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al Sito di Cassino 2000

18/24 agosto 2001 

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Guardiamoci dal fumo passivo: ne abbiamo pieni i polmoni
"Che il fumo faccia male è chiaramente scritto sui pacchetti e dal 30 settembre del prossimo anno il concetto sarà evidenziato con lettere più grandi", è questa la testimonianza di Carlo Bassi, direttore di Assotabacco, l'associazione dei produttori di sigarette, il quale continua affermando: "Riteniamo nostro dovere fondamentale proteggere i giovani informandoli attraverso campagne capillari".

La nuova linea del ministro della sanità, è principalmente orientata verso l'informazione; indebolendo la prospettiva precedente indirizzata ai divieti e alle imposizioni per la tutela dei non fumatori.

La nostra inchiesta, è indirizzata a coloro che, non per scelta, subiscono i pesanti effetti del fumo passivo.

Per fumo passivo si intende il fumo che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori "attivi" ed è il principale inquinante degli ambienti chiusi. Deriva dal fumo espirato dal fumatore attivo e da quello prodotto dalla combustione lenta e imperfetta (che avviene a temperatura molto alta) della sigaretta lasciata bruciare nel posacenere o in mano, fra un tiro e l'altro. In questo tipo di fumo sono presenti oltre 4000 sostanze chimiche sotto forma di particelle e di gas. In pratica, da un punto di vista chimico, il fumo passivo contiene le stesse sostanze cancerogene del fumo attivo: nicotina, catrami, monossido di carbonio, gas irritanti e addirittura nel fumo passivo la concentrazione di molte sostanze dannose è più alta che in quello attivo; ad esempio, la nicotina è presente in quantità doppia, il 4-aminobifenile, causa del tumore alla vescica, è 31 volte più concentrato o la dimetil-nitrosamina, causa di molti tumori, ha una concentrazione 50 volte più elevata nel fumo passivo.

Gli ambienti più pericolosi sono sicuramente quelli chiusi, tra i quali: bar, ristoranti, discoteche, uffici; sono interessanti alcuni esempi: un barista non fumatore che lavora in un bar può respirare un quantitativo di sostanze tossiche pari a quelle che respirerebbe fumando 36 sigarette; un non fumatore a contatto con la combustione di una sigaretta può inalare sostanze tossiche in una quantità 10 volte superiore a quella inalata dal fumatore stesso. La raccomandazione più frequente, per sopperire ai rischi degli ambienti chiusi, è la continua apertura di finestre per permettere la circolazione dell'aria.

Per la protezione dei non fumatori, l'areazione dell'ambiente chiuso, il rispetto dei divieti (generalmente presenti nei luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro) e la buona educazione dei fumatori appaiono le uniche variabili alle quali far riferimento. Secondo le indagini Istat, in Italia, circa il 2,6 per cento dell'intera popolazione è abitualmente sottoposta al fumo passivo (15 mila persone). La salute è un bene essenziale, che non può essere messo in pericolo dal capriccio di un vizio, o almeno, dal vizio di altri; esistono vari sistemi, in fase di sperimentazione o già attivi, per smettere di fumare; probabilmente la sola forza di volontà, rappresenta la soluzione. Auspichiamo che questa inchiesta sui rischi e le malattie, possa dare un input alla sospensione dell'attività "fumo" o almeno alimentare una coscienza nei confronti dei non fumatori.