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I
giovani di oggi ed il loro impegno politico: si registra purtroppo
totale apatia |
di Oriana
Ciardo e Giada Giannetti |
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E' un
rapporto difficile, quello tra i giovani e la politica. Sono
passati i tempi in cui i giovani partivano partigiani, per
combattere con tenacia contro il potere centrale, pur di difendere
le proprie idee. Oggi il giovane, come direbbe Habermas, grande
storico contemporaneo, è "apolitico", nel senso proprio della
parola: disinteressato alla politica e non contrario ad essa, in
quanto i suoi interessi sono totalmente cambiati. Dati statistici
dall'archivio Eurisko confermano questo progressivo distacco nel
tempo: 1968 i giovani che praticano la politica sono il 60% del
totale. La politica di allora era quella "delle piazze", vissuta
con un giornale sotto il braccio e la battuta sempre pronta. 1990:
i giovani interessati sono non più del 20%. Ora le priorità sono
una forma fisica perfetta, la carriera lavorativa, un buon
rapporto con gli amici. Tutti valori emersi con il boom economico
della seconda metà del novecento e giunti fino a noi. Ora della
politica si parla in maniera distratta e forzata, con opinioni
fatte di citazioni strappate da giornali letti di sfuggita,
decontestualizzate e fatte proprie solo per dare l'impressione di
essere un po' informati. Ma questa realtà ne nasconde una ancora
più cruda, fatta di giovani "sbandati", alla ricerca di figure
politiche di riferimento a cui aggrapparsi, con dei forti ideali
in cui far convergere i loro discorsi e aspettative. |
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