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al Sito di Cassino 2000

16 settembre 2001 

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Gaeta Scudo Rosso nei siti occupati dalla comunità statunitense
di Lino Strabella
Chi ha voluto colpire l'America questa volta è riuscito nell'intento. Gli attentati dell'11 settembre sono fonte di preoccupazione per il mondo intero, in particolare per i paesi ove insistono basi NA-TO. Il golfo di Gaeta, spesso citato dalle cronache per la presenza degli impianti statunitensi sempre nel mirino degli attentatori, in questo caso è più che mai in allerta. La presenza in Gaeta del comando del-la Sesta Flotta USA, del-la base logistica al molo S. Antonio, delle strutture operative su Monte Orlando, ove lavora la maggior parte dei membri della comunità americana presente a Gaeta; a tutto ciò bisogna ag-giungere le strutture scolastiche e ricreative della zona di Calegna, i vari locali della città frequentati prevalentemente dagli americani e le loro abitazioni, fanno si che Gaeta possa essere iscritta negli elenchi delle zone a rischio attentati. Vediamo in particolare cosa è successo immediatamente dopo il primo attentato ad una delle torri ge-melle. I cancelli di tutte le zone Militari americane sono stati chiusi in modo impeccabile, un enorme spiegamento di forze sia italiane che americane hanno presidiato i varchi di accesso. Per gli stessi statunitensi che erano autorizzati ad attraversare quei varchi tutti i giorni, i controlli sono smisurati, le auto sono sistematicamente aperte e controllate con apparecchiature elettroniche, così come avviene per le persone e i bagagli. Il lungomare Caboto, nella zona vicina all'area portuale NA-TO, è stato immediatamente fatto sgombrare e numerose auto in sosta sono state rimosse con carri traino. Il braccio di mare antistante il molo S. Antonio è stato interdetto alla navigazione e impegnate nella difesa diverse imbarcazioni delle forze dell'ordine.

Sono stati richiamati nelle basi oltre 2000 uomini stanziati tra Gaeta, Formia, Itri e Scauri, compreso l'ammiraglio della Sesta Flotta che si apprestava, proprio in questi giorni, ad organizzare una festa per l'addio a Gaeta in quanto promosso ad un ruolo superiore. Gli abbracci dei familiari die marines non erano i saluti che di solito era possibile vedere fuori il molo S. Antonio, c'era un'aria di tensione mai vista, il clima di insicurezza dei militari e dei familiari mostrava praticamente scene di addio precedenti un'andata in guerra. La mattina del-l'11 settembre era già presente nel porto la nave da guerra "La Salle", mentre l'imbarcazione appoggio "Emory S. Land" giungeva. Non appena ultimate le procedure di attracco, gli oltre 1.000 occupanti della nave sono stati lasciati liberi di uscire dalla base; nel primo pomeriggio sono stati colti da sgomento ve-dendo le televisioni nei luoghi da loro frequentati che trasmettevano le prime immagini dell'immane sciagura. Attoniti hanno fatto ritorno in gran fretta nell'area portuale, quasi per essere maggiormente sicuri lasciando dietro di loro un ambiente che poteva non essere sicuro.

In gran fretta si sono organizzate le operazioni per la partenza, per allontanare dal porto un enorme obiettivo quale è la grossa nave officina, poco dopo le 19 è giunta sul molo S. Antonio un enorme carro gru per accelerare le operazioni di carico e scarico a bordo della nave, sono stati attivati con urgenza i rimorchiatori che intorno alle 20.00 hanno permesso alla "Emory S. Land" di abbandonare le acque del golfo di Gaeta. Anche l'imbarcazione "La Salle", purtroppo in avaria, si sta-va organizzando per la-sciare Gaeta, sono state espletate operazioni di emergenza che sono du-rate fino alle 12.00 del giorno successivo e an-che la nave ammiraglia ha lasciato Gaeta per rendere meno appetibile verso gli attentati la città pur continuando a coordinare le oltre 15 im-barcazioni da guerra di propria pertinenza presenti nel Mediter-raneo.

Lo sgomento, la paura di eventuali at-tentati è sempre alta, non è facile riuscire a parlare con militari, anche perché è praticamente impossibile giungere ai varchi presidiati. Per quel che ri-guarda i civili il nemico ormai potrebbe essere chiunque quindi la diffidenza anche verso gli italiani è tanta. Il processo di integrazione che si sta attuando da tempo in Gaeta (la partecipazione di americani a manifestazioni italiane e viceversa) il pomeriggio dell'11 settembre ha subito di certo una battuta di arresto, e chissà quando sarà possibile riaprire un dialogo con la comunità americana.

Il problema di possibili ripercussioni è molto sentito anche nel sud pontino: in particolare a Gaeta. È vero che dal giorno della chiusura dell'Ambasciata Americana a Roma, vige lo stato di massima allerta, ma è anche vero che nelle strutture USA di Gaeta, l'aumento della sicurezza è iniziato già dal 20 dicembre, più di 15 giorni prima della notizia dei kamikaze islamici a Roma.

In questi giorni, nelle strade di Gaeta la sorveglianza dei possibili obiettivi è continua, di giorno e soprattutto di notte, la cosa che maggiormente si sta vedendo nelle strade è la scorta agli scuolabus statunitensi da parte dei Carabinieri.

Abbiamo incontrato alcuni militati di leva della Marina Militare che fanno servizio al molo S. Antonio: riusciamo a sapere che effettivamente l'allerta era già iniziata il 20 dicembre, sulla nave La Salle da allora vi sono fissi 8 militari americani armati fino ai denti che controllano i ponti; all'inizio del molo sono stati realizzati una serie di muretti di sacchi di sabbia, tutto intorno alla nave è stata piazzata una fascia di sicurezza di tronchi galleggianti con boe illuminate per non permette l'avvicinamento via mare di eventuali imbarcazioni terroristiche; è tornata in funzione l'Altana A, la torretta blindata posta sul molo presidiata dai militari italiani muniti di fucile, giubbotto antiproiettili ed elmetto; le ronde sul molo e sulla nave da parte di militari italiani e marines sono continue; anche nello specchio d'acqua antistante la nave sono spesso presenti motovedette della Capitaneria di Porto e dei Carabinieri; ai militari di leva sono state bloccate le licenze e vista la carenza di personale da qualche giorno è rimasto senza personale di guardia il cosiddetto "spaltone".

I vertici della Sesta Flotta e le forze di polizia italiane non hanno fatto trapelare la notizia di un ipotetico tentato attentato ad una macchina targata AFI in Gaeta Medievale: un operaio statunitense, che lavora sulla nave La Salle, è certo di aver visto piangere, qualche sera prima di Capodanno, alcune ragazze americane che si erano da poco rifugiate nell'area logistica del molo S. Antonio, terrorizzate dal fatto che, mentre giravano nella loro automobile, erano state affiancate da una vettura bianca, in cui un uomo seduto sul sedile posteriore stava preparandosi a far fuoco su di loro. Conferme dell'accaduto non sono state trovate: è stata pura immaginazione delle statunitensi causato dalla pressione a cui sono sottoposte in questo periodo, o a Gaeta sono presenti fondamentalisti islamici avversari degli USA?