Comunicazione formativa










La riduzione della F a tecnologia didattica (o alle didattiche speciali) pur con tutti i raffinamenti possibili, dall'attivismo alla cognitive science, non ha solo trascurato le dinamiche relazionali, inconsce (cfr. Postic, 1984) dell'esperienza formativa, ma ne ha anche relativizzato la struttura comunicativa. Come ha segnalato Demetrio (1986), anche il discorso sulla F non ha potuto sottrarsi alla suggestione dei modelli comunicazionali. In campo pedagogico, il lessico della comunicazione e della sua area di studi é di inserzione relativamente recente, ma ha avuto rapida fortuna (non senza parecchie approssimazioni).
Nella sua ricostruzione per l'area della F di adulti, Demetrio mette in luce la nozione di "azione comunicativa" e la lettura della F come "sistema di azioni comunicative" (cit.,,pp 141-153). Esse possono arricchire l'interpretazione della F in termini di descrivibilità e comparabilità, migliorandone il "lavoro". In particolare, ciò che viene ripreso non é solo la struttura dei flussi comunicativi, ma anche l'elemento regolativo, come ciò che dà senso all'azione formativa stessa e ne declina il carattere intenzionale (che vale per tutti i soggetti in gioco). Proprio tale possibilità di "regolazione", come decisione dei vari soggetti, permette al contesto comunicativo apertosi di non "chiudersi", di non semplificarsi troppo, ridefinendo continuamente le possibilità degli attori. La lettura della F come comunicazione (o azione comunicativa) è oggi uno dei modelli più usati, ma non é privo di difficoltà. Infatti la F vista come comunicazione, al di là degli approcci di riferimento (linguistico, transazionale, pragmatico, ...) rischia di sottovalutare il "sommerso" dell'esperienza formativa (la sua opacità, i suoi conflitti, le sue asimmetrie) o di prescindere dalle determinanti contestuali e istituzionali che "vincolano" il suo prodursi.(U.M.).







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