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La verniciatura

 

 

L'uomo imparò a proteggere il legno con la verniciatura per preservarlo nel tempo, per impedirgli di imbarcarsi e contrarsi; ma anche per proteggere la superficie dalle macchie o dall'insudiciamento, specialmente per suppellettili che si maneggiano continuamente, o per accentuare la bellezza della fibra. Sembra siano stati dei mobili di quercia a essere verniciati per primi in vari modi. La quercia se lasciata al suo stato naturale assume un colore piuttosto scuro, ma certi mobili scuri furono probabilmente verniciati o scuriti con l'impiego di ammoniaca liquida o con l'esposizione a vapori di ammoniaca. In entrambi i casi la superficie veniva poi trattata con diversi strati di olio essiccante, come l'olio di lino, sia allo stato naturale, sia scurito con essenza di radici macinate di ancusa (Alkanna tinctoria). Anche al legno di noce veniva applicata una oliatura preliminare seguita in genere da una verniciatura eseguita a più mani e ogni strato veniva levigato con fine polvere abrasiva applicata con un panno di feltro. Dopodiché il manufatto si lucidava a cera. Il mogano veniva trattato allo stesso modo. I primi mogani provenienti da Cuba erano di colore rosso scuro ma quelli importati dall'Honduras, nel XVII secolo avevano un aspetto rosso mielato. Sheraton, nel suo "Cabinet Dictionary", afferma che il mogano riceveva il trattamento di finitura mediante strofinamento della sua superficie con polvere di mattone, olio e sughero, ma non fa alcun cenno alla verniciatura. Qualsiasi legno di latifoglia assume una naturale lucentezza quando viene lucidato, per strofinio con un utensile duro e liscio. Spesso gli intagli presentano questo aspetto, sotto lo smusso dell'utensile. E' impossibile che chi lavorava il legno non si fosse accorto di questo fenomeno naturale e lucidasse le altre parti senza impiegare oli e vernici. La finitura a tampone, basata sull'impiego della gomma lacca, fu usata per la prima volta all'inizio del XIX secolo e divenne presto una delle finiture più popolari e più diffuse. Si tratta di un procedimento che richiede molta abilità , e consiste nell'applicare la lacca con un tampone di ovatta avvolto in un panno: la lucentezza compare gradualmente a mano a mano che si strofina il materiale di finitura. Si effettuava anche la levigatura nera col procedimento di "ebanizzazione". Il legno viene dapprima verniciato di nero la fibra viene turata con del mastice nero, e la superficie viene finita con la levigatura nera. In origine il nero impiegato per scurire le superfici si faceva esponendo un pezzo di lamiera stagnata alla fiamma di un becco a gas, si formava cosi uno strato di fuliggine che veniva poi raschiato e mescolato con la vernice. Oggi si usa del nero di anilina. Uno dei maggiori svantaggi delle finiture a tampone, è che si macchiano facilmente col calore, con l'acqua o con l'alcool. Sebbene spesso i mobili di noce e di mogano fossero finiti col loro colore naturale, ad eccezione dell'uso dell'olio, molti mobili dell'era vittoriana e dei tempi successivi venivano scuriti con coloranti o prodotti chimici. Fra i primi figurano i cristalli di Vandyke, che conferivano una sfumatura bruna fredda, scura o chiara a seconda dell'intensità . In genere si aggiungeva ammoniaca prima dell'uso, poiché essa facilitava la penetrazione del colorante nei pori, intensificandone la tonalità . Fra i prodotti chimici si usava il bicromato di potassio principalmente per il mogano, che assumeva un colore bruno scuro che si incupiva fino a diventare quasi nero a seconda dell'intensità del prodotto chimico e della varietà del mogano. Ragioni economiche per una produzione rapida su scala industriale, e l'esigenza dei consumatori di avere delle finiture durevoli e senza problemi, hanno favorito la creazione di numerosi tipi di vernici sintetiche. Resistenti alle scalfitture, al calore e alle macchie di umidità, le vernici alla cellulosa, poliuretaniche e poliestere hanno ora largamente rimpiazzato la finitura a tampone. La maggior parte di queste vernici si può applicare rapidamente o col pennello o con lo spruzzatore, con tempi di applicazione brevissimi rispetto alla finitura manuale. Si usano però ancora i metodi tradizionali per la finitura di mobili di elevata qualità , come nel laboratorio del restauratore dove si richiedono grandi capacità professionali per ricuperare accuratamente i mobili antichi, danneggiati dall'umidità, dal calore e dal tempo, restituendoli al loro primitivo splendore.

 

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