Pier Paolo Pasolini

Le opere

L'autore

Pier Paolo Pasolini

"La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi"

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922; la sua infanzia trascorre in varie città del Veneto e dell'Emilia: proprio a Bologna, infatti, egli compie gli studi liceali e universitari.

Esordisce come poeta nel dialetto materno, quello friulano di Casarsa, luogo dei suoi soggiorni estivi (Poesie a Casarsa, 1942, raccolte con altre in La meglio gioventù, 1954). A Casarsa, dove si ripara nell'estate del 1943 per la guerra, organizza un fascicolo di letteratura dialettale, Il Stroligut (organo dal 1945 dell'Academiuta de lengua furlana), e si batte per l'arricchimento espressivo dei dialetti. Del 1945 è la morte del fratello Guido nel contesto di una faida partigiana. Tra il 1943 e il 1949 Pasolini si cimenta anche con la poesia in lingua (L'usignolo della chiesa cattolica , 1958) e con la prosa (Il sogno di una cosa, 1962) per rievocare le lotte dei contadini friulani.

Cacciato per omosessualità dal Partito Comunista (a cui si era iscritto nel 1947) e dall'insegnamento, si trasferisce con la madre a Roma. Qui scopre il popolo delle periferie e il sottoproletariato urbano. Con un lavoro stilistico che supera le ambizioni del neorealismo contemporaneo, si impegna a ricostruire il romanesco di periferia con Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959). A Roma inoltre si lega d'amicizia con Alberto Moravia e con Elsa Morante. Nel 1955 dà vita, con Francesco Leonetti e Roberto Roversi, alla rivista bolognese "Officina" e sviluppa uno stimolante rapporto critico con la sinistra negli anni dei fatti d'Ungheria. Verso la fine degli anni Cinquanta si dedica all'attività cinematografica, prima come sceneggiatore (firma tra il 1957 e il 1961 undici sceneggiature) e poi come regista (Accattone, 1961, tratto da Una vita violenta; Mamma Roma, 1962). Una riflessione morale sulla società italiana negli anni Cinquanta è sviluppata nelle terzine di memoria pascoliana (su Giovanni Pascoli si era laureato) dei poemetti di Le ceneri di Gramsci (1957) e di La religione del mio tempo (1961), in cui apre una polemica contro il presente che aveva perduto il senso religioso, e poi ancora in Poesia in forma di rosa (1964), con la rievocazione nostalgica di un mondo contadino.

Il percorso più diretto verso il mondo delle cose esterne, Pasolini lo compie attraverso il cinema, prima con un ciclo mitico-psicoanalitico (Il Vangelo secondo Matteo, 1964; Edipo re, 1967; Teorema, 1968, cui è connesso anche un romanzo dallo stesso titolo; Porcile, 1969; Medea, 1970) e poi con la Trilogia della vita (da lui così titolata), costruita sulle tre raccolte di novelle più importanti (Il Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972; Il fiore delle mille e una notte, 1974). L'ultimo film, Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975), apologo sulla violenza distruttrice del potere, è ambientato nella Repubblica sociale di Salò, durante gli ultimi anni del fascismo. Vicini a questo tema sono il suo attacco al Consumismo, al permissivismo e alle nuove forme di potere con la Divina mimesis (1975), sorta di riscrittura dell'Inferno di Dante, e il romanzo postumo Petrolio (1992). Importanti sono i suoi saggi (Passione e ideologia, 1960; Empirismo eretico, 1972; Scritti corsari, 1975; Lettere luterane, postume, 1976), in cui si confronta col proprio tempo in uno spirito di spregiudicata indipendenza e indica, non senza scandalo, le forme del degrado della società.

Pasolini viene ucciso in circostanze non completamente chiare da un "ragazzo di vita" nella notte tra il 1 e il 2 Novembre 1975.