Sviluppo personale










Si è invero tentato di uscire dalla circolarità apodittica di discorsi lapalissiani adottando il concetto di sviluppo personale che denomina, insieme, l'obiettivo, il processo e il risultato dell'azione "autenticamente" formativa( Petrini, 1985). La fortuna goduta da questa categoria in campo educativo deriva dall'assioma "neotenico" cui si ricollega: l'uomo è animale incompiuto, perfettibile, migliorabile proprio in virtù di quelle facoltà "razionali" che lo distinguono dagli animali. Da ciò la particolare considerazione che il carattere soggettivo assume, sia sul piano emotivo che su quello storico-sociale-razionale, nel definire il potenziale umano come orizzonte di sviluppo trascendente i limiti dell'umano: un orizzonte insieme biologico, psicologico, antropologico o etico. La categoria dello sviluppo personale ha insomma una valenza normativa che separa il potenziale educabile di ciascun individuo da scenari sia funzionalistici( in quanto prevaricanti la libera scelta e il libero dispiegamento del soggetto) sia particolaristici( in nome della globalità e della unicità dell'esperienza umana) contro le divisioni che l'organizzazione del lavoro o l'economia del mercato inducono.
Lo sviluppo personale di ciascuno rappresenterebbe così un orizzonte trascendentale che permane come possibilità aperta nonostante le torsioni cui l'evento formativo viene sottoposto istituzionalmente e che insieme condiziona lo svolgimento stesso dei prodotti formativi. Sì che lo sviluppo personale diviene il coronamento delle abilità nella loro "ratio" formativa come saper essere, saper scegliere, saper divenire; o ancora come autoconsapevolezza, ricerca, coscientizzazione, autoorganizzazione. Lo sviluppo personale diviene la funzione di personalizzazione dell'appreso, e si configura così come l'indicatore per eccellenza del "tasso di educabilità" presente nelle varie pratiche formative. Funziona da descrittore anche dell'itinerario o del processo che porta i soggetti ad integrare nell'evento apprenditivo ciò che nelle molteplici esperienze quotidiane viene da essi elaborato. L'aggettivo personale assume inoltre nei discorsi sull'educazione una connotazione specifica rinviando ad una concezione personologica, personalista e sociale dell'evento apprenditivo, a seconda dell'orizzonte valoriale del parlante.
Al di là e dopo le curvature politico-emancipative o ideologiche a cui il concetto di sviluppo personale è stato sottoposto, la riscoperta dello stretto collegamento del concetto di sviluppo con quello di bisogno ha indotto una crescente declinazione della categorie in direzione della creatività dei singoli o dei gruppi. Il che appare abbastanza comprensibile ove si pensi sia alla dimensione epocale assunta dalla tecnica come dominio e come pianificazione del "mondo della vita", sia alle spinte di massificazione e di frammentazione istituzionale indotte dall'evoluzione storica del mondo contemporaneo.
Con ciò la qualificazione degli apprendimenti in termini di sviluppo personale coglie certo una delle sfide del mondo contemporaneo: quella dei soggetti contro le pressioni organizzative e culturali del sistema sociale. Ma al tempo stesso ne introietta tutte le debolezze e le ingenuità legate al disvelamento critico della finitudine del soggetto da parte del pensiero contemporaneo. Se l'assunzione della categoria di sviluppo personale può far sperare di ritrovare , per via metaforica, una riconciliazione tra le categorie di prodotto e quella di processo in educazione, il suo incardinamento nella dimensione fenomenologica del soggetto, e dunque nella tematica della coscienza, produce una contraddizione ancora più grande: lo sviluppo personale in quanto tale rimette in discussione - con ogni evidenza nel corso del suo divenire- ogni intenzione e ogni pretesa di considerare le acquisizioni del soggetto medesimo, e la sua dislocazione nel mondo per opera propria, come un atto originario, fondativo e fondante, insomma un atto autonomo in senso proprio. L'essere-auto-educante dell'uomo vacilla così assieme all'essere-coscienza che l'ha reso possibile.
Soggetto, prodotto, processo sono dunque termini di difficile declinazione congiunta: non poggiano su elementi teorici conclusivi e tanto meno consentono di risolvere le numerose aporie che accompagnano tanto una concezione produttivista dell'istruzione quanto una concezione banalmente umanistica dell'educazione. Non è più consentito oscillare banalmente tra tali antipodi, e la pedagogia accademica deve impegnarsi a superare il "deserto dei tartari" in cui caccia gli insegnanti, ogni qualvolta nell'offrirgli una "moda" educativa li conserva nella sua stessa povertà teorica.(U.M.)







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