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Umberto
Di Salvatore


VISIONI


Visioni di sangue che imperversano nel mio cervello e da cui non riesco ad uscire. Vorrei dormire stanotte e so che sarebbe meraviglioso se ciò avvenisse. Ho perso il conto delle notti trascorse a fissare le stelle di questo cielo che non accenna a diventare nuvoloso. Almeno la pioggia riuscirebbe a lavare i miei strani pensieri ed io non dovrei combattere con i sogni che circondano la mia realtà. Mi alzo dal letto anche questa mattina, non conosco il perché continuo a lavorare. Vorrei non vedere quelle facce strane che si divertono mentre io muoio al sorgere del sole. Non ricordo quando è iniziato quest’incubo né so se quello che vivo è un incubo. Mi diverte solo il terrore che attanaglia, il volto di chi mi sta vicino quando non riesco a controllare il fenomeno. Lo definisco così e poco per volta sto imparando a conoscerlo e controllarlo o è lui che controlla me? Questa storia forse è iniziata un mese o un anno fa e da allora non riesco più a farne a meno, come se una droga sconosciuta si fosse impossessata del mio corpo.

Arriva anche stanotte, mentre fisso la mia stella preferita con lo sguardo perso nei meandri bui della città. Sento la forza nascere in me e so che tra poco scavalcherò la ringhiera del mio balcone posto al primo piano, per scendere in strada e compiere ciò che il mio padrone mi ordina di fare.

No, non è un padrone è la mia vera anima che si impossessa del mio io più profondo e mi fa compiere le azioni che ho sempre represso. Sento la sua voce che mi indica dove andare ed io la seguo, sapendo che anche stanotte ucciderò un’altra donna. Entro in uno dei tanti locali del quartiere malfamato della città. Qui si può trovare ogni cosa, dalle avventure facili alla droga agli angoli delle strade occupate dalle donne dei magnaccia.

Ne scelgo una con calma, non so se è una di loro o se è semplicemente una donna che ha deciso di vivere delle sensazioni forti in questa notte baciata dalla luna. Mi avvicino e lei mi nota. Le offro da bere e lei accetta. Ho voglia di scopare e prima di dirle il mio nome sento la sua mano che tocca i miei capelli. Ma io non mi accontento e la porto nel bagno. La prendo con foga, più volte. Prima di entrare ho fatto rifornimento di cocaina ed ora il mio sangue scorre veloce e non intende lasciare la sua preda prima di aver assaggiato la sua paura. Affondo le mie unghie nella carne dei suoi glutei e la sento urlare di dolore e di piacere e non mi fermo. Forse ho tirato troppo, ma non deve avere paura, non la ucciderei mai in un luogo pubblico, troppo rischioso ed il mio gioco finirebbe con le sbarre davanti ai miei occhi. Vorrei dirle che è bella, che scopa come nessun’altra che ho incontrato, ma un’altra coppia attira il mio sguardo, lui si sta alzando la cerniera dei pantaloni e lei sta uscendo. È stupenda.

Lo chiamo e lo invito a continuare il mio divertimento. Lui non rifiuta e volentieri prende il mio posto. Mi lavo e dopo un tiro di coca esco dal bagno per ritrovare i suoi occhi.

La cerco disperatamente come se fosse l’ultima spiaggia a cui poter arrivare e finalmente incontro il suo seno. Non è molto grosso, porterà una terza od una quarta scarsa, ma è sodo e si nota che sotto il vestito non indossa altro che quello. Mi avvicino con l’istinto di afferrarne uno, ma mi calmo. La scusa del drink è perduta per questa sera e cerco qualcosa di nuovo. Le offro un tiro in cambio di un regalo della sua bocca. Lei mi sputa in faccia e mi fa nevicare sulla testa almeno un grammo della mia sostanza preferita. Non la lascio stare e seguendola senza scrollarmi i capelli le propongo di tirare dal mio odore. Lei mi guarda e dice che sono pazzo, non riesce a capire il perché uno che ha appena scopato voglia per forza continuare a cacciare ed io, per tutta risposta la porto nel bagno dove il suo partner sta per avere un orgasmo. Lei non capisce il perché, ma l’istinto di bestia si sveglia e riesco a farmi annusare.

Ha un corpo sinuoso ed io non mi trattengo. La lecco dalla punta del naso scendendo giù, senza fermarmi facendole raggiungere un orgasmo incredibile che la fa strillare. Lei ha goduto, ore è il mio turno, la convinco a lasciare quel posto ed a recarci sulla spiaggia poco distante. Lei non crede alle mie parole, mi accusa di essere un pervertito che vuole farla scopare da chissà quanta altra gente, le violenze subite da donne in quel posto sono quasi mitiche in città e si rifiuta di seguirmi, ma io voglio il mio orgasmo.

La afferro per la gola e la caccio giù. Lei cerca di ribellarsi ed io capisco che l’orgasmo già avuto può bastare ed esco la mia arma… un bisturi che da tempo accompagna le mie notti felici. Le stringo i capelli e glieli tiro indietro fino a quando il suo collo chiaro non viene illuminato dalla luna. Allora affondo la lama che recide la sua gola schizzandomi di sangue e nell’istante in cui vengo bagnato sento la passione scemare e lo sperma bagnarmi.

La lascio cadere per terra, nessuno ha udito il suo rantolo e siamo troppo distanti sia dal locale sia dalla spiaggia, perché qualcuno ci possa notare. La trascino sotto il cavalcavia della metropolitana e la ficco dentro ad uno dei tanti bidoni che ho seminato per la città. Il suo corpo viene corroso dall’acido, di lei non resterà nessuna traccia se non quella macchia di sangue che ho sul viso.

Vado in spiaggia e faccio il bagno. So che quell’acqua potrebbe infettarmi, ma ho sempre pensato che sia io ad inquinarla e non lei. Raggiungo la baracca dove ho nascosto dei vestiti da punk stracciati. Nessuno li ha rubati, a chi potrebbero interessare dei vestiti fuori moda se non ai barboni che si sono ormai allontanati da questi luoghi che considerano la loro tomba. Sono state delle prede facili all’inizio, ma era ributtante fare del sesso con loro.

Ritorno al locale, nessuno ha notato nulla ed a nessuno interesserebbe quello che ho fatto. So per certo che lì dentro ci sono altre persone che mi somigliano, anche perché non si spiegherebbe un numero così elevato di persone scomparse.

Offro da bere a quell’uomo che chiamo Martin e lui ride felice della macchia che ho sul volto. Bagna il suo dito nella vodka e lo passa sul mio viso per pulirmi. Non c’è bisogno delle parole tra noi e questo è importante. Forse qualche volta faremo insieme qualcosa, ma stanotte il mio divertimento è concluso e mi sento soddisfatto. Ma forse non è così, due ragazzine si avvicinano, cercano un posto dove dormire. Sono pericolose, scappate di casa per chissà quale motivo e di sicuro segnalate alla polizia. La loro scomparsa non la noterebbe nessuno e sono nuove della città. Guardo il mio amico negli occhi, anche lui ha già avuto la sua preda e non ha intenzione di farsi bruciare da due bambine o da una trappola della polizia. Le mandiamo a cacare e ci chiudiamo nel bagno nel bagno per finirci la coca e farci una sega a vicenda.

Il sole sta per sorgere e raggiunta la città, fermo il taxi che mi ricondurrà a casa. Il cielo è diventato più chiaro e spengo la luce che illumina il mio volto ricoperto dalla schiuma da barba. Finisco di radermi nella penombra e vado in cucina a prepararmi un caffè. Tra circa tre ore ho un importante consiglio di amministrazione e devo essere pronto a rispondere alle domande dei finocchi travestiti da pinguini.

Ce la farò, come sempre, anche se so che quando illustrerò la mia relazione, rimpiangerò i momenti di sangue che hanno macchiato il mio vestito da 1.000 dollari.


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