ando 1870.jpg (19366 byte)  (1870)

IL MITICO FLAVIO ANDO'

Per la cronaca: nato a Palermo nel 1851, muore  improvvisamente a Marina di Pisa nel 1915, eternamente legato a ruoli di “amoroso”, coniugato con l’attrice Celeste De Paladini.  Il genitore lo vuole impiegato comunale, ma lui opta per l’arte teatrale.

Dopo aver fatto la gavetta in pidocchiose compagnie, viene scritturato – inizialmente forse solo per il fisico prestante e l’innata eleganza – da compagnie più rinomate, fino ad entrare in quella di Ernesto Rossi (col ruolo di “secondo amoroso” inizialmente, poi come “primo”).

Ascesa stratosferica: primo attore con le maggiori formazioni del momento, fino a quelle dei mitici Giacinta Pezzana e Cesare Rossi: nel gruppo di quest’ultimo,  in occasione di una tournée in Sud America (1885), nasce l’idillio con la mitica Eleonora.

Eleonora come "Santuzza" (1884)

duse santuzza 1884.jpg (24211 byte)

Con lei recita le più focose e tormentate storie d’amore: “Cavalleria rusticana” di Verga, “La signora dalle camelie” di Dumas (figlio),  “Fedora” (sempre Dumas)

«Fu detto il «signore della scena » l'arbiter elegantiarum non solo per la signorilità della figura, per l'impeccabile eleganza del vestire, ma anche per l'elevatezza dell'animo, per la distinzione del tratto, che lo faceva rifuggire da quanto fosse o potesse apparire volgare. Era così nella vita come sulla scena, così nei rapporti con i suoi attori, come con gli autori, con gli impresari, coi critici col pubblico: un gran signore, che non era andato a scuola di belle maniere e di perfetto stile da nessuno.

ando romant rovetta 1903.jpg (25890 byte)

Flavio' Andò in una caricatura

 del settimanale satirico 

"Il Piccolo Faust" (1903)

Raramente  […] nelle sue interpretazioni scelse parti plebee:  il suo gusto vi ripugnava. Ma anche in quelle poche che creò portava le sue qualità istintive di misura e di distinzione. Ai tempi dei primi e memorabili trionfi della Cavalleria di Verga con la Duse, Flavio Andò fu un Turiddu meravigliosamente appassionato, ma un Turiddu che sembrava quasi un gentiluomo travestito per capriccio da popolano di Sicilia.  Così la commedia moderna, la commedia mondana, non ebbe in Italia,  un interprete che potesse essergli paragonato. Il  teatro  italiano non conobbe, a fianco della Duse un Armando della Signora dalle Camelie più vivo, più appassionato, più suggestivo di lui. Era nato per recitare in frac ». (Arturo Lancellotti, I sovrani della scena,  Roma, Ed. Faro, [1945?])

Scrive Alessandro Varaldo sul “Corriere di Genova “ nel 1907 : «Flavio Andò invece [sta facendo un confronto con Ermete Zacconi, altro grande "mostro"] può vantarsi  di averne avuta una [influenza] assai benefica ed assai proficua. 

duse camelie 1890.jpg (37611 byte)

1890: Eleonora come Margherita Gautier ne "La signora dalle camelie" di Alessandro Dumas (figlio) 

Quest'attore che tutti – parlo del pubblico – pensano o vedono soltanto nella mondanità, muoversi e giocare una scherma di parole eleganti e di bei  motti salacemente educati [ ... ] quest'attore che s'avvolge di frivolità e squisiti nonnulla come di penne a celare un corpo valido ed un più valido cuore, fu da pochi finora considerato quale è veramente e quanto veramente può [....] » e continuando a confrontarlo con altri grandi attori  che accentrano su di sè i riflettori, tanto da comportarsi come due calamite: « Non lo vedrete mai isolato, non penserete quasi mai di aver dinnanzi un riproduttore. Distinto e solo, pure lo sentirete fuso e accerchiato dagli altri: i co-attori tutti riceveranno da lui luce e forza ma senza che la superiorità debba agire: egli può essere centro ma è parte insieme ...» 

 

Andò e la Duse