Chi ha
voluto colpire l'America questa volta è riuscito
nell'intento. Gli attentati dell'11 settembre sono fonte
di preoccupazione per il mondo intero, in particolare per
i paesi ove insistono basi NA-TO. Il golfo di Gaeta,
spesso citato dalle cronache per la presenza degli
impianti statunitensi sempre nel mirino degli attentatori,
in questo caso è più che mai in allerta. La presenza in
Gaeta del comando del-la Sesta Flotta USA, del-la base
logistica al molo S. Antonio, delle strutture operative su
Monte Orlando, ove lavora la maggior parte dei membri
della comunità americana presente a Gaeta; a tutto ciò
bisogna ag-giungere le strutture scolastiche e ricreative
della zona di Calegna, i vari locali della città
frequentati prevalentemente dagli americani e le loro
abitazioni, fanno si che Gaeta possa essere iscritta negli
elenchi delle zone a rischio attentati. Vediamo in
particolare cosa è successo immediatamente dopo il primo
attentato ad una delle torri ge-melle. I cancelli di tutte
le zone Militari americane sono stati chiusi in modo
impeccabile, un enorme spiegamento di forze sia italiane
che americane hanno presidiato i varchi di accesso. Per
gli stessi statunitensi che erano autorizzati ad
attraversare quei varchi tutti i giorni, i controlli sono
smisurati, le auto sono sistematicamente aperte e
controllate con apparecchiature elettroniche, così come
avviene per le persone e i bagagli. Il lungomare Caboto,
nella zona vicina all'area portuale NA-TO, è stato
immediatamente fatto sgombrare e numerose auto in sosta
sono state rimosse con carri traino. Il braccio di mare
antistante il molo S. Antonio è stato interdetto alla
navigazione e impegnate nella difesa diverse imbarcazioni
delle forze dell'ordine.
Sono stati richiamati nelle basi
oltre 2000 uomini stanziati tra Gaeta, Formia, Itri e
Scauri, compreso l'ammiraglio della Sesta Flotta che si
apprestava, proprio in questi giorni, ad organizzare una
festa per l'addio a Gaeta in quanto promosso ad un ruolo
superiore. Gli abbracci dei familiari die marines non
erano i saluti che di solito era possibile vedere fuori il
molo S. Antonio, c'era un'aria di tensione mai vista, il
clima di insicurezza dei militari e dei familiari mostrava
praticamente scene di addio precedenti un'andata in
guerra. La mattina del-l'11 settembre era già presente
nel porto la nave da guerra "La Salle", mentre
l'imbarcazione appoggio "Emory S. Land"
giungeva. Non appena ultimate le procedure di attracco,
gli oltre 1.000 occupanti della nave sono stati lasciati
liberi di uscire dalla base; nel primo pomeriggio sono
stati colti da sgomento ve-dendo le televisioni nei luoghi
da loro frequentati che trasmettevano le prime immagini
dell'immane sciagura. Attoniti hanno fatto ritorno in gran
fretta nell'area portuale, quasi per essere maggiormente
sicuri lasciando dietro di loro un ambiente che poteva non
essere sicuro.
In gran fretta si sono organizzate
le operazioni per la partenza, per allontanare dal porto
un enorme obiettivo quale è la grossa nave officina, poco
dopo le 19 è giunta sul molo S. Antonio un enorme carro
gru per accelerare le operazioni di carico e scarico a
bordo della nave, sono stati attivati con urgenza i
rimorchiatori che intorno alle 20.00 hanno permesso alla
"Emory S. Land" di abbandonare le acque del
golfo di Gaeta. Anche l'imbarcazione "La Salle",
purtroppo in avaria, si sta-va organizzando per la-sciare
Gaeta, sono state espletate operazioni di emergenza che
sono du-rate fino alle 12.00 del giorno successivo e
an-che la nave ammiraglia ha lasciato Gaeta per rendere
meno appetibile verso gli attentati la città pur
continuando a coordinare le oltre 15 im-barcazioni da
guerra di propria pertinenza presenti nel Mediter-raneo.
Lo sgomento, la paura di eventuali
at-tentati è sempre alta, non è facile riuscire a
parlare con militari, anche perché è praticamente
impossibile giungere ai varchi presidiati. Per quel che
ri-guarda i civili il nemico ormai potrebbe essere
chiunque quindi la diffidenza anche verso gli italiani è
tanta. Il processo di integrazione che si sta attuando da
tempo in Gaeta (la partecipazione di americani a
manifestazioni italiane e viceversa) il pomeriggio dell'11
settembre ha subito di certo una battuta di arresto, e
chissà quando sarà possibile riaprire un dialogo con la
comunità americana.
Il problema di possibili
ripercussioni è molto sentito anche nel sud pontino: in
particolare a Gaeta. È vero che dal giorno della chiusura
dell'Ambasciata Americana a Roma, vige lo stato di massima
allerta, ma è anche vero che nelle strutture USA di
Gaeta, l'aumento della sicurezza è iniziato già dal 20
dicembre, più di 15 giorni prima della notizia dei
kamikaze islamici a Roma.
In questi giorni, nelle strade di
Gaeta la sorveglianza dei possibili obiettivi è continua,
di giorno e soprattutto di notte, la cosa che maggiormente
si sta vedendo nelle strade è la scorta agli scuolabus
statunitensi da parte dei Carabinieri.
Abbiamo incontrato alcuni militati
di leva della Marina Militare che fanno servizio al molo
S. Antonio: riusciamo a sapere che effettivamente
l'allerta era già iniziata il 20 dicembre, sulla nave La
Salle da allora vi sono fissi 8 militari americani armati
fino ai denti che controllano i ponti; all'inizio del molo
sono stati realizzati una serie di muretti di sacchi di
sabbia, tutto intorno alla nave è stata piazzata una
fascia di sicurezza di tronchi galleggianti con boe
illuminate per non permette l'avvicinamento via mare di
eventuali imbarcazioni terroristiche; è tornata in
funzione l'Altana A, la torretta blindata posta sul molo
presidiata dai militari italiani muniti di fucile,
giubbotto antiproiettili ed elmetto; le ronde sul molo e
sulla nave da parte di militari italiani e marines sono
continue; anche nello specchio d'acqua antistante la nave
sono spesso presenti motovedette della Capitaneria di
Porto e dei Carabinieri; ai militari di leva sono state
bloccate le licenze e vista la carenza di personale da
qualche giorno è rimasto senza personale di guardia il
cosiddetto "spaltone".
I vertici della Sesta Flotta e le
forze di polizia italiane non hanno fatto trapelare la
notizia di un ipotetico tentato attentato ad una macchina
targata AFI in Gaeta Medievale: un operaio statunitense,
che lavora sulla nave La Salle, è certo di aver visto
piangere, qualche sera prima di Capodanno, alcune ragazze
americane che si erano da poco rifugiate nell'area
logistica del molo S. Antonio, terrorizzate dal fatto che,
mentre giravano nella loro automobile, erano state
affiancate da una vettura bianca, in cui un uomo seduto
sul sedile posteriore stava preparandosi a far fuoco su di
loro. Conferme dell'accaduto non sono state trovate: è
stata pura immaginazione delle statunitensi causato dalla
pressione a cui sono sottoposte in questo periodo, o a
Gaeta sono presenti fondamentalisti islamici avversari
degli USA?