Madama Butterfly

(racconto adulterato da Bokk74)

Madama Butterfly detta ChoChoSan batteva sulla strada che porta al mattatoio.

Alcune macchine correvano per le strade buie. Altre si fermavano furtivamente e altrettanto furtivamente partivano rischiando incidenti, sotto la luna pallida. L’odore dell’asfalto bagnato pungeva il naso; nelle orecchie stridevano rumori della notte squallida. Gemiti fittizi e improperi. Brandeggianti fari. Papponi. Porchettari.

Passa la polizia. Controlla tutto, poi va via.

ChoChoSan ride.

Si avvicina una ‘collega’. Le porta un cellulare. Squilla.

"Sì"

"E’ tornato Pinkerton. Pinkerton è qua."

ChoChoSan lascia la strada.

Una macchina per poco non la investe e non ci bada. Che vuole quel suo vecchio amore?

La porterà lontana da quel posto infame?

Entra in casa. Pinkerton aspetta seduto sul divano. Fuma piano un sigaro. Gli occhi gli brillano di nostalgia, quando vede ChoChoSan sulla porta.

"Madama, ti aspettavo".

"Quanto tempo ho atteso che tornassi."

Ma non si alza dal divano. Continua a fumare lentamente, piano.

ChoChoSan si sposta i capelli. Attaccati alla fronte, un po’ di sudore. L’odore del sigaro si spande per casa.

"Dov’è la bambina?"

"Madama, ascolta... Ho una moglie lontana. Lei non fa la puttana. Crescerò con lei la mia piccolina. Avrà una vita migliore di questa che vedo. Le scuole più belle, un avvenire sicuro. Un padre e una madre, un vero futuro. Se l’ami, perdona. Se l’ami, capisci. Non è questa di certo la vita per lei."

"Capisco, amor mio. Quanto t’ho atteso. Quel filo di fumo adesso è arrivato. L’ho respirato nei sogni lontani. Un sogno che muore. E questo odore adesso fa male."

"Non far l’egoista. Alla bambina, tu devi pensare!"

"Ed io cosa faccio?"

"Eccoti i soldi. Non sono per lei. Non voglio comprare, ma sol compensare. Una buona madre è quella che sa rinunciarvi pel bene del figlio."

"Ma questo consiglio per te non valeva, quando a suo tempo ci hai abbandonato?"

"Ma sono tornato!"

"A rubarmi la vita?"

"Ma Pel suo bene."

"Ma ora dov’è?"

"Di là, a dormire."

"Vorrei almeno poterla salutare"

"Va pure, Madama."

ChoChoSan barcolla verso la cucina. Il pensile trema. Afferra un coltello.

La bambina sorride. Una carezza sul viso d’amore infinito, febbricitante.

Nel sonno la bimba si sveglia, sorride un pochino, stropicciandosi gli occhi.

Chochosan l’abbraccia e dice d’un fiato:

"Quante bene ti voglio, tesoro..."

"Mamma, lo so... Mamma, che fai?"

"Io piango, non vedi?"

"Tu Piangi? Perché?"

"Io piango per te. Tu devi andar via. Lontano da me."

"Tu vieni con me?"

Silenzio. La notte si sente svanire. Le luci dell’alba.

"No amore, non posso."

"Allora non voglio"

"Ma devi, tesoro!"

Il coltello già brilla di luce sinistra. Si annebbia la vista di lacrime amare. Il tempo ora scorre, e senza riposo.

D’un tratto qualcosa si muove nel seno.

"Mamma che hai? Non stringermi forte..."

"Scusa tesoro. La mamma è un po’ triste, ma passerà..."

ChoChoSan afferra il coltello.

Dice alla bimba, con tono velato:

"La mamma ti ama. Tu resta un po’ qua..."

ChoChoSan sulla porta, stringe il coltello.

Pinkerton fuma. Immagina palme, la moglie e la figlia nell’unico abbraccio d’una famiglia. Ripensa al mare, al sole, alla spiaggia.

Pinkerton chiede: "Madama, la bimba, allora, dov’è?"

"Amore lontano, la bimba è di là... Lei non deve sapere, né sapere dovrà!"

"Di questo, parola, mai nulla saprà..."

Madama sussurra: "Mai nulla saprà che proprio la mamma le ha ucciso il papà!"

 

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