LA VIA DEGLI ANGELI, omaggio di Pupi Avati alla propria mamma

"La via degli angeli" di Pupi Avati; con Gianni Cavina, Valentina Cervi, Carlo Delle Piane, Chiara Muti, Eliana Miglio, Libero De Rienzo. Psicologico. Italia 1999.


"La via degli Angeli", l’ultimo film diretto da Pupi Avati e prodotto dal fratello Antonio, per rendere omaggio in celluloide alla memoria della madre scomparsa di recente.

Nell’Emilia degli anni trenta prendono corpo, nel contesto di una vicenda corale, la storia della dattilografa Ines (Valentina Cervi) innamorata del figlio del padrone e quella di un organizzatore (Gianni Cavina) che guida, dalla montagna fino ad una balera sul fiume, una ciurma di uomini, tra cui Carlo Delle Piane, in cerca di moglie.

Due percorsi di vita paralleli, che nel loro lento procedere si soffermano, di quando in quando, in numerosi crocevia popolati da umanità di vario genere e che, in antitesi col teorema, trovano, senza mai vedersi, il loro punto d’incontro in un locale da ballo.

Il ruolo di Ines, la mamma di Avati, è stato affidato alla giovane Valentina Cervi, figlia del produttore e regista Tonino e nipote del celebre Gino, che lanciata in "Ritratto di Signora" di Jane Champion, ha girato di recente oltre al flop "Branchie" con Gianluca Grignani, lo spot di un caffè diretto da Francis Ford Coppola.

Tra i molti interpreti (una particina è stata data anche a Paola Saluzzi), troviamo a duettare oltre a Gianni Cavina e Carlo Delle Piane, anche Chiara Muti ed Eliana Miglio (in tv con "Tappeto Volante"), due cognate che si odiano.

Al posto di una vera e propria sceneggiatura, sono stati raccolti i ricordi della madre del regista, e la mancanza di un corpus composito si sente.

E’ la narrazione di un evento collettivo, a cui Avati ci ha abituati in molti altri film, raccontando di feste di nozze o di laurea, gite scolastiche o festival, nel quale, pur nell’evolversi di vicende personali, ci si perde nel frastagliarsi delle moltissime micro storie che vanno a formare un puzzle della storia del periodo.

Avati, "grande poeta delle piccole cose", intitola i giorni che sono narrati come versi, con una traccia scritta, e dipinge la pellicola con una fotografia ispirata a grandi pittori del nostro secolo.

"La via degli angeli" è, come ha detto Carlo Delle Piane, "molto lontano dai film usa e getta", non è commerciale, è fuori dagli schemi narrativi e linguistici ai quali siamo abituati e forse proprio per questo il pubblico avrà molta difficoltà ad andarlo a vedere.