"Che
il fumo faccia male è chiaramente scritto sui pacchetti e dal 30
settembre del prossimo anno il concetto sarà evidenziato con
lettere più grandi", è questa la testimonianza di Carlo
Bassi, direttore di Assotabacco, l'associazione dei produttori di
sigarette, il quale continua affermando: "Riteniamo nostro
dovere fondamentale proteggere i giovani informandoli attraverso
campagne capillari".
La nuova linea del ministro della sanità,
è principalmente orientata verso l'informazione; indebolendo la
prospettiva precedente indirizzata ai divieti e alle imposizioni
per la tutela dei non fumatori.
La nostra inchiesta, è indirizzata a coloro
che, non per scelta, subiscono i pesanti effetti del fumo passivo.
Per fumo passivo si intende il fumo che
viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a
contatto con uno o più fumatori "attivi" ed è il
principale inquinante degli ambienti chiusi. Deriva dal fumo
espirato dal fumatore attivo e da quello prodotto dalla
combustione lenta e imperfetta (che avviene a temperatura molto
alta) della sigaretta lasciata bruciare nel posacenere o in mano,
fra un tiro e l'altro. In questo tipo di fumo sono presenti oltre
4000 sostanze chimiche sotto forma di particelle e di gas. In
pratica, da un punto di vista chimico, il fumo passivo contiene le
stesse sostanze cancerogene del fumo attivo: nicotina, catrami,
monossido di carbonio, gas irritanti e addirittura nel fumo
passivo la concentrazione di molte sostanze dannose è più alta
che in quello attivo; ad esempio, la nicotina è presente in
quantità doppia, il 4-aminobifenile, causa del tumore alla
vescica, è 31 volte più concentrato o la dimetil-nitrosamina,
causa di molti tumori, ha una concentrazione 50 volte più elevata
nel fumo passivo.
Gli ambienti più pericolosi sono
sicuramente quelli chiusi, tra i quali: bar, ristoranti,
discoteche, uffici; sono interessanti alcuni esempi: un barista
non fumatore che lavora in un bar può respirare un quantitativo
di sostanze tossiche pari a quelle che respirerebbe fumando 36
sigarette; un non fumatore a contatto con la combustione di una
sigaretta può inalare sostanze tossiche in una quantità 10 volte
superiore a quella inalata dal fumatore stesso. La raccomandazione
più frequente, per sopperire ai rischi degli ambienti chiusi, è
la continua apertura di finestre per permettere la circolazione
dell'aria.
Per la protezione dei non fumatori, l'areazione
dell'ambiente chiuso, il rispetto dei divieti (generalmente
presenti nei luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro) e la buona
educazione dei fumatori appaiono le uniche variabili alle quali
far riferimento. Secondo le indagini Istat, in Italia, circa il
2,6 per cento dell'intera popolazione è abitualmente sottoposta
al fumo passivo (15 mila persone). La salute è un bene
essenziale, che non può essere messo in pericolo dal capriccio di
un vizio, o almeno, dal vizio di altri; esistono vari sistemi, in
fase di sperimentazione o già attivi, per smettere di fumare;
probabilmente la sola forza di volontà, rappresenta la soluzione.
Auspichiamo che questa inchiesta sui rischi e le malattie, possa
dare un input alla sospensione dell'attività "fumo" o
almeno alimentare una coscienza nei confronti dei non fumatori.