PER UN'ESTETICA

DEL PORNO...

Trattatello semiserio.

 

      Il porno ha un'estetica?

      Soprattutto... ne ha bisogno?

      Non sta a noi rispondere a queste domande. Effettivamente il titolo di questa breve e semiseria trattazione è: "Per un'estetica..." Pertanto, lungi dal voler essere esaurienti, si espongono opinioni maturate nel frutto di anni di conoscenza (a latere) del settore e anche - perché no - di studi (incredibilmente, anche seri) di tomi di illustri docenti.

      Cosa contraddistingue il Porno come genere? Un costante, insistente, eccessivo riferimento all'atto sessuale nel suo aspetto puramente fisico, scevro praticamente sempre da ogni componente affettiva.

      Come genere è spesso bistrattato, anche perché, da una parte, l'esclusivo riferimento al tema del sesso, nella sua accezione puramente "corporea", è un limite assai difficile da superare, in quanto - oltre a variazioni da Kamasutra, che ricordano ginnasti anziché amanti - non consente particolari innovazioni oltre a numero e oggettistica di varia natura. L'altro grande limite, nell'immaginario collettivo, è che spesso viene confuso con la terribile piaga della pedofilia, crimine giustamente perseguito, ancora con eccessiva leggerezza. Il presupposto del porno comunque parte dall'accettazione degli attori - o comunque partecipanti - al gioco/lavoro.

      La distinzione tra attori e partecipanti è d'obbligo, poiché all'interno del "macrogenere porno" è possibile riconoscere due distinti filoni.

      Il primo è quello puramente professionistico/atletico, dove gli interpreti si esibiscono a semplice beneficio della telecamera o comunque del mezzo elettronico che riprende le loro performances eroto-ginniche.

      L'altro filone è invece costituito da interpreti che - almeno inizialmente - non sono meramente interessati al guadagno e allo sfruttamento commerciale del prodotto che stanno confezionando. Generalmente questa seconda tipologia si definisce "amatoriale".

      Il primo sottogenere, professionistico, solitamente si avvale di attrezzature tecniche più sofisticate, di location migliori e (ovviamente) di interpreti esteticamente più presentabili e fisicamente più dotati (laddove non arriva madre natura, il bisturi fa la sua parte).

      Non è raro che attori oggi famosi abbiano un imbarazzante passato da attori porno, o, viceversa, che alcuni divi sul viale del tramonto debbano piegarsi a recitare in produzioni a luci rosse. Ma tale questione non interessa il presente studio. Nell'ambito del porno, un professionista resta comunque un attore che interpreta una parte, e di conseguenza, recita tout court, anche le pulsioni che alla gente comune riesce difficile persino controllare nella vita quotidiana.

      Rispetto proprio a questi interpreti, tecnicamente quasi perfetti ed estremamente abili, ma freddi e a volte assai distaccati, fa da contraltare una (foltissima) schiera di non-professionisti, che, armati spesso soltanto di telecamere o fotocamere digitali (pronipoti delle famose polaroid), si dilettano dapprima a riprendersi nelle loro prestazioni, per potersi rivedere con calma, quasi fosse un gioco di complicità che rimane circoscritto tra loro (in cui, quindi, fruitore e produttore si identifica nella stessa persona); poi, eventualmente, si decide di rendere... 'pubblica' la loro esibizione domestica, sia per rendere il gioco più piccante, sia per "guadagnare" qualcosa da questo gioco casalingo.

      In tal caso, però, si potrebbe arrivare a parlare di semiprofessionismo. Tale fenomeno rende molto, dacché i professionisti del sesso, nei loro corpi perfetti (o resi tali), nelle loro prestazioni quasi sovrumane e nella loro freddezza espressiva ed emotiva, nonché nei gemiti e nel frasario standard, non convincono più lo smaliziato spettatore del Nuovo Millennio, troppo abituato alle finzioni per potersi illudere che, tra loro, ci sia godimento vero e genuino, sia pure involontario.

      È importante, per il fruitore del prodotto hard, che egli possa avere quantomeno la sensazione (per quanto razionalmente e consapevolmente non vera) che l'interprete non stia recitando totalmente. Pensare di eccitarsi sapendo che l'oggetto del desiderio per primo non è autenticamente eccitato, rende quasi impossibile "calarsi" nel gioco interprete-spettatore, che è alla base di tutti i tipi di spettacolo.

      In altre parole, rispetto - ad esempio - al "gioco teatrale", dove lo spettatore consapevolmente sceglie di adattarsi mentalmente alla nuova realtà proposta sul palcoscenico (poiché senza questo "auto-inganno" non potrebbe godere fino in fondo dell'artificio dell'azione scenica rappresentata), il destinatario del porno, ha una maggiore soddisfazione nel sapere che la casalinga - magari non perfetta, magari un po' 'cellulitica' - partecipa realmente all'atto, anche emotivamente, e ciò rende il prodotto più rozzo ma sicuramente più appetibile perché più vicino a lui, quindi concreto: Una sorta di reality-Porno, tutto considerato.

      In effetti, il porno "amatoriale", risolve altresì un altro difetto "endemico" dell'hard in genere. Il sesso come elemento della trama non strutturale. In parole povere, quando si deve girare un film o scrivere un romanzo che abbia come tema portante il sesso, nelle sue manifestazioni - come detto in precedenza - più animalesche e ripetitive, il problema maggiore è trovare il modo di inanellare nel modo più "credibile" possibile una sequenza di atti sessuali nel minor arco di tempo possibile. E senza perdersi troppo in chiacchiere...

      Le "parole" son infatti appannaggio quasi esclusivo del genere erotico. Il genere porno e quello erotico, difatti, si potrebbero sintetizzare e differenziare nel seguente modo:

Porno:

Poche parole e molti fatti.

Erotico:

Molte parole e pochi fatti.

       Pertanto, il porno, non avendo a disposizione uno strumento indispensabile per creare tensioni e situazioni erotiche, deve spesso affidarsi a due fattori, distinti tra loro, ma assai fuori dalla norma: la violenza e la ninfomania!

      Entrambe le soluzioni, però, mostrano la coda a breve, proprio perché borderline. La violenza non può e non deve essere usata spesso nel cinema porno, perché è moralmente riprovevole. La ninfomania risulta viceversa assai esagerata, pertanto poco credibile. E giacché la credibilità è uno degli obiettivi principali (anche se raramente raggiunti) del genere porno, è chiaro che la stragrande maggioranza dei prodotti di questo genere risulta di qualità assai scarsa, nonché monotono e ripetitivo.

      In effetti, anche tornando indietro nel tempo, non è facile trovare buoni esempi di pornografia, per quanto, con buona pace dei moralisti, il genere sia stato sempre assai frequentato, anche da personalità illustri (cito, uno per tutti, il Diderot dei Gioielli indiscreti, romanzo peraltro assai noioso, o l'Apollinaire de "Le Undicimila verghe").

      Il famoso Marchese (in realtà Conte) de Sade, provò, con risultati involontariamente comici, ad ammantarlo di filosofia. E l'elenco potrebbe continuare. Ma in realtà, il problema endemico del porno non ha soluzione. Da una parte, l'uomo prova a eternare qualcosa come l'atto sessuale che è estemporaneo ed irripetibile per sua stessa natura. Dall'altro, perseguire il piacere è legittimo diritto di ogni essere umano. E se per molti uomini (e donne, non poche) il sesso è fonte di felicità ed appagamento, non v'è motivo per abbandonare questa ricerca.

      Nonostante i risultati, in fondo l'unica cosa che conta è che il porno, se preso come ogni cosa, con moderazione e giusto distacco, non diventa un problema. Al contrario, semmai un mezzo (ma mai un "fine") per una comunione di coppia, che tuttavia non sia limitato solo a questo. A patto, certo, che non si cerchi mai nel sesso "rappresentato" (ovvero filmato) null'altro che il "pretesto" per sviluppare nel fruitore un discorso "attivo" di creazione nella sua mente di un universo personale tutto volto verso l'esterno e da non confonderne mai gli aspetti di finzione con la realtà quotidiana d'ogni giorno.

      Sarebbe come credere che films come "Arma Letale" siano più credibili di "Star Wars" soltanto perché si svolgono ai giorni nostri.

      La finzione resta finzione, ma raggiunge il suo scopo semplicemente "stimolando" l'immaginazione dello spettatore, che ne deve approfittare il più possibile senza restare schiavo di un mondo che non esiste: è per questo che bisogna inventarlo!

 

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