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al Sito di Cassino 2000

16 settembre 2001 

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Bonificare il nostro pianeta: estirpare subito il terrorismo
di Floriana Ciccodicola
 

Nessuno escluso! Questo possiamo dire guardando sgomenti il crollo delle Twin Towers di New York e di una ala del Pen-tagono, provocata dall'impatto con tre Boeing aerei trasformati da terroristi kamikaze in micidiali missili e dalle notizie dello schianto di un altro Boeing presso Pittsburg in Pensylvania. In queste ore convulse oltre alla catastrofe cui assistevamo in diretta giungeva voce di altre notizie, di altre catastrofi, dirottamenti che ci immergevano sempre di più nella tragedia, che non si presentava più solo americana, ma mondiale, tanto che subito si sono attivati procedimenti di sicurezza in molte capitali e città del mondo. Enorme è stato lo shock per tutti, per le migliaia di vittime e per le decine di migliaia di feriti che si ipotizzavano vi fossero state e che nessuno osava contare, nemmeno il sindaco di New York, l'italo-americano Giuliani riusciva a quantificare. L'atmosfera si è incupita ancora di più quando Bush si è presentato davanti alle telecamere dove ha pronunciato un laconico quanto inefficace discorso che non ha riassicurato nessuno, nonostante la coreografia, il presidente era, infatti, attorniato da donne e bambini. Bush dopo aver parlato alla nazione "fugge", come ci dicono gli speakers delle diverse reti televisive, va nel Nebraska e poi torna in serata a Washington, aumentando la tensione di tutti, perché questo gesto ci fa paventare la possibilità di un'altra imminente tragedia e ci fa capire il disorientamento in cui sono ormai caduti i vertici della sicurezza e della politica americana. L'America si è presentata ai nostri occhi come qualsiasi altro pae-se occidentale: vulnerabile al terrorismo, come un gigante dai piedi di argilla. Questa nazione che ha dato l'opportunità a mi-lioni di emigranti dei più diversi paesi di poter vi-vere una vita più dignitosa. Non si riesce a spiegare la fragilità del sistema e degli apparati della sicurezza statunitensi e della sua classe politica. Le due torri simbolo dell'opulenza americana rappresentavano una sfi-da troppo grossa per i terroristi. Il mondo occidentale è sconvolto dagli avvenimenti. L'Occidente che finora ha permesso che si continuassero a svolgere, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, guerre fratricide in molte parti del mondo ed è rimasto atterrito quando sono stati coinvolti i paesi balcanici, non era più stato teatro di azioni di guerra. Per il terrorismo non vi sono confini. Noi italiani lo sappiamo bene. Per la prima volta nella storia gli Stati Uniti sono stati colpiti. Ciò ha seminato terrore e panico tra una popolazione che non si aspettava di essere attaccata sul suo territorio, pur se negli anni precedenti ha dovuto fare i conti con attacchi terroristici. Quello dell'11 settembre, però, non è forse scrivibile nella categoria degli attentati, poiché si tratta di una vera azione di guerra, come ha affermato lo stesso presidente, tanto che si è parlato di una seconda Pearl Harbor americana, ma in quel caso c'è una nazione a cui attribuire il fatto, che forse si deve ascrivere a un sistema che si serve molte volte degli stessi canali per sconfiggere i nemici. L'effetto di quanto è accaduto resterà impresso per molto tempo nell'immaginario collettivo degli statunitensi, come degli abitanti di molte nazioni del mondo. Tutti riteniamo che chi ha saputo organizzare quest'operazione è in grado di ripeterla in qualsiasi parte del mondo, per questo il panico ha coinvolto tutti gli stati occidentali. E' stato un attacco per provocare migliaia di morti. Nel territorio di New York la ferita perdurerà per molto tempo, per l'assenza delle due torri, per lo squarcio che si è determinato nel suo paesaggio urbano. Adesso le polemiche americane sullo scudo spaziale ci fanno un po' sorridere, perché terroristi poco armati, almeno sembra, ma determinati hanno causato una catastrofe apocalittica. E' stato un evento imprevedibile e di una drammaticità incommensurabile, come lo saranno le conseguenze e le decisioni che saranno pre-se dal governo americano. L'America ha ricevuto la solidarietà di molti paesi, che hanno condannato fermamente l'attentato e molte nazioni si sono messe a disposizione degli Stati Uniti, soprattutto, quelle che fanno parte dell'Alleanza atlantica. L'attentato, pe-rò, produce, oltre a mi-gliaia di vittime, una conseguenza ben più grave perché crolla il mito dell'America, di una na-zione che da sempre si è assunto il compito di essere il "gendarme del mondo", come ci hanno proposto i mass-media e tutta una certa letteratura e non in ultimo la produzione cinematografica. Non solo sono stati colpite le Twin Towers di New York, il Pentagono, ma una grave falla si è aperta nel nostro immaginario collettivo sulla invincibilità degli Stati uniti d'America. Un mito sorto fin dall'indomani della sua scoperta, come leggiamo nei diari di bordo di Cristoforo Colombo giunto nelle Antille dove afferma di aver ritrovato il paradiso perduto.

E questo mito è proseguito poi con i nostri emigranti, con i rifugiati politici con la letteratura. La letteratura italiana ha sempre guardato con interesse all'America, si pensi alle traduzioni di Pavese e Vittorini che hanno accresciuto questo mito americano. Si deve esprimere il nostro cordoglio per le vittime, condannare il terrorismo, ma anche ripensarlo, bisogna bonificare il terreno dal quale sorge il terrorismo e trova mezzi necessari per sostenersi.