Mastro Titta

Boia di Roma

Memorie di donne,

delitti &

decapitazioni

 

         Mastro Titta è stato l’ultimo boia di Roma.

         Il suo libro di memorie (disponibile gratuitamente[1] su www.liberliber.it) è uno spaccato autentico sulla Roma papalina durante il periodo 1796 – 1864 circa.

         Al secolo si chiamava “Giovanni Bugatti detto Mastro Titta” come egli stesso afferma nelle suddette memorie.

         Se avete buon gusto per i racconti e l’animo dello storico, procedete alla lettura, dacché Mastro Titta aveva buona penna e discreto italiano, a parte la forma sintattica leggermente incline al romanesco e qualche termine (“macellaro”, ad es.) direttamente ripreso da quest’ultimo vernacolo.

         Son tutti racconti veraci delle sue esecuzioni. Una serie di “novelle” a sfondo quasi poliziesco, dal momento che Mastro Titta non vuol farsi passare solo per “mero esecutore” delle sentenze dei pontifici (e assai poco magnanimi) tribunali. Egli vuol mostrare che la Giustizia (di cui Lui era ultimo ma fondamentale anello) era catena solida e soprattutto infallibile e corretta!

  

         Non potrebbe esser altrimenti, dal momento che una biografia si scrive essenzialmente per “giustificare” una Vita.

         Giustifica quindi il suo lavoro esponendo non soltanto la messa in atto della pena capitale, ma altresì (e soprattutto) esponendo i fatti, riproponendo le indagini, ripresentando i protagonisti (sia le vittime, sia gli aguzzini), e offrendone a volte una lettura socio-psicologica (che spesso si rivela rozza e approssimativa, anche – in pochi casi – se non del tutto fuorviante) tesa a completare il quadro che ha il suo culmine catartico proprio nel suo infallibile operato.

         Incontriamo quindi gli assassini ed i grassatori dello Stato Pontificio, prontamente presi dalle solerti forze dell’ordine papaline. Anche se in filigrana parecchi casi si risolvono, come avviene tutt’ora, per delle “crisi di coscienza” dei “criminali” stessi, più che per arguzia dei funzionari (pur se qualche brillante interrogatorio è riportato dal Bugatti assai fedelmente, credo). Questo perché, nella maggioranza dei casi che non riguardano criminali incalliti, quali possono essere briganti e banditi da strada (quelli che Mastro Titta chiama sprezzatamene “vili grassatori”, perché spesso si comportano vilmente davanti alla morte propria come son stati leggeri con la vita altrui), ma poveri disgraziati che hanno agito in preda a disperazione, o follia, o gelosia.

         Quest’ultimo movente è uno dei più diffusi. Si può dire che – dopo le questioni di interesse (denaro & simili) – in buona sostanza, nella Roma Ottocentesca si uccideva e si moriva... per sesso!

         Nelle Memorie piuttosto “caste” e castigate di questo funzionario in pensione si riscopre un’umanità vitale, brutale, così come la narrava dall’interno il Belli. Una bramosia sessuale alquanto marcata trapela dagli scritti del boia di Roma, e – cum grano salis – considerando il “compiacimento” eccessivo che ha il Bugatti a parlare di questi affari, e del modo abbastanza incisivo e puntiglioso con cui rendiconta le esecuzioni e altresì gli squartamenti e le torture, pur usando un linguaggio spesso burocratico e “spersonalizzato”, probabilmente è possibile ravvisare nel Bugatti qualche tratto malcelato di sadismo. Piuttosto limitato, a dir il vero, poiché non va mai (troppo) fiero del suo torturare e/o sopprimere una donna, poiché le considera senza mezzi termini “esseri di intelletto inferiore” rispetto all’uomo, quindi con forza di volontà minima, e pertanto più facilmente influenzabili: insomma, poco più che bambini, da tutelare anziché da giudicare.

        

         Quello che però risulta dalle memorie dell’ultimo (in realtà penultimo, a quanto pare, poiché l’ultimo fu Vincenzo Calducci, che operò – tra il 1865 e il 1870 – appena una quindicina di sentenze capitali; una bazzecola, rispetto alle oltre cinquecento[2] del suo predecessore & mentore Bugatti) boia di Roma, e che mi ha personalmente colpito, è la frenesia sessuale che nei suoi resoconti spesso vien messa in luce. Uomini e donne si amavano, si odiavano, spesso fino ad uccidersi per questioni di soldi, ma anche – in buona parte – per semplice brama, per desiderio, più che per amore (almeno per quello che ci racconta uno spirito un po’ particolare come quello di Mastro Titta).

         Anche i delitti d’onore, raramente – dalle indagini riportate dal Bugatti – risultano soltanto frutto di malelingue. In realtà, le “corna” ci sono davvero, spesso e volentieri. Tutto mosso da uomini e donne che non sapevano resistere al richiamo dei loro corpi, anche in uno Stato retto da una teocrazia basata su una religione sessuofobia come quella cristiana. E che, a quanto pare, anziché ispirare – con il senso del pudore o del peccato – l’ascesi e l’astinenza, per reazione caldeggiava l’incontinenza e la lascivia, perseguita [e perseguitata] a volte fino alle più estreme e tragiche conseguenze.

 

 

 

                            Bokk74                        

 

 

 

 

 

 

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[1] Insieme a vari brani di musica classica e alcuni libri Audio di Salgari, l’ho scoperto ora anche io

[2] 516, alcune delle quali "multiple", dall’elenco stesso del Bugatti, che annotava scrupolosamente ogni sua esecuzione