parentela con i Farnese: 

- Renato Borromeo sposò Ersilia Farnese (1579).

Descrizione stemma: Inquartato; nel 1° e 4° bandato di vaglio, nel 2° e 3° di rosso a tre fasce di verde alla cotissa d'argento attraversante sulle fasce. Il capo d'oro caricato dal motto HUMILITAS in carattere gotico di nero sormontato da una corona d'oro. Sul tutto scudetto di rosso al freno d'argento posto in banda.

 

CESARINI (CESARINI) - Appartennero a questa antica e potente Famiglia romana numerosi Cardinali legati ai Farnese. Ebbero il Ducato di Civitanova Marche, il Marchesato di Civitalavinia ed i feudi di Fosano, Monte Asola, Montorio e Cantalupo.

La Famiglia Cesarini si estinse nel 1697 ma la sua discendenza continuò in quella degli Sforza di Santa Fiora che assunse per questo il nome di Cesarini-Sforza ed ottenne i Ducati di Segni, di Ginestra, di Torricella e la Contea di Celano.

Agli inizi del XX secolo il Prof. Widar Cesarini-Sforza - Filosofo  del  Diritto - fu Direttore del quotidiano  "Resto  del Carlino".

Legame di parentela con i Farnese:

- Giuliano Cesarini sposò Clelia Farnese (figlia del Card. Alessandro) (metà XVI secolo).

Descrizione stemma: d'oro all'orso di nero incatenato ad una colonna di bianco; capo d'oro caricato di un'aquila di nero.

 

VARANI (VARANO) - Celebre ed antica Famiglia dei Duchi di Camerino.

Valorosi condottieri, fecero parte del Senato romano, ebbero numerosi feudi ed il titolo di Gonfalonieri della Chiesa.

Appartenne a questa famiglia il Marchese Alfonso Varano poeta settecentesco.

Legame di parentela con i Farnese:

- Mattia Varano sposò Battistina Farnese (dopo il 1534).

Descrizione stemma: vaiato appuntato di quattro file d'argento e d'azzurro.

 

CASTELLOTIERI (CASTELLOTTIERI) - Nobile Famiglia senese di uomini d'arme e di Chiesa, ottenne la Contea di Castellottieri (dalla quale deriva il nome) ed il Marchesato di Rigomagno.

Legame di parentela con i Farnese:

- Guido Castellottieri sposò Laura Farnese (metà XV secolo);

- Sigismondo Castellottieri sposò una Farnese (1480);

- Federico Castellottieri sposò Cecilia Farnese (fine XV secolo);

- Guido Castellottieri sposò Isabella Farnese (inizio XVI secolo).

Descrizione stemma: d'azzurro, al monte di cinque cime d'oro, sormontato da un'aquila di rosso, coronata d'oro.

 

(ALDOBRANDINI) - Antica famiglia toscana poi trasferitasi in Roma.

Ebbero cariche molto importanti quali Gonfalonieri e Priori di Firenze e Gonfalonieri delle Truppe Pontificie. Numerosi furono anche i titoli ottenuti: Principi di Fano e di Rossano, Duchi di Carpineto, Marchesi di Medola e Conti di Sorana; da questa famiglia uscirono molti Cardinali ed il Pontefice Clemente VIII (1592/1605).

La discendenza degli Aldobrandini proseguì nella famiglia Borghese.

Legame di parentela con i Farnese: 

- Margherita Aldobrandini sposò Ranuccio Farnese (1600).

Descrizione stemma: Partito, nel 1° con i simboli farnesiani, nel 2° d'azzurro alla banda doppio merlata d'oro accostata da sei stelle di otto raggi dello stesso, tre in campo e tre in punta.

 

(FAMIGLIA NON IDENTIFICATA) - Descrizione stemma: Inquartato al palo, nel 1° d'argento bandato d'azzurro, nel 2°  di rosso al gonfalone pontificio d'oro, nel 3° di bianco fasciato di rosso al capo d'azzurro, nel 4°  d'azzurro seminato di gigli d'oro.

 

ODDI (ODDI) - Famiglia originaria dell'Ungheria o della Germania, si stabilì a Perugia al seguito dell'Imperatore Federico II.

Appartennero a questo Casato numerosi e valorosi uomini d'arme che militarono per Firenze, Venezia e per la Chiesa. Per questo furono molto legati ai Farnese fin dal XIV/XV secolo.

Descrizione stemma: d'oro al leone d'azzurro.

 

SFORZA (SFORZA) - Celebre ed antica Famiglia nobile romagnola trapiantata poi a Milano.

A questo Casato appartennero grandi condottieri e numerosi Cardinali.

Ebbero il titolo di Conestabili del regno di Napoli e Governatori di Santa Romana Chiesa.

Oltre alle Contee di Cotignola e di Santa Fiora, per motivi ereditari, entrarono in possesso del titolo Ducale di Milano.

Il Duca Ottavio Farnese donò al ramo di Santa Fiora - con il quale era più strettamente imparentato - il Marchesato di Castell'Arquato.

Legame di parentela con i Farnese:

- Aldobrandina Sforza di Santa Fiora sposò Cecco Farnese (inizio XIV secolo)

- Guido Sforza di Santa Fiora sposò Francesca Farnese (fine XV secolo);

- Ippolita  Sforza  di Santa Fiora sposò Fedrico Farnese  (fine XV secolo);

- Alessandro Sforza sposò Isabella Farnese (fine XVI secolo);

Descrizione stemma: d'azzurro, al leone d'oro, armato e lampassato di rosso, tenente con le zampe anteriori un cotogno del campo, gambuto e fogliato di verde.

 

VITELLESCHI (VITELLESCHI) - Antica famiglia nobile di Foligno che si diffuse anche a Tarquinia ed a Roma.

Questa famiglia ebbe molti titoli tra i quali: Cavalieri di Malta, Cavalieri di S.Stefano, Conti e Marchesi.

Ebbe il possesso di molti feudi e signorie tra i quali: Berano, S.Lorenzo in Lago, Rigatti ed altri.

Legame di parentela con i Farnese:

- Isabella Vitelleschi sposò Pietro Farnese (1420).

Descrizione stemma: Partito d'oro e d'azzurro a due vitelli passanti affrontati dell'uno e dell'altro, terrazzati di verde. Capo semipartito d'azzurro e di rosso, caricato di 6 gigli d'oro, ordinati  in fascia.

 

PALOMBARA (SAVELLI) - Si ripete lo stesso stemma, con colori diversi. In questo caso il capo è d'oro e tutto lo stemma è sormontato da una corona.

 

PII DE SASSUOLO (PIO) - Si riferisce all'antichissima e nobile Famiglia emiliana dei Pio di Carpi che successivamente prese il cognome Pio di Savoia.

Fu un Casato molto potente in Italia fin dai tempi di Carlo Magno e Matilde di Canossa.

Ebbero numerosi feudi, tra i più significativi: Carpi, Novi, Maranello, Fossoli e S.Stefano; il Marchesato di Sassuolo; il Ducato di Nocera; il Principato di S.Giorgio e la Contea di Lumiares.

Il Cardinale Rodolfo Pio era molto amico del Cardinale Alessandro Farnese.

Legame di parentela con i Farnese:

- Marco Pio sposò, in seconde nozze, Clelia Farnese (figlia del Card. Alessandro) (1586/87).

Descrizione stemma: Inquartato; nel 1° di rosso, alla croce d'argento, colla bordura d'azzurro, caricata di otto palle d'oro; nel 4° di rosso al leone verde; nel 2° e 3° fasciato di rosso e d'argento di quattro pezzi; col capo l'aquila Imperiale di nero.

 

CESARINI (CESARINI) - Lo stemma si ripete con una variazione. In questo caso lo scudo è partito nel 1° con l'araldica dei Cesarini (già descritta) e nel secondo con i sei gigli farnesiani.

 

Uniti in un'unico stemma Dinastico con quello del Duca Ottavio Farnese si trovano i colori che si riferiscono alle Famiglie:

 

(ABSBURGO) - Casa dinastica del Regno di Spagna e del Sacro Romano Impero. Dal 1804 ebbero la sovranità dell'Impero d'Austria.

Legame di parentela con i Farnese: 

- Margherita d'Absburgo (figlia del Re di Spagna) sposò Ottavio Farnese (1538).

Descrizione stemma: fasciato, di rosso e bianco.

 

(VALOIS) - Casa dinastica del Regno di Francia fino al 1589. Questo  Casato proveniva dal Regno di Borgogna del quale mantenne il Ducato.

Appartenne a questa Famiglia il Pontefice Callisto II (1119-1124).

Legame di parentela con i Farnese: 

- Diana di Valois (figlia del Re di Francia) sposò Orazio Farnese (1547).

Descrizione stemma: bandato d'azzurro e d'oro (colori relativi al Regno di Borgogna).

 

In alcune stanze del Palazzo Farnese - unitamente ai numerosi emblemi prettamente farnesiani - è individuabile quello della famiglia:

 

BRAGANZA-AVIZ  - Casa dinastica del Regno del Portogallo, ove regnò fino al 1910.

Ebbero anche il titolo di Imperatori del Brasile (XIX secolo).

Legame di parentela con i Farnese: 

- Maria di Braganza d'Aviz (figlia del Re del Portogallo) sposò Alessandro Farnese (1565).

Descrizione stemma: di bianco con cinque scudi azzurri posti a croce e contenenti cinque bisanti  bianchi posti 2,1,2, con bordura di rosso contenente sette torri d'oro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notizie tratte da:

 

AMAYDEN T.: Storia delle famiglie romane - ROMA - 1987 - ristampa

ANNIBALI F.M.: Notizie storiche della Casa Farnese, della fu cittê di Castro, ecc. -   MONTEFIASCONE - 1817

CARABELLI G.: Dei Farnese e del Ducato di Castro e Ronciglione - FIRENZE - 1865

DI CROLLALANZA G.B.: Dizionario Storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti - SALA BOLOGNESE - 1986 - ristampa 

LITTA  P.: I Farnese - MILANO - 1860/1868 - da "Famiglie Celebri italiane"  

RIZZOLI-LAURUSSE: Enciclopedia Universale - MILANO - 1966-1971

VALERI A.: I Farnese - FIRENZE - 1934 - da "Nuovissima Enciclopedia Monografica Illustrata"

 

 

 

 

 

ELENCO ALFABETICO DI TUTTE LE FAMIGLIE IMPARENTATE CON I FARNESE

 

Per la stesura di questo elenco sono state utilizzate le più autorevoli fonti biografiche relative ai Farnese. Esso non ha la pretesa di essere perfetto dal momento che - in particolar modo per il periodo medioevale - le notizie disponibili risultano frammentarie e  parzialmente documentate, ma si presenta come un interessante punto di partenza per un nuovo filone di ricerca nello specifico settore.

Sono state considerate tutte quelle Famiglie imparentate, tramite unioni coniugali (anche in seconde nozze), sia per il ramo farnesiano principale che per quello del Ducato di Latera.

Le date poste vicino ai cognomi sono orientative e si riferiscono al periodo ad iniziare dal quale la Famiglia si unisce con i Farnese.

La difformità tra alcuni stemmi con quelli corrispondenti, affrescati nel Cortile del Palazzo Farnese, è dovuta al fatto che lo stemma di una famiglia è soggetto a molteplici mutamenti nelle forme e nei colori col passare del tempo a seconda delle varie vicissitudini della Famiglia stessa.

 

 NR.                     CASATO                                                     

-------------------------------------------------------------

   1   ABSBURGO d'Austria (dal 1538)                              

   2   ACQUAVIVA di Napoli (inizio XVI secolo)                    

   3   ALBRIZZI di Velletri (dal 1602)                            

   4   ALDOBRANDESCHI di Grosseto (dal XIV secolo)

   5   ALDOBRANDINI di Roma (dal 1600)                             

   6   ALLUCIGNOLI di Lucca (dal 1180 circa)                      

   7   ALTEMPS di Gallese

   8   ANCARANI di Tarquinia (dal 1300 circa)                     

   9   ANGUILLARA di Anguillara (inizio XV secolo)                

  10  ARIOSTO di  Ferrara (fine XV secolo)

  11  ASSIA-DARMSTADT di Germania (metà XVIII secolo)

  12  ATTI di Todi (metà XVI secolo)                             

  13  BAGLIONI di Perugia (inizio XVI secolo)                    

  14  BASCHI di Orvieto (fine XIV secolo)                        

  15  BORBONE di Spagna (dal 1714)                               

  16  BORROMEO di Milano (dal 1579)                              

  17  BRAGANZA-AVIZ del Portogallo (dal 1565)                         

  18  CAETANI di Sermoneta (metà XV secolo)                      

  19  CAPECE BOZZATO di Napoli (dal 1509)                        

  20  CASTELLOTTIERI di Siena (metà XV secolo)                   

  21  CESARINI di Roma (metà XVI secolo)                         

  22  COLONNA di Palestrina (fine XV secolo)                     

  23  CONTI di Segni (dal 1445)                                  

  24  CORATINIERI o CONTRANIERI di Perugia (inizio XV secolo)    

  25  CRISPO di Aquila (inizio XVI secolo)                       

  26  DEL MONTE di Bologna (fine XV secolo)                      

  27  DELLA ROVERE di Savona (metà XV secolo)                    

  28  DOLCI di Orvieto (fine XIV secolo)                         

  29  ESTE di Modena (dal 1631)                                   

      FRANGIPANI di Tolfa-Vecchia (prima del 1450)

  30  GALASSI di Bisenzo (metà XIV secolo)                       

  31  GONZAGA di Mantova (dal 1580)                              

  32  MALATESTA di Bologna (inizio XV secolo)    

  33  MARESCOTTI di Roma (inizio XVI secolo)                     

      MARSCIANO di Orvieto (dal 1530 circa)                

  34  MEDICI di Firenze (dal 1618)                               

  35  MELI-LUPI di Parma (metà XVI secolo)                        

  36  MONALDESCHI di Orvieto (dal 1426)                          

      MONTEMARTE di Orvieto (prima del XIV secolo)

  37  MONTMORENCY di Francia (metà XVI secolo)                   

  38  NEUBURG di Baviera (dal 1690)                              

  39  ORSINI di Pitigliano (dal 1447)                            

  40  PALLAVICINI di Piacenza (metà XV secolo)                   

  41  PETRUCCI di Siena (inizio XVI secolo)                      

  42  PICCOLOMINI di Siena (metà XV secolo)                       

  43  PIO di Sassuolo (dal 1586/1587)                            

  44  PUCCI di Firenze (metà XV secolo)                          

  45  RANGONI di Modena (inizio XVII secolo)  

  46  RANIERI di Umbertide (inizio XVI secolo)                   

  47  SALIMBENI di Siena (metà XIV secolo)                       

  48  SALVIATI di Firenze (inizio XVII secolo)                   

  49  SANVITALE di Parma (inizio XVI secolo)                     

  50  SAVELLI di Palombara (fine XV secolo)                       

  51  SAVOIA della Savoia (dal 1659)                             

  52  SFORZA di Santa Fiora (inizio XIV secolo)  

      TARTAGLIA di Bologna (inizio XV secolo)               

  53  TOMACELLI di Roma (metà XVI secolo)                        

  54  VALOIS di Francia (dal 1547)                               

  55  VARANO di Camerino (dopo il 1534)                        

  56  VITELLESCHI di Tarquinia (dal 1420)                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE "IMPRESE" FARNESIANE

 

(di Adele Trani)

 

 

 

 

 

L'impresa come fenomeno storico-artistico

 

Per "impresa" si intende l'insieme costituito da una figura e da un motto che si interpretano a vicenda e che mirano a rappresentare simbolicamente un proposito, un desiderio, una linea di condotta (ciò che si intende appunto "imprendere", cioè intraprendere). Viene adottata il più delle volte come insegna personale e si distingue per questo dallo stemma che ha invece carattere ereditario e familiare; lo stemma, poi, ha un significato prettamente politico e militare, mentre l'impresa ha un valore inevitabilmente morale. Dall'impresa si distingue anche l'emblema, che è propriamente un'immagine accompagnata da un epigramma o da un brano in prosa, ma la storiografia, soprattutto quella del Rinascimento, tende ad accomunare le due cose proprio in virtù del fatto che in entrambi i casi si attua comunque una transizione dal piano dell'immagine al piano della morale e sempre per mezzo di una spiegazione, sia essa l'epigramma o il motto.

Si rintracciano imprese fin dall'antichità - il delfino avviticchiato all'ancora, adottato dall'editore Aldo Manuzio, risale a una moneta di Tito Livio - ma esse si affermarono in particolar modo alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento in concomitanza con la diffusione di un gusto per l'allegorismo e la metafora volto ad incarnare nelle immagini idee e significati di ordine morale.

Questo gusto rinascimentale per il simbolismo affonda le sue radici in un interesse per la cultura dell'antico Egitto che si impose nel secondo Quattrocento ed attecchì soprattutto in ambito neoplatonico. In particolare, si cominciò a pensare che la scrittura egiziana fosse la depositaria di verità universali destinate a rivelarsi solo agli iniziati; i geroglifici venivano visti allora come immagini sintetiche che andavano interpretate perché nascondevano dei concetti complessi legati alla sfera della filosofia, della religione e della morale. Si diffuse così una vera e propria mania egiziana che influenzò sia artisti che letterati ed ebbe come conseguenza immediata sì lo studio dei geroglifici antichi, ma anche e soprattutto la creazione di nuove immagini cifrate. Ne inventarono Leon Battista Alberti, Marsilio Ficino e nel 1499 Aldo Manuzio diede alle stampe un romanzo di Francesco Colonna, la Hypnerotomachia Poliphili, che per l'abbondanza di simboli geroglifici moderni, è il frutto più caratteristico dell'epoca e prelude a tutti i trattati di emblemi ed imprese e agli altri repertori di immagini di tipo geroglifico che si scrissero nei due secoli successivi.

Nel corso del Cinquecento proliferò la letteratura emblematica e si attuò una vera e propria codificazione del genere dell'impresa, grazie soprattutto a due trattati che ebbero larghissima diffusione e influenzarono profondamente artisti ed eruditi: gli Emblemata  di Andrea Alciato e il Dialogo delle imprese militari e amorose  di Paolo Giovio. Forse Å utile concludere proprio con i cinque requisiti fondamentali dell'impresa enunciati da Giovio:

- deve presentare una giusta proporzione tra "corpo" (cioè figura) e "anima" (cioè motto);

- non deve essere tanto oscura da aver bisogno della Sibilla per interprete, né tanto chiara da essere intesa da ogni plebeo;

- deve avere bella vista, cioè rappresentare cose gradevoli all'occhio, come astri, fuoco, acqua, alberi, strumenti, animali, uccelli fantastici;

- non vi deve comparire la figura umana;

- il motto, che è l'anima dell'impresa, deve essere di un idioma diverso da quello di colui che fa l'impresa, perché il sentimento sia alquanto più coperto; sia il motto breve, ma non tanto da essere oscuro o dubbioso.

 

 

 

Le imprese nel Palazzo di Caprarola

 

 

Nel Palazzo Farnese di Caprarola si rintracciano una serie di immagini accompagnate da motto che devono dunque essere qualificate come "imprese". Esse si ripetono con cadenza quasi ossessiva, nascoste tra le grottesche o in bella mostra entro cornici di stucco, a volte sprovviste di motto, ma sempre riconoscibili e uguali a se stesse nonostante la diversa tecnica d'esecuzione; se ne trovano intagliate nel legno, impresse nello stucco oltre che, naturalmente, affrescate sulle pareti e sulle volte, policrome o monocrome; decorano pennacchi, peducci e strombi di finestre e commentano i cicli decorativi sembrando mostrare una speciale predilezione per gli spazi pubblici e di rappresentanza dove compaiono con un rilievo ed un'insistenza di certo maggiori (Sala dei Cigni, Cortile al pianterreno, Scala Regia, Sala del Torrione e Sala del Mappamondo).

Le imprese rintracciabili nel Palazzo appaiono curiosamente riassunte in un tondo affrescato a sinistra della porta che dalla Sala di Ercole immette nella Cappella. Sono le seguenti:

- Una Vergine insieme ad un unicorno (a volte anche solo l'unicorno), con il motto: Virtus securitatem parit;

- Pegaso, con il motto:HMERAS  DWRON  ;

- una freccia che colpisce un bersaglio, con il motto: BALL 'DWRON;

- una nave che passa in mezzo a due scogli, con il motto: PARAPAWSOMEN;   

- dei gigli sormontati dall'arcobaleno, con il motto: DIKHS HRION;

- un fascio di fulmini con il motto: Hoc uno Juppiter ultor.

Per sciogliere il significato criptico di queste imprese è sicuramente preziosa una lettera scritta il 15 gennaio 1563 da Annibal Caro alla Duchessa di Urbino Vittoria Farnese, sorella del cardinale Alessandro; preziosa, ma non del tutto esauriente, visto che lo stesso insigne letterato confessa: "E, perchè mi dice che ella vorrebbe anco l'interpretazione di esse, scriverÿ sotto ciascuna brevemente quel poco ch'io ne so; che non di tutte sono informato." Illuminante Å allora il ricorso alla letteratura emblematica dell'epoca, Paolo Giovio in particolare, e alla fonti relative al Palazzo di Caprarola che per l'argomento non mostrano di dipendere pedissequamente dal Caro, come fa invece Sebastiani (1741).

 

 

- La Vergine con l'unicorno -

L'unicorno o liocorno è un animale fantastico descritto dai bestiari e raffigurato in genere come un cavallo bianco con un lungo corno acuminato e attorcigliato in mezzo alla fronte. Secondo la tradizione medievale poteva essere avvicinato soltanto da una vergine sulle cui ginocchia l'unicorno poggiava il muso e si addormentava.  Questo mito ebbe grande diffusione tanto che nel XIV-XV sec. caratterizzò tutta una serie di arazzi franco-borgognoni che va sotto il nome appunto di "Dame é la licorne". Di per sè l'unicorno simboleggia talvolta la ferocia, ma più spesso allude alla castità, soprattutto in unione con la vergine. Nell'impresa farnesiana questo secondo significato è rafforzato e complicato dal motto che commenta l'immagine della bestia feroce in atto di accasciarsi in grembo alla donna: Virtus securitatem parit,  cioè "la virtù genera sicurezza" nel senso che "come l'innocentia, o la pudicitia assecura la Vergine da la ferocia di quella bestia, così la purità, e la sincerità della vita assecura chi porta questa impresa da ogni avversità" (A. Caro). G.A. Liberati, nei versi celebrativi che dedica al Palazzo Farnese di Caprarola (1614), cala queste generiche "avversità" nella storia e le identifica con i "gravi furor de Prencipi turbati" che i Farnese riescono a placare "con la bontà, la gentilezza/ e l'innocenza loro".

A. Caro annota che il padre del cardinal Alessandro, il duca Pierluigi, adottò come impresa personale il solo unicorno in atto di tuffare il corno in un rivo donde uscivano serpenti e, a ben guardare, un'immagine analoga si rintraccia qualche volta anche nel Palazzo di Caprarola.

 

 

- Pegaso -

Questa impresa, ideata dal Molza, rappresenta il cavallo alato Pegaso che sembra uscire dal sole e che, percuotendo il suolo con gli zoccoli anteriori, ne fa sgorgare una fonte.

E' chiaro il riferimento alla fonte Ippocrène (propriamente "la sorgente del cavallo"), sacra alla muse e ai poeti, che secondo la mitologia classica Pegaso fece zampillare dalle rocce del monte Elicona con un colpo di zoccolo; altrettanto chiara l'allusione - che senza difficoltà riescono a cogliere sia A. Caro che gli altri commentatori - al mecenatismo e alla dottrina del cardinal Farnese. Quanto al motto, riferendolo a Pegaso, A. Caro sostiene: "HMERAS  DWRON:che vuol dire, dono del giorno, per esser nato come è detto de l'Aurora e sceso dal cielo". La tradizione classica voleva invece che Pegaso fosse nato non dall'Aurora, ma dalla testa della Medusa recisa da Perseo, come appare in un ottagono dipinto dal Peruzzi nella volta della loggia di Galatea  alla Farnesina.

 

 

- La freccia che colpisce il bersaglio -

Come quella con il Pegaso, questa impresa fu inventata dal Molza per il Cardinale Alessandro; presenta una freccia che centra un bersaglio appeso ad un albero ed un motto, tratto da Omero, che recita: BALL 'OUTWS, cioè "colpisci così".  A. Caro e, di seguito il Sebastiani, riportano il significato al piano della morale universale e affermano semplicemente che "si deve dare nel punto", mentre Liberati ancora una volta cerca di calare l'impresa nella storia e riportarla alla morale individuale del cardinale dicendo: "che nel punto/ Egli solea ferir quando a perfetta/ Esperienza e à gran saper fù giunto".

In un articolo del 1978, Partridge tenta una lettura di tipo iconologico della Sala dei Fasti Farnesiani del Palazzo Farnese di Caprarola dimostrando che tutto nella decorazione dell'ambiente, ciclo figurativo e apparato ornamentale, è piegato a sottolineare il duplice aspetto temporale e spirituale della sovranità dei Farnese, anche le due imprese scelte a commento delle storie della volta, cioè questa della freccia e l'altra del giglio di giustizia, che Partridge ora reinterpreta alla luce di altre fonti, i trattati sulle imprese di Paolo Giovio e di Girolamo Ruscelli. La freccia sarebbe in ultima analisi il simbolo dell'azione di difesa operata dal cardinal Farnese contro i nemici della Chiesa - e il significato militare è sottilineato dal motto, che Omero usa come incitamento in una scena di battaglia - per cui colpire il bersaglio significherebbe colpire il nemico; ma l'azione di difesa è operata affinando armi quali "la virtù, ò la diligenza, ò la cura, ò l'innocentia, ò altra si fatta cosa, che possa esser commune à ciascuno nel ferire i vitii" (Ruscelli).

 

 

- La nave -

Le parole migliori per svelare il significato di quest'impresa sono certamente quelle di A. Caro, visto che ne è lui l'ideatore: "fatta da me, nel tempo che Papa Giulio Terzo faceva la guerra a Parma. La nave Å quella di Jasone, e degli Argonauti, che andavano in Colco a conquistare il vello d'oro. I due scogli sono le Simplegadi, che erano in mare due Monti, che si moveano, e nel passar de' naviganti, si stringevano, e fracassavano i legni. Tirata a proposito del Cardinale la Nave significa la Casa Farnese: i due Scogli, quella de' Monti, che stavano per opprimerla. Il motto dice: PARAPLWSOMEN , che vuol significare: Gli passeremo una volta questi Monti, siccome gli hanno passati a salvamento." La guerra per il possesso di Parma, cui si fa riferimento, durò due anni e, per una serie di complesse rivendicazioni e rivalità intrecciate, vide alla fine i Farnese alleati con i Francesi e il Papa con Carlo V. Si concluse con la vittoria dei Farnese e nel 1552 Giulio III riconfermò i diritti di Ottavio Farnese sul ducato di Parma.

 

 

- I gigli con l'arcobaleno -

Questa impresa fu adottata come insegna personale da Papa Paolo III insieme ad un'altra che a Caprarola non compare, ma ricorre per esempio nell'Appartamento Paolino a Castel Sant'Angelo; essa si presentava come una variante del famoso Festina lente  ("affrettati con calma") di classica memoria, ripreso in toto da Aldo Manuzio e variato dal Farnese sostituendo l'ancora attorno a cui si avvolge il delfino con un camaleonte.

Invece l'impresa di Paolo III che si rintraccia a Caprarola è caratterizzata nella forma canonica da un arcobaleno che sormonta tre gigli azzurri, con il motto DIKHS HRION , cioè "giglio di giustizia". Tutti i commentatori riescono facilmente a cogliere che la connessione tra giglio ed arcobaleno è operata sulla base di un gioco di parole, visto che in latino con il termine "iris" si designano entrambe le cose; altrettanto chiaramente viene colta l'allusione allo stemma farnesiano, ma la relazione tra figura e motto non è sempre così palese. A. Caro confessa di non afferrarla ("questa congiunzione dell'uno, e dell'altro, non veggo che s'abbia a fare colla Giustizia; e fino a ora non ho trovato chi me lo dica") e così pure Sebastiani. E' Liberati a fornire l'interpretazione completa dell'impresa: l'arcobaleno apparve in cielo dopo il diluvio universale a simboleggiare la riconciliazione con Dio e l'inizio di una nuova era; qui la nuova era a cui prelude è quella che si apre con il pontificato di Paolo III, all'insegna della giustizia divina.

Nella Sala dei Fasti Farnesiani Partridge individua una significativa variante di questa impresa con sei gigli anzichè tre e con le radici dei fiori a vista; essa sottilineerebbe lo speciale rapporto esistente tra la grazia divina (arcobaleno), la famiglia Farnese in genere (i sei gigli come nello stemma) e il pontificato di Paolo III, conquistato tramite la virtù e senza far ricorso a meccanismi occulti (le radici a vista). Secondo lo studioso americano, dunque, mentre il grande stemma  con sedici gigli al centro della volta della sala dei Fasti allude alla lunga militanza dei Farnese come condottieri nella sfera temporale, le due imprese che lo fiancheggiano, gigli e freccia, alludono al Cardinale e al Papa come militanti della sfera spirituale; non solo, esse pongono anche l'accento sulla grazia e le buone opere, temi di scottante attualità visto che erano al centro della polemica con Lutero.

 

 

- Il fascio di fulmini -

Di quest'impresa Annibal Caro afferma: "Questa del Fulmine portò l'Illustrissimo Cardinal Farnese nel principio del suo Cardinalato: e non truovo che ci sia motto. Si vede per rovescio in alcune medaglie di diversi Imperatori Romani, e d'Augusto spetialmente. Significa più cose: ma portato in quel tempo da S. S. Ill.ma credo che significasse la potestà che 'l Papa le diede del governo, per essere il fulmine dedicato a Giove; il quale significa il Papa." Il motto, per la verità, c'è e recita così: Hoc uno Juppiter ultor ("solo con questo Giove si vendica"); doveva averlo visto il Liberati che sottolinea nei suoi versi il senso della vendetta, cioè della punizione divina, che Giove opera con i fulmini contro i giganti ribelli ed il cardinal Farnese opera contro i nemici di Santa Romana Chiesa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

G. RUSCELLI, Le imprese illustri con espositioni, et discorsi del S.or Ieronimo Ruscelli, Venezia, 1566

P. GIOVIO, Ragionamento di Mons. Paolo Giovio sopra i motti, et disegni d'arme, et d'amore, che communemente chiamano imprese,  Venezia, 1566

A. CARO, Lettere familiari, Venezia, 1575

G.A. LIBERATI, La Caprarola,  Ronciglione, 1614

L. SEBASTIANI, Descrizione e relazione istorica del nobilissimo e Real Palazzo di Caprarola,  Roma, 1741

L.W. PARTRIDGE, Divinity and Dynasty at Caprarola: Perfect History in the Room of Farnese Deeds, in "The Art Bulletin", settembre 1978, vol. LX, n. 3

I. FALDI, Il Palazzo Farnese di Caprarola, Torino, 1981

 

 

LETTURE DI CLASSICI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA MOSTRA

 

(a cura di Angelo Borgna, Romolo Passini, Barbara Totonelli)

 

 

I brani letti sono tratti dai seguenti scritti:

 

- Descrizione del nobilissimo e Reale Palazzo di Caprarola composta e dedicata alla  Sagra Maestà di Don Carlo di Borbone Re delle Due Sicilie ecc. ecc., da Leopoldo Sebastiani Soprintendente per la M. S. di detto Palazzo e suoi annessi. Nuovamente impressa per ordine del Conte Giuseppe, e D. Carlo Sebastiani Uffiziale nelle truppe di S.M. Siciliana. Stampato in Roma nel 1791 con i tipi del Pagliarini. Trattasi della ristampa di una edizione del 1741;

 

- Prologo di Giovanni Antonio Liberati alla Commedia "Intrichi d'Amore" di Torquato Tasso, che fu rappresentata per la prima volta nel Palazzo Farnese di Caprarola - il primo settembre 1599 - in onore del Cardinale Odoardo Farnese e del fratello Duca Ranuccio. La prima edizione della Commedia fu pubblicata a Viterbo nel 1603 con i tipi di Girolamo Discepolo;

 

- Canzone in lode della Casa di Francia, composta nel 1553 da Annibal Caro su invito del Cardinale Alessandro Farnese e pubblicata per la prima volta nell'"Apologia" a Parma nel 1555, insieme ad altre opere;

 

- Corona (strofe IV - V - VI - VII - VIII - IX), rima scritta da Annibal Caro e pubblicata nella citata "Apologia" del 1555;

 

- Lettera al pittore Taddeo Zuccari, scritta a Roma l'11 novembre 1562 da Annibal Caro, ove vengono impartite specifiche istruzioni per l'iconografia della camera da letto del Cardinale Alessandro Farnese (Camera dell'Aurora) nel Palazzo Farnese di Caprarola. Tratta da "De Le lettere Familiari", pubblicate per la prima volta nel 1572 a Venezia con i tipi di Aldo Manuzio;

 

- Gli Straccioni - Atto Primo - Scena I,  Commedia di Annibal Caro, composta nel 1543 quando era Segretario del Duca Pier Luigi Farnese. Questa Commedia fu pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1582 con i tipi di Aldo Manuzio;

 

- La Caprarola in versi Toscani e Latini, descrizione poetica del Palazzo Farnese di Caprarola, composta  da Giovanni Antonio Liberati, in onore del Cardinale Odoardo Farnese e stampata a Ronciglione nel 1614 con i tipi di Domenico Dominici;

 

- Rime (strofa XXXII), composizioni poetiche di Annibal Caro, pubblicahe per la prima volta nel 1569 a Venezia con i tipi di Aldo Manuzio e dedicate al Duca Alessandro Farnese.