Il ritorno di Carletto

 

Ogni volta che dopo lungo tempo rivedeva i luoghi in cui aveva vissuto periodi di vita intensi gli veniva il magone : stavolta più si avvicinava a Perugia più sentiva nausea, come se il suo fisico reagisse male all’aria di una città in cui tuttavia ancora molti gli volevano bene ma dove ce n’erano altrettanti che gli avrebbero fatto la festa. “ Forse sarà er pullman…” pensò Carletto.

Provò a chiudere gli occhi e pensare a quello che la sua squadra attuale avrebbe potuto combinare di lì a poco : vide invece difronte a sé un uomo corpulento che a guardarlo bene somigliava a… eh… sì sì gli somigliava proprio… insieme ai due figli, dietro ad una scrivania, impugnando una penna (d’oca) e tutti e tre firmando a turno un foglio che pareva una pergamena. Rimasero a guardare negli occhi Carletto, nell’atto di porgergli la penna, come in attesa che anche lui sottoscrivesse quel contratto “Ahò io nun firmo niente che non so che ce stà scritto!” prese la pergamena e lesse… o meglio provò a leggere, dato che prendendo in mano la penna ricordò di essere allergico ai pennuti (meno che a quelli che solitamente vanno al forno o arrosto) : starnutì talmente forte che versò l’intero contenuto del barattolo d’inchiostro addosso ai tre difronte a lui e sopra il foglio.

Ma li mortè… anvedi sta piuma ‘nfame…” Così dicendo diede una capocciata al sedile davanti a lui : s’accorse che la lattina di coca che aveva in mano se l’era versata completamente addosso e che i giocatori lo guardavano divertiti “Aò…embé? Ma che vve state a vvedè? Ma nun me rompete i …”.

Arrivarono allo stadio.

Carletto non s’aspettava tanta gente difronte ai cancelli; a Perugia, dicono, la partita non la va più a vedere nessuno… eppure… “Mah!”. La folla era tranquilla e nessuno dei presenti pareva salutare, gioire o tantomeno incazzarsi e sfottere l’arrivo degli avversari. Tutti guardavano il pullman forse alla ricerca di qualcuno che probabilmente non era lui dato che comunque era ben riconoscibile da fuori e nessuno pareva osservarlo.

Uscì dal pullman in mezzo ai giocatori e nessuno notò quasi la sua presenza “Aò se vede che nun gliè ‘nteresso… boh” Passò in mezzo ad un gruppo di dirigenti, portaborse ed addetti al campo che chiacchieravano animatamente : lo ignorarono.

Stava diventando nervoso…

”… possibbile che nessuno sse degna de salutamme… che gli ho fatto? L’ho pure sarvati l’anno passato nun è possibbile che nun me se fileno de pezzo…”

Entrò negli spogliatoi ed iniziò a cambiarsi : mise la tuta ma dalla tensione sbagliò varie volte il davanti con il dietro della maglia e riuscì anche a mettersi i calzini di due colori diversi.

Andò 2 volte al gabinetto… “Ma li mortè…”

Sudava e parlando coi giocatori la voce era spezzata dal nervosismo.

Entrò nel tunnel per fare il suo ingresso in campo : trovò alcuni suoi ex-giocatori che gli fecero appena un cenno di saluto, uno addirittura cambiò sguardo.

Sentiva i tifosi mentre si avvicinava all’esterno ma non riusciva a captare le solite grida ed i soliti sfottò : forse s’aspettava qualche valanga di fischi “Speramo bbene… qui se tanto me da tanto…”

 

Uscì.

 

Quello che successe lo lascio alla vostra fantasia : anzi già che siete lì appena esce fate sì che lui si sorprenda.

Carletto è di nuovo fra noi.