Tradimento!

 

 

Bella. Per esser bella, era bella.

Si poteva farne una questione soggettiva, ma fino ad un certo punto.

Franco Barotti guardava quella sua stupenda creatura – collega d’ufficio – non con l’occhio languidamente laido del viscido, ma con quello dello smaliziato uomo di mondo. Difatti, proprio perché mai s’era sognato – si fa per dire – la dolce Elisa Scuzzi, lei si sentì quasi in obbligo di farne il suo confidente.

Divennero amici. Amici per davvero.

Barotti Franco, sensibile padre di famiglia, non aveva figli, ma aveva moglie. Una moglie che amava con l’anima, come se fosse stato tutto il bene del mondo concentrato in una sola persona. Era dunque un piccolo borghese. Né più, né meno. La cosa più assurda è che n’era felice, immensamente felice; questo terrorizzava tutti. Come si potesse amare tanto una moglie, era un fatto che scandalizzava.

Scuzzi Elisa, viceversa, aveva tutti altri pensieri. Più giovane di lui di vent’anni, coscia lunga, paraurti anteriore e posteriore prominenti, provocanti, procaci, pro-tutto, insomma, amava solo essere amata.

Come ogni passionaria, direbbe il poeta (quale, precisamente, non si sa, ma c’è), non badava al tipo d’uomo, ma all’uomo, e, specificatamente, ad una zona situata solitamente nei pantaloni, che spesso, quando si esce con una bella donna, è gonfio, e – alla fine della serata –è sgonfio; sì, è quello: il portafogli.

Naturalmente, il portafogli, gli uomini, non lo portano solo nei pantaloni, ma anche nella tasca anteriore della giacca, vicino al cuore. Così, la ragazza, bramava tanto gli uomini anche per il loro gran cuore. Ma, si sa, gli uomini – o, almeno, certi uomini – approfittano di tali ingenue ragazze che ancora credono nel Principe Azzurro, e poi, malvagiamente, le abbandonano. Quando, invece, il Principe Azzurro diventava Principe Rosso (leggi "conto in banca") ed egli non aveva l’accortezza di capire da sé che era ora che lasciasse la meschina libera, perché altrimenti lei, senza la sua libertà, sarebbe morta soffocata – come una povera rondinella tra le mani troppo affettuose di un bimbo –, era la ragazza (troppo sensibile a veder il suo principe nella miseria) a lasciarlo solo.

Ma era solo per evitargli lo strazio di doversi umiliare con la sua bella, non potendosi più permettere di amarla come doveva.

Questo era il destino di Scuzzi Elisa, di anni 27, con gli uomini. Tradita, vilipesa, beffeggiata.

Con le lagrime agli occhi, poi, andava a lamentarsi dal paziente, buono e caro Barotti Franco, di anni 49 (quasi mezzo secolo). Uomo, ma onesto! Sposato, ma fedele!

Che strano mostro, in verità, pensava Elisa.

Come ogni mostro che si rispetti, riuscì ad intrigare la giovane donna

Franco, in ufficio, la salutava sempre con un paterno sorriso. Gli piaceva, perché la giovinezza piace sempre.

Amare, però, la moglie era l’unica!

Pochi sapevano l’agghiacciante verità: la moglie, invero, amava del pari il marito!

Che assurdità!…

La segretaria di produzione, Biolcati Anna Franca, vedova Pistotti, di anni 54, aveva – oltre il nome – anche la faccia che pareva siffatta per una lapide di cimitero di paese.

Ogni storia che si rispetti ha sempre il paraninfo (termine che, nonostante la fonica ascendenza "mitologica", significa semplicemente "ruffiano"). In questa storia, il ruolo della Biolcati vedova Pistotti fu essenzialmente quello di ordinare un lavoro di équipe ad Elisa e Franco. Contribuì così, inevitabilmente, all’avvicinamento dei due.

Parlottando del più e del meno, i due conobbero i rispettivi problemi: amori e cuori (leggi "portafogli") infranti, per la ragazza, e desideri di paternità frustrati, ma non abbandonati, per l’uomo, divennero ben presto i loro argomenti extra lavorativi preferiti.

Poiché i desideri di paternità si perseguono in un modo assai comune (e piacevole) tra i mammiferi, e le questioni di amore si risolvono molto spesso nello stesso modo, l’intimità tra i due, in fretta, scivolò su un binario proibito… ma interessante.

Scuzzi Elisa, maturità tecnica, un anno pieno di università alle spalle (e nessun esame), confidò al tenero Franco che gli uomini l’avevano sempre delusa. Che non sapeva scegliere. Che gli uomini erano sempre mentitori. Che erano egoisti. Che i giovani non sapevano amare, troppo infantili e viziati.

Barotti Franco, geometra – mezzo architetto (nel senso che aveva totalizzato la metà degli esami) – ascoltava paziente, come se fosse stata figlia sua, e pensava alla moglie.

Sulla scia scura di quelle confidenze sempre meno innocenti, Elisa, notando l’indifferenza benevola del suo confessore e pigmalione, sentì in cuor suo – e in altre parti anatomicamente più sensibili – il sincero dovere di ricambiarlo. L’uomo, di natura fedele, ma onestamente cretino, provò sulla sua bocca il sapore di una giovinezza perduta, e forse mai così intensamente assaporata.

Un bacio non sempre è colpa sufficiente, per alcuni, per cui i due si sentirono in obbligo di completare il fallo.

Erano anni – in quel momento gli erano parsi persino secoli – che, a Barotti Franco non sembrava di sentirsi tanto desiderato, così – soprattutto – <<sessualmente>> attivo.

Purtroppo, però, ad un corpo, di solito, è data in dotazione anche un anima, per cui, presto, l’uomo cominciò a sentire il gusto dolceamaro del senso di colpa.

La moglie, gli anni di fedeltà. La facilità con cui lui era caduto nel tranello dei sensi…

La ragazza in quel preciso istante pensò: "È meglio il letto, per fare queste cose…"

Tornato a casa, l’uomo ridiventò marito.

Paola, la moglie, lo aspettava, rassettando la cucina, o guardando telenovelas… ha poca importanza, poiché Franco stesso, egoisticamente preso dai suoi tardivi problemi di coscienza, non se ne avvide.

Il tarlo camminava, serpeggiava, strisciava, avanzava… com’era facile cadere nel tranello del tradimento. Quanto fragile fosse natura umana.

Non era lui, però, Franco Barotti, ad aver tradito. Molti lo facevano senza rimorso. Lui no! Amava la moglie. Aveva tradito. Quindi, se lui era come tutti gli altri, tutti tradivano. Sua moglie era forse migliore di lui? Sua moglie, cioè, la sua adorata Paola, sempre sola a casa…

Sola?…

Non proprio giovane, ma neppure così vecchia, poi, senza figli.

"Bentornato, pallottino mio." disse Paola (e non ridete forte: è un soprannome meno idiota di tanti…)

"Ciao, tesoro…" e non ce la fece, non se la sentì, di chiamarla "frugoletta", come solito, che gli pareva il fiato morto in gola. Come se qualcosa di impuro, maligno e inarrestabile si fosse interposto tra loro quel giorno…

Tutto, però, filò liscio. Chiacchiere… solite chiacchiere che Franco, nell’anima, contava come macigni.

Insomma, per farla breve, il rimorso gli rodeva l’anima come un castoro; doveva porre rimedio. Se la moglie lo avesse saputo? Non da lui, da altre? Si sa che le donne amano vantarsi… un po’ come gli uomini, ma più furbe. Restò fermo nel suo proposito di non rivelare l’arcano. Invece una sera, assolti i coniugali doveri, con il corpo più leggero e l’anima sempre più pesante, cedette alla tentazione della verità.

La donna, dal canto suo, disse: "Non me l’aspettavo…"

E tacque.

Barotti s’attendeva l’ira di Dio Biblico, quello che ammazzava i popoli che gli erano un po’ antipatici, per intenderci. Viceversa, la moglie non lasciò cadere neanche una stilla di pianto.

Barotti penso subito: "M’ha tradito anche lei!…"

Si sentì umiliato e offeso nel suo onore, e finalmente, dopo giorni, sollevato.

Lo tranquillizzava pensare di non essere inferiore alla moglie. Alla quale, oramai convinto della propria infallibilità, non risparmiò la battutina.

"Ma chi ti ha tradito?" Diss’ella.

"Perché sei così dannatamente tranquilla allora?!" Sbottò Franco Barotti, che si sentì pertanto oltraggiato dal contegno della moglie! Dove s’era mai vista una moglie che non fa una piega alle scappatelle del marito!

Come s’era permessa, lei, a non tradirlo mai?…

Il Barotti questo poi proprio non se lo spiegava.

Passarono giorni d’inferno, per il Barotti, certo.

Quella moglie pareva tranquilla sul suo sofà, mentre il marito se la spassava con le ragazzine…

E allora, che fare?

Il Barotti era indignato dalla serafica calma della gentil consorte. Lui mai avrebbe reagito così! L’avrebbe subissata di mazzate se lei avesse osato far quello che lui aveva fatto. Invece no, lei, era lì, tranquilla calma beata pacificaaaaahhh!!!

Lo faceva uscire pazzo!

Soluzioni non ce ne erano, purtroppo, che salvassero almeno capra e cavoli, giacché i cavoli avevan di già avvelenato la capra. Si trattava ora di rendere i cavoli salutari, o almeno commestibili.

La signora sapeva già tutto. Tornare indietro nel tempo non si poteva, e poi, forse, avrebbe fatto di nuovo lo stesso. Non è la carne che è debole, è la carne giovane che è forte.

Carne giovane? Pensò il volpone del Barotti Franco, che ebbe l’idea…

Poche settimane dopo, la moglie lo lasciava per l’aitante collega del marito, nonché antica fiamma della cara Elisa Scuzzi. (Si vociferava in giro che avesse avuto una storia anche con la Biolcati Anna Franca, ma eran le solite malelingue).

Come si sentiva bene, ora, Biagiotti Franco.

Lui sì che aveva rispettato il tetto coniugale, mica se ne era andato da casa, lui, con un ragazzino messo nel letto proprio dal consorte.

Finalmente Biagiotti si sentiva bene: s’era lavato la colpa dalla coscienza facendone commettere una maggiore dalla consorte!

"Così impara, quell’ingrata, a non prendere sul serio i tradimenti!" Pensò il Biagiotti tra sé.

 

 

 

 

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