Stronzate

 

Ne ho fatte tante in vita mia di stronzate : ad alcune ho posto rimedio e tutto finiva lì, quelle rimaste tali di solito le nascondo dentro un cassetto affinchè non le veda nessuno.

Ho riempito il comò.

L’ultima in ordine di tempo risale a domenica scorsa quando ero di servizio al bar durante la partita della payTV : a farmi compagnia, come al solito c’erano Ghigo, Poldo, Mannaggione e Padella, oltre che a tutti i portoghesi, di solito pensionati, che al massimo consumano mezza minerale da sorseggiare con cautela insieme alla pasticca durante l’intervallo.

L’atmosfera era già calda : l’arbitro come sempre era contro di noi e noi eravamo incazzati e neri più di lui. La cassa, fuorchè i caffesport di Poldo e Ghigo ed il caffè con mistrà e brancamenta di Mannaggione languiva.

Il fatto è che già mi giravano per tutto quello che stava succedendo, ci hanno segnato e dopo poco ha iniziato Padella a prendersela col Maresciallo che era al suo fianco, toccandosi, spingendolo verso il muro e gridando “Ma tu gufi… QUI C’E’ UNO CHE GUFA!”.

A dire la verità qui l’unico che gufava forse non era lui, che poi non era manco originario precisamente di quelle parti dove stavamo giocando, e poi dopo 40 anni di servizio alla stazioncina di carabinieri di qui nessuno aveva il coraggio di mettere in dubbio la sua fede per la nostra squadra.

Poi lui stava dormendo.

Mentre si svegliò, gli uscì detto un “Comandi Capitano!” che fece crescere l’ilarità dei presenti.

Resosi conto del teatrino in atto il maresciallo volle subito richiamare all’ordine la platea lanciando un suo urlo caratteristico “UE! GIOVANOTTI!” e Padella “Giovanotti un par di mutande! Te la devi finì de portà male, tu e tutti i compari tuoi!”

“Ragà, adesso basta, poi lei maresciallo sia gentile lasci stare di aizzare gli animi, qui stiamo già messi male…” “Ma che aizzo… io sono neutrale” “Neutrale?” fa Ghigo “Ma se lo sanno tutti del gagliardetto che teneva appeso in caserma al posto del presidente” “Chi gliel’ha detto!? Non la permetto di insinuare, li non c’era niente, fuorchè un simpatico presente dato a mio nipote che lui ha ritenuto opportuno a sua volta omaggiarmi”, e Mannaggione “Ecco lo vede? Lo sapevo io che lei era un gufo… GUFO!” “Come si permette!? Reitera? Mi segua in….” “Sì, in caserma magari, eh?!”

Tutti risero, pensionati compresi, alcuni a denti stretti per rispetto, altri con la mano davanti per non lanciare lapilli a coloro che avevano difronte, altri perché s’erano dimenticati di mettere l’adesivo alle protesi.

Le uniche risate grasse provennero dai miei amici mentre io non mi diedi ad eccessi dato che il maresciallo aveva uno scoperto con me rasente le 80mila.

“Ho capito ci risiamo un’altra volta, mi avete stufato co ‘sto fatto del calcio e del gagliardetto, tutte le domeniche è la stessa storia… non rimarrò oltre in un posto del genere!” alzandosi e trascinando la sua sedia, che, mancando i gommini sotto le zampe, stridette facendo sobbalzare non solo il gatto mascotte del locale ma anche fischiare gli amplifon dei presenti.

Ci fù un brusio generalizzato : tutti conoscevano la permalosaggine del Maresciallo ed io preferii non perdere né il cliente né le 80mila di credito per cui lo rincorsi fuori e lasciai tutta la clientela alle prese con gli ultimi infuocati 15 minuti.

Tentai ogni via : “Guardi che scherzano” oppure “Torni dentro che alla sua età sto freddo può farle male” o anche “Le stavo facendo il suo caffè d’orzo, almeno prenda quello…” perso per perso provai anche a dire “Ricorda quel conticino, il credito, …” sembrava sordo soprattutto a quest’ultima richiesta.

Tutto vano : tornai al bar deciso a prendermela di brutto con Padella per primo, poi a scalare…

Da fuori si sentiva il vociare del commentatore che ribadiva il 2-1 per loro ed i marcatori oltre al solito casino di voci ma niente più.

“Ma che cazzo mi combinate, lo so anch’io che è un ricoglionito e basta ma voi non sapete che quel mangiacavoli mi deve 80milalire, o 41 euro e 32, fate voi… fuori i soldi!” tutti si voltarono verso di  me accennando “Si, 80mila paia di caz…” si fermarono e sgranarono tanto d’occhi “Embè?” vidi alcuni che furtivamente sparivano dentro al porta della ritirata a loro vicina, altri fecero cadere

la sigaretta accesa dalla bocca.

Venni percorso da un brivido vedendo riflessa dallo specchio del bancone una canna brunita : riconobbi appena sopra una bottiglia di dombairo la pelata del Maresciallo.

Mi avvicinai con malcelata calma al bancone dove c’era il suo caffè d’orzo, lo presi e con voce àtona mi rivolsi a lui “Quanto zucchero?”

Ha capito San Pietro? M’ero dimenticato di mettercelo lo zucchero… lui abitudinario com’è ce ne metteva sempre 2 cucchiaini… come ho fatto a non pensarci! Certo che di stronzate se ne fanno…