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LA SCIENZA FILOSOFICA

 

ORIGINE E NATU RA DELLA SCIENZA FILOSOFICA

...fu la meraviglia a dar origine alla filosofia; ed è perciò che il filosofo, in certo modo, è un filomita (1), un amatore di racconti favolosi, com'è proprio dei poeti. Ond'è che i primi che trattaron dell'origine delle cose quasi a mo' di favole, furon detti poeti teologizzanti, come Perseo (2) e cert'altri che furono i sette sapienti (3).

La ragione per cui il filosofo è assomigliato al poeta, è che entrambi attendono a cose meravigliose. Le favole, infatti, di cui trattano i poeti, hanno per oggetto qualcosa di ammirabile. Ed anche i filosofi furon mossi a filosofare dalla meraviglia. E giacché la meraviglia nasce dall'ignoranza, è chiaro che si mossero a filosofare per fugare l'ignoranza.

Quindi appare che « tennero dietro alla scienza », cioè metodicamente ricercarono, solo per conoscere e non in vista di qualche « uso », cioè utilità.

Notevole è poi che il nome usato in un primo tempo di sapienza, si trasporta ora alla filosofia: e i due nomi sono presi promiscuamente. Gli antichi cultori della sapienza si chiamavano sofisti (4) o sapienti, ma Pitagora, interrogato su quello che si riteneva, non volle, come i suoi antecessori, appellarsi sapiente, perché questo gli sembrava presunzione, ma si chiamò filosofo, cioè amante della sapienza. D'allora, il nome di sapiente fu mutato in quello di filosofo, e il nome di sapienza in quello di filosofia. Nome che torna anche, in certo modo, a proposito. Amante infatti della sapienza è chi la cerca non per altro, ma per sé stessa : poiché, chi domanda in vista di altro, ama più quest'altro che ciò che domanda.

La filosofia non fu cercata in vista di qualche utile, ma per la scienza filosofica in sé stessa. Giacché tale sapienza si cominciò la prima volta a cercarla quando gli uomini ebbero quasi tutto il necessario alla vita, ed ebbero quanto occorreva alla « distensione », cioè a quella piacevolezza, che consiste in una certa tranquillità di vita; ed ebbero anche il necessario all'erudizione, come le scienze logiche, che non sono fine a sé stesse, ma servono alle altre arti (5). Onde è manifesto che la filosofia, cercata quando tutto il resto già si possedeva, non la si domandò per un bisogno diverso da sé stessa, ma per sé medesima.

(In XII libros Metaphysicorum, lib. I, lect. 3, passim)

 

II - DIGNITÀ ED ECCELLENZA DELLA SCIENZA FILOSOFICA

La filosofia è una scienza libera, non umana, e degna di tutti gli onori come nessun'altra scienza.   Scienza libera. Libero si dice propriamente l'uomo che non serve ad altri, ma dispone di sé. Gli schiavi infatti sono proprietà dei padroni, e lavorano per i padroni, e quanto acquistano lo acquistano per essi. Liberi invece sono gli uomini indipendenti, che acquistano ed operano per sé stessi. Ma solo la filosofia è scienza fine a sé stessa; dunque, essa sola è libera fra le altre scienze. ... le altre arti, destinate a procurare un utile o ad esercitare un'attività, si dicono meccaniche o servili.

In un secondo senso la filosofia è libera : perché investiga le ragioni supreme delle cose, tra cui la causa finale... Onde bisogna che questa scienza studi l’ultimo e universale scopo di tutte le cose. E quindi le altre scienze sono ordinate alla filosofia come al loro fine; la sola filosofia invece è fatta massimamente per sé stessa (6). Ed è una scienza non umana.

  Una scienza, infatti, massimamente libera non può esistere come possesso di una natura che, sotto molti riguardi, è ministra e serva. Ora, la natura umana in molte cose è serva..., per quanto, sotto parecchi aspetti, è soggetta al bisogno. Onde a volte tralascia quel ch'è da cercare per sé stesso, per ciò che è necessario alla vita. Scienza poi sopra tutte onorevole è la filosofia per la seguente ragione. Quella scienza è sopra tutte onorevole, che è massimamente divina... Ma tale è la filosofia. Dunque è onorevolissima.

Infatti, una scienza si dice divina o perché appartiene a Dio, o perché tratta di cose divine. Ora, è manifesto che la filosofia ha l’uno e l'altro bene, giacché tratta delle prime cause e dei primi princìpi. Ma Dio si concepisce da tutti come causa e principio delle cose. Perciò, una scienza siffatta che tratti di Dio e delle cause supreme, o appartiene a Dio solo o, se non a Dio solo, Dio tuttavia la possiede in sommo grado. La possiede soltanto Dio nella sua perfetta comprensione; la possiede sopratutto Dio, in quanto, a suo modo, anche l'uomo ce l'ha, ma non in proprio, bensì come un prestito fattogli da Dio. Dunque, tutte le altre scienze sono necessarie più della filosofia a qualche utile pratico della vita; ma meno invece della filosofia si studiano per sé stesse. Nessuna però può stare accanto, in dignità, alla filosofia.

(In XII libros Metaphysicorum, lib. I, lect. 3, passim)

 

NOTE

(1) Nel testo: philomythes, termine greco composto, che tradotto alla lettera significa amatore di miti.

(2) Perseo: filosofo greco (III sec. a.C.), scolaro di Zenone di Cizio, fu tra i rappresentanti della scuola stoica.

(3) I sette sapienti; sono filosofi greci del VI sec. a. C., rappresentanti, secondo la leggenda, della sapienza popolare. Nel Protagora Platone ne fa il nome come segno: Solone, Biante, Pittaco, Milone, Talete, Periandro, Cleobulo.

(4) Sofista: significava originariamente e propriamente saggio, sapiente. II senso deteriore di capzioso ingannatore venne al termine in seguito, per l'abuso che del sapere, con una dialettica e una retorica sibilline, fecero i noti filosofi della metà circa del sec. V a.C.

(5) Arti: qui nel senso medievale di arti liberali o discipline dello spirito, opposte ad arti meccaniche o servili (servili perché generalmente esercitate dagli schiavi — in latino: servi —).

(6) Le scienze, come noi oggi le intendiamo, ci danno la ragione prossima dei fenomeni e mirano per lo più a creare dei mezzi per il dominio e lo sfruttamento pratico della natura (prassi). La filosofia invece mira alle ragioni supreme di tutto, e ad appagare il desiderio di conoscenza quanto più possibile universale e profonda in sé stessa (teoresi o contemplazione pura, disinteressata della verità). Il medico saprà la causa prossima di un raffreddore e conoscerà anche il rimedio per curarlo. E basta. — II filosofo invece ricerca il perché ultimo dei mali — anche fisici — che affliggono l'umanità (problema universale del dolore); e si domanda se essi abbiano un senso, uno scopo supremo razionale.