Curiosità!

 

 

Finalmente ferie. Giorni passati a lavorare. Mesi di routine agghiacciante. La vita cominciava a rifiorire. C’era chi sosteneva che le ferie erano occasione di stress. "Sarà così", pensava Angela, "ad avercene di più, di questo stress!"

L’appuntamento con Paolo era alle otto, giusto per l’ora di cena. Partirono.

La casa al mare, che odore di salsedine e di iodio, e di pesce, quello che friggeva sul fuoco. Il tramonto illanguidiva la sera. Sul balcone, Paolo si godeva il crepuscolo con i riverberi screziati riflessi nel mare.

Angela lasciò la frittura dorata. Si avvicinò soppiatto al suo uomo, lo strinse.

Paolo afferrò la mano d’Angela. Un treno fischiò in lontananza. Il cielo si colorava di scuro.

Un bacio di quelli con la lingua "a frullatore", poi, dal balcone, si mossero in direzione della camera da letto, tragitto che conoscevano molto bene.

Angela aveva solo una magliettina buttata sul suo corpo, e gli slip (effettivamente faceva ancora molto caldo). Paolo si sbarazzò d’un colpo dei pantaloncini che portava, come non li avesse mai avuti. Ebbe una minima difficoltà a levarseli, giacché l’erezione piuttosto vistosa aveva arpionato i calzoncini. In quel momento, però, li avrebbe strappati, pur di toglierseli.

Tolse le mutandine ad Angela, e la fece distendere supina sul letto… con leggerezza cominciò a baciarla tra le gambe, l’interno delle cosce. Infilò le mani sotto la maglietta, a solleticarle i capezzoli mentre continuava a brucare audacemente il sesso della donna. Le sollevò la maglietta, ma senza togliergliela, fin sopra i capezzoli, e risalì con la punta della lingua tutta la pancia, soffermandosi brevemente sull'ombelico, e proseguì verso l’alto, tra i seni e i capezzoli irsuti.

Angela gemeva. Le piaceva gemere, ed a Paolo piaceva che gemesse: non era soltanto uno sfogo, faceva parte del gioco. Né di finzione si trattava, era un tacito accordo tra loro stessi, perché, almeno a letto, nel rispetto dell’altro, non si giudica mai…

Paolo "circumnavigò" i capezzoli rosei della ragazza, che era persa nel momento, a godersi quei baci a fior di pelle. Le piaceva sentirsi bagnata di saliva.

"Vieni…" sospirò lei.

Paolo le montò sopra. Angela adorava sentire il peso di un uomo sopra di lei. Trovava piacevole essere montata. Il suo corpo sotto quello di lui, pelle contro pelle, caldo piacere.

Il cazzo eretto di Paolo scivolò dentro la donna. Con agili movimenti, Angela inglobò tutto il pene dell’uomo, sino ai testicoli. Lo sentiva nella pancia, nelle sue viscere, nel suo essere. Sollevò le gambe in aria, per poter assaporare ogni millimetro del corpo del proprio uomo, per sfidare ogni colpo, sentendo strusciare e sbattere il pube di Paolo sul suo clitoride…

Ogni colpo era una scossa elettrica al cervelletto, e le pareva per un microsecondo di cadere in uno stato d’estasi. Metteva convulsamente le mani tra i capelli di Paolo, carezzava il suo corpo, e molte volte era tentata di graffiarlo, di spingerlo sempre più in profondità, sempre più dentro di lei, sempre più in lei.

Paolo sentiva il caldo del corpo della donna che gli avvolgeva il glande, il suo pene tutto era in lei. La vagina stillava umori e sembrava un oscuro meandro in cui perdersi. Paolo percepiva l’odore di femmina, e la vellutata pelle di lei, che esalava profumi inebrianti nella camera da letto.

L’eccitazione cresceva nei due, che si ritrovarono d’un tratto sdraiati su un fianco, l’una davanti l’altro, e si fissavano negli occhi. Il seno della ragazza ballonzolava sotto le potenti spinte del maschio. Angela tentava, con convulsi e involontari scatti di reni, di avvicinare il più possibile il clitoride al pube dell’uomo.

A quella vista balenò, nella mente del ragazzo, un pensiero, dapprima vago poi sempre più pressante: un desiderio.

L’aveva chiesto, invano, tante volte, tante, ma Angela si era sempre rifiutata.

Ma Paolo – questa volta –era determinato a togliersi la curiosità, a provare…

Lo propose ad Angela, ma questi rifiutò per l’ennesima volta. Ma la sua eccitazione cresceva. Paolo, pur non insistendo fisicamente, e continuando vigorosamente a montarla, come piaceva a lei, nelle orecchie le sussurrava oscene parole, che, in quella situazione, suonavano come poesia nella testa della donna.

Paolo continuava a proporle quella variante, insistentemente, ma con dolcezza. Angela, al culmine del piacere, però, non avrebbe mai consentito a Paolo di uscire, perché in quel momento migliaia di violente raffiche d’energia pura arrivarono ai suoi centri nervosi, in rapida successione! Angela gridò il suo piacere con sana e animalesca foga. Paolo, a quelle urla d’appagamento, raggiunse in un attimo la massima eccitazione che preludeva all’orgasmo.

Estrasse velocemente da Angela, stesa supina, il suo cazzo al limite della resistenza. Il glande sembrava puntare, rosso scarlatto, il viso della donna. Paolo venne in schizzi caldi sulla pelle della donna, sulla pancia, sul seno, sul corpo tutto di Angela, che guardava con brama feroce ed appagata il viso dell’uomo, contratto in una smorfia di piacere. Le chiazze di sperma sul ventre dipingevano un arcipelago di piacere sulla carne della donna.

D’improvviso, un pensiero guizzò nella mente di Angela.

In cucina, il fritto era andato!

 

La mattina si svegliarono tardi. Angela, che si era destata prima, guardò dormire un poco Paolo. Ripensò alla proposta della sera percende. Una proposta che l’uomo le aveva fatto molte altre volte, sempre rifiutata… una parola che le faceva venire i brividi, ogni volta: "Sodomia"!

Eppure, la cosa, l’intrigava… perché insistere tanto? Cosa ci poteva essere, in quell’atto, di così conturbante, di così particolare? Perché quella fissazione? Perché quella notte, poi, soprattutto, s’era sognata che Paolo la prendeva così, con la forza, e dopo, lei, lei ci stava, e non sentiva dolore, non percepiva nulla, ma si sentiva solo appagata… ma appagata di che? "I sogni", rimuginò, "sono ben strani".

Si recarono al mare, finalmente. Era tardi. Non aveva importanza. Avevano tutto il tempo. La sera poi sarebbero usciti, a prendersi un gelato per le vie scintillanti della riviera.

La spiaggia, dopo tanto tempo. I bambini che correvano, gli amici che giocavano, le coppie che scherzavano. Tuffi e onde. Gelati, sabbia, brezzolina, sciabordio, in lontananza, i pattini, e, vicino all’orizzonte, passavano i traghetti.

Affittarono due lettini. Si stesero a prendere, incautamente, il Sole che sparava raggi cocenti proiettando vivide ombre sull’infocata rena.

Angela non riusciva, tuttavia, a rilassarsi. Meditava, che strano, sul sogno, sulla proposta, sulla frittura sprecata… Il suo pensiero si fissò su quell’unico argomento. La sua mente vagava tanto che i suoi occhi andavano costantemente a fissarsi sui costumi dei maschietti (cosa di per sé non certo nuova, almeno per lei), però, al tempo stesso, quando passava una ragazza, o una signora, lo sguardo, fulmineamente, andava a fermarsi sul fondoschiena. E immancabilmente si chiedeva se quella donna avesse concesso al proprio marito, o fidanzato, o che altro, il proprio posteriore. Cosa si provasse, insomma, a "prenderlo nel culo". E questo pensiero, che le ricordava il furioso orgasmo della sera prima, la stuzzicò! Accese la sua fantasia, e le domande sempre più frequenti, sempre più assurde. Però, c’erano. Cominciò a pensare persino che il suo Paolo, il suo amato Paolo, potesse cercare altrove quello che lei non le concedeva. Questo pensiero le era, giustamente, insopportabile. D'altronde, Paolo, mai si sarebbe sognato di tradire Angela per una simile questione, ma – d’altro canto – quando una donna crede qualcosa, è un po’ difficile farle cambiare idea. Eppoi, in fondo, poteva essere solo un alibi con la propria coscienza per sfuggire ad uno dei suoi tabù più prepotenti, senza doverlo a tutti i costi affrontare.

La sera – cotti piuttosto che abbronzati – lasciarono una spiaggia semideserta e ventilata, con le nuvole sul mare che disegnavano striature di cobalto miste a voli di gabbiani nel cielo. Ragazzi giocavano a beach volley lanciando parolacce e bestemmie con ilare irriverenza.

Entrarono in casa. Cucinarono con cura, il fritto anche stavolta…

"Prestatoci attenzione, stavolta!" Chiosò Angela con femminile pedanteria.

Paolo annuì. Il sorriso malizioso d’Angela lo aveva piacevolmente turbato. Era innamorato come un coglione, il poveraccio, ed era felice, qualunque cosa la ragazza dicesse. "È così assurdo, a volte, essere innamorati!" mugugnò tra sé l’uomo. Poi, un attimo dopo, si corresse: "È così assurdo essere innamorati!!!"

"Fa’ attenzione alla frittura, mi raccomando! – Avvertì nuovamente Angela – vado a mettermi qualcosa di più comodo"

"Non devi farti prima la doccia? O vado prima io?"

"No, per ora no, non c’è fretta, se non vuoi… mi piace sentire il sapore e l’odore di salsedine sul corpo!" Poi scomparve dietro la porta.

Paolo accese il televisore. Si sentiva felice e beato. Un po’ coglione, certo, e pensava che, alla fine, lei, sì, lei, che tanto sosteneva d’amarlo adesso, lo avrebbe mollato. O forse no. La vita era strana.

Tanto strana che…

"Amore…" Lo chiamo Angela dalla porta della cucina.

Nuda, lì, appoggiata allo stipite. A gambe larghe. Il cespuglietto di peli tra le gambe risaltava tra il bianco latte lasciato dal segno del costume.

Il corpo intero era rosa/rosso d’abbronzatura, tranne i seni, bianchi anch’essi, tranne l’alone purpureo dei capezzoli.

"Forse mi sono scottata un po’ troppo, che ne pensi?" Sussurrò, avanzando lentamente verso di lui, Angela. La sua figura riluceva nella sera.

Paolo era senza parole. Stette al gioco.

"Non so, fammi vedere…"

Si mise in ginocchi davanti a lei, per osservarla meglio, e forse c’era qualcosa di simbolico, in quel gesto. Angela affondò le dita tra i capelli di Paolo, che si avvicinò al ventre della donna e cominciò a baciarle la pancia e l’ombelico. 

Le mani della ragazza scesero verso la schiena dell’uomo. Anche il dorso di Paolo era piuttosto irritato, a causa del Sole. Questo gli provocò un brivido, e affondò ancora più il viso nella pancia della ragazza.

Angela sospirò… quando intravide sul tavolo l’olio che avevano usato per friggere, ebbe un’illuminazione. Sollevò il capo del suo uomo tra le mani, e, con gli occhi quasi spiritati, sussurrò: "Oggi si fa come piace a te, diavolo tentatore…"

Abbassò con rudezza il costume del ragazzo. Afferrò l’olio. Glie ne versò un po’ sul pene eretto, e disse: "Voglio proprio togliermi questa curiosità!"

Poi si gettò sul tavolo a pancia in giù, mostrando fieramente i glutei all’uomo. Angela allargò le gambe, e concluse con voce roca: "Fa’ quello che vuoi!…" Ma in realtà era quello che voleva, almeno per una volta, provar pure lei.

Paolo si chinò, baciò il sesso della donna, risalì fino all’ano, con la lingua umettò il virgineo orifizio d’Angela, che, sdraiata sul tavolo, aspettava trepidante; in fondo, era la sua prima volta!

Dopo, Paolo si tirò su. Afferrò il proprio cazzo, e appoggiò lievemente il glande alle pareti dell’ano della ragazza. Lo passò prima tra le labbra della vulva, già bagnata al solo pensiero. Poi, tra la fessura delle natiche. Infine, con decisione, ma con delicatezza, penetrò lentamente nel corpo della ragazza.

Centimetro dopo centimetro, il pene dell’uomo s’introdusse nel culo inviolato della ragazza. Angela gemeva. Ma Paolo, baciando la schiena della giovane, fece con ancor maggior delicatezza, finché fu tutto dentro.

Angela si sentiva dominata, totalmente posseduta, anche un po’ umiliata da Paolo. E la cosa strana è che le piaceva; in fondo, era stata lei a raccogliere la sfida, e a lanciare il gioco, a proporre e accettare implicitamente le regole. Poi, Paolo non mancava di carezzarle il clitoride con le dita e questo la eccitava non solo mentalmente ma pure fisicamente.

L’uomo, dal canto suo, godeva della strettissima penetrazione. Il suo pene era quasi stritolato nell’ano della ragazza, e la visuale era eccellente. L’effetto psicologico era straordinario, pensava: "Ma allora mi vuol bene sul serio."

Angela, però, aveva voluto soddisfare una sua curiosità. In fondo a lei non dispiaceva (erano meglio le cose naturali, d’accordo, però…).

Dopo poco tempo, Paolo già aveva raggiunto il culmine. Stava per scoppiare.

"Sto per venire…" mugugnò…

"Rimani dentro, rimani dentro…" Rispose gemendo la donna.

Paolo eiaculò dentro Angela, che gli pareva non finir mai di venire!

Angela si sentì riempire del seme di Paolo, che – una volta tanto – non doveva rifiutare.

Paolo sollevò Angela dal tavolo, continuando a baciarla sul collo. Estrasse il cazzo dal culo di Angela, prestando attenzione a non far colare lo sperma verso il basso. Andarono a far la doccia.

Paolo chiese: "Cosa ti è piaciuto di più? Che t’ha convinto?"

E Angela rispose, continuando ad insaponarsi, e ad insaponare anche lui: "Te l’ho detto: "Curiosità"! Non ci credi?"

Paolo non ci credeva. Per lui, l’aveva fatto con amore… ma preferì non ribattere.

Dopo la doccia, tornarono in cucina.

Il fritto s’era nuovamente "rosolato" un po’ troppo.

"Era proprio destino che non si doveva mangiar pesce, questi giorni!"

"Non fa nulla" rispose Paolo con filosofia "L’olio, certo, non è andato sprecato!"

Angela sorrise maliziosamente. Era un po’ stanca. Quindi reclinò il capo sul petto di Paolo. L’odore di salsedine era andato via. La pelle emanava un profumo di pulito, di buono, di sano.

Angela si sentiva felice, e basta.

 

 

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