La vetrina.

 

Mauro Comodi

 

“Capita spesso che si ferma di fronte alla vetrina e guarda (per almeno un quarto d’ora) le foto che espongo… le guarda fisse una ad una… l’altra settimana che misi delle foto d’epoca della squadra addirittura rimase più di mezz’ora… a questo punto, maresciallo, non so che dirle… mi fa paura… non so come comportarmi… mi dica lei… ha una faccia così da matto che ho timore ad avvicinarmi…” Il maresciallo ascoltandolo si pettinava con le dita i baffoni neri mentre il titolare si vedeva riflesso nei rayban a specchio del carabiniere “Che vuole che le dica… le fa danno che uno si fermi davanti alla sua vetrina? Che c’è, forse si preoccupa che lei non faccia affari a causa sua?” “No… sinceramente il problema è anche un altro… è che si attacca alla vetrina con la faccia… e me la sporca… sa com’è…poi la cosa strana che non è entrato mai a chiedere di comprare nulla” ”E lei per quello mi chiama?… senta, non mi faccia perdere tempo, che non ne tengo da sprecà pe’ ‘ste fesserie…” “Ma io… sinceramente…” “Lasci perdere…” “No, guardi… sinceramente, le dicevo, di solito lui capita a quest’ora… veda lei se è il caso di chiedergli qualcosa… i documenti, sapere chi è… grosso com’è non ho il coraggio di…”Nel mentre un tipo corpulento, con indosso una maglietta sportiva col numero del capitano ed un cappellino si avvicinava a grandi passi alla vetrina, attraversando la strada e rischiando essere travolto da un vespone. “Ma lei le foto oggi le ha cambiate?” “Sì, come sempre… le cambio oggi e stanno esposte per una settimana precisa”. L’uomo si mise davanti alla vetrina e come al solito appiccicò il naso addosso al vetro : il maresciallo si mise a guardare la scena al dilà del vetro. Il tipo, (che pareva essere miope dato che strizzava continuamente gli occhi, come per mettere a fuoco qualcosa) iniziò a roteare la testa e pareva esaminasse ogni scatto esposto… l’espulsione, l’arbitro che correva, il fallaccio, i due gol da calcio d’angolo, il rigore, la rabbia dell’allenatore (di nuovo contro la panchina) la curva coi tifosi… seguendo sto percorso segnava una striscia di sudore e saliva per la vetrina “Lo vede? Lo vede?…ma le pare normale… mi faccia il piacere senta lei.. io ad uno così ho paura a rivolgergli manco un saluto…” Il maresciallo lo guardò come se il matto fosse lui mentre l’altro continuava a lasciare una scia unta tipo lumaca sopra la vetrata : ora era arrivato al bordo della stessa e, come se affrontasse un tornante del Pordoi, tornava indietro con l’intenzione di ripassarsi ancora quelle immagini. Il maresciallo sistemò il cappello e di passo uscì dal negozio, mentre il titolare continuava a vedere la scena a distanza di sicurezza da dietro il bancone. Il carabiniere gli rivolse parola ma il matto continuava a “sciare” sopra il vetro noncurante; il sottufficiale allora gli battè sulla spalla ed il matto si girò di scatto ponendosi faccia a faccia col milite. L’uomo ora vedendosi riflesso con la maglietta sportiva negli occhiali del maresciallo si avvicinò di più al viso come se fosse di fronte ad una nuova vetrina dove vedesse ritratto uno dei suoi idoli.

 

Il maresciallo quando tornò dentro, rosso paonazzo nel viso e con gli occhiali gocciolanti , chiese un asciugamano al fotografo “Allora?” “Non saprei… ammetto di non aver avuto nemmeno io il coraggio di chiedergli alcunchè… non foss’altro perchè teneva un alito comm ‘na chiavica.

 

Il tipo nel frattempo aveva finito la sua ispezione alla vetrina e riprese di buona lena la strada da dove era venuto, incurante che il solito vespone fu costretto ad un’acrobazia alla circo Togni per evitarlo.